27.7.10

Sarò breve sull'iPad

Ormai sembra proprio non poterne più fare a meno. Di parlare dell'iPad e di tutto ciò che lo circonda, intendo. Sembra avere la meglio su ogni mezzo di informazione. Dai rotocalchi ai giornalacci, dai blog alla tv alla radio. Manca solo il telefono e lo sciacquone del bagno. Che sia un evento mediatico di proporzioni epiche, ormai l'abbiamo capito. Con quali meriti, ancora no. Fatto sta che questa tavoletta lucida è ormai entrata prepotentemente dappertutto e fa bella presenza di sé ogni cinque minuti da qualche parte, come Belen Rodriguez o le suonerie per i cellulari. Se Harlan Ellison aveva ben ragione ad affermare che l'idrogeno e l'idiozia sono i due elementi più comuni dell'universo, potremmo affermare, con la stessa sicurezza, che il silicio e il silicone sono quelli più comuni della società moderna (che vanno comunque ad implementare l'idiozia, non a soppiantarla).



Se ne sono sentite di cotte e di crude. Personalmente non sono un fun accanito della apple, soprattutto dopo aver capito che Steve Jobs, tanto uomo del futuro non lo è. O meglio, lui un futuro lo costruisce, ma solo ed esclusivamente alla portata delle proprie tasche. Dopo gli anni '80 e '90, infatti, sembra aver capito bene la lezione. Alla gente non serve una tecnologia che si adatti alle proprie esigenze, ma piuttosto viceversa. Citando un vecchio spot tv di una nota casa automobilistica, “piace alla gente che piace”. Ed infatti si sprecano a secchi, le illustri personalità di un certo livello che ne parlano. Scrittori, giornalisti, critici, attori, informatici, donne nude, uomini maschi, animali.

Premessa: Lavoro in un'agenzia di pubblicità e riesco agilmente a destreggiarmi su qualsiasi tipo di macchinario e sistema operativo. Il Mac è una macchina performante per tutte le evenienza, ma io credo che sia, esattamente come un pc, solo un mezzo per fare quello che devi. E se dietro non c'è massa grigia, tanto vale installare un browser su uno scaldabagno e usare quello per navigare in internet. Anch'io faccio le mie scelte, indi per cui a casa ho anche un portatile da 14” e mezzo dove c'era Vista. Ho tolto Vista e montato tre partizioni. Una per XP, una per Ubuntu 9.10 e una per i dati. Gira tutto benissimo e ci lavoro. Se mi avessero regalato un macbook, mi avrebbe fatto piacere e l'avrei usato. Non l'hanno fatto e io non ho nessuna intenzione di spendere 1400/1600 euro per un portatile con un minimo di ram. Non che non possa arrivare a quella cifra, è che NON voglio spenderla per un portatile su cui devo semplicemente navigare in internet e far girare photoshop e qualche software per fare grafica vettoriale. Dopodiché, come dicevo anche prima, non nego certo che il macbook sia un'ottima macchina con cui lavorare. Anche se mi dovessero regalare un iPad ci pasticcerei molto volentieri sopra. Lo userei per navigare e per fare disegnini, credo. Nulla più. Anche perchè non è in grado di fare molto altro. Sicuramente non per leggere libri o per scrivere cose lunghe.

E veniamo alla questione dolente. Quella che mi sta più a cuore. Ho letto l'inserto Domenica de Il Sole 24 Ore dove una pletora di giornalisti e scrittori osannavano (non tutti, fortunatamente) la nuova chimera della apple. C'era addirittura chi affermava che l'avrebbe sicuramente usato per scrivere i propri nuovi testi. “Magari” diceva qualcun altro, “alle 8.00 mi reco al mio starbucks preferito e con la mia tazzona di caffè comincio a scriverci il mio nuovo libro”. Magari, verrebbe da dire a me, trovati un altro lavoro. Vai a vendere telefonini in un centro commerciale, piuttosto.

Non capisco. Non lo capisco proprio, questo modo di fare. Devo essere io a piegarmi alle esigenze delle nuove tecnologie? Ma da quando? E qui intendevo arrivare alla questua finale. Quella dove ormai sembra che l'editoria classica fatta di carta porosa, inchiostro che ti macchia le dita e colla maleodorante, verrà soppiantata da quella elettronica, più agevole ed elegante.



Cerchiamo di sfatare un mito. Per quanto io non possa negare il fascino morbosamente estetico dell'oggetto iPad, mi sento di poter dire che un vero lettore accanito, una di quelle persone che legge tanto e per passione, non passerà mai (MAI) ad un dispositivo elettronico. E questo non solo perché è un nostalgico del libro come oggetto, ma anche per tanti altri motivi. Chi legge tanto, legge dappertutto. Non venitemi a raccontare che posso portarmi l'iPad al cesso perchè non è vero. Mi sentirei un cretino. Non venitemi a raccontare che posso portarmi l'iPad in spiaggia al posto della Gazzetta dello Sport perchè è una cagata. Tanti lettori approfittano della fine della giornata per leggere. Non venitemi a raccontare che devo portarmi a letto l'iPad e poggiarmelo sulla panza, perchè vi rido in faccia. Passeggio al parco e voglio sedermi su una panchina. Tiro fuori il mio bel libro e me lo godo all'ombra di qualcosa. Non venitemi a proporre di farlo con un iPad perchè mi sentirei, giustamente, un coglione.

Adesso c'è che si legge in giro che su 180.000 mila nuovi libri venduti, 100.000 siano in digitale o una roba del genere. Bella scoperta. Bella impresa. Ci sono molti libri che costano anche pochissimi centesimi e se vado sul book store della Apple, visto che mi ci trovo, comprerò un tot di titoli, mica solo uno. Mettiamoci poi il fatto che tra le primissime cose che ogni nuovo acquirente di un iPad fa, ci sarà quella di collegarsi e comprare dei libri in formato elettronico e qualche app che non serve a un cazzo. Mettiamoci che se avete l'iPad, potete acquistare libri solo sul book store della Apple, appunto. Mettiamoci che tra le intenzioni principali del book store della apple, ci sia di diventare un giorno editore (“elettronico”) unico e scommetto che a breve cominceremo a parlare anche di contratti di esclusiva di scrittori direttamente con la mela morsicata di Cupertino (se la situazione non è destinata a sgonfiarsi anche prima del previsto). Mettiamoci che già ora abbiamo una quantità di scrittori in giro da far paura. Che sulla faccia della terra sembra che tutti sappiano scrivere, adesso. E mettiamoci che da ora in poi, proprio grazie all'iPad e allo store della apple, ce ne saranno almeno il doppio. Che proprio per la questione di cui sopra (quella dove è l'uomo che deve adattarsi alle tecnologie) adesso tutti quanti cominceranno a sentirsi scrittori e lettori. Chi non ha mai scritto due righe, comincerà a pensare di doverlo fare perchè adesso c'ha l'iPad. Vuoi scherzare? Anche chi non ha mai letto una ceppa di minchia, adesso comprerà sicuramente qualche cazzatella, best-seller primo in classifica negli Stati Uniti. Non che tutti i best-seller americani siano delle cazzate, ma la questione è: e che non vuoi comprare l'ultimo libro di Cipperimerlo? Adesso c'ho l'iPad e se non ci compro libri che me ne faccio?

Quello che credo io è che, fortunatamente, questa improvvisa impennata dell'editoria elettronica, scoppierà come una bolla di sapone. Per vari motivi. Tra i quali va ricordato sicuramente che l'e-book non l'ha certo inventato la apple. E ancor più certamente, non è una novità. Quando si riuscì ad ottenere un codice ISBN per il primo libro elettronico, era il 1998. E nello stesso anno, proprio Amazon ne aprì le porte al commercio. Già allora, voglio ricordare, si parlava dell'e-book come della rivoluzione del mondo dell'editoria. Così non fu.

Due anni dopo, soprattutto in Inghilterra e Stati Uniti, i distributori di libri elettronici cominciano a nascere e pascere come funghi. Altra rivoluzione imminente, si pensava. E invece niente.

Nel 2007, Amazon lancia il Kindle, destinato a rivoluzionare il mercato degli appassionati fruitori di libri. Si parla di incremento delle vendite e di repentini e radicali cambi di marcia anche da parte degli editori classici più scafati. Due tra i più grossi editori statunitensi aprono le proprie porte al mondo digitale e vari quotidiani chiudono definitivamente i battenti per rinascere solo, e permanentemente, sul monitor di un qualsiasi supporto in grado di connettersi ad internet. E per un quotidiano la storia è diversa. Posso anche capirlo. In ogni caso, dal 2007 ad oggi, non mi sembra sia cambiato granchè. Né conosco persone che abbiano un Kindle in casa.

E oggi siamo nel 2010 e chi compare sul mercato? L'iPad. E si disquisisce ancora come lo si faceva anni fa di come cambierà il modo di leggere, di come, ad un passo dal futuro, stiamo assistendo ad una nuova era. Di come Braccobaldo e Petronilla aprono un chioschetto di fiori di polistirolo. Oggi riscopriamo per l'ennesima volta l'e-book perchè si. Perchè l'iPad è nato anche per quello. Se l'iPad fosse nato anche con un navigatore satellitare, a questo punto staremmo parlando anche di una nuova era per chi guida un'automobile. Anche se un affare del genere avrebbe sfigurato sotto il nostro parabrezza. Tanto sarebbero sicuramente entrati in commercio i gancetti da attaccare al vetro per far finta che invece l'iPad, lì sopra al parabrezza, ci sta proprio bene.

Poi magari mi sbaglio. E' solo una mia piccola opinione. Magari tra due anni non ci sono più libri cartacei. Li hanno bruciati tutti in pubblica piazza. I sostenitori del supporto cartaceo di una volta si avvedranno e capiranno quanto spazio era andato perso in casa loro, per ospitare quei terribili volumi ingialliti e puzzoni.

Com'è diceva Troisi in quel film?




In conclusione: di tutte le cagate che ho letto in questo periodo, l'articolo di Rick Moody (non certo uno che parla tanto per aprire bocca) è quello più sensato ed equilibrato e con il quale mi sento di poter dire di essere completamente d'accordo. Lo trovate a fondo post.

P.S.: Quando nelle prime righe parlavo di “tutto ciò che circonda l'iPad” intendevo parlare (e non l'ho più fatto perchè è meglio) di una nota etichetta di abbigliamento che, ad hoc, ha creato i giacconi con le tasche per portarsi dietro, ovunque e comodamente, il proprio iPad. Come la questione dei gancetti ai vetri che mi sono inventato. E' una cosa che dovrebbe far rabbrividire chiunque. Ma niente. Continuo a non capire io, forse.

4 commenti:

michele petrucci ha detto...

In gran parte d'accordo… anche se gli USA non son l'Italia e da anni sono avanti anni luce. L'iPad è per il momento solo una moda ma mi sembra che la tendenza degli ultimi anni vada in quella direzione (parlo degli ebook)… poi la carta ci terrà compagnia per molto tempo ancora.

LUIGI BICCO ha detto...

Sempre sia lodata (la carta, intendo). Il problema non sono certo gli e-book. Il problema è che anche se, per esempio, io volessi comprare il tuo Metauro in formato elettronico, non potrei farlo. Perchè NON è un e-book, ma un app per ipad. Perchè non concepire un e-book e basta? A me verrebbe a costare 79 centesimi e quindi finiremmo per essere felici io (che ho speso poco), la casa editrice (che ha risparmiato tutte le spese di stampa), l'autore (nel caso avesse delle royalties) e pure l'apple store. E invece no. A me non sembra un buon modo per concepire e diffondere nel giusto modo i "libri elettronici" in vista futura (come dicevo nel post a proposito delle tasche di Jobs).
Quindi io sono un tignoso e ho ordinato Metauro in fumetteria. Mi è arrivato l'altro giorno e ho speso quello che ho speso. Non l'ho ancora letto, ma quando lo farò, sicuramente non dovrò pigiare nessun tasto :)

michele petrucci ha detto...

Anche perché un icoso costa ancora parecchio…;)
Cmq non sono un tecnico e non capisco bene la differenza (per un utente) tra scaricarsi un ebook un'app. So solo che per un autore un nuovo supporto dovrebbe essere un'occasione e un nuovo stimolo creativo.
Fammi sapere di Metauro :)

LUIGI BICCO ha detto...

Che per un autore possa essere uno stimolo creativo, non c'è dubbio. E' proprio una mancata e capillare diffusione del "nuovo" supporto che mi rende perplesso.
E si, presto ti metterò a conoscenza della mia piccola opinione sulla tua opera, se ti fa piacere :)

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