7.4.14

Del perché Shakespeare è cultura ma la fantascienza paga (basta saperlo, solo)


In un recente articolo de Il Post sembra che Alec Guinness, memorabile attore di estrazione shakespeariana protagonista di pellicole come Lawrence d'Arabia, Il Dottor Živago e Il Ponte sul Fiume Kwai, non fosse contento del suo ruolo di Obi-Wan Kenobi in Star Wars. Che la trilogia in questione fosse solo una "favola spazzatura" e che i dialoghi di Lucas fossero mediocri. Sembra addirittura che avesse consigliato ad alcuni fans di lasciar perdere quei film pieni, a suo dire, di "sciocche e prolungate battaglie spaziali".
A sua discolpa, dice qualcun altro, c'è una piccola attenuante da tenere in considerazione: quando decise di partecipare al progetto di Lucas, Guinness non si aspettava certo tutto quel successo legato al suo personaggio. Ma nonostante questo mi chiedo (ed è la prima cosa che ti chiedi anche tu, immagino), perché un interprete di Shakespeare (uno tra i più riconosciuti, tra l'altro) decide di fare Star Wars e di lamentarsene poi, solo dopo aver intascato tutti i dindini.

E naturalmente ti aspetti che, come te, se lo chiedano tutti. E invece sotto quell'articolo trovi anche commenti di questo tenore:

Il caro Qfwfq nemmeno ha inquadrato l'argomento, ma vabbé, lasciamo perdere.

Se tu che leggi, come l'autore di questo commento qui sopra, non capisci perché Guerre Stellari NON E' solo una serie di sciocche e prolungate battaglie spaziali, stai tranquillo che non sarò certo io a spiegartelo.


In ogni caso è capitato anche a me, in passato, di sputare nel piatto dove mangiavo. Solo che il rapporto è un po' diverso. Tipo che io non avevo molta scelta, mentre invece Guiness aveva un background leggermente diverso. E la verità è venuta poi fuori per mano dello stesso Guinness in una vecchia lettera spedita ad un'amica, proprio all'epoca delle riprese di Guerre Stellari, dove scrisse:
«Non posso dire che il film mi piaccia. Ogni giorno mi arrivano risme di fogli con nuovi dialoghi spazzatura e nessuno rende il mio personaggio credibile o almeno sopportabile. Penso soltanto, grazie al cielo, alla cara grana che mi aiuterà ad andare avanti fino al prossimo aprile, anche se “Yahoo” dovesse crollare in una settimana.»
Capito come funziona? Ok? Per dovere di cronaca ti dico che Yahoo era un’opera teatrale in cui Guinness interpretava Jonathan Swift.

Questa cosa degli attori che arrivano da Shakespeare e si lamentano dei propri ruoli nei film di fantascienza è un vizietto di forma che è iniziato probabilmente proprio con Guinness, ma che ha poi preso piede in modo deciso. Sembra infatti che qualche anno addietro il nostro buon Patrick Stewart (che Shakespeare cominciò a recitarlo all'età di 15 anni finendo poi nella Royal Shakespeare Company di Manchester accanto a Ben Kingsley e Ian Richardson) ebbe l'ardire di affermare che il personaggio del Capitano Jean-Luc Picard, interpretato per ben sette stagioni nella serie Star Trek - The Next Generation dal 1987 al 1994, aveva rovinato la sua brillante carriera teatrale. Attenzione: come nel caso di Guinness, Stewart affermò questa cosa solo anni dopo aver terminato le varie stagioni (compresi anche 4 film al cinema dedicati alla TNG) ed aver incassato i soldini dovuti.
Pochi o tanti che siano stati, rispetto ad un "comune mortale", di sicuro quei soldi hanno permesso a Stewart di godersi più di qualche villa al mare senza neanche doversi preoccupare troppo delle bollette.


Strano a dirsi, comunque, per uno che in passato aveva già avuto diverse esperienze a cavallo tra fantascienza e fantasy (Dune, Excalibur, Space Vampires) e che di sicuro non gli erano valse nemmeno la notorietà che gli diede invece l'universo di Roddenberry. E ancor più strano per uno che, alla fine della sua esperienza "trekkiana", invece di ridarsi al teatro come avrebbe voluto, si calò nuovamente nel genere sci-fi interpretando in più film la parte di un professore pelato sulla sedia a rotelle dotato di poteri telepatici che combatte per i diritti di mutanti che sparano raggi rossi dagli occhi o muniti di artigli di adamantio sulle braccia. Ma vabbé.

Sai cos'è? E' che io a Patrick, però, gli voglio un gran bene. E dico davvero. A uno con una faccia ed un sorriso del genere, non puoi volergli male neanche volendo. E non sto scherzando per nulla: "ti amo, Patrick".


Ma la sai un'altra cosa? Sai chi è pure di estrazione shakespeariana? Che anche lui era un membro prestigioso della Royal Shakespeare Company (ma in anni precedenti a quelli di Stewart)? Ian McKellen. Yes, quello che tra le altre cose ha interpretato il mago Gandalf in un botto di film (tra Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit) e pure Magneto nei vari X-Men. Sai una cosa? Sembra che lui, di questa cosa, ha sempre avuto il buon senso di non lamentarsi mai, portando avanti anche gli altri suoi progetti.

Nonostante McKellen sia un bravissimo caratterista, anche lui ha quella faccina lì che ti ispira fiducia e giovialità. Ecco perché, a mio modo di vedere, lui e Patrick Stewart potrebbero essere due grandissimi amici, se solo si frequent...










Ops!

P.S.: Io li trovo bellissimi. Vi prego, Ian e Pat, chiamatemi. Voglio uscire con voi.

4 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

Probabilmente esistono delle clausole contrattuali per cui non si può parlare male delle produzioni a cui si partecipa quando sono prodotte/distribuite. E non mi sembra scandalosa questa sincerità "retroattiva".

Il commento di Qfwfq è una citazione da Fantozzi, dai! Non dirmi che non l'avevi colta.

Ian & Patrick come Gilbert & George? Non ce li vedo proprio.

LUIGI BICCO ha detto...

Beh, Luca, non è certo "scandaloso" perché di esempi del genere il mondo del cinema ne é pieno (per rimanere sul "tema", anche Ewan McGregor c'era andato ben pesante su Star Wars, ma sempre dopo aver girato un'intera trilogia). Ma clausole contrattuali o meno, la questione non cambia. Prima di girare un film hai letto un copione. Se i dialoghi ti sono sembrati orrendi dopo, devono esserti sembrati orrendi anche prima. A mio avviso, se hai accettato di farlo, la responsabilità di aver fatto quella che tu reputi una cagata, la colpa è solo tua. E Guinness non è uno che avesse proprio proprio bisogno di soldi, eh. Alle spalle aveva una filmografia spaventosa.
Ma per carità, saran stati anche fatti suoi. E' che a me mi fa ridere proprio il modo e il concetto.

Si, la citazione Fantozziana era chiarissima, ma Qfwfq era molto serio. Tanto da accanirsi con altri commentatori a tal proposito.

Buffo che Xavier ed Erik Lehnsherr escano insieme, eh?

CREPASCOLO ha detto...

Occorre contestualizzare: un tizio che ha studiato e ristudiato x decenni il modo giusto - ammesso che esista - di entrare in rotta di collisione con il monologo con cui inizia il terzo atto dell'Amleto non può immergersi in un'estasi mistica per cose come
" chi è + pazzo ? il pazzo o colui che lo segue ? " . Ed è stato fortunato a non beccarsi le battute di Han Solo ( " forte la ragazza, vero ? non so se spararle o innamorarmi di lei ! ) Ricordo che ero imbarazzato per lo sceneggiatore la prima volta che vidi Star Wars ( cinema Colosseo di Milano, avevo sette anni ).

Anni fa un intervistatore raggiunse De Sica ( quattro Oscar, uno dei padri del neorealismo per i frequentatori del blog + verdi ) sul set di una di quelle commediole dove era un distinto qualcosa in pensione che si invaghiva di una ragazzona che scoppiava di salute, come diceva mia nonna , e gli chiese come si intitolasse il film. Vittorio sorrise come sapeva fare e rispose : " Mi crede se le dico che non lo ricordo ? "

LUIGI BICCO ha detto...

Devo essere onesto. Quella breve frase di Han Solo non mi sembra affatto sbagliata. Anzi, dipinge esattamente a modello lo sbruffone che doveva essere :)

E a proposito di Harrison Ford, pensa che Guinness nemmeno se ne ricordava il nome:

https://twitter.com/LettersOfNote/status/451330255244902400/photo/1

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...