4.3.14

Age of Ultron


Si, per carità, non è che mi sia proprio dispiaciuto. Non mi ha fatto nemmeno gridare al miracolo, ma perché dovrebbe? Age of Ultron è un'onesta storia di Brian Michael Bendis che evidentemente, da Marvel Now in avanti, ha voluto aggiungere un po' di ciccia alle trame delle sue storie. La miniserie in questione gira intorno ad uno di quei paradossi temporali tanto cari alla narattiva di fantascienza, ma ormai talmente abusati da fare genere a sé. E a me va pure bene. Mi piacciono, i paradossi di questo tipo. Tanto non si tratta di apprezzare o meno il contenitore, ma il contenuto, come al solito.

Cercherò di spiegartelo in due righe: in un presente alternativo barra futuro prossimo (talmente prossimo che è già alle porte), Ultron è riuscito a fare piazza pulita sul pianeta togliendo di mezzo chi doveva togliere di mezzo. I pochi eroi rimasti si coalizzano nella speranza di non sparire del tutto e per avere la meglio sulla disgraziata creazione di Henry Pym. E allora ecco che mentre qualcuno parte per la Terra Selvaggia (zona ancora non martoriata da Ultron), qualcun altro pensa bene di partire invece per il passato con l'intenzione di risolvere il problema alla radice.


In mezzo ci trovi: qualche colpo di scena, qualche dialogo brillante, qualche buona intenzione, una storia decente e un finale apprezzabile (ma risicando l'implausibile e con l'avvento di un nuovo personaggio, utilizzato in passato da un altro editore, che con il Marvel Universe non ci accocchia niente). Purtroppo di mezzo ci trovi però anche un paio di svarioni. Un paio di buchi ai quali dovresti fare attenzione, se imbastisci una trama sui viaggi nel tempo. Dice: "eh, non è che puoi stare a guardare la virgola quando si parla di certi paradossi e poi non esistono leggi scritte". E io son pure d'accordo, solo che se un personaggio parte per il passato e poi torna esattamente nel suo tempo trovando un suo doppio ad attenderlo, è un po' una roba da accademia della crusca, ecco. Che poi, trovato il doppio nel presente, torna di nuovo nel passato per far cambiare idea al se stesso che era già stato nel passato e poi uno solo dei due può tornare nel futuro. Non so se mi sono spiegato bene. Se viaggi nella stessa linea temporale, non è che ogni volta che torni nel tuo presente trovi un doppio. Non dovrebbe funzionare così, insomma.


Le tavole di Bryan Hitch son sempre belle da vedere, lo sai, ma è da qualche anno che ho notato che tira via le vignette una dopo l'altra senza stare troppo a pensarci. Fastidiosa addirittura la sua tendenza a caratterizzare i vari personaggi come figurini magrissimi dalle anche sbilenche e dai vitini d'ape che ti chiedi come facciano a stare in piedi (che poi sarà anche una questione di stimoli, non lo metto in dubbio, visto che dalle sue ultime foto su Twitter per il suo Real Heroes sembra essere tornato a disegnare come Dio comanda). E tra un Hitch e l'altro, alle matite trovano spazio pure un Brandon Peterson e un Carlos Pacheco che bòf, né carne né pesce. Il primo, in particolare, se la smettesse di usare il Poser della SmithMicro ne guadagnerebbe parecchio, ne sono sicuro (certi suoi lavori sono comunque belli, ma io lo preferivo quando usava meno il pc, ai tempi della CrossGen).

A parte questo e a qualche colpo di scena tirato via un po' così (puoi ammazzare chi vuoi, che tanto con i paradossi temporali dopo le cose tornano come prima) è stata una lettura piacevole, ripeto. Di sicuro, se la cosa ti interessa, ti consiglio di non perderla nella sua uscita in volume, che dovresti risparmiare anche qualche eurino (ma mica ne sono tanto sicuro).

4 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

Recuperato abusivamente tempo fa vista la reputazione trash che si era fatto e di cui leggevo su internet. Francamente non l'ho trovato brutto. Certo, però, molto strano...
Più che altro mi è sembrato evidente che l'abbandono di Hitch abbia portato a salvare il salvabile e a finire la storia così come capitava, abbandonando la tesissima situazione apocalittica di partenza per una classica storia di viaggi nel tempo, che poi in realtà è un continuo resettone di universi alternativi (di cui uno mi pare molto simile a un arco narrativo dei New Thunderbolts che avevo appena letto).
Alla fine sono rimasto stupito e un po' perplesso, ma non disgustato, ed è già qualcosa. Anche una pacchianata come la pubblicità inserita nel corpo della storia (cioè il rimando all'Universo Ultimate) non mi ha poi infastidito più di tanto, anzi. In conclusione una storia molto particolare, involontariamente più originale del solito canovaccio. Pacheco parecchio imbolsito, comunque.
Simpatico lo spiegone finale sulla struttura del tempo, ma i paradossi temporali con la fisica quantistica non dovrebbero nemmeno esistere.

LUIGI BICCO ha detto...

L'hai detta giusta e meglio di come l'ho detta io. E' una miniserie che si lascia leggere (a tratti anche volentieri). Peccato appunto per il "reparto" disegni un po' così. Vediamo anche dove portano le promesse finali, tra l'avvento del personaggio di Gaiman e "La Battaglia dell'Atomo" di prossima pubblicazione.

CyberLuke ha detto...

Sembrava chissà che, è stata finita in fretta e furia e raffazzonata a livello di disegni (persino Hitch ha tirato via come non mai). Peccato.

LUIGI BICCO ha detto...

E' stata una lettura comunque interessante ma come fai presente anche tu, sembra che si siano perse delle occasioni per strada. Sulla questione Hitch, per quanto abbia tirato via le tavole (e si vede), so che ormai lavora con tempi troppo dilatati per stare al passo con una serie regolare. Mah.

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