24.5.13

Ed Emshwiller

Edmund Alexander Emshwiller, meglio noto semplicemente come Ed Emshwiller, nasce a Lansing, nello Stato del Michigan, il 16 febbraio 1925. Artista visivo di fama internazionale, è noto soprattutto per le sue illustrazioni legate al mondo della science fiction (che di solito firmava solo come Emsh, o anche Ed Emsh, Ed. Emsler, Willer e parecchi altri) e per i suoi pioneristici film sperimentali.

Si laurea presso l'Università del Michigan nel 1947, per poi passare all'Ecole des Beaux Arts a Parigi (nel biennio '49/'50) e
all'Art Students League di New York (nel '50/'51). A Parigi conosce la moglie, la scrittrice Carol Emshwiller, celebre scrittrice di fantascienza e non solo, vincitrice del Nebula Award e del Philip K. Dick Award, e che venne definita da Ursula K. Le Guin come "una grande affabulatrice, una meravigliosa, magica realista, una delle più forti e complesse voci costantemente femministe della fiction".

Dal 1951 al 1979, Emshwiller vive a Levittown, New York, ed è qui che si concentra la sua attività di illustratore, creando cover e illustrazioni interne per decine di riviste e tascabili di fantascienza (in particolare Galaxy e The Magazine of Fantasy & Science Fiction). Nell'anno del suo debutto (dal maggio al dicembre del '51) realizza circa 50 illustrazioni e 4 copertine dipinte per Galaxy. Le sue continue sperimentazioni e la varietà di tecniche e stili, non ha mai permesso di addossargli un particolare marchio di fabbrica.







Nel 1964, una borsa di studio della Fondazione Ford gli permette di perseguire il suo interesse per il cinema. Attivo nel New American Cinema (movimento che prese piede tra gli anni '60 e '70), realizza performance multimediali e film sperimentali come il corto Relativity (1966) e come direttore della fotografia partecipa a numerosi progetti, tra i quali il documentario Painter's Painting di Emile de Antonio (1972), il film Time of the Heathen (1964) e Hallelujah the Hills (1963) del regista lituano Adolfas Mekas.

Un frame dal film Hallelujah the Hills di Mekas.

I suoi film degli anni '60 sono stati per lo più girati in 16 millimetri, a colori, e in doppia esposizione (molti di questi creati semplicemente riavvolgimento i nastri e girando una seconda volta) tanto da riconoscergli il merito di essere tra i primi video artisti della storia. Con Scape-Mates (1972), alle sue sperimentazioni, unisce animazione al computer e in live-action. Nel 1979 produce Sunstone, video innovativo di tre minuti in 3D, generato al computer e realizzato al New York Institute of Technology con Alvy Ray Smith (pioniere della grafica computerizzata e tra i fondatori della Pixar).

Alvy Ray Smith e Emshwileer al lavoro su Sunstone.
 
Dopo un periodo come dipendente alla Television Laboratory WNET/13 a New York, dove lavora sugli effetti del film The Lathe of Heaven di
David Loxton e Fred Barzyk, si trasferisce in California dove fonda il CalArts Computer Animation Lab e insegna cinema alla California Institute of Arts (ricoprendo quel ruolo dal 1979 al 1990) e diventandone, per un periodo, anche direttore (dal 1981 al 1986).

Nel 1987, realizza il cortometraggio Hunger per il Los Angeles Arts Festival in collaborazione con il compositore Morton Subotnick.
Hunger verrà ripresentato anche nel 1989 all'Ars Electronica Festival di Linz, in Austria. Questo sarà il suo ultimo lavoro completo.

Uno dei vicini di Emshwiller ai tempi in cui viveva a Levittown (a New York) era un ragazzino chiamato Bill Griffith, in seguito acclamato cartoonist e inventore della striscia
Zippy the Pinhead, al quale i propri genitori spesso proponevano le illustrazioni di Emshwiller come modello da seguire. Griffith ha più volte confermato che Emshwiller ha rappresentato per lui una forte influenza e un vero e proprio punto di riferimento.


Una striscia di Zippy del 2012 dove Griffith omaggia e ringrazia il suo mentore.

Nel 1953 vince uno dei primi Hugo Awards come miglior cover artist e altri quattro ne vincerà nel corso degli anni '60 (con la distinzione di "Professional Artist"). Il 16 giugno del 2007 è entrato nella Science Fiction Hall of Fame (insieme a Gene Roddenberry, Ridley Scott e Gene Wolfe). Tutti i suoi dipinti ritraenti personaggi alieni sono stati raccolti in una gigantesca mostra, Alien Encounters, ospitata presso lo Science Fiction Museum (sempre all'interno della Hall of Fame), dal 10 settembre 2006 al 30 ottobre 2007. La maggior parte delle sue opere sono archiviate presso il California Institute of Arts.








Carol e Ed Emshwiller hanno avuto tre figli: Eve, Susan (sceneggiatrice che ha firmato, tra gli altri, il film biografico Pollock) e Peter (sceneggiatore anche lui, ma anche attore e romanziere). Tra i membri della famiglia va ricordato il fratello di Ed, Maclellan Emshwiller, che spesso è servito da modello alle illustrazioni di Ed. La moglie Carol e la primogenita Eve sono invece comparse come modelle su una cover di Galaxy Science Fiction del gennaio 1957 (questa).

Edmund Alexander Emshwiller è morto il 27 luglio del 1990 a Valencia, in California, chiedendo di essere cremato.

Purtroppo non sembra esistano libri che raccolgano le opere illustrate di Emshwiller, a parte un volume dedicato sia a lui sia alla moglie (Emshwiller Infinity X Two: The Art and Life of Ed and Carol Emshwiller). In ogni caso, come al solito, il web sopperisce a questa grave mancanza. Ad esempio qui trovate tutte le cover di Galaxy Science Fiction (quelle della rivista e quelle dei romanzi), molte delle quali firmate appunto da lui. Qui trovate un'ampia pagina Pinterest curata da Jim McLeod e dedicata ad Ed e qui la sua pagina sul sito Pulp Artists.






4 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Bellissima proposta, un talento eclettico, mi ha ricordato il personaggio del padre del protagonista di La fortezza della solitudine, illustratore di cover di libri sci-fi e videosperimentatore, dipingeva direttamente su pellicola per la realizzazione di un'interminabile film.

LUIGI BICCO ha detto...

Emshwiller era proprio un grande. Il suo approccio sperimentale su qualsiasi cosa sulla quale posasse le mani, lo rende davvero un gran bel personaggio. E visto che in patria è un nome molto noto, non escludo che Lethem, per il suo romanzo, si sia ispirato proprio a lui per il personaggio che citi (e questo mi ricorda che devo ancora mettere mano su quel libro).

sartoris ha detto...

solo una parola per commentare l'opera di Emshwiller: stupore! (grazie per queste piccole gemme quotidiane, Bic;-)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Prego. E' facile far venire a galla certe cose, quando il lavoro l'ha fatto qualcun altro ;)

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