L'Editoriale Cosmo continua imperterrita a donare un po' di colore alle nostre edicole grazie a chicche gustose e meno gustose, ma comunque interessanti, mentre il nuovo Texone vede un nuovo, oscuro esordio.
Nell'ultimo mese e mezzo mi è capitato di leggere Luna d'Argento (Cosmo Color Extra #2, 128 pagine a colori a 6,90 euro), un weird
western scritto e disegnato da Éric Hérenguel, autore francese molto noto in Patria per titoli da noi pressoché sconosciuti. La vicenda prende vita nel 1880 e segue i passi di James Redwall, sceriffo della rurale cittadina di Providence, e di Cathy Gatling, giunta da Washington per investigare su una sanguinosa serie di omicidi avvenuti prorio nel paesino in questione. Redwall non gode del favore dei paesani e tra strane apparizione lupesche e varchi aperti su mefistofeliche dimensioni, viene "scavalcato" quando sul posto arriva Deadwood, uno spietato cacciatore di taglie chiamato a far luce sulla questione. Il segno tondo e a tratti in stile cartoon di Hérenguel si lascia guardare con piacere mentre la storia abbraccia, sin dalle pagine iniziali, tutta una serie di richiami all'immancabile mitologia mostruosa Lovecraftiana.
Nonostante questo la vicenda stenta a decollare e in alcuni punti si siede noiosamente attraverso sequenze non propriamente pertinenti. Diciamo pure che lo scoprire subito che si tratta di lupi giganti arrivati da "altrove" non aiuta di certo, ecco. Qualche colpo di scena c'è e la lettura rimane godibile. Ma non aggiungerà o toglierà nulla al tuo paniere, te lo dico. A un certo punto, mi dico, sarà proprio il caso di chiudere quelle porte sugli abusatissimi miti di Lovecraft per aprirne di nuove.
Nonostante questo la vicenda stenta a decollare e in alcuni punti si siede noiosamente attraverso sequenze non propriamente pertinenti. Diciamo pure che lo scoprire subito che si tratta di lupi giganti arrivati da "altrove" non aiuta di certo, ecco. Qualche colpo di scena c'è e la lettura rimane godibile. Ma non aggiungerà o toglierà nulla al tuo paniere, te lo dico. A un certo punto, mi dico, sarà proprio il caso di chiudere quelle porte sugli abusatissimi miti di Lovecraft per aprirne di nuove.
Altra caratura per il primo volume Australia DownUnder (L'Uomo del Fiume Kenzie), dove la scrittrice Nathalie Sergeef costruisce una storia ambientata sulla frontiera australiana alla fine del 19° secolo. Il protagonista è Ian McFarlane, colono scozzese che accompagnato dal fido amico aborigeno Allambee e trascinandosi dietro il giovane orfanello irlandese Lonan O'Farrell, torna a casa dopo sette anni solo per trovare il padre morto, il fratello scomparso e la tenuta di famiglia passata di proprietà tra le grinfie di una spietata matrona. Sui testi è presto per esprimersi. Nelle 48 tavole a colori che compongono questo primo albo, e che scorrono anche abbastanza veloci, la Sergeef presenta tutti i personaggi e lo fa bene. Quanto meno lascia intendere che dietro possa esserci una bella storia orchestrata come si deve. Vedremo.
Sui disegni più di tanto non posso dirti, perché sarei di parte. Fabio Pezzi, infatti, è uno dei miei personali pallini sin dai tempi di Full Moon Project e il suo stile mi è sempre garbato davvero parecchio. Le sue tavole sono dinamiche, i suoi personaggi realistici e alcuni scenari meritano davvero una attenta occhiata. Le pagine non affollatissime di vignette e una colorazione adeguata su cromie molto chiare, aiutano a mettere sotto i riflettori i suoi splendidi disegni (non che Pezzi in bianco e nero non risulti comunque un Maestro, eh, come puoi notare nel trittico di vignette qui sotto). Aspettiamo volentieri il secondo volume in uscita a metà luglio.
Quello con il Texone, invece, rimane uno dei rarissimi appuntamenti romantici con il fumetto seriale italiano che non vale mai la pena perdere. Tra meno riusciti, più riusciti e molto riusciti, questo albo gigante nasce anche con la volontà e la consapevolezza di creare il perfetto connubio tra testi e disegni. Ricamare una storia addosso all'artista della matita di turno, insomma, qui sembra essere quasi sempre la regola. Per questo 29° gigante Pasquale Ruju tesse una storia semplice dalle tinte fosche per il "Re delle ombre", mister Corrado Roi, qui al suo esordio ufficiale su Tex. In poche parole:"Un aristocratico di un Paese balcanico, un assassino che vede nel buio,
una zingara affascinante e malvagia, un tetro castello dotato di segrete
e trabocchetti, una vecchia leggenda di onore e di morte..."
La storia di Ruju scorre veloce senza troppi intoppi ma allo stesso tempo è priva di colpi di scena o di particolari momenti di tensione (a parte, forse, il primo incontro/scontro di Kit Carson con Vladar, lo spietato assassino di cui sopra). Sarà per l'assenza di altri personaggi in scena, per la linearità della trama o perché non sono un amante della corsa al finale che si chiude davvero solo nell'ultimissima vignetta, ma qui il formato "gigante" perde un po' di senso e consistenza.
Corrado Roi lo conosci ed è inutile che te ne parli. La sua grazia è presente in ogni vignetta, anche se qualche colpetto lo accusa nei momenti più concitati o dinamici, dove qualche figurina diventa statuaria e legnosetta. Non il miglior Texone in circolazione, insomma, ma una buona oretta di svago.
Piccolissima riflessione a latere: le storie che disegna Roi sono sempre zeppe di scene dove il malcapitato di turno si becca un cazzotto dietro il collo. E questo Texone non fa eccezione. Sarebbe curioso capire se è una coincidenza (e quindi la cosa è descritta così già nei testi) o è proprio un particolare pallino di Roi, quello di disegnare gente che prende mazzate sulla nuca.
La storia di Ruju scorre veloce senza troppi intoppi ma allo stesso tempo è priva di colpi di scena o di particolari momenti di tensione (a parte, forse, il primo incontro/scontro di Kit Carson con Vladar, lo spietato assassino di cui sopra). Sarà per l'assenza di altri personaggi in scena, per la linearità della trama o perché non sono un amante della corsa al finale che si chiude davvero solo nell'ultimissima vignetta, ma qui il formato "gigante" perde un po' di senso e consistenza.
Corrado Roi lo conosci ed è inutile che te ne parli. La sua grazia è presente in ogni vignetta, anche se qualche colpetto lo accusa nei momenti più concitati o dinamici, dove qualche figurina diventa statuaria e legnosetta. Non il miglior Texone in circolazione, insomma, ma una buona oretta di svago.
Piccolissima riflessione a latere: le storie che disegna Roi sono sempre zeppe di scene dove il malcapitato di turno si becca un cazzotto dietro il collo. E questo Texone non fa eccezione. Sarebbe curioso capire se è una coincidenza (e quindi la cosa è descritta così già nei testi) o è proprio un particolare pallino di Roi, quello di disegnare gente che prende mazzate sulla nuca.
9 commenti:
uhelà, Fabio Pezzi aveva colpito tanto pure a me all'epoca di FULL MOON... Éric Hérenguel comunque disegna da Dio, diciamolo (la storia in questione però non l'ho letta, quindi nada, se dici che non decolla non spendo eurini in più:-)
Australia e il Texone sono in lista d'attesa (quella del Texone è molto lunga, ho da recuperarli quasi tutti), della Cosmo invece ho dovuto lasciare sugli scaffali un bel po' di cose per pure esigenze monetarie, quindi niente Luna D'Argento. Le tavole però non mi sembrano malaccio, anzi.
@ Omar:
Difficile all'epoca non farsi piacere qualcuno della cosiddetta banda dei bresciani al lavoro su Full Moon. Galeotta fu quella serie.
Hérenguel ha un tratto molto piacevole, si. Se ti interessa, qui trovi una bella intervista tutta in italiano.
@ Firma:
Hai da recuperare parecchi Texoni nel senso che non li hai letti? Anche a me è capitato di leggerne diversi uno di seguito all'altro e la full immersion fu parecchio interessante. Anche per me la Cosmo funge un po da specchio "economico". Suprattutto su questo editore, insomma, sto basando certe scelte. E sto lasciando in edicola parecchie serie in bianco e nero.
Le tavole di Hérenguel sono belle, ripeto. Ma della storia si può fare anche a meno. Fattelo prestare, se capita ;)
Dovrò decidermi a prendere qualcosa della Cosmo. Il problema è, che quando ho trovato le loro pubblicazioni all'Auchan (!), in bianco e nero, erano praticamente illeggibili (vignette ridotte ai limiti degli orbi), sullo stile di molti fumetti apparsi tra le pagine di Lanciostory: da lasciarti a bocca aperta per la qualità, ma sacrificati all'inverosimile nel formato. E gli albi che segnali tu, invece, non li trovo proprio dal mio edicolante.
Nel frattempo, se la "Luna" ti attrae, dai uno sguardo da me: mi piacerebbe scrivessi la tua opinione preziosa, a cui tengo.
;-)
E si, i Texoni li ho recuperati tutti solo da un po' di tempo a questa parte grazie al mercatino di P.zza Madama. Poi sono stati lì a fermentare per un po', ora me li sto gustando pian piano, a breve dovrei scrivere due parole sul Texone di Zaniboni, Piombo Rovente. Sono solo al quarto, Roi dovrà aspettare parecchio :)
@ Alberto:
Apperò. Visto! "Luna senza inverno". Bella la cover. E sembra molto carino anche l'incipit. Beh, non posso che farti i miei auguri per un pronto successo, Alberto ;)
@ Firma:
Ebbé. Di Texoni belli ne avrai da leggere, nel frattempo, caro mio :)
Posta un commento