15.2.12

How to Steal Like an Artist (Parte 3)

Terza e ultima parte del discorso tenuto da Austin Kleon al Broome Community College di Binghamton, a New York, nel marzo 2011.


7. LA GEOGRAFIA NON SARA'
MAI PIU' NOSTRA PADRONA.

Sono così felice di essere vivo.

Sono cresciuto in mezzo a un campo di grano nel sud dell'Ohio. Quando ero bambino, tutto quello che volevo fare era frequentare gli artisti. Tutto quello che volevo fare era mandare al diavolo il sud dell'Ohio e andare in un posto in cui accadeva qualcosa.
Ora vivo a Austin, Texas. Un posto carino. Ci sono tonnellate di artisti e creativi di ogni tipo. E sapete una cosa? Direi che il 90% dei miei mentori e compagni non vivono a Austin, in Texas. Vivono su Internet.
Vale a dire che la maggior parte del mio modo di pensare, di parlare e le mie condivisioni artistiche sono online. Invece di località di tipo geografico, ho amici su Twitter e Google Reader. La vita è strana.


8. SII GENTILE.
IL MONDO E' UN PICCOLO PAESE.

Sarò breve. C'è solo una ragione per cui sono qui. Sono qui per farmi degli amici.

Kurt Vonnegut l'ha detto meglio:
C'è una sola regola che conosco:
dannazione, devi essere gentile.
Questa regola d'oro è ancor più d'oro nel nostro caro web. Una lezione importante da imparare: se si parla di qualcuno su internet, verrà fuori. Tutti cercano il proprio cognome su Google.
Il modo migliore per sconfiggere i tuoi nemici su internet? Ignorarli.
Il modo migliore per fare amicizia su internet? Dire cose carine su di loro.


9. ESSERE NOIOSI. E' L'UNICO MODO
PER PORTARE A TERMINE UN LAVORO.

Come disse Flaubert:
Sii regolare e ordinato nella vita affinchè
tu possa essere violento e originale nel tuo lavoro.
Sono un tipo noioso che lavora dalle 9.00 alle 15.00 e che vive in un quartiere carino con la moglie e il suo cane. L'immagine romantica dell'artista bohémien che fa uso di droghe e corre in giro a dormire con chiunque incontri è per le persone che vogliono morire giovani. Il fatto è: l'arte prende un sacco di energie. Non ne rimangono granchè, se le utilizzi per altre robe.

Alcuni consigli che per me hanno funzionato:

Prendetevi cura di voi stessi.

Fate colazione, fate qualche flessione, dormite il giusto.
Ricordate ciò che ho detto in precedenza a proposito delle buone idee che vengono fuori anche dal corpo?

Non fate debiti.

Vivete a buon mercato.
La libertà dallo stress monetario, porta libertà nella tua arte.

Cerca un lavoro da fare di giorno e tienitelo.
Un giorno di lavoro dà soldi, un legame con il mondo è routine. Legge di Parkinson: il lavoro si espande fino a riempire il tempo previsto. Io lavoro dall 9.00 alle 15.00 e faccio più cose ora di quando lavoravo part-time.

Procuratevi un calendario (e un'agenda).
Avete bisogno di graficizzare gli eventi futuri e quelli passati. L'arte si accumula nel tempo. Scrivere una pagina in un giorno non sembra granché. Farlo per 365 giorni di fila, significa avere un romanzo pronto. Un calendario consente di pianificare il lavoro. Questo è il calendario che ho usato per il mio libro:


Un calendario con obiettivi concreti ti tiene in pista e la ricompensa sta anche nel guardare le cose dal di fuori mentre le caselle si riempiono. Quindi, qualsiasi obiettivo vogliate realizzare: procuratevi un calendario. Spezzettate il vostro progetto in più pezzi e collocateli in una tabella temporale. Questa cosa lo renderà più simile ad un gioco.
Per gli eventi passati, suggerisco appunto un'agenda. Non è un diario e basta, è soprattutto un posto nel quale si elencano le cose che si fanno ogni giorno. Sareste sorpresi dall'utilità di registrare giorno per giorno i vostri progressi, specialmente nell'arco di diversi anni.

Un buon matrimonio.
E' la decisione più importante che abbiate mai preso. E un buon matrimonio non è solo quello con la vostra compagna di vita. Significa anche fare buoni affari.


10. LA CREATIVITA' E' SOTTRAZIONE.

Spesso è quello che un artista sceglie di tener fuori che rende l'arte interessante. Ciò che non viene mostrato rispetto al risultato finale.
In quest'epoca sovraccaricata di informazioni, quelli che andranno avanti saranno coloro i quali capiranno cosa tener fuori, in modo che possano concentrarsi su ciò che è davvero importante per loro.

Dedicarvi a voi stessi significa lasciare fuori altre cose. Quello che vi rende interessanti non è solo ciò che avete vissuto, ma anche quello che non avete vissuto. Lo stesso vale quando si fa arte: è necessario abbracciare i propri limiti ma continuare a muoversi.

La nostra creatività non è fatta solo delle cose che abbiamo scelto di mettere in un progetto, ma anche le cose che abbiamo scelto di lasciare fuori.

E questo è tutto quello che ho da dire.

Grazie.

[Fine]

N.d.r.: Personalmente non intendo aggiungere altro a quanto già detto da Austin Kleon. Ho trovato in questi testi una serie di riflessioni interessanti con più di uno spunto per una sana autocritica. E così spero sia stato per voi.

INTRO | PARTE I | PARTE II | PARTE III

13 commenti:

CyberLuke ha detto...

Sii gentile.
Con quest'ultima esortazione, Austin mi ha definitivamente conquistato.
Nessuno più di me adora le persone gentili.
La gentilezza è di per se stessa un'arte, ed è clamorosamente demodé.
Tanta gente non è gentile semplicemente perché va di fretta ed è presa da mille altre cose, e forse pensa che essere gentili la possa rallentare in qualche modo.

E comunque, anche i suggerimenti contenuti nel punto 9 sono tutti degni del massimo interesse, se si riesce ad andare oltre la loro apparente banalità.

LUIGI BICCO ha detto...

In realtà quella frase di Kurt Vonnegut per esteso suonava più o meno come: "C'è una sola regola che conosco, maledizione, devi essere gentile". E aveva ragione.
Tante persone non sono gentili perchè hanno fretta, tante altre non lo sono semplicemente perchè non sono in grado di esserlo. E anch'io ho trovato buoni spunti nelle progettualità "artigianali" riportate al punto 9. Forse se ci si staccase un po' di più dal proprio pc/mac, probabilmente saremmo in grado di ampliare il nostro specchio visivo, anche sulle piccole cose. Non troppo, però, che i pc e i mac ci danno il pane, ci danno :)

ale ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ale ha detto...

Mi ritrovo in quasi tutto quello che dice Kleon: consapevole di non inventare nulla, conduco una vita normale, quasi noiosa, lontanissima dagli stereotipi dell'arte "sex, drug & rock'n'roll", abituato da anni di agenzia a calendarizzare ogni singolo lavoro, ho la scrivania piena di progetti collaterali (tanto che ora il mio lavoro è quello che qualche anno fa era solo un hobby). Vivo su internet, luogo dove posseggo più di qualche casa.

Dico "quasi" tutto perchè ci sono alcuni punti che, per la mia personale esperienza, non hanno funzionato o non sono stati artisticamente fruttuosi. Devo molto, ad esempio, a lavorare spesso "non con le mani", mettendo da parte l'aspetto poetico del disegnare su carta. La velocità di esecuzione che consente il digitale, è per me l'unica soluzione per poter avere ritmi di produzione elevati. E avere una produzione ampia, mi permette di essere "presente" su più fronti, aumentando così la mia visibilità (quindi nel mio caso, il punto 4 e il punto 6 non collimerebbero). E l'utilizzo di tecniche e strumenti totalmente digitali mi ha permesso di costruirmi uno "stile", una sorta di firma. Una delle cose che, come dice Austin all'inizio, ho deciso di scegliere fra le cose che amo. Ma questo, sempre come dice lui nella premessa, è una cosa che funziona per me. Per gli altri potrebbe essere completamente diverso.

E comunque grazie Luigi per aver raccolto, tradotto, impaginato questo interessante intervento. Davvero grazie.

Ecco vedi: ogni tanto cerco anche di essere gentile :)

ale

LUIGI BICCO ha detto...

Grazie a te per il prezioso intervento, Ale. Immaginavo che il tuo metodo di lavoro fosse ordinato ma lontano da carta e penna. Come dicevo anch'io, più di tanto, da certi strumenti non si riesce a stare lontani. Anche perchè il tuo mestiere e il mio, sono lontani da quello di Austin Kleon e consentono solo in piccola parte una dose di artigianalità. Ma ci sarebbe da discutere anche su quanto sia in effetti artigianale anche lavorare direttamente con una macchina.

Un pc, un mac, una tavoletta grafica, sono appunto solo strumenti e come tali un mezzo per arrivare ad un fine. Esattamente come carta e penna. Certo un distacco più frequente da questo tipo di strumenti non può che fare bene. Ma non si può ideoliogicamente sostituirli con altro.

Mi fa piacere che il discorso di Kleon sia piaciuto a più di una persona e non mi pento affatto di aver passato un po' del mio tempo cercando di condividerlo con gli altri.

Un abbraccio.

Zibibì from Italì ha detto...

Luigi,
prima di tutto ti si vuole ringraziare davvero moltissimo per questi post dedicati a Austin Kleon.
Hai fatto un gran lavoro, sotto ogni aspetto.

Nello specifico di quanto insegnato da questo artista, si può dire che le sue indicazioni sono molto oneste e funzionali (una funzionalità senza pippe tipica della cultura nordamericana e anglosassone in genere),
ma - forse anche per questioni d'età e formazione - noi sentiamo l'arte come un bisogno fisico tellurico, come una spinta metafisica e corporea insieme,noi sentiamo l'arte come un grido di vita, e la vita non va dove dici tu ma dove dice la vita...

Sicché Austin Kleon, di cui si invidia la lucidità e il distacco quasi zen, offre di sé un'idea dell'artista un po' ragioniere, che decide a tavolino la cosa più giusta, la scelta più vincente ecc. ecc.
E tratta la geografia come un elemento secondario (ora che esiste e domina la super-geografia di internet), ma è la geografia, ogni geografia, ogni chilometro quadrato sul pianeta, ogni genius loci in ogni angolo della terra, che decide per noi ogni cosa: davvero si può pensare che Diego Rivera avrebbe dipinto gli stessi murales se fosse cresciuto a Novara o a Sidney?

Noi pensiamo che il cosiddetto gusto internazionale (ci mettiamo dentro anche Cattelan) sia l'equivalente del gusto internazionale in cucina. Molti continueranno a chiedere la pizza anche in Thailandia ma è a Napoli che viene meglio e si è meglio disposti a mangiarla.

(Scusa per la lunghezza del commento)

LUIGI BICCO ha detto...

Un'intervento stupendo anche il vostro, cari Laura e Damiano.
Anch'io ho delle remore a proposito del lungo discorso di Kleon. E anch'io intenderei l'arte in modo diverso. C'è da considerare però che, come dicevo nel post di intro, l'arte della quale parla Kleon non è l'arte diafana e inafferrabile, non è la scintilla primordiale che può nascere in ognuno di noi, quanto piuttosto intesa come "creatività", termine da noi abusatissimo ma che nelle lingue anglofone non ha un corrispettivo letterale. Un "creativo" in inglese è definito "artist".

Interessante quesito, quello che ponete citando l'esempio di Diego Rivera. Probabilmente, se fosse nato a Novara, no, non avrebbe dipinto gli stessi murales. Ma chi ci dice che se fosse nato a Sindney non ne avrebbe dipinti di migliori?
In realtà credo che la geografia vada a toccare la formazione di una persona solo in parte. Se penso che gente come Salgari o Lovecraft non sono mai usciti di casa e hanno scritto le pagine indimenticabili che hanno scritto, qualche domanda viene da pormela.

Grazie a voi per il lungo e interessante intervento. Come al solito :)

ale ha detto...

Credo che come dicevi tu, Luigi, nel post introduttivo all'intervento di Kleon, la parola artista è ingannevole: dovremmo usare la parola "creativo". Allora tutto il discorso (e quindi anche i commenti qui sopra) assumono un senso diverso.

Ho avuto modo di conoscere e lavorare con molti creativi considerati "artisti" di spicco delle nuove correnti della pop art, urban art, surrealism pop. La cosa che mi ha colpito è stata proprio l'approccio che hanno nei confronti della loro creatività: ordinato, preciso, rigoroso, disciplinato.

Credo poi che Kleon, parlando dell'annullamento dei confini geografici, intendesse una cosa diversa. Non credo si riferisse all'influenza che i luoghi possono avere sulle proprie opere (che credo sia scontata), ma sull'influenza che i luoghi geografici possono avere sulla possibilità di emergere. Con internet un creativo di talento di Novara ha le stesse opportunità di uno di Sidney (in termini di visibilità e possibilità di "mostrarsi").

LUIGI BICCO ha detto...

@ Ale:
In quest'ottica, si, anche il creativo di Novara, naturalmente, può arrivare ovunque. Io intendevo dire (in risposta al concetto di Laura e Damiano) che un creativo di Novara non ha le stesse opportunità di crescita che potrebbe avere, per dire, a Sidney.
Lo dico perchè è un punto molto importante. Lo dico perchè ho provato sulla mia pelle il passaggio da una città ad un'altra, con tutto ciò che ne è derivato.

E' vero che la differenza tra la parola "creativo" e "artista" dona al discorso sfumature diverse. Ma io oserei lanciare una piccola provocazione (che in realtà tale non è): in un mondo migliore e più chiaro, un creativo è ESATTAMENTE un artista.

Adele Rotella ha detto...

Ciao Luigi,
complimenti per il blog e per il lavoro di traduzione.
Anche io ho scritto un post su questo libro a questo link http://www.adelerotella.com/2012/03/05/steal-like-an-artist-di-austin-kleon/ e ho ritenuto utile, per le persone che hanno difficoltà con l'inglese, linkare i tuoi post.
Come ho scritto nel mio blog, i consigli di Kleon sono efficaci anche nel mio lavoro (industrial designer) e, con la giusta chiave di lettura, possono essere utili nel cercare la propria "identità" di creativo e ritrovare un modo autentico di "fare".

LUIGI BICCO ha detto...

Ciao Adele.
Grazie a te per essere passata da queste parti e per l'apprezzamento. E' probabile che tu abbia fatto un lavoro migliore del mio, ma diciamo che i punti cardine del discorso di Kleon sono quelli, non ci si può sbagliare.
E complimenti a te per il tuo blog, sia per gli argomenti trattati sia per il gusto estetico.

Anonimo ha detto...

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