9.6.11

L'artista cialtrone e chi non si vende bene

La parola artista mi ha sempre provocato repulsione e disagio. Quasi quanto la pellagra. La parola artista, nell'epoca nella quale viviamo, ha perso di qualsivoglia significato. Giustamente, aggiungerei.

In inghilterra, ad esempio, non si usa il termine "creativo" come lo si fa dalle nostre parti. Non ha la stessa valenza. E quindi si parla di "artist" per indicare coloro i quali adoperano la propria creatività per vivere, piegando la realtà al proprio pensiero e alla propria visione. Qui da noi l'artista è una figura abusata e sopravvalutata, stanca e ormai obsoleta. Vuol dire tutto e niente.

Per colpa degli artisti sono scappato dall'Accademia di Belle Arti di Napoli. Perchè un docente mi chiese perplesso, notando buona parte della mia pragmaticità, se volevo essere un artista. Gli risposi che no, non volevo esserlo, qualsiasi cosa volesse significare e, zaino in spalla, mi levai dalle palle. Oggi devo ringraziarlo in ogni caso, perchè da allora il mio pensiero ha preso una direzione ben precisa.

Dio ci scampi dagli artisti di oggi e da tutti quelli che si fanno chiamare tali. Io ho sempre avuto una speciale predilizione per quelli di una volta che diventavano grandi nella bottega di qualcuno più grande di loro. Ma soprattutto ho sempre avuto il pallino per quelli che non sono mai stati uguali a sé stessi. L'evoluzione dello stile. Gli sperimentatori. Ecco: Hieronymus Bosch, Leonardo, Claude Monet, Vasilij Kandinskij, Giorgio De Chirico, Pablo Picasso.

No, dico, Pablo Picasso, non un Pinco Pallino qualsiasi.

No, dico, Il Trittico delle Delizie di Bosch. Mica i tortellini di Giovanni Rana.

Di scuole che insegnino ad essere artisti o a fare arte, non ne esistono. E' inutile che ci prendiamo in giro. L'Arte in quanto tale e in quanto figura diafana come siamo stati abituati a concepirla oggi, non esiste. Mi verrebbe quasi da dire che l'arte oggi è produzione e artigianato allo stato puro. Che di gente che si fa cucire un orecchio sotto pelle sul braccio, è pieno il mondo.

Ecco perchè poi ti confronti con il mondo reale e ti stupisci quando vieni a contatto con la faccia più commerciale e pratica dell'intera faccenda.

Ho conosciuto un piccolo gallerista a Torino al quale ho mostrato alcune mie cose. Così, più per curiosità che per altro. Le mie cose NON sono adatte naturalmente ad essere considerate arte. Più che altro manifattura o artigianato. Il gallerista si è profuso in complimenti, il che mi ha fatto naturalmente molto piacere, e mi ha chiesto se fossi interessato a cedergli qualche pezzo. Non di quelli che gli avevo mostrato (erano per lo più alcune copertine, illustrazioni editoriali e ricerche sul minimalismo geomentrico). Lui cercava qualcosa fatto ad hoc per la sua galleria. Perchè, mi ha spiegato, da lui arrivano di continuo persone che gli mostrano opere (che spesso hanno a che fare con l'astrattismo) che ammiccano come per voler dire "hai visto quanto sono bravo?".

Lascia perdere l'astrattismo, a meno che di cognome tu non faccia Kandinskij.

Mi ha detto che dovevo pensare a qualcosa che alla gente potesse piacere. Dovevo entrare nella testa di chi vuole comprare un quadro da appendere a casa.

Devo ammettere che il ragionamento, in un primo momento, non mi era affatto piaciuto. Non perchè io consideri le mie idee intoccabili (tutt'altro), ma perchè se così fosse, allora l'Italia sarebbe piena di madonnari, iconisti e paesaggisti fino alla nausea. E in effetti così è. Gli dissi che ci avrei pensato e tornai a casa incuriosito dalla questione.

In un secondo momento pensai che quel compromesso ci stava. Che quello non era l'unico campo nel quale hanno luogo certe dinamiche. E che anzi, così gira l'economia a livello globale. E comunque era una sfida. Perchè non provarci?

Non sono un artista e non so vendere bene me stesso. Non ho rimpianti per non essere un artista (e non ne avrò), ma ne ho per NON sapermi vendere bene.

Ma.

L'artista è un cialtrone e io, un cialtrone, non riuscirò mai ad esserlo fino in fondo. Quindi niente arte per me, please. E soprattutto, chi sa vendere bene le proprie cose è già a tre quarti dell'opera. Ma, a mio modesto avviso, chi sa vendere bene, non è un artista. E' già altro. E' venditore. E' commerciale. E come dicevo, io non sono un venditore. E abbiamo già escluso la pista che mi porti agli onori dell'arte. Per me quindi non c'è nulla che mi porti su una strada lastricata di intenti, visioni e fuffa.

La domanda a quel punto era:
cosa inchioda la gente al muro?

Una media stucchevole e banale mi dice che al di sotto dei sessant'anni vale tutto. I quadri preconfezionati dell'Ikea, le foto di Helmut Newton (ce ne fossero), qualche classichetto che dia sui toni blu e che stia bene in camera da letto. Al di sopra dei sessanta o siamo sui paesaggi classici o si comincia la discesa nell'abisso con le nature morte, punto di riferimento essenziale per molti artisti di ieri bravi a fare niente.

Poi ci sono quelle robe da fighetti che i designer e gli arredatori
di interni si mettono in casa senza fissarli al muro ma poggiandoli
a terra che si vede che c'hai la donna delle pulizie che viene a casa
tua, perchè se spazzassi tu ogni tanto, col cazzo che terresti le cose
appoggiate a terra. Ma fortunatamente designer e arredatori di interni
fighetti, ce ne sono pochi :)


Sempre il gallerista, ad un certo punto, indicandomi un paesaggio molto orizzontale tra i suoi pezzi esposti e in vendita, mi disse: la gente vuole in casa pezzi come questo perchè il quadro non finisce qui e indicandomi il lato corto della cornice dove una spiaggia dipinta a pastello terminava come era normale che fosse, continuò: va oltre. C'è altro, sotto la cornice.

In parte ero d'accordo. Ma pensai che la cosa valesse soprattutto per i vecchi. Vecchi intesi non come anziani, ma come quelli che indipendentemente dall'età, sono già vecchi nella testa.

Avevo detto al gallerista che sarei tornato la settimana dopo, ma non sono mai tornato. Da allora sono in profonda riflessione sulla questione realizzare un'opera che piaccia alla gente. Non credo di essere la persona adatta e non so quanto possa interessarmi. Fatto sta che, comunque, da allora ho accelerato i tempi su alcuni studi che stavo facendo su alcuni paesaggi notturni che già allora avevo per la testa. Non perchè siano paesaggi, ma perchè sono notturni. E la notte esercita sulla mia piccola personcina, tutta una serie di dinamiche contemplative e primitive sin da quando ero bambino. Nella notte sono nascoste tutte le cose che vedi di giorno, ma non c'è luce e quindi, semplicemente, non esistono più.

Quindi.

Più avanti posterò alcuni di questi studi rimasti un po' anche in aria. Ma quei paesaggi immersi nella notte, potrebbero interessare davvero qualcuno? In fondo quanti notturni avete visto appesi alle pareti di gente che conoscete?

Una persona osserva un'opera e l'atto stesso dell'osservare
diviene meccanica di arte e analisi. Ma in ogni caso cambiate
quella cornice, vi prego.


La domanda quindi continuerà a ripetersi per un po': cosa piace alla gente alla quale piace appendersi quadri in casa?

Al di là della tecnica e della realizzazione, intendo. Voglio capire e rispondere alla domanda non per comportarmi di conseguenza (no, non lo farò), ma solo per capire. Da dove arriva la bellezza che gli altri vedono nelle cose?

Mah. Evidentemente non è un giovedì facile.

8 commenti:

Fumettista Esplosivo ha detto...

"La domanda a quel punto era:
cosa inchioda la gente al muro?"

Te ne racconto una che mi è capitata...

Tempo fa, un ex collega di mio padre (che faceva il ferroviere), venuto a sapere che realizzavo fumetti, mi chiese di creare un'opera d'arte da mettere in bella mostra sulla parete di casa sua.

Gli dissi che quella era roba da "artisti", e che io, in verità, ero solo un fumettista.

Ma lui no, insisteva che ero un creativo e che quindi gli sarebbe piaciuto avere qualcosa di mio... qualcosa creato dal figlio artista del suo collega Pasquale (mio padre)!

Poi mi disse:
"solo, non ti offendere, ma non posso darti più di 150 mila lire, perchè noi ferrovieri (rise guardando mio padre) non navighiamo certo nell'oro!".

Ci pensai su un secondo e poi gli risposi (parola più, parola meno):
"allora, visto che il prezzo l'hai già deciso, veniamoci incontro e giurami di accettare la creazione per quello che è! Soprattutto, dovrai assistere al momento in cui creo, perchè è quello il momento che paghi, il momento in cui vedi nascere la mia opera!".

Lui rimase affascinato dall'idea della creazione artistica in diretta e mi chiese se doveva venire a vedermi a casa mia (di mio padre).

Io gli dissi che, se per lui andava bene, sarei venuto il giorno dopo a creare l'opera direttamente dentro casa sua!... Promettendo di non sporcare, ovviamente!

Gli andava bene!

Il giorno dopo, mi presentai a casa sua con uno zaino in cui avevo riposto varie lattine di spray, pennelli e altro...

Entrai, e gli chiesi dove avesse intenzione di appendere l'opera d'arte.
Lui, indicò uno spazio vuoto su una parete già piena di altri quadri.

"Okay..." gli dissi "...allora, te lo domando ancora una volta... sei sicuro di accettare la mia opera qualunque sia il risultato?"

La sua espressione incominciò a diventare un po' dubbiosa, ma rispose ugualmente di sì.

Allora, mi chinai lentamente e iniziai a rovistare nello zaino (sempre lentamente), tirando fuori pennelli, spray, un martello e un chiodo di 4 o 5 centimetri... poi, afferrai il martello e il chiodo... mi avvicinai alla parete e dissi:
"Ricorda, l'arte sta nell'atto della creazione, non nell'opera!".
E, senza lasciargli il tempo di rispondere, con espressione solenne piantai il grosso chiodo nella parete con tre colpi secchi!

Poi, mi girai e gli chiesi con occhi infervorati dall'attimo fuggente:
"L'hai visto? L'hai visto l'attimo in cui l'ho piantato nel muro?"

Lui non capiva...

"Ora..." dissi "... avevamo detto 150 mila lire, giusto?"

Mi pagò un po' perplesso, ma comunque deciso a non rivelare la sua delusione.
Però, forse, un un po' era convinto dal mio atto che in fondo quella era davvero un'opera d'arte!^^

Ettone ha detto...

Cacchio, mi hai inchiodato fino alla fine del post...

In generale mi definisco "creativo" quando si parla di lavoro e "artista" quando si tratta di creare cose per me che vanno al di là di qualsiasi paletto e che rispecchiano ciò che realmente voglio fare... In quel senso mi sento artista perché in quel genere artistico in cui decido di esprimermi mi ci sono buttato di mia iniziativa imparando le cose che mi interessano dai maestri che reputo grandi (proprio come avveniva secoli fa), ma senza passare per scuole o per, appunto, cose obbligate... L'arte è qualcosa di libero...

E quando diventa libero dovrebbe essere al di là anche dei discorsi puramente commerciali e che invece sono inseriti in qualsiasi campo...

Anche io un mesetto fa ho proposto le mie foto artistiche a due gallerie di milano molto importanti e la risposta, al di là dei complimenti, è stata che sono "troppo leggere"... E pensare che le mie foto sono considerate dure... Ma a quanto pare, come dici tu, non sono le classiche donne partorienti in cucina mentre fumano e si ubriacano o tutta quella serie di foto che al momento mi sanno di prodotti confezionati solo per attirare l'attenzione... Su questo ho scritto un post (http://messaggisofisticati.wordpress.com/2011/05/05/finalmente-qualcuno-che-lo-dice/) tratto da una risposta del mitico GLENN proprio sull'argomento...

Insomma, per farla breve, concordo a pieno sul tuo ragionamento al di là del fatto che poi ognuno si possa dare o no un'etichetta secondo la propria interpretazione personale... Teniamo presente che siamo in Italia e che qui anche la legge viene "interpretata"...

Io mi sento artista e per questo non farò mai i soldi perché difficilmente scenderò a patti con la "moda del momento" ...

Riguardo invece all'analisi prettamente commerciale di cosa possa o no funzionare... non saprei... Il mondo ormai è così vario che le cose comuni sono talmente diffuse che sarebbero un ago in un pagliaio mentre le cose troppo difficili fanno successo solo se sono a loro volta spinte da interessi che non hanno nemmeno niente a che vedere in modo diretto con la vendita di quel prodotto...

Scusa se ho scritto di getto, spero si capisca ugualmente... ;)
Ettone

Giulio ha detto...

Post densissimo. Ci penso un pò e poi forse riuscirò a dare un modesto contributo... quello che mi viene da dire a caldo è che le logiche di mercato e di vendita esistono anche nell'arte e da sempre... con buona pace di chi ha ancora il mito dell'arte eterea e intoccabile :)

CyberLuke ha detto...

Dell'arte non sono manco in grado di dare una definizione, figuriamoci pensare di produrne.

Per conto mio, non ho pensato di fare arte neanche per un nanosecondo. E manco parecchi di quelli che sono là fuori e che pensano di farne.

Detto ciò, credo che la "gente" (brutto termine, a ogni modo) si appenda in casa di tutto.
Dalle riproduzioni di opere d'arte (quella "vera") alle nature morte, dai Pierrot ai cocker che ti fissano con gli occhioni languidi, dai manifesti cinematografici alle foto di Newton, per finire con le stampe su tela di Ikea che non sono neanche terribili se confrontate alle porcherie inguardabili che ho visto nelle case di tanta gente anche facoltosa.

Poi, sei mai capitato su una televendita di quadri?
Ecco, quella è la fine, la morte, l'alpha e l'omega.
Io a volte ne guardo per restarne volontariamente sbigottito, inorridito e persino divertito.

Ettone ha detto...

Aggiungo una cosa... ho sempre pensato e ne sono convinto che un "creativo" sia un professionista e quindi lo si riconosca quando fa bene il suo lavoro o ha esperienza...

L'arte e quindi un "artista", è invece (vedi discorso sopra) un qualcosa di molto più astratto per cui rimango inorridito quando sento qualcuno, di qualunque ceto e livello di importanza esso sia, chiedere ad uno se vuole o no fare l'artista...

L'arte è una propensione che arriva da dentro e che si fonda sulla passione e sulle proprie emozioni in qualunque campo si sviluppi ed è un concetto talmente personale e ORIGINALE che è impossibile da insegnare...

LUIGI BICCO ha detto...

Che belle partecipazioni. Evidentemente l'argomento tocca più di una testa.

@ Fabrizio:
Grande storia :)
Adesso ci sarebbe da capire se in effetti il collega di tuo padre ha davvero capito quello che intendevi. Ad esempio: quel chiodo è ancora piantato sul muro di casa sua?
Il discorso sul momento della creazione è molto interessante e viene confermato da più di una persona che si occupa di certe cose. Ma non so se è riconducibile a tutte le forme (che forme?) d'arte.

@ Ettone:
Ho letto il tuo post. Interessante. Sono d'accordo con te quando dici che tutto nasce dalla passione e dalle emozioni. Quindi l'arte (prodotta) è concetto, si. Ma quando si parla di prodotto, è perchè credo che il rapporto finale con l'opera compiuta è "fisica" e il concetto finisce. Credo che dietro questo concetto si nasconda anche il vero significato della "Merda d'Artista" di Piero Manzoni. Senza matericità non cè l'opera, senza l'opera non c'è arte. E' anche per questo che lego l'arte all'artigianato.
Una cosa del genere, insomma :)
Grazie per i tuoi interventi, Ettone.

@ Giulio:
L'arte intoccabile esiste purtroppo solo nella testa di chi guarda, e spesso l'autore non ne ha nemmeno coscienza. Leggi l'articolo di Gramellini due post più sotto, ad esempio. E anche in un altro caso, l'arte è di nuovo intoccabile: quando sei un artista morto.

@ Luca:
Sposo il tuo pensiero con fiori e lancio del riso. E' un problema che non tocca nemmeno me, ma certe dinamiche le reputo comunque interessanti. Ora vivo in un bilocale e, per scelta, ho poche cose alle pareti: un paio di Corto Maltese di Pratt, un paio di Jack Vettriano, un trittico di Keith Haring, un forex 80x160cm con una mia illustrazione e un paio di pubblicità di sigarette degli anni '40 (quelle cose terribilmente politically incorrect tipo: una sigaretta rafforza l'amicizia").
Hai presente quel mio vecchio post dove le persone fotografavano le cose che avrebbe portato via in caso di incendio? Ecco. Sarebbe interessante fare una cosa del genere, con i quadri che si hanno sulle proprie pareti.

Laura Braga ha detto...

Questo post è davvero molto interessante Luigi! Mi sono posta spesso la tua domanda...non ma non sono mai riuscita a darmi una vera risposta, ma sono arrivata a pensare che comunque alla gente piace o semplicemente referisce le cose rassicuranti! Io lo dico parlando piu' del disegno e del tratto, non so poi bene come spiegerlo, ma ho notato che la gente si sofferma di piu' a guardare delle cose che li possano rassicurare per i colori o le forme...senza magari guardarne il contenuto o la vera efficacia!
Per quanto invece riguarda la parola "artista" beh...in Italia non è certo usata in modo positivo con forse il vero significato della parola, è diventata piu' una parola di uso comune per un genere di persone che fa un genere di cose perlopiu' commerciali!
Grazie Luigi per questo bel post che fa riflettere!
;)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Laura:
> il vero significato della parola,
> è diventata piu' una parola di uso
> comune per un genere di persone che
> fa un genere di cose perlopiu'
> commerciali!

Probabilmente è vero, Laura. O almeno è la concezione che ne hanno la maggior parte delle persone. Ma a noi va bene lo stesso :)
Grazie a te per essere intervenuta.

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