29.4.16

Fargo stagione 2, come si fanno certe serie tv


Alla fine della prima stagione di Fargo, avevo espresso l'opinione che si trattasse di una delle serie più belle degli ultimi quindici anni, ma anche il timore che la seconda dovesse appunto fare i conti con un'eredità troppo importante e con una serie di personaggi particolarmente carismatici (Lorne Malvo su tutti). Adesso che ho visto anche la seconda, posso dire che Noah Hawley, creatore della serie ispirata al film dei fratelli Coen, ha portato a casa un altro brillante successo.

Sul cosa sia davvero Fargo, lui stesso si è espresso così:
«Fargo non è un luogo, è uno stato mentale. È una vera storia criminale dove la realtà è più strana della finzione e i buoni devono affrontare qualcosa di orribile.»

Ambientata nel 1979 negli stessi dintorni della cittadina di Luverne, in Minnesota, la storia narra stavolta della faida tra la famiglia mafiosa dei Gerhardt e quella più grande e strutturata di Kansas City. Di mezzo ci finiscono i coniugi Ed e Peggy Blomquist e gli agenti della polizia di Stato incaricati di indagare sulla vicenda, lo sceriffo Hank Larsson e il suo genero, l'agente Lou Solverson (padre di Molly Solverson, una bambina di sette anni che diventerà poi la poliziotta protagonista della prima stagione).




Una delle cose belle della serie è l'estrema cura nella caratterizzazione dei personaggi, con tempi e modi che anche qui funzionano a meraviglia. Da una parte abbiamo i Gerhardt composta da Otto, spietato capofamiglia ridotto in stato vegetativo da un ictus, da sua moglie Floyd e dai loro tre figli: Rye, Bear e Dodd, quest'ultimo impaziente di assumere la guida della famiglia con l'aiuto di Hanzee, tirapiedi indoamericano al suo servizio.
Dall'altra la mafia di Kansas City tra i quali componenti vedremo più spesso in azione il filosofeggiante Mike Milligan e i suoi guardaspalle, i taciturni gemelli Kitchen.



L'altra cosa bella è che in quanto serie tv, Fargo ha sempre cercato, in queste prime due stagioni, di scoperchiare il vaso di Pandora dei borghesi, vittime designate si, ma a loro volta capaci poi di inenarrabili sconcezze. Indagare sull'uomo qualunque, insomma, è un pallino fisso della produzione e mentre l'anno scorso il ruolo era di Lester Nygaard (magistralmente interpretato da Martin Freeman), questa volta è il turno dei coniugi Blomquist.

Ed è un macellaio in procinto di sollevare l'attività del suo datore di lavoro, desideroso di avere figli e una casetta con i fiori alle finestre, mentre Peggy è una svampita parrucchiera che desidera ardentemente una vita diversa. Entrambi assisteranno ad una serie infortunosa di eventi che da semplici paesani li porterà a diventare improvvisati e maldestri "fuorilegge", toccando picchi di grottesca follia.


In generale, infatti, per ammissione dello stesso Hawley, le atmosfere si rifanno al film originale ma anche ad un altro paio di meravigliose pellicole firmate dai Coen, Crocevia della morte e L'Uomo che non c'era, soprattutto per quanto riguarda le atmosfere e l'irriverente humor nero tanto caro ai due registi. Ma di citazioni ce ne sono tante (personalmente mi è parso di coglierne da I Soprano, Non è un Paese per Vecchi e Twin Peaks).

Infine un applauso va sicuramente agli attori che se da una parte hanno potuto beneficiare di una direzione di alto livello, dall'altra sembrano essere riusciti a calarsi completamente nei rispettivi ruoli.
Tra questi vanno sottolineati il canuto Ted Danson (CSI - La Scena del Crimine), un serafico Patrick Wilson (Watchmen, Prometheus) e una bravissima Kirsten Dunst invecchiata e imbolsita ad hoc per un ruolo che si è cucita addosso sfiorando la perfezione (e te lo dico io che per l'attrice in questione non ho mai provato particolare simpatia).

E nemmeno ti sto a dire quanto sia potente la colonna sonora (minuto 03:32, please).

Poi Jesse Plemons (Black Mass, Il Ponte delle Spie), Jeffrey "faccia da schiaffoni" Donovan (protagonista della serie tv Burn Notice), Jean Smart (Le Regole del Gioco, 24), l'attore nativo americano Zahn McClarnon (Into the West, Longmire) e la giovane Cristin Milioti (How I Met Your Mother, The Wolf of Wall Street). Menzione speciale, infine, ad un buffo e tronfio Bruce Campbell che in un episodio interpreta Ronald Reagan nel mezzo della sua campagna presidenziale.


In definitiva, la seconda stagione di Fargo merita parecchio. Moltissimo. Rispetto alla prima, per buona parte degli episodi sembra mancare la figura di riferimento, il vero "cattivo" di turno. A parte qualche eccezione, i personaggi dalla parte sbagliata della linea tendono a filosofeggiare troppo o a mostrarsi degli eterni caproni. Per fortunata, nell'ultimo terzetto di episodi viene improvvisamente fuori il lato più oscuro (o la vera natura) di uno di essi che diventa da quel momento lo spaventoso protagonista destinato a giocarsela alla pari con Lorne Malvo nella testa dei fan. 

Si, la serie tv Fargo si conferma come una delle novità televisive più fresche e meglio realizzate degli ultimi anni. Assolutamente da vedere. Anche se, alla fine, mi chiedo cosa c'entrassero davvero gli alieni.









4 commenti:

sartoris ha detto...

serie da sturbo, guarda, una delle cose meglio scritte degli ultimi anni in tv :-) (anche la prima, chiaro)

ciao ragazzo!

LUIGI BICCO ha detto...

(Nuooooo, Omar. Che fine hai fatto? Come stai? Mai un post, un pensiero, un fiore. Passo spesso sulla tua galleria instagram, sempre ricca di bellissime suggestioni, e non commento solo perché non ho un profilo. Ma poi ti scrivo, và ;)

Si, sono d'accordissimo. Fargo, come diresti anche tu, spacca. Come poche altre serie tv (tipo True Detective, tanto per citarne una) può permettersi il lusso di cambiare completamente registro ad ogni stagione. E non è cosa da poco, visto che contando solo una decina di episodi, più che una serie tv vera e propria ha l'ampio respiro di un film lungo a puntate (un film feuilletons???). La scrittura rimane tra le più brillanti degli ultimi anni in ogni caso. A me è presa proprio la fissa e sto seguendo anche le poche briciole di news sulla terza (di cui nulla si sa, se non che tornerà un grosso personaggio).

Un abbraccio.

sartoris ha detto...

(Sto lavorando alacremente al nuovo romanzo. Ci sono grosse novità all'orizzonte. Grosse. Ma anche parecchie complicazioni, perché non riesco a finirlo :-) (ma procede, procede!!!) Ti aggiorno...

LUIGI BICCO ha detto...

Sono molto contento per le grosse novità. Oh.
Dai che ce la fai. Scrivi, scrivi, che io devo leggere :)
Ci aggiorniamo presto, si.

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