1.4.16

Di naufraghi del tempo, agenti delle tasse, esploratori sull'orlo di una crisi di nervi, morti viventi e creature elementari

I NAUFRAGHI DEL TEMPO #1/3
di J. C. Forest, P. Gillon | Editoriale Cosmo
16x21cm | 176/208 pp. b/n | 5,50/6,90 euro

Un ricco tesoretto, questo, che ho preso all'epoca dell'uscita in edicola, ma letto tutto in una volta solo ora. Si tratta di un terzetto di albi che raccoglie i dieci episodi della serie Les Naufrages du Temps pubblicati in Francia tra il 1974 e il 1989.
Vero e proprio classico della fantascienza francese, l'opera è scritta dal decano Jean Claude Forest (noto soprattutto per Barbarella) e disegnata da un ispiratissimo Paul Gillon (che da metà della serie si è occupato anche dei testi).
I Naufraghi del Tempo è una saga dal respiro molto ampio, arricchita e ispirata da un gran numero di personaggi e da numerosi e allucinati scenari. I testi di Forest (e Gillon), aprono infatti le porte al fantastico più sfrenato, immaginando universi senza frontiere.


Non esente da qualche veniale peccatuccio narrativo (su tutti la quasi totale indifferenza e la rapidità con cui alcuni personaggi escono definitivamente di scena), la storia è posta su un vero e proprio palcoscenico teatrale dove i protagonisti si muovono come attori consumati e perdono forse un po' di mordente solo verso il finalino di coda.
"Rimasto in animazione sospesa per mille anni, Chris Cavallieri viene risvegliato in un futuro apocalittico dove l’umanità è stata quasi del tutto sterminata da una epidemia extraterrestre. Ma Chris è ossessionato unicamente dal destino di Valerie, la donna che è stata ibernata con lui, per poi scomparire."
L'impianto grafico è monumentale, con un Gillon in splendida forma ben conscio delle proprie potenzialità grafiche (curiose a tratti certe attinenze di stile, molto probabilmente dettate alla base dalle medesime ispirazioni, con quello di Corrado Roi). Le sue tavole, è proprio il caso di dirlo, avrebbero meritato un formato ben più ampio del classico 16x21, ma tant'è...


Questa edizione della Cosmo è la prima a potersi definire "integrale" avendo pubblicato anche l'ultimo episodio inedito e tutte le copertine (in passato la serie è stata serializzata su Alter Linus e solo in parte raccolta in volume, sempre dalla Milano Libri). L'unico neo nasce in conseguenza della solita riduzione delle tavole al classico formato bonelliano che ha costretto a tagliuzzare alcuni testi (o a stringarli riscrivendoli, come spesso accade) pur di farceli stare. Un lungo e interessante classico in ogni caso.

I.R.$. #2 - NARCOTRAFFICI
di S. Desberg, B. Vrancken | Aurea Editoriale
21x29cm | 92 pp. a colori | 8,50 euro

Anche il secondo volume di I.R.$. si legge che è un piacere (con sorpresa, tra l'altro, visto che non avrei mai creduto che un certo tipo di storie potesse interessarmi).
Questo secondo volume intitolato Narcotraffici raccoglie gli albi originali Blue Ice (2001) e Narcocrazia (2002) dove questa volta Stephen Desberg mette l'agente speciale dell'I.R.$. Larry B. Max sulle tracce del pericoloso ricercato Ryan Ricks e di alcuni esponenti di spicco dei cartelli della droga messicani.
"I cartelli della droga controllano territori grandi come nazioni con pugno di ferro e spietatezza. Ma per gestire il grande flusso di denaro generato servono capacità informatiche e bancarie fuori dal comune. Ryan Ricks è ricercato per questo motivo da Dea, Interpol e IRS. Quando dopo anni di clandestinità Ricks sbarca all’aeroporto di Los Angeles, Larry Max inizia la sua caccia che lo porterà fino in Messico, nel cuore del narcotraffico."

Misurato l'apporto di Bernard Vrancken ai disegni che oltre a confermare alcune mancanze notate nel primo volume (soprattutto nelle scene più dinamiche), sembra davvero troppo dipendente da una resa "fotografica" (racconta bene quel che deve raccontare, insomma, ma senza guizzi).
Larry Max, infine, è sempre un po' manichino dell'upim, ma almeno qui abbiamo conosciuto una sorella concertista e vediamo il volto della donna misteriosa della linea erotica. Un pezzettino alla volta, forse cresce.

MANIFEST DESTINY #1
di C. Dingess, M. Roberts | Saldapress
48 pp. a colori | 3,30 euro

A sorpresa (almeno per me) uno dei titoli più interessanti della Saldapress finisce anche in edicola nella consueta foliazione ridotta. I primi due episodi della serie Manifest Destiny partono da un evento storico, la spedizione del 1804 del Capitano Meriwether Lewis e del Sottotenente William Clarke, organizzata per esplorare la sconosciuta frontiera occidentale americana. Partendo da qui, lo sceneggiatore Chris Dingess (produttore e scrittore delle serie tv Agent Carter e Being Human) e il cartoonist Matthew Roberts danno poi vita a un viaggio ben diverso da quelle riportato dai libri di storia, dove i due esploratori, insieme ad un ristretto numero di disperati (per lo più assoldati dalle carceri americane), partono alla scoperta di nativi americani, spazi incontaminati e animali selvaggi. Ma non solo, purtroppo per loro.


La vera storia di Lewis e Clark è solo un pretesto, perché da qui in poi tempi e modi cambiano in modo repentino. L'equipaggio, infatti, dovrà fare i conti con creature mostruose, bizzarre donne suicide, misteriosi fortini deserti e una flora e una fauna quantomeno raccapriccianti.


E' presto per dare un'opinione su Manifest Destiny. Diciamo che Dingess fa il possibile per solleticare il piedino al lettore, mettendogli sotto gli occhi una vicenda tra il fantastico e l'horror crudissimo che richiama subito (anche se indirettamente) certe tematiche care a Lovecraft o Conrad.
Buona, infine, la prova di Roberts alle matite e alle chine, anche se pecca di qualche passaggio legnosetto qui e lì.

SHERLOCK HOLMES SOCIETY #1/2
di S. Cordurié, AA.VV. | Editoriale Cosmo
16x21cm | 96 pp. b/n | 3,90 euro

Si è capito che in Francia interessano soprattutto le commistioni fantastiche tra mostri e personaggi noti della letteratura di genere. E così, al buon Sherlock Holmes, dopo i Vampiri di Londra e il Necronomicon, toccano i morti viventi.
I due numeri della collana Weird della Cosmo raccolgono i quattro albi originali della serie, dove ai testi ritroviamo sempre Sylvain Cordurié, già autore dei precedenti "incontri", mentre alla tavola da disegno rispondono all'appello ben quattro cartoonist diversi, uno per ogni episodio. Tutto comincia quando Sherlock viene ingaggiato dal fratello Mycroft per una indagine a Keelodge, un piccolo paesino sulla costa irlandese i quali abitanti sono stati contagiati da un misterioso virus.


Nonostante il tema ormai morto e sepolto (haha!) degli zombie, Sherlock Holmes Society è una lettura molto più interessante delle precendenti (e in questo senso, il respiro un po' più ampio rende meglio). Forse il protagonista non riesce ancora a brillare di quella scintilla geniale per la quale è noto, ma certi momenti "inediti" sono divertenti.
Un paio di piccole stonature, inoltre, stanno nell'aver voluto inserire, da un certo punto in avanti, un'altra notissima (e abusata) figura letteraria che non ti aspetteresti di incotrare qui e un finale con una risoluzione troppo "di forza" per un personaggio come quello di Conan Doyle.

Di tavole in bianco e nero dell'edizione Cosmo non ne ho trovate, in rete.
Quindi te ne mostro un paio a colori (naturalmente molto più belle, ma pazienza).

Graficamente nulla da segnalare, se non che i quattro stili (che sono quelli di Stephane Bervas, Eduard Torrents, Alessandro Nespolino e Ronan Toulhoat) sono molto diversi tra loro, ma accomunati, chi più chi meno, da una buona attenzione per il dettaglio.
Brava la Cosmo a mettere in programma queste storie nella sua Serie "Marrone" anche se, a onor del vero, prima di questo Society avrebbero dovuto pubblicare Sherlock Holmes & Les Voyageurs du Temps che invece, per ora, rimane misteriosamente inedito (della cronologia di queste storie ti avevo parlato QUI). Ma all'editore va anche un piccolo coppino a mano aperta per non aver citato nemmeno in una riga (a parte nei credits e nella sinossi sul sito) il nome di Alessandro Nespolino, talentuoso disegnatore campano con una certa esperienza in Bonelli (Nick Raider, Volto Nascosto, Shanghai Devil, Adam Wild, Tex) che qui ha disegnato indubbiamente la migliore delle quattro parti, graficamente parlando.

UT #1 - LE VIE DELLA FAME
di C. Roi, P. Barbato | SBE
16x21cm | 96 pp. b/n | 4 euro

Se n'è parlato abbastanza altrove. Inutile che stia qui a decantarti quella che, almeno per ora, sembra una buona storia (di cui, è bene ricordarlo, Paola Barbato ha firmato "solo" la sceneggiatura). Magari ne parliamo alla fine dei sei albi previsti.
Quello che sicuramente è da sottolineare da subito è il lavoro di Corrado Roi al tavolo da disegno. Roi ha incesellato delle tavole spettacolari e molto più curate delle sue ultime cose (mi viene in mente il suo Texone, tanto per dire). Sia ben chiaro, il disegnatore varesino ha sempre dato ottime prove, ma qui ha dato da mangiare polvere a se stesso, se è possibile. Apprezzabili i vari riferimenti e citazioni, come quelli al cinema espressionista tedesco e, in particolare, alla meravigliosa pellicola muta del 1920 Il Gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene.

"Dopo la scomparsa dell’Uomo, quel che resta del pianeta è popolato da nuove specie antropomorfe, governate solo dai loro bisogni primordiali. UT è una creatura elementare, feroce e infantile, i cui compiti sono cercare insetti per l’entomologo Decio e sorvegliare un’antica mastaba. Da lì, un giorno, emerge accidentalmente un individuo diverso da tutti gli altri, Iranon, enorme, frastornato e privo di memoria. Decio incarica UT di non perderlo mai di vista, perché “è il solo esemplare della sua specie”. La comparsa di Iranon, però, non è passata inosservata, e gli equilibri faticosamente conquistati inizieranno a saltare…"
Ma ci sono un paio di peccatucci, anche. Uno è veniale e riguarda la grafica (e interessa forse solo chi fa un certo mestiere). Lasciare l'illustrazione di Roi a tutta pagina avrebbe reso meglio di quelle due "bandelle" d'acciaio con le viti e le scritte in gessetto (e con quelle "i" con le disgraziate graziette che ormai credevo bandite dall'intero universo del buon gusto). Per non parlare di quell'arcaico "enne-punto-uno" in alto a destra. Quisquilie, ripeto.


L'altro, invece, riguarda il prezzo ed è un po' più un problema. Sul fatto che questo albo costi 4 euro ci sono già state tante polemiche sterili e inutili (per il motivo sbagliato, almeno). 4 euro continua ad essere un prezzo ridicolo per un prodotto del genere. E quando parlo di "prodotto" parlo del lavoro degli autori ma anche dei costi vivi: quantità di carta e cartoncino, stampa e distribuzione.
La questione antipatica è un'altra. La Bonelli ci ha da sempre abituati a dare un prezzo ad un albo a fumetti a seconda della foliazione (cosa sacrosanta, se vendi prodotti "popolari"). Di questi tempi, però, molto difficili anche per l'editore milanese, capisco che questo tipo di "politica" editoriale debba subire radicali cambiamenti commisurando i propri prezzi in rapporto al rischio dell'invenduto (UT in fondo è "solo" una scommessa che l'editore deve affrontare con le mani avanti per non cadere di testa). Cosa, per altro, che in altri Paesi come Francia o America già fanno da tempo o come accade anche da noi nel circuito delle librerie e fumetterie. Cosa che in Bonelli è già accaduto, lentamente e di soppiatto, dove da un prezzo medio di 3,20 euro si è alzato impercettibilmente di soli dieci centesimi per certe testate (Dragonero) e lievemente fino a 3,50 euro per altre (Le Miniserie).
E quindi ripeto, 4 euro sono ridicoli, ma rimane inconcepibile il divario di 70/80 centesimi tra questo prezzo e quello considerato come "standard".
Tutto il resto è fuligine.

4 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

I Naufraghi del Tempo non ce l'ho in questa edizione Cosmo che ero tentato di prendere per non avere buchi, comunque è un gioiello se non altro per i disegni di Gillon. In Italia anche L'Eternauta e la Nuova Frontiera hanno pubblicato alcuni episodi.

Di I.R.$. avevo già scritto sul mio blog: vedrai che a breve la qualità dei disegni migliora (ma davvero li trovi fotografici? Per me sono molto stilizzati e geometrici e questo è il loro limite).

Manifest Destiny non coperto e non tra le ipotesi di recupero.

Sherlock Holmes Society idem, almeno in questa edizione bonelliana. Ne continuasse l'edizione NowComics lo prenderei di sicuro. E Nespolino è veramente un grande, anche se mi sembra di non averlo mai visto ripetere gli splendidi exploit di Volto Nascosto che me l'ha fatto conoscere.

Ut letto e apprezzato come da recente recensione. Sul serio ci sono state polemiche per i 50 centesimi in più? Poveri noi.

La firma cangiante ha detto...

Naufraghi mi è sfuggito, sembra interessante, magari si riesce a recuperare in Piazza Madama, il primo di I.R.$ non mi è dispiaciuto, non un capolavoro ma iniziativa lodevole che vorrei sostenere. Di Manifest Destiny avevo invece letto una promo gratuita del primo episodio americano, il primo l'ho preso, poi si vedrà. Invece con Sherlock son rimasto già scottato con i vampiri, per gli zombi continuerò a rivolgermi a The Walking Dead :)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Si, il lavoro di Gillon è impressionante. Non ricordavo che fosse stato pubblicato anche su L'Eternauta.

Trovo i disegni di Vrancken fotografici soprattutto nei primi piani, nelle mani e nelle posizioni un po' più "particolari". Non lo fa sempre, ma quando lo fa si vede (ecco perché molte scene d'azione appaiono statiche). Comunque, da qual che avevo visto in effetti migliora, in seguito.

La questione è: o li leggiamo nella versione della cosmo, con tavole ridotte in bianco e nero o non le leggiamo proprio. Se aspettiamo la 001 stiamo proprio freschi. Nespolino è un grande. L'ho conosciuto alla scuola di fumetti di Caserta una ventina di anni fa, quando lavorava su Lazarus Ledd.

E' assurdo che i lettori si facciano problemi per 50 centesimi, si. Ma non lo è, come dicevo nel post, chiedersi il perché del divario di 70/80 centesimi (non più 50) rispetto ad un albo dello stesso tipo/foliazione.

@ Dario:
Se i Naufraghi riesci a recuperalo usato, va bin li stess :)
Per gli zombie di Sherlock Holmes, come darti torto? Messa giù così (vampiri, mostri vari e morti viventi) non suona benissimo neanche a me. Io lo sto prendendo giusto così, perchè è Holmes. Devo ammettere che quest'ultimo exploit funziona meglio dei precedenti, anche se continua a non essere di certo lo Sherlock Holmes classico :)

sda numero verde ha detto...
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