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30.5.17

40 anni di Thorgal in 50 albi e 12 mesi


E' arrivata a conclusione la collana che la Gazzetta, in collaborazione con Panini Comics, ha dedicato a Thorgal, opera tra le più note dello scrittore Jean Van Hamme, impreziosita, e non poco, dalla quarantennale devozione grafica del disegnatore polacco Grzegorz Rosinski.

E' stata una lunga e affascinante lettura che mi ha tenuto compagnia per un anno intero ed è stato anche l'unico appuntamento che ho portato avanti nella lettura, settimana dopo settimana, senza mettere pause tra un albo e l'altro. E mi dice più questo, rispetto alla serie, che non le tante parole che potrei spendere per descrivere la lunga saga della famiglia Aegirson.

Considerato come uno dei più grandi classici della bande dessinée, Thorgal fa il suo esordio nel lontano 1977, grazie anche alle edizioni Le Lombard, e per i lettori fu subito chiaro che quella che avevano sotto gli occhi non era una serie come le altre e che, cosa ancor più gradita, riusciva a sfuggire facilmente ad ogni tentativo di apporre un'etichetta o un genere.
In Thorgal, infatti, ci puoi trovare storia, tragedia, heroic fantasy, mitologia, fantascienza, avventura, romance, guerra e parecchie altre cose.
La storia principale è quella della famiglia Aegirson, appunto, composta dallo stesso Thorgal, dalla moglie Aaricia e dai figli Jolan e Lupa, destinati come il padre ad avventure più grandi di loro, al cospetto di demoni, dei nordici, mondi fantastici e dimensioni alternative.


Le cose più interessanti della serie sono le trame (e trattandosi di Van Hamme, su questo non avevo molti dubbi) e la capacità del suo autore di amalgamare generi e stili diversi tra loro, dove il lettore non ha mai l'impressione di leggere un pastiche, ma anzi si trova di fronte ad un nuovo, atipico affresco narrativo, originale in quanto a tematiche e trattamento. Tanto da sfiorare il capolavoro, come nel caso del ciclo del Paese di Qa e di Black Zarith o di alcune storie singole che giocano sui paradossi temporali.

Per non parlare di un Rosinski mai sotto tono e della sua continua ricerca, che dura ancora oggi, verso uno stile definitivo. Lungo i 35 albi, il disegnatore polacco è partito da uno stile acerbo e più "americano", per passare a tavole descrittive impreziosite da un affascinante tratteggio dal sapore squisitamente europeo (stile che personalmente ho preferito tra tutti), per finire poi, nell'arco degli ultimi dieci anni, ad uno stile realistico pittorico dietro il quale si cela un lavoro impressionante (Rosinski ha disegnato diversi albi dipingendo ogni vignetta in grande dimensione, trattando ognuna di esse come un quadro indipendente).


Le serie spin-off, infine, Kriss di Valnor, La Giovinezza di Thorgal e Lupa, vivono di vita propria ma rappresentano allo stesso tempo un compendio perfetto alla serie principale (ottima l'idea della Gazzetta di proporle in ordine cronologico). In particolare Kriss di Valnor, personaggio tra i più affascinanti e "carismatici" del fumetto francese, ha goduto degli ottimi testi di Yves Sente e dei meravigliosi disegni di Giulio De Vita.

Le tre serie spin-off "I Mondi di Thorgal": "Kriss di Valnor", "La Giovinezza" e "Lupa".

Cose brutte? Non ne ricordo nemmeno una. L'accanimento con il quale Van Hamme (e Yves Sente e Xavier Dorison dopo di lui) fa scontrare la famiglia Aegirson con le grandi (e tante) tragedie umane e meno umane, non mi sembra una di queste, come invece asserisce qualcuno. E su vari forum si legge di come si siano rivelati "noiosi" alcuni degli albi spin-off.
Sono d'accordo sul fatto che spesso non c'è stato paragone rispetto alla serie principale, ma la questione è che, nonostante tutto, per quanto meno interessanti, si sono rivelati in ogni caso una lettura molto più stimolante di tanta altra roba sparsa in giro.

Un applauso, infine, va a Gazzetta e Panini che sono riuscite a portare in edicola 50 albi curati in ogni dettaglio (compresi una buona parte di extra e dietro le quinte) ad un prezzo (2 euro e 99) che chiamare ridicolo è poco.

Una gran bella esperienza di lettura che cercherò di portare avanti, sperando che la Panini continui a stampare i vari albi singolarmente.
Evviva Thorgal.

25.1.17

La Terra Promessa

In contemporanea con la Francia, ReNoir/NonaArte ha tradotto e distribuito per i lettori italiani l'ultimo albo di Lucky Luke (ufficialmente il 117° della serie e il 7° dalla scomparsa di Morris) intitolato La Terra Promessa. La storia vede l'esordio dello sceneggiatore Jul (autore di fumetti umoristici e vincitore del Premio René Goscinny nel 2007), mentre ai disegni ritroviamo Achdé, successore ufficiale di Morris già da diversi anni.

A parte il fatto di essere stato pubblicato in Francia in occasione del 70° anniversario del personaggio, l'albo in questione appartiene prevalentemente ad uno dei filoni narrativi tanto cari allo stesso Goscinny, ossia quello delle grandi e pioneristiche "traversate" americane a bordo di carri e cavalli, dove un manipolo di uomini e donne, alla ricerca del proprio angolo di paradiso, si affideranno per l'impresa ad un cowboy di provata esperienza in grado di sparare più veloce della propria ombra.

 
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, se non fosse che Jul ha l'ardire però di affrontare uno spaccato della storia del west che davvero in pochi sceneggiatori di fumetti hanno trattato in passato, ovvero l'immigrazione delle comunità ebraiche.
In seguito alle insistenze di uno sfortunato vacchero in cerca di redenzione, Luke scorterà una famiglia ebrea, appena sbarcata sulle coste americane, verso la cittadina di Chelm City, nel Montana. E per farlo dovrà confrontarsi appunto con lo spirito e le tradizioni di un "ebraismo" più austero, ligiamente rispettoso delle proprie radici. 


Jul ricostruisce quindi una trama che ruota soprattutto attorno alla famiglia di aschenaziti, su certe loro rigidità (ovviamente proprie di ogni credo religioso) e sulla voglia di costruire un mondo nuovo.
I siparietti comici giocano ovviamente sull'iniziale incapacità dei vari membri della comunità in questione di interfacciarsi con il mondo "esterno" e sulle difficoltà cui Lucky Luke va incontro perseguendo certe regole nel tentativo di adattarsi ai suoi nuovi compagni di viaggio.

Il problema è che per quanto questi siparietti siano ben costruiti (e ne ricordo almeno tre che fanno davvero ridere), Jul non è Goscinny. Nessuno sano di mente potrebbe pretendere una cosa del genere, ma la questione è che al di là della trama principale, poco o nulla si muove tutto intorno.
In certi passaggi Lucky Luke non sembra né a suo agio né riesce a restituire la figura del cowboy impassibile e sornione sempre sicuro di sé. Complici anche alcune vignette (forse troppe, a partire dalla copertina) dove il nostro ride in modo platealmente sguaiato (esempio: in una stessa tavola, questa, Luke sbuffa dalla fatica, si sorprende ad occhi aperti e ride, ride e ride). In passato è già successo, ma nessuno mi toglie dalla testa che, tranne rare eccezioni, Lucky Luke è Lucky Luke soprattutto per il suo modo un po' guascone di abbozzare appena un sorriso all'angolo della bocca.


Per quanto riguarda l'impianto grafico, Achdé mette a segno l'ennesima prova ben riuscita, assolutamente rispettosa alla tradizione Morrisiana. Bisogna però dire che tra queste 48 pagine il disegnatore non osa mai. Cme nelle sue prove precedenti, sono assenti guizzi particolari che possano rendere una qualsiasi vignetta spettacolare o semplicemente degna di essere ricordata. 

Nonostante questo, La Terra Promessa regala qualche sorriso e tratta un tema interessante, anche se solo in parte inedito. Diciamo che personalmente non lo metterei tra i meglio riusciti dell'epoca post Morris, anche se la lettura è risultata comunque divertente.

I festeggiamenti per il 70° anniversario non finiscono qui. Per febbraio è infatti prevista l'uscita di un nuovo volume di Lucky Luke, intitolato Jolly Jumper non mi parla più, con testi e disegni firmati dal noto autore umoristico Guillaume Bouzard la cui performance, a quanto ho capito, nonostante si ispirerà con fede alla parte più tradizionale della serie, farà parte del filone "alternativo" delle storie di Lucky Luke (al varo l'anno scorso con l'intenso L'Uomo che Uccise Lucky Luke del cartoonist francese Matthieu Bonhomme).
Va bene insomma restare nel solco della tradizione, ma spero di leggere presto anche qualcosa di un pelino più brillante.

7.12.16

Di fatiche galliche, ranger colorati, viaggi in terre desolate, stregoni, mostri, spade, cocaina, psicanalisi e avventure leggere

Le XII Fatiche di Asterix 
di R. Goscinny, A. Uderzo | Panini Comics 
21,8x28,7, 80 pp. a colori | euro 14,90

La riproposta integrale di Asterix targata Panini Comics porta in edicola anche Le XII Fatiche, uno dei pezzi tra i più rari della bibliografia di René Goscinny e Albert Uderzo.
Si tratta dell'adattamento illustrato (esiste anche quello a fumetti) che i due autori fecero seguire al celebre film di animazione omonimo del 1976.
Questo volume cartonato da 80 pagine raccoglie quindi questa gemma rara (e mai ristampata negli ultimi vent'anni), impreziosita da una nuova impaginazione, totalmente diversa rispetto all'originale, così come da nuove illustrazioni inedite di Uderzo realizzate indubbiamente con uno stile più maturo e pulito.


La storia è quella che tutti quelli della mia generazione ricorderanno per essere passata più volte in tv sui canali nazionali, soprattutto nel periodo natalizio (nostalgia, portami via). Stanco delle continue resistenze del villaggio gallico, Cesare, sicuro di sé, decide di sfidare Asterix e soci in una serie di 12 prove che sanciranno definitivamente la loro vittoria (venendo considerati alla stregua degli Dèi e diventando i nuovi padroni di Roma) o la loro sconfitta (arrendendosi infine all'Impero). Asterix e Obelix, designati dal proprio villaggio come i rappresentanti ideali per queste prove (il primo per l'arguzia, il secondo per la forza), accompagnati dal quieto Caius Pupus, dovranno quindi affrontare un corridore più veloce del vento, le sacerdotesse dell'isola del piacere, il mago egizio Iris, il cuoco dei giganti, la casa che rende folli, l'antro della bestia e tanti altri pericoli, fino alla loro prova finale a Roma, contro bestie feroci e gladiatori.


Lo spirito sagace e la feroce critica dei due autori francesi è argutamente presente anche in quest'opera e questa volta le vittime designate sono la burocrazia, la politica pecorona, il progresso sfrenato e la pubblicità.
Buone risate assicurate, insomma, e una in particolare quando durante una riunione del Senato, Cesare riprende Bruto dicendogli di non giocare con il coltello perché potrebbe far male a quacuno.
Davvero una chicca.  

Color Tex #10 
di AA. VV. | Sergio Bonelli Editore 
16x21, 160 pp. a colori | euro 6,00

Il decimo Color Tex nella sua versione autunnale (composto da racconti a fumetti brevi) mette a segno un piccolo record. Come annunciato dallo stesso Boselli nell'editoriale, infatti, l'albo raccoglie ben cinque storie complete a colori, scritte e disegnate da ben dieci autori tutti più o meno di "estrazione" Zagoriana.
Il Mescalero Senza Volto, scritto da Jacopo Rauch e disegnato da Alessandro Bocci (che al contrario alla maggior parte dei fans texiani, a me continua ad apparire abbastanza legnosetto), mette Tex e Carson sulle tracce di un cruento mescalero sfigurato che lascia vistose tracce sul terreno, proprio con l'obiettivo di farsi raggiungere dai due rangers.
Rio Quemado invece è la storia più lunga del volume (oltre 50 pagine). Scritta da Mauro Boselli e disegnata da Maurizio Dotti, in realtà fu già pubblicata un anno fa (nell'ottobre del 2015) nell'albetto in bianco e nero Tex Willer Speciale Lugano stampato in occasione della quinta edizione del festival del fumetto ticinese. Qui, però, la storia è arricchita da una quindicina di tavole inedite (che ampliano il finale originale) e ovviamente dal colore. Sarà per il numero di pagine a disposizione o per il fatto che a scriverla sia stato il veterano Boselli, ma questa storia è di sicuro tra le migliori (e meglio strutturate) dell'intero volume. 


Un Cavallo di Pezza, invece, è una vendetta breve orchestrata da Luca Barbieri che si risolve in una manciata di tavole firmate da Walter Venturi (più un riempitivo che altro, visto che le poche pagine a disposizione della coppia, non sono sufficienti nemmeno per farsi un'opinione).
Francesco Testi scrive Amici per la Morte, vicenda che sfrutta il classico canovaccio western dell'"ogni promessa è debito", dove Tex corre in soccorso di un cacciatore di taglie che gli salvò la vita molti anni prima. I disegni sono di Mauro Laurenti, del quale ricordo sempre volentieri le spesse pennellate sui suoi primi Zagor di metà anni '90. Anche se qui sembra tirare un po' via volti e anatomie.
L'ultima storia, tinta quantomeno da un po' di fantasia da Moreno Burattini, è intitolata Chupacabras! e vede i "succhiacapre" americani (sanguinarie bestie chiamate anche "i vampiri della Sierra", avvistate in Messico o nel profondo sud degli Stati Uniti) protagonisti indiretti in un sanguinoso confronto tra Tex, Tiger Jack e un gruppo di indiani. La storia si chiude con un grosso "mah", visto che devi mettere in pausa la tua incredulità per farti andare bene una situazione in cui Tex e soci lasciano a terra sanguinanti, e sotto gli occhi di tutti, bestie deformi che in realtà non esistono. Le tavole di Michele Rubini si accaparrano meritatamente il podio, impreziosite da un tratto dinamico e plastico e, bisogna dirlo, anche da una certosina colorazione (la più riuscita dell'albo), opera di Oscar Celestini.


Un buon albo tra quelli con i racconti brevi, insomma, dove Boselli detta i tempi con la sua storia, ma gli altri seguono abbastanza a ruota.
Anche se non particolarmente dinamica, una menzione va fatta alla cover firmata dal celebre cartoonist anglosassone Gary Frank (Hulk, Supreme Power, Midnight Nation, Superman), che quando fanno le cose per gli "ammerriggàni" sembrano sempre dei fenomeni, poi vengono in Italia, ci rubano il lavoro e le donne e fanno le copertine legnose stile manichino dell'Upim. Mah.

Le Storie #50 - Il Condannato
di F. Vitaliano, L. Pittaluga | Sergio Bonelli Editore
16x21, 114 pp. B/N | euro 3,80

Non compravo un albo di questa collana da qualche annetto. Ora, un po' per via di quel numero 50 tondo tondo che troneggia sul dorsetto, un po' per quell'atmosfera sette/ottocentesca che a me piace tanto, l'ho preso, pagato e portato a casa. Forse anche solo perché una collana come questa, per la sua politica anti protagonisti che ogni mese ti do una sberla e schivo i proiettili e poi il mese dopo siamo punto e daccapo, ogni tanto va sostenuta a prescindere (cosa che, anche per una questione economica e di scelte, non ho fatto e oggi mi piacebbe recuperare certi pezzi dopo i primi 20 numeri).
"Nella Londra del 1791, William Sinclair è un giovane che ama la bella vita, le bevute con gli amici e le notti spensierate. Il destino, però, ha in serbo per lui una sorpresa crudele. Coinvolto suo malgrado in un fatto di sangue, sarà condannato e deportato verso le terre vergini dell’Australia dove lo attende una lunga, straordinaria avventura, che cambierà per sempre la sua vita".


Scritta bene da Fausto Vitaliano e disegnata a modino da Luigi Pittaluga, si può tranquillamente confermare che Il Condannato è una vicenda di ampio respiro che nasce e cresce attraverso le città, il mare e i desertici territori della down under australiana ben cotti dal sole, soffermandosi sulla continua ricerca del proprio destino o del posto che si può davvero chiamare casa.

Fafhrd e il Gray Mouser - La Nube d'Odio
di AA. VV. | Editoriale Cosmo
16x21, 128 pp. a colori | euro 5,50

Una vera discesa nell'oscurità. E non parlo della storia dei due protagonisti, ma del mio prendere atto che se solo avessi saputo, avrei risparmiato tranquillamente questi cinque euro lasciando quest'albo in edicola. Fui il primo a compiacermi che la Cosmo avrebbe stampato queste prime classiche storie (risalenti al 1973) dedicate alla coppia ideata dallo scrittore Fritz Leiber. Mai però avrei pensato di dover appurare che, anche se solo agli inizi delle rispettive carriere, gente come Dennis O'Neil o Howard Chaykin erano così lontani dai loro fasti più noti. Le storie di O'Neil sono confuse, disordinate e facilone. Indubbiamente ingenue, molto più della maggior parte della produzione dell'epoca d'oro della Marvel anni '60, per dire. I disegni di Chaykin sono acerbi e sconclusionati, con anatomie raffazzonate alla meglio e tavole in generale prive di un minimo sentore di storyboarding. Ben lontano, insomma, dallo stiloso maestro che io stesso ho sempre apprezzato.

Per dire, eh. Queste sono tra quelle più riuscite.

Nell'albo è presente anche una storia disegnata da Walt Simonson dove, per quanto acerbo anche lui, si nota già la chiara impronta stilistica che lo avrebbe ispirato in futuro.
Unica nota positiva, la scelta (quasi obbligata, a questo punto) di stampare in copertina la bellissima, eterna illustrazione firmata da Michael Whelan che arricchì all'epoca la prima raccolta dei racconti di Leiber.
Inutile parlare delle storie. Non sarebbero nemmeno brutte, visto che sono appunto adattate dai racconti di Leiber, ma sono talmente buttate lì sulla pagina da avermi ricordato i "fumettini" dei Masters of the Universe che pubblicavano sul retro dei quaderni che utilizzavo alle scuole medie (con la differenza che, probabilmente, quelle erano disegnate molto meglio). Dopo aver letto i primi due o tre episodi, insomma, il mio buon cuore mi ha dato una carezza e una pacca sulla spalla, intimandomi con tenerezza di lasciar perdere e riporre l'albo su uno scaffale qualsiasi.
Se non sai proprio cosa fare del tuo tempo, recupera l'albo e leggilo. 

Sherlock Holmes: Soluzione Sette per Cento
di S. Tipton, J. Ron | Editoriale Cosmo
16x21, 96 pp. B/N | euro 3,90

A sorpresa la Cosmo piazza sulla collana Weird Tales qualcosa che non proviene dal di là delle alpi (potrei sbagliare, ma è la prima volta). Volendo ragionevolemente pubblicare tutto il pubblicabile su Sherlock Holmes, raccoglie in questo albo la miniserie in cinque numeri dell'americana IDW Publishing tratta dallo storico romanzo apocrifo di Nicholas Meyer, Sherlock Holmes: Soluzione Sette per Cento. Questo adattamento a fumetti ricalca pedissequamente il romanzo (che caso vuole ho finito di leggere proprio poco prima di acquistare questo albo), dove Holmes è messo male e i suoi problemi con la cocaina porteranno Watson a tentare una strada alternativa che porterà entrambi ad incrociare quella di un giovane medico asburgico allontanato dal mondo accademico per via delle sue idee sovversive applicate alla psicoanalisi. E stiamo ovviamente parlando di Sigmund Freud.
Dopo aver preso in cura Holmes, il medico e i due amici dovranno prima fare luce su una giovane donna ritrovata senza memoria, legata a filo doppio ad una diabolica cospirazione che potrebbe portare una sanguinosa guerra in Europa, e poi su un misterioso e terribile ricordo che cambiò per sempre la vita di Holmes in tenera età.


Come già detto, questo adattamento ricalca fin troppo l'opera originale, finendo per rendere macchinosa e didascalica una storia che in realtà di fascino ne avrebbe eccome. La sceneggiatura di Scott Tipton è fedelissima, dunque (mettiamola così), mentre i disegni di Ron Joseph sono forse troppo tondeggianti e caricaturali per illustrare al meglio una storia del genere. A sua discolpa diciamo che i grigi dell'edizione Cosmo, che sostituiscono i colori di quella originale, non aiutano di certo. Semplicemente meravigliose, invece, le cover della miniserie firmate da Kelly Jones.
Nonostante tutto, a chi non conoscesse la storia questo albo potrebbe preservare qualche piccola sorpresa o quantomeno risultare piacevole. Per tutti gli altri, si poteva forse anche evitare, ma capisco (e apprezzo parecchio) la volontà della Cosmo di voler stampare integralmente tutte le opere a fumetti derivate dedicate al personaggio.

Bob Morane #1 
di H. Vernes, G. Forton | Gazzetta
19x27, 96 pp. a colori | euro 3,99


Bruno Brazil cede il posto a Bob Morane. Come detto in precedenza, si tratta di sedici albi che raccoglieranno una selezione composta dalle migliori 32 storie del personaggio (che più o meno dovrebbero tutte riguardare il decennio che va dal '65 al '75). In questo primo volume sono pubblicate due storie firmate da Henri Vernes ai testi e Gérald Forton ai disegni.
Nella prima, La Valle dei Crotali, si sfrutta un classico canovaccio western parecchio abusato. Quello del ranchero (una donna indiana, in questo caso) che deve combattere gli abusi del suo "vicino" di casa, uno spietato proprietario terriero che vuole impossessarsi di tutti i terreni circostanti perché convinto che in quella zona vi sia l'entrata per la mitica valle dei crotali, dove sarebbe celato un ricchissimo tesoro. Ovviamente in Paese sono tutti contro l'indiana, ovviamente tutto è destinato a cambiare quando da quelle parti arrivano Bob Morane (ex ufficiale pilota della RAF e veterano della II Guerra Mondiale, se non ho capito male) e il suo amico di scorribande Bill Ballantine.
Nella seconda, Il Mistero della Zona Z (titolo davvero terribile), si passa invece dal western all'avventura/sci-fi. Un misterioso missile composto da una lega metallica sconosciuta, si schianta rovinosamente da qualche parte in sud America. Sulle sue tracce, un'organizzazione criminale vuole arrivare sul posto prima di un team di scienziati che in realtà è in zona per studiare gli orangotango. I criminali non credono ai veri intenti del ricercatore a capo dell'equipe scientifica e rapiscono sua figlia con l'intenzione di convincerlo a cedere il passo. Ovviamente, tra l'uno e l'altro, si piazzano di passaggio la coppia di amici protagonisti che cercherà di mettere una pezza alla situazione.


Anche se sfruttano quei classici tòpoi narrativi delle storie d'avventura che oggi risultano datati (dietro e davanti a queste, decenni di storie simili), devo ammettere che i due episodi si lasciano leggere volentieri, a patto di non storcere troppo il naso su certe leggerezze (il trittico di criminali ciccioni che alla fine di ogni frase piazza un "hink" o un "honk" fa davvero sorridere).
E' presto comunque per farsi un'opinione su una delle serie che, tra l'altro, più di tante altre sfugge alle etichette, saltando da un genere all'altro come una cavalletta (per dire, sul secondo albo cLa Spada del Paladino, storia già pubblicata dall'Aurea che parla di viaggi nel tempo e che, tra parentesi, a me piacque parecchio).
Vedremo. 

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