12.10.12

Cose scritte

Sono passati quasi dieci anni. Un mucchio di tempo. Da quando ho scritto e completato il mio primo romanzo lungo, intendo. 250 e passa pagine scritte sacrificando tutte le mie pause pranzo sul lavoro per mesi.

Un romanzo scritto senza nulla pretendere, una missione portata a termine per terapia. E all'epoca funzionò eccome. Fatto sta che, appunto, tutte quelle pagine non sono mai uscite dal cassetto (che in realtà si tratta poi di un ammasso di byte su un hard disk).
Non ho mai nutrito velleità da scrittore, ma mi rendo conto che in passato ho scritto parecchio per il solo gusto di farlo. E passando in rassegna tutti quei vecchi file mi si è aperto il cuore. Oggi le cose di allora mi fanno sorridere, però di impegno ce ne avevo messo davvero parecchio.
 

Ad esempio. Il romanzo in questione non ha mai avuto un titolo. Avevo in testa qualcosa che avesse a che fare con "1 minuto", ma nulla più.
Posso dire però che la storia era ambientata a cavallo tra gli anni '50 e '60. Che i protagonisti erano Richard e Mary, due ragazzi piccolo borghesi e le loro bizzarre (e tragiche) vicende raccontante attraverso la voce del loro unico figlio, anni dopo. E c'era di mezzo una Chevy del '53 (nella foto qui sopra), James Dean con i suoi film, un colpo di pistola nel cuore della notte, una morte improvvisa ma annunciata, l'amicizia, un cinema, una caffetteria e la vita di provincia (tutto lasciava pensare agli Stati Uniti anche se non ho mai fatto nomi).

Ecco un piccolo estratto a caso dal capitolo 22:


La prosa era quella che era, ma rileggendo alcuni passi come questo mi chiedo davvero come me la passassi, allora. Non ricordo. Forse ero triste.
Ecco un altro piccolo estratto con James Dean che prende finalmente vita nella testa della protagonista.


Seguirà tutta una scena incentrata sul sogno di Mary dove James Dean e Elia Kazan a braccetto improvviseranno un balletto sul set del Metropolis di Fritz Lang. Una cosa un po' strana, insomma.


Infine un ultimo, brevissimo passaggio che a tanti non dirà molto ma che mi riporta alla mente il momento stesso nel quale l'ho concepito. Ho ascoltato musica per tutto il tempo mentre scrivevo questo romanzo. Ho poi capito solo dopo che la musica può portarti in posti diversi da quelli che ti eri prefissato. Per scrivere e rincicciare questa manciata di parole qui sotto avevo speso una mezz'ora buona, se non di più, e con le cuffie ascoltavo Julie with... di Brian Eno, dall'album Before and After Science. Ad oggi è anche la cosa migliore che ho scritto che esprime al meglio la mia idea di inverno.


Perchè tutto questo? Non lo so. I file di testo che ho trovato in quell'angolo buio dell'hard disk sono davvero troppi. Ogni tanto ne riporterò alla luce qualche pezzo. Glielo devo. Anche solo per i momenti che ho passato con tutti quei personaggi. O forse perchè riprenderò a scrivere. Ma l'andazzo e il tenore saranno proprio diversi. Più asciutto, più pulito. Meno fronzoli. Lo farò di nuovo come terapia.

Che coglione che sono.

7 commenti:

davide garota ha detto...

Si sei proprio un coglione.
Ahahaha! Ma no dai, scherzo! Com'è commovente questo post. La roba nel cassetto fa la muffa. Ed è vero. Anche io ho tantissima roba nei cassetti. E non parlo di byte ma di kili di cartaccia. Guardarla mi fa tornare in mente il ragazzo che ero e che a volte, raramente, torna. Per questo avrei voluto bruciare tutto. Per questo non l'ho fatto.
Ma tu scrivevi già bene, trovo. Complimenti.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Davide:
Coglioni lo siamo tutti. Le cose tenute nel cassetto vanno bene. Sono una palestra, non è mai sbagliato. Bisogna cominciare a riflettere quando nei cassetti non c'è più spazio. Cos'è? Paura? Possibilie che siano tutte occasioni mancate?
Ma va bene così. C'è pure chi non ha nemmeno quei cassetti.
Che discorsoni. Mi sembra di aver scoperto l'acqua calda :D

ari ha detto...

di solito, dopo che uno muore poi le sue cose vengono pubblicate postume... ma anche no, che dici? magari ci si può decidere anche un tantino prima...
ed io non l'ho mai nemmeno letto tutto, cosa stai aspettando?

GiovanniMarchese ha detto...

Più passa il tempo e più mi convinco di una cosa. Che a patto di produrre del buon materiale, la differenza tra uno scrittore che pubblica e un altro inedito è spesso solo una buona agenda di contatti. Anche pochi, ma quelli giusti.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Ari:
Vabbè, qualcosa da lasciare ai posteri ormai fa tanto moda. Comunque le cose già scritte, non usciranno da quel cassetto. Non mi convincono. Poi magari un giorno, prima o poi :)

@ Giovanni:
Non posso darti torto. Purtroppo si, una buona serie di contatti fa la differenza. Quanto meno ti spiana la strada. Che vuoi fare? Testa china e continuare a battere il chiodo.

GiovanniMarchese ha detto...

A furia di battere chiodo sto consumando tutti i martelli! Bisogna essere proprio testoni. E per fortuna lo sono. ;)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Giovanni:
E questo spesso fa la differenza. Continuiamo a consumare martelli.

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