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1.2.18

Un'altra cosa che non ti ho detto...

L'ultimo post risale addirittura alla fine di agosto dell'anno scorso, mi rendo conto. Lì ti mettevo al corrente del fatto che raramente avrei rimesso mano al blog, proprio per via della mia nuova condizione lavorativa.
Va bene il "raramente", insomma, ma non avrei mai immaginato potessero passare più di cinque mesi tra un post e l'altro.
La questione è che, ovviamente, a parte il poco tempo a disposizione, ho rallentato anche su tutte quelle che sono le mie principali passioni. Leggo e compro molti meno fumetti di ieri (ma tanti meno), leggo più o meno sempre lo stesso numero di libri, guardo un po' più serie televisive (la cosa si concilia con il fatto che dalla 11 di sera in poi sono abbastanza libero anche da certi doveri familiari).

Ma una cosa che ancora non ti ho detto è che dall'anno scorso, dall'inizio di luglio, più o meno, un'altra grossa novità si è presentata alla porta.
Stanca di aspettare l'occasione buona per rifarsi una nuova identità lavorativa come psicologa del lavoro, mia moglie ha preso una decisione: insieme ad una sua ex collega hanno aperto, a Collegno, dove viviamo, una libreria per bambini dedicata anche alle famiglie.



Hanno tracciato un percorso ben definito, preso mazzate, studiato, intrecciato relazioni, affrontato imprevisti e investito quei due spiccioli che avevano. E così è nata Pandizenzero - Libreria per Bambini e Spazio famiglie: libri, giochi (quelli belli della Djeco), ammennicoli vari (Mr. Wonderful), feste di compleanno e corsi di formazione realizzati con cura: dalla preparazione al parto alla pet therapy, da "gioco e movimento" ai laboratori sensoriali. Potrei essere invidioso, se non fosse che ho visto nascere questo progetto, investendo tanta fatica fisica per arrivare in tempo al giorno dell'apertura e curandone (ovviamente!) tutta la comunicazione, dal materiale promozionale alle illustrazioni che accompagnano le varie attività.



Ovviamente non sto mancando di approfittare della situazione. Nessuno mi toglie il piacere di fare un salto da quelle parti quando voglio, sedermi con calma e leggere a sbafo quello che mi va.
Fino a qualche tempo fa, non ho mai comprato albi illustrati di questo tipo, se non per mio figlio. Quindi non posso dire di esserne stato particolarmente appassionato. Ma da quando ho avuto la possibilità di scoprire questo mondo (e da quando ho cominciato ad interessarmente per lavoro), ho scoperto tanti piccoli e grandissimi capolavori illustrati.

Questo è tutto, insomma. La speranza, nel frattempo, è che tra una novità e l'altra ci si possa presto rimettere finalmente in piedi, dopo una situazione un po' difficile che è durata fin troppo (esperienza che, te lo dico con il cuore in mano, tutti dovrebbero fare per capire un bel po' di cose).

Così come spero di trovare un po' più di tempo per scrivere qualche post in più e tornare a fare quattro chiacchiere con te.
Stammi bene, intanto.

17.3.17

Volpi e Pirati

Quello che sai fare non basta mai. E allora, come già ho avuto occasione di dire, bisogna mettersi lì a sperimentare cose nuove. Percorsi alternativi che possano portare verso altre direzioni. Cose sulle quali magari non avresti mai immaginato di fantasticare. E invece perché no? Basta che ti ci diverti. E allora ecco un apprendista pirata e una volpe fosforenscente.
Colorare senza usare il tratto è stata (ed è) un'esperienza del tutto nuova e ho dovuto apprendere certe tecniche con calma e parsimonia. Per tutto il resto, sono bastati carta, matita, tavoletta grafica e Photoshop.
E, ovviamente, le mani.


17.2.17

Mai rubare la barba in barba a un barbaro

Altra veloce sperimentazione, altro stile, altra corsa (chi si ferma è perduto). Conan il barbaro (molto poco barbaro, a dire il vero), disegnato a mano e colorato con i carboncini in photoshop.

13.2.17

Bluesman (prove varie, da Manga Studio a Photoshop senza ritorno)

Sarò molto breve perché in questo periodo sono parecchio preso. Tra una cosa e l'altra sto provando diversi software e stili di disegno che mi consentano di capire se posso prendere o meno certe direzioni.
Sto scoprendo pian piano Manga Studio (noto anche come Clip Studio Paint) e devo dire di essere parecchio soddisfatto da utility e skills che ti mette a disposizione. Tra tutti la possibilità di disegnare su un livello vettoriale e i pennelli a china personalizzabili (compreso il grado di correzione automatico che applica rallentando il tratto nello stesso momento in cui disegni). Vorrei poterti spiegare qualcosa in più di Manga Studio, ma non ho tempo. E in ogni caso tante cose le ho apprese proprio grazie ai tutorial che ha pazientemente realizzato Patrizia Mandanici sul suo blog QUI.


A scendere nei particolari, insomma, la resa nel tratto è notevole (vedi l'immagine qui sopra). Al di là delle proprie capacità, la resa finale di un disegno fatto con Manga Studio, quindi, si avvicina molto a quello che potresti realizzare su carta con matite e pennelli. Ecco qui sotto, ad esempio, la mia prima sperimentazione per intero con il software in questione:


Poi non contento (ovviamente) ho importato il tutto in Photoshop per dare un tocco di colore (ma come diavolo si fà ad esportare un livello vettoriale in EPS o in AI? Mistero!!!). Una cosa che doveva durare un'oretta al massimo e che invece mi ha portato via intere serate. Sono stato costretto a staccarmi a forza dalla fase di colorazione che stava andando avanti all'infinito. Un problema tutto mio, mi rendo conto, dettato soprattutto dal fatto di essere eternamente insoddisfatto delle cose che faccio.
E infatti la versione a colori "normale" qui sotto, non è che mi faccia impazzire particolarmente. Quella più sotto con le tonalità solo in blu, invece, devo dire che mi aggrada abbastanza (click for enlarge, please).


30.1.17

Provector di caràcter desàin

Prove e provini, esperimenti di stile tirati via, per lavori di character design che la mia capa tosta mi sta obbligando a fare. Qui solo vettori. Una Wacom Intuos e Illustrator, insomma, bastano e avanzano. Qui sotto i risultati...



...e qui sotto ancora il work in progress in una gif animata. Perché il potere è nulla senza controllo, visto che sto cercando di fare luce sulle funzioni chiave di After Effect (perché nella vita non basta mai quello che sai già fare) e quella luce non l'ho ancora vista, per giocare con certe cose per ora deve bastarmi la finestra "Animazione" di Photoshop.


27.1.17

Consulenza e formazione, illustrazione per passione

Mi è capitato di lavorare ad un set di dieci illustrazioni che sarebbero andate ad arricchire il sito web di uno studio di consulenza e formazione che lavora in tutta Italia. Dopo un attento studio, il rapporto con lo sport (portandone all'estremo gli aspetti) è sembrata la scelta più giusta per "raccontare", anche a chi non mastica certi argomenti, cosa fa davvero lo studio in questione.

Nella prima parte del lavoro, tra studio delle scene e primi bozzetti, per tenere fede all'impegno ho dovuto lavorarci in una bella serie di nottate (quasi una settimana), a cui sono seguite diverse serate per la rifinitura. Ma a questa cosa mi sa che bisogna farci l'abitudine. Ma anche no, chissà.
Di sicuro non mi dispiace lavorare con tranquillità e un filo di musica in sottofondo mentre lì fuori tutto il resto di questa parte del globo dorme.










13.5.16

(Non) Fiction

Sul numero di Internazionale in edicola da oggi (il 1153), c'è un articolo intitolato "I due mondi di fiction e non fiction" firmato da Richard Lea, scrittore e giornalista del Guardian.
Si parla della difficoltà, per alcuni Paesi, di cogliere o interpretare le differenze tra un'opera di "fiction" e una di "non fiction". In alcuni di questi Paesi, come in Bosnia, nemmeno esiste una terminologia adatta per distinguere un romanzo da un saggio perché "un testo letterario non viene definito dal suo rapporto con la verità o l'immaginazione".

Tutto questo per dire che a corredo dell'articolo in questione trovi una mia nuova illustrazione. Sull'interpretazione un po' più elaborata del solito, lascio disquisire chi legge e guarda. Sulla realizzazione, invece, posso dirti che la parte bassa, quella della macchina da scrivere, ha avuto l'ardire di esigere molte più attenzioni del dovuto costringendomi ad un "fotorealismo" che raramente ho applicato ai miei lavori (make it easy).
Il perché io abbia lasciato le cose com'erano è da appuntare al fatto che alla fin fine il distacco con la parte alta (più minimale) è pertinente.

(Clicca per ingigantire a dismisura, và).

12.1.16

Non fatevi fregare

Sul numero di Internazionale in edicola da venerdì scorso (il numero 1135, con una bella copertina firmata dal bravissimo Noma Bar) ci trovi una mia nuova illustrazione a corredo di un articolo firmato da John Lanchester, scrittore e giornalista inglese. Il titolo è "Non fatevi fregare" e si parla di truffe legalizzate e della pressione psicologica che provocano le cose firmate da una marca nota rispetto alle altre.
Argomenti insomma che, a differenza di quanto si possa pensare, non sono facili da trattare (se non vuoi cadere preda dello stereotipo facile, intendo). Ecco quindi una minacciosa pistola a dita incrociate pronte a spergiurare su ogni apparente buon proposito.


23.10.15

Spudorata autopromozione


Forse ti ricordi, o forse no, che mesi fa è successo che ho perso il lavoro come migliaia e migliaia di altre persone in questo mondo infame. Da allora mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di capire (e lo sto ancora facendo) cosa fare davvero del resto della mia vita. Mi piacerebbe dirti che in questo ultimo anno io mi sia rilassato e riposato, che abbia avuto il tempo di riflettere sulle mie scelte future. Ma invece, al contrario, non mi sono fermato un attimo (della qual cosa, come capirai, non posso certo lamentarmi, visto mutuo e famiglia da tenere su).

In ogni caso, tra un pensiero e l'altro, visto che quello che faccio è il grafico (sono un "art grafico", per chi mastica un po' di più l'argomento), ho dovuto radicalmente dare forma alla mia "immagine".
Questo dovrebbe essere il mio mestiere, quello che faccio da oltre 22 anni. E in realtà è quel che so fare e basta (e purtroppo la cosa suona anche come una mezza condanna, in questo periodo).


Di cose ne ho fatte tante e in tutte ho sempre cercato di restituire una certa continuità, così come all'immagine che davo di me stesso. Ecco quindi che ho realizzato tutta una serie di materiali autopromozionali che mi sono serviti (e mi serviranno ancora) per far sapere al resto del mondo chi sono, cosa faccio e come. E' un'esigenza che nasce appunto dalla mia ricerca di un lavoro in pianta stabile, anche se una serie di collaborazioni da freelance con agenzie di un certo spessore (tra Milano e Torino), mi spingono sempre più verso la vita randagia del lavoro autonomo.

Purtroppo (ma anche no) non ho vinto nessun Leone a Cannes per la comunicazione e quindi mi ritrovo costretto a fare uso dei normali mezzi promozionali, così come farebbe ogni buon artigiano. Bigliettini da visita, carta intestata, un pieghevole A4 a tre ante con il mio CV, una presentazione, le mie esperienze lavorative, gli strumenti di lavoro, gli interessi, i contatti.




L'anta di destra è fustellata con due taglietti, in modo da inserire
il bigliettino da visita tra le dita dell'illustrazione.



Spero di aver fatto un buon lavoro e che i vari materiali restituiscano tutto l'amore che  ho ancora il coraggio di provare per un mestiere del genere. Spero che si capisca il livello di professionalità della quale mi sono "macchiato" in tutti questi anni e che ho sempre inseguito il credo che vuole la semplicità (e l'eleganza) vincere sempre e comunque.

E spero vivamente di tenere lontano allo stesso tempo chi crede di poterti chiedere un certo tipo di servizio, professando il proprio ruolo da esegeta della comunicazione, per poi uscirsene con macchinazioni farlocche da accademia della crusca. Quelli cresciuti professionalmente tra gli anni '80 e '90, insomma, periodo dove in questo campo quasi tutto era concesso, e che oggi credono di stare al passo con i tempi solo per via degli "anni" che hanno sul groppone.

Quello proprio no. Piuttosto prendo il patentino per guidare i tram.

12.9.15

Illustrazioni Internazionali

Sul numero 1119 di Internazionale in edicola da ieri ci trovi un paio di mie nuove illustrazioni che cercano di impreziosire l'articolo "Se il mio telefono sa per chi voti", scritto da Douglas Coupland (autore, tra gli altri, di alcuni successi come Generazione A e Le Ultime 5 Ore).
L'articolo in questione disquisisce su come e quanto è cambiato il web in questi ultimi anni (e su come abbia cambiato noi) e cerca di anticipare in che modo potrebbe ancora evolvere, nella buona e nella cattiva sorte. Su quanto possano essere oscuri certi meandri della rete, sull'invasivo potere dei meta-dati e su quanto sia facile che il tuo doppelgänger virtuale prenda vita sulla rete, nonostante tutte le tue attenzioni perché ciò non accada.


22.6.15

La dura vita dei copy editor

Sul numero 1107 di Internazionale, in edicola da venerdì scorso, trovi una mia nuova illustrazioncina a corredo dell'articolo "La dura vita dei copy editor" firmato dalla giornalista statunitense Julia Holmes.
Come da titolo (
"Workers of the word unite", in orginale), l'articolo parla del complicato e discusso mestiere di editor, di quanto sia un lavoro ingnorato e sottovalutato e quando chi lo pratica torna ad essere visibile solo quando si tratta di addossare delle colpe.
Tristemente vero, aggiungo io, soprattutto quando parliamo di un mestiere che, al contrario di quanto qualcuno possa pensare, raccoglie una discreta dose di fascino. Come tutti sanno, infatti, non si tratta solo di ortografia, ma di un lavoro certosino e pianificato per rendere un testo pubblicabile, dalla forma al contenuto.
Mettere i puntini sulle "i", insomma, non è mai stato così importante.


30.4.15

Dagli scarabocchi alle favole, per amore dei figli


Quelli che vedi qui sopra e qui sotto, sono le prime avvisaglie grafiche di mio figlio Teo risalenti a qualche tempo fa. Le prime realizzate con un baluginio di coscienza, intendo. Li ha fatti sulla sua lavagnetta, con un gessetto bianco e tanta simpatia.

Sarò di parte io (sai come funziona, no? I figli so' piezz 'e core), ma in questi disegnini ci ho visto molto più di quanto in effetti dovrebbe esserci: personaggi di profilo e di tre quarti, un genuino abbozzo di anatomia dettata dalla sola memoria visiva e un segno graffiato e stilizzato assolutamente funzionale nell'economia dei vari figurini. Insomma, oh, sono rimasto a fissarli per ore cercando di capire dove si ponesse davvero quel genuino senso compositivo che ne veniva fuori.





Allora cos'ho fatto? Li ho fotografati e li ho riportati in bianco e nero secco con photoshop. Poi con illustrator li ho ridisegnati sommariamente, muovendone braccia, gambe e aggiungendo una certa gamma di espressioni. A quel punto era già chiaro cosa avessi davvero in testa.
Alla fine è venuto fuori un 28 pagine, compresa copertina, che ho stampato e rilegato a mano con due punti metallici (poi mi parlano di self publishing nei fumetti. Tzé!). Dentro c'è una storia pensata per Teo, ma soprattutto realizzata tenendo conto di come l'avrebbe pensata lui (e da qui il titolo "Teo e il Mistero della Maggica Spatà").

Il punto più interessante di tutta la faccenda è che l'esperimento sembra pienamente riuscito. La prima volta che ha visto i disegni, Teo è rimasto a bocca aperta cercando di capire come fosse possibile che i suoi personaggi avessero preso vita. E la storia gli è piaciuta talmente tanto che se la fa leggere tutte le sere (ormai la recita a memoria, parola per parola). Se posso dirti, insomma, alla fine mi ci sono divertito anch'io, nonostante non abbia potuto infarcire il tutto con sangue, morti e polvere da sparo. E la cosa si è rivelata anche parecchio "istruttiva", facendomi riflettere su tutta una serie di nuove strade alternative (e per me inedite) che potrei percorrere.

Qui sotto ti piazzo la copertina e il disegnino che appare in quarta (sui quali mi sono sbizzarrito un po' di più, grazie al colore) e qualche pagina interna in bianco e nero, senza parole.








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