15.9.11

Le petit grand Joann Sfar

Con il tempo mi sono abituato all'idea che Joann Sfar non piace a tutti. A sentir me, la cosa sembra impossibile. L'amore per gli sperimentatori del fumetto come lui o Lewis Trondheim, mi impongono di guardare al di là delle intenzioni dichiarate e guardare i loro lavori con un occhio più meticoloso e attento ai particolari.

No, dico, sto parlando di un paio di persone tipo queste qui sopra, che solo
a vederle sedute allo stesso tavolo, sai che potrebbe venirti un embolo.

Joann Sfar è un autore mai uguale a se stesso. Ogni lavoro è un esperimento, ogni esperimento uno stile. Viene da chiedersi perchè anche per tutti gli altri autori non debba essere così. E a riprova di quanto dico mi è capitato tra le mani il suo Il Signor Coccodrillo ha sempre fame, dove il segno si fa schema e ti fornisce, sembra, solo le coordinate per riempire gli spazi. Quasi che devi riempire il resto con la tua immaginazione, ma non proprio così.

Il segno di Sfar trascende anche dal concetto stesso del dono di sintesi, per codificarsi in qualcosa di ancora meno, ma comunque chiaro e lampante. Come è accaduto in questo Signor Coccodrillo o nel suo Klezmer o nel suo Les Carnets.
Ogni giro sulla giostra e un cambio di registro e seguimi un attimo che ti mostro di che stiamo parlando:

Ecco qui sopra una sua tavola tratta da Klezmer. "Così so farlo anch'io" ti viene quasi da dire come potrebbe fare un poveraccio. No, io te lo dico subito. Così non sai farlo. Lo vedi che sono dentro il suo mondo e che per farlo gli è bastato tirare due linee e quattro trattini che sono quasi dei pelucchi impercettibili? E ho provato anche a convertire le tavole in bianco e nero, ma solo i segni, senza i colori, che quelli (pensavo) fanno un buon lavoro nella vignetta. E invece non cambiava quasi niente. Le informazione delle quali avevo bisogno, erano comunque rimaste lì.

Lo vedi come funziona allo stesso modo anche per una tavola tratta da un altro suo lavoro, Les Carnets de Joann Sfar?

E poi guarda come cambiamo registro con il suo Piccolo Principe. E' tutto diverso, ora. Le masse, i tratteggi, i colori piatti.

Poi se torniamo un po' indietro, ti viene quasi paura a vedere quanto sono oscuri i suoi contrasti in una tavola originale in bianco e nero del Professor Bell. Quanto è oscuro il suo buio e quanto neri e forti gli occhi dei suoi personaggi.

E il suo Piccolo Vampiro? Si, quello dal quale hanno tratto anche quella spassosa serie animata che andava in onda su MTV. Nel segno grezzo e semplice come prima, vedi quanto Joann intesse e incesella le masse?

E sto tenendo fuori Il Gatto del Rabbino, uno dei suoi capolavori. Quello che poi è diventato un film animato che deve entrare presto nelle sale e che ti stai ancora chiedendo se in Italia vedrà mai la luce. Quel film, intendo, del quale lo stesso Sfar si è occupato in prima persona di quasi tutti gli aspetti, dalla regia al disegno. Ti sporgo il trailer qui sotto, così se non sapevi, adesso sai:



Ti devo mostrare altro per far si che tu ami quest'uomo come lo amo io? Ti devo dire che Il Signor Coccodrillo ha sempre fame, edito da Orecchio Acerbo, è stata un'altra bella lettura? Magari ti mostro qualche tavola, che dici? Vabbè che se vuoi, puoi scaricare anche un pdf di anteprima da qui. Comunque eccoti un terzetto di doppie pagine a caso:




E poi ti dico che questo libro si apre quasi come una favola per bambini, che la morale sembra dietro l'angolo, e che poi si trasforma in qualcosa di nero come la pece con alcune sequenze cruente che non sono tali solo perchè Sfar ha deciso che doveva farti ridere. Conoscete qualcun altro che ha questo dono?

Io ho paura di Joann Sfar. E se ti diletti di disegno, dovresti averne anche tu. Perchè lui fa in dieci minuti quello che tu fai in un giorno intero. E a lui viene anche naturale. E meglio.


Detto questo...

10 commenti:

GiovanniMarchese ha detto...

Vero! Sfar è monumentale.

Patrizia Mandanici ha detto...

Hai detto tutto tu, benissimo! E mi hai ricordato che volevo comprare Il signor Coccodrillo ha sempre fame.

alb. chk. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
alb. chk. ha detto...

bellissimo intervento.
lo devo rileggere però, ché hai detto tante cose in poche righe (ehi! quasi come joann :)).
aggiungo solo una cosa: mi pare (e mi duole di non citare come si conviene) in uno dei primi carnet lui dicesse che tanto, del/nel disegno, è esercizio. che si può migliorare (imparare?) applicandosi con continuità e determinazione (Credo sia lo stesso approccio che ha(nno) messo (lui e il sodale lewis, dico) nell'iniziare a dilettarsi con diversi strumenti musicali). è un'argomentazione che mi ha sempre sorpreso molto, confesso. da quando ho smesso di giocare con matite (colorate e non), quindi tipo 30 anni fa, la magia, per me, si ripete solo da lettore...

Marco Bertoli ha detto...

Sfar è un talento naturale enorme. Giustamente ti sei soffermato sul segno, sul colore, sulle campiture, ma che cosa dire della sua costruzione della pagina (che è poi il segno del grande fumettista)?

LUIGI BICCO ha detto...

@ Giovanni:
E riconfermo a mia volta, nel caso ce ne fosse bisogno :)

@ Patrizia:
Compralo, compralo. Senza indugi.

@ Alb:
Non hai idea di quanto io sia d'accordo con quanto dice Sfar, allora. Se nascono i geni, nascono tali per via di una predisposizione, ma per riuscire ad esprimersi non c'è bisogno che tu nasca genio, appunto. E in effetti il circo che hanno imbastito Sfar e Trondheim in tutti questi anni, credo sia frutto soprattutto di tanto, tantissimo studio. E non poteva essere altrimenti. Con la differenza che dopo tutti quegli anni di cui sopra, destreggi il mezzo come e più delle tue tasche.

@ Marco:
Vero. Sfar è un vero e proprio "compositore". Ma prima di una tavola nella sua interezza, ci sarebbe da parlare di come incesella ogni singola vignetta, di un equilibro che gli riesce così naturale e della distribuzione della masse. Insomma, ce ne sarebbero ancora da dire, di cose.

alb. chk. ha detto...

per completezza dell'informazione (ho poi controllato ieri) sfar dice (su ukulélé, il terzo o quarto dei carnet usciti per l'asso): 'le dessin, ca s'apprende. come tout autre chose'. in una sorta di replica, divertita, ad un articolo comparso su una rivista di critica. joann aggiunge anche che perfino l'occhio si esercita (e si affinano i gusti, man mano). e chiosa con un 'disegnate. con me (qualche pagina dopo inizia una lezione di disegno a puntate :)) o senza di me, ma disegnate'. un giovane Maestro, insomma.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Alb:
Ahia! Mi stai dicendo che le lezioni di disegno su quel carnet, sono tenute dallo stesso Sfar???
Qui urgono scansioni e post sul tuo blog, quanto meno :)

Un giovane, grande Maestro, si.

alb. chk. ha detto...

:).
sai qual'è il problema, luigi? la calligrafia di joann. sono anni che vado avanti nelle letture con l'entusiasmo di una lumaca sonnolenta ché, per quanto affascinante, il corsivo di sfar è davvero, imho almeno, ai limiti del comprensibile (nel formato dei carnet, va detto). e temo che scannato (non ne so molto di scansioni. fatte due in tutta la vita, mi sa) si comprenda ancora meno.
ci provo, in ogni caso. e magari te le posto privatamente :).

LUIGI BICCO ha detto...

@ Alb:
Vero :)
La sua non è tra le calligrafie più digeribili. Comunque se riesci, bene, altrimenti vedo di procurarmi direttamente il volume.

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