Anche su un campo di calcio, a volte, si scrivono storie che hanno a che fare con la vita e con la morte. E' il caso, ne avrete sentito parlare negli ultimi giorni, di Fabrice Muamba, centrocampista 23enne originario della Repubblica Democratica del Congo e in forza al Bolton, nella Premier League inglese, che nel mezzo della partita di FA Cup contro il Tottenham di domenica scorsa, semplicemente è collassato al suolo in preda alle convulsioni.
Infarto cardiaco. Uno stadio intero in lacrime, compresi gli avversari, per delle scene raccapriccianti che purtroppo hanno fatto capolino ovunque sul web e in tv. Fabrice è morto in campo ma è stato comunque portato d'urgenza al Chest London Hospital. Per 78 minuti il cuore ha cessato di battere e i polmoni di respirare. Nessuna risposta, nemmeno alle scosse del defibrillatore.
Poi, improvvisamente, quando ormai anche lo staff medico aveva perso ogni speranza, il cuore di Fabrice si è fatto di nuovo sentire. E' stato indotto in coma farmacologico per studiare e cercare di capire cosa si potesse fare ancora per lui.
Il caso ha scosso l'Inghilterra e il mondo sportivo, ponendo l'accento su un problema che dura ormai da anni. L'assenza di controlli medici specifici per chi pratica professionalmente sport in Gran Bretagna. E Roberto Mancini, allenatore del Manchester City, si è fatto portavoce di questa vergognosa situazione. Nei giorni in cui Muamba è stato in ospedale, sono state inoltrate dalla maggior parte dei giocatori inglesi le richieste di quei controlli ai quali, fino a quel momento, non erano ancora stati sottoposti.
Fabrice Muamba è passato dalla vita alla morte nel giro di un'ora o poco più. E non è finita qui. Qualche giorno fa è uscito dal coma e ha aperto gli occhi. La prima domanda che ha fatto? Se la sua squadra avesse vinto o perso contro il Tottenham. Certo non poteva sapere che, naturalmente, quella partita era stata sospesa. Il medico gli ha chiesto se si ricordasse il proprio nome e lui ha risposto in modo corretto. Di nuovo il medico, già incredulo per quanto stava avvenendo sotto i suoi occhi, gli ha detto: mi dicono che sei un buon giocatore. E il centrocampista gli ha risposto: ci provo.
Il problema si è spostato altrove. Lo staff medico pensava alla sua ripresa e se il suo corpo fosse mai stato in grado di riprendere a muoversi normalmente. Ieri, in conferenza stampa, hanno detto che Fabrice addirittura riprenderà a giocare a calcio il prima possibile. Con lui in ospedale tutti i suoi compagni di squadra (che si sarebbero rifiutati di scendere in campo per i prossimi impegni) e l'amico, ai tempi dell'Arsenal, Therry Henry che è volato in fretta e furia da New York per vederlo.
Jonathan Tobin, il medico del Bolton, ha detto che nella sua carriera non ha mai sentito parlare di un caso del genere. E che se non è un miracolo questo, non sa proprio cosa possa esserlo. Nessuno sa se a salvare Fabrice è stato il caso, il fato, un destino scritto nelle stelle, un'entità superiore o cos'altro.
Fatto sta che il giocatore avrà una nuova, brillante possibilità di tornare in campo ma, soprattutto, di vivere.
In bocca al lupo, Fabrice.
Infarto cardiaco. Uno stadio intero in lacrime, compresi gli avversari, per delle scene raccapriccianti che purtroppo hanno fatto capolino ovunque sul web e in tv. Fabrice è morto in campo ma è stato comunque portato d'urgenza al Chest London Hospital. Per 78 minuti il cuore ha cessato di battere e i polmoni di respirare. Nessuna risposta, nemmeno alle scosse del defibrillatore.
Poi, improvvisamente, quando ormai anche lo staff medico aveva perso ogni speranza, il cuore di Fabrice si è fatto di nuovo sentire. E' stato indotto in coma farmacologico per studiare e cercare di capire cosa si potesse fare ancora per lui.
Il caso ha scosso l'Inghilterra e il mondo sportivo, ponendo l'accento su un problema che dura ormai da anni. L'assenza di controlli medici specifici per chi pratica professionalmente sport in Gran Bretagna. E Roberto Mancini, allenatore del Manchester City, si è fatto portavoce di questa vergognosa situazione. Nei giorni in cui Muamba è stato in ospedale, sono state inoltrate dalla maggior parte dei giocatori inglesi le richieste di quei controlli ai quali, fino a quel momento, non erano ancora stati sottoposti.
Fabrice Muamba è passato dalla vita alla morte nel giro di un'ora o poco più. E non è finita qui. Qualche giorno fa è uscito dal coma e ha aperto gli occhi. La prima domanda che ha fatto? Se la sua squadra avesse vinto o perso contro il Tottenham. Certo non poteva sapere che, naturalmente, quella partita era stata sospesa. Il medico gli ha chiesto se si ricordasse il proprio nome e lui ha risposto in modo corretto. Di nuovo il medico, già incredulo per quanto stava avvenendo sotto i suoi occhi, gli ha detto: mi dicono che sei un buon giocatore. E il centrocampista gli ha risposto: ci provo.
Il problema si è spostato altrove. Lo staff medico pensava alla sua ripresa e se il suo corpo fosse mai stato in grado di riprendere a muoversi normalmente. Ieri, in conferenza stampa, hanno detto che Fabrice addirittura riprenderà a giocare a calcio il prima possibile. Con lui in ospedale tutti i suoi compagni di squadra (che si sarebbero rifiutati di scendere in campo per i prossimi impegni) e l'amico, ai tempi dell'Arsenal, Therry Henry che è volato in fretta e furia da New York per vederlo.
Jonathan Tobin, il medico del Bolton, ha detto che nella sua carriera non ha mai sentito parlare di un caso del genere. E che se non è un miracolo questo, non sa proprio cosa possa esserlo. Nessuno sa se a salvare Fabrice è stato il caso, il fato, un destino scritto nelle stelle, un'entità superiore o cos'altro.
Fatto sta che il giocatore avrà una nuova, brillante possibilità di tornare in campo ma, soprattutto, di vivere.
In bocca al lupo, Fabrice.
6 commenti:
sono senza parole...sapevo di gente che era risultata clinicamente morta per alcuni minuti, ma non più di un'ora.
Eh si, son cose che danno da pensare...
il primo uomo morto e poi tornato in vita secondo la storia occidentale si chiamava ER ed era un guerriero greco.
Platone ne parla nella Repubblica: Er rimase creduto morto sul campo di battaglia poi quando i suoi compagni lo adagiarono sulla pira ceneraria si risvegliò raccontando la sua esperienza nel mondo dei morti.
Tempo fa anche un certo Lazzaro era stato dato per morto, invece poi s'è alzato camminando. Scherzi a parte, credo che il caso Muamba sarà l'occasione per la scienza medica di studiare meglio le terapie rianimative e il delicato passaggio tra un corpo vivo e uno morto. Io ai miracoli non ci credo.
@ Davide:
Che chicca. Il mito di Er.
Non so se il caso sia lo stesso, ma in effetti 78 minuti sono davvero troppi. Anche per la scienza medica.
@ Giovanni:
Neanch'io credo ai miracoli. Ma forse possono chiamarsi tali anche quelli dettati dal caso o dalla natura, chissà. Fatto sta che è successo e nessuno sa spiegarsene il motivo. L'importante è che questo ragazzo possa continuare a fare quello che faceva, quasi come se nulla fosse accaduto.
Storie come questa mi fanno venire i brividi.
C'è ancora così tanto che non sappiamo.
E ho la sensazione che si tratti proprio della roba che più conta.
comunque sempre parlando a titolo personale, se devo far la fatica di morire preferisco farla una volta sola...io non credo di invidiare queste persone che tornano in vita.
Anche se forse grazie a esperienze di questo tipo pare che dopo vivano meglio.
@ Luca:
He! C'è tutto un mondo, forse, dall'altra parte.
@ Davide:
Così dice chi ha vissuto l'esperienza in prima persona. Che si riesca in qualche modo ad apprezzare meglio questa vita. Mi chiedo se ci sia bisogno di morire, prima, per riuscirci. Che stranezze.
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