5.2.16

Il Segreto dell'Espadon


Ho letto e digerito bene i primi quattro numeri degli albi della Gazzetta dedicati a Blake e Mortimer. Ma...

Leggendo in particolare gli episodi L'Incredibile Inseguimento, L'Evasione di Mortimer e SX 1 al Contrattacco, capitoli che compongono la storia Il Segreto dell'Espadon, purtroppo hanno preso forza i miei dubbi iniziali circa un certo modo di narrare, quello di E. P. Jacobs, dettato soprattutto dal periodo nel quale è stata concepita la storia. E non ha aiutato, in questo senso, mettere per primo Il Bastone di Plutarco di Yves Sente e André Juillard, che invece appare una lettura nettamente più asciutta, nonostante i due autori abbiano fedelmente ricalcato il cammino di Jacobs.

Per quanto siano ottimi i tempi narrativi e buona la prosa, nella prima storia che ha visto protagonisti Blake e Mortimer capita spesso di imbattersi in tempi dilatati, didascalie verbose al limite del sopportabile e descrizioni ridondanti su più livelli.


Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che è normale, trattandosi di un titolo pubblicato per la prima volta nel 1946, e che proprio rispetto a quegli anni Il Segreto dell'Espadon è invece da considerarsi come un fiore all'occhiello. 
Ed è vero, perché la storia di Jacobs è in effetti avanti anni luce rispetto agli standard dell'epoca, anche se c'è da dire che sulla stessa rivista sulla quale è serializzato, Tintin, le avventure della creatura di Hergé riescono ad essere molto più dirette e con meno fronzoli, per quanto nettamente meno realistiche di quelle di Blake e Mortimer.


Da un articolo nei contenuti extra in coda ad uno dei volumi, si apprende inoltre che Jacobs rilavoanni dopo alle prime venti tavole ridisegnandole da zero, perché all'epoca non era soddisfatto della resa delle prime pagine che realizzò quando era travolto dal lavoro per la rivista e per le quali chiese aiuto all'amico e collega Jacques Van Melkebeke.
Questa cosa aumenta un certo senso di straniamento anche dal punto di vista grafico, in quanto la splendida ripresa di Jacobs su quelle prime 20 tavole (in un periodo in cui il suo tratto era pienamente maturo) è talmente superbo da far stonare tutte le altre tavole a seguire che semplicemente sembrano realizzate invece da qualcun altro.

Fortunatamente, però, nella terza e ultima parte de Il Segreto dell'Espadon, sembrano rientrare sia il "gap" grafico che quello narrativo (le didascalie verbose e ridondanti restano, ma ogni pezzo trova la sua degna collocazione).


A parlarne così, sembra che Il Segreto dell'Espadon sia una lettura poco interessante. E invece, non so come, è assolutamente vero il contrario. C'è da dire che Jacobs riesce infatti a farti appassionare, nonostante le troppe "chiacchiere", ad una delle storie di più ampio respiro che siano mai state scritte e concepite per il fumetto franco belga. Perché così è, semplicemente.
Una vicenda che se da un lato approfondisce appena quanto basta la psicologia dei vari personaggi in scena, dall'altra invece è ricchissima di avvenimenti: spionaggio, tradimenti, duelli aerei, fughe nel deserto, servizi segreti, scienza, vita militare.

Storie di guerra ce n'erano già state, all'epoca, ma mai con una trama tanto fitta e lavorata. E l'apporto "fantastico" qualcosina fa, anche se a dire il vero dalla deriva di genere Jacobs tira fuori solo il lato ucronico di tutta la vicenda (l'Impero "Giallo", al posto dei nazisti, che riesce a mettere a ferro e fuoco le grandi città del mondo) o la misteriosa arma definitiva chiamata Espadon.
"In oriente, in un'epoca imprecisata, il temibile Impero Giallo conduce una politica aggressiva verso le principali potenze mondiali. In Inghilterra, nella fabbrica di Scaw Fell, il professor Philip Mortimer e il capitano Francis Blake stanno lavorando al progetto di un'arma segreta innovativa e straordinaria chiamata "Espadon". Mentre i "gialli" bombardano le principali capitali del mondo, il colonnello Olrik vuole impadronirsi dell'Espadon per metterlo al servizio dell'Impero. Scatta una caccia all'uomo che porterà Blake e Mortimer a vagare per tutto il medio-oriente fino a Karachi (nel Pakistan), prima di poter raggiungere una nuova base segreta britannica per portare a termine la costruzione dell'Espadon."

L'imprimatur definitivo del successo della serie lo appone Jean Van Hamme quando in una vecchia intervista (riportata nei contenuti extra) sostiene che da bambino, insieme a tutti i suoi compagni di scuola, non vedeva l'ora che uscisse il nuovo numero di Tintin per poter leggere il seguito de Il Segreto dell'Espadon. Addirittura pregava in ginocchio uno dei suoi professori, che all'epoca lavorava anche come impaginatore per la rivista in questione, di svelare a tutta la classe come si sarebbe risolto il cliffhanger alla fine dell'episodio precedente (ma quel professore, racconta Van Hamme, non ha mai ceduto).

E la cosa sembra dare una risposta al perché la Francia ha una tradizione a fumetti molto più profonda e radicata di quella di altri paesi. Mentre i ragazzini americani cominciavano a lustrarsi gli occhi con i supereroi e quelli italiani avevano già in testa l'idea di un eroe western dalla pistola facile, i giovani francesi venivano educati a sognare invece tra le pagine di un fumetto realistico tra guerra, politica e fantastico e con due protagonisti di carta che, almeno all'apparenza, rientravano nell'ordinario.
Naturalmente non ho nulla contro i supereroi o i cowboy, anzi, ma se ci pensi è una cosa parecchio interessante. Non dico che le storie di Blake e Mortimer siano una lettura ostica, ma se un ragazzino di oggi riuscisse a provare interesse per un titolo del genere, ci sarebbe di che meravigliarsi.

9 commenti:

Patrizia Mandanici ha detto...

Bell'articolo. In effetti a volte è davvero verboso, eppure ha un fascino particolare, sarà la cura dei particolari, il contesto storico, i personaggi...

Luca Lorenzon ha detto...

Ricordo che all'epoca recuperai i volumi della Comic Art col Segreto dell'Espadon come se fossero un male necessario, ritenendola una lettura imprescindibile per gli intenditori di fumetto. Anch'io ero esterrefatto dalle dimensioni dei balloon e dalla densità dei loro contenuti, di certo non invitanti, e il primo contatto con Blake e Mortimer era avvenuto con un estratto dalla Diabolica Trappola pubblicato con l'Enciclopedia del Fumetto della DeAgostini, a mio avviso la storia di gran lunga peggiore della saga, soprattutto in quella parte che lessi.
Ma quando cominciai a leggere Il Segreto dell'Espadon mi catturò subito e nel corso della lettura i testi non mi sembravano affatto soverchianti. Probabilmente in questa prima prova Jacobs aveva esagerato col testo ma vedrai che spettacolo saranno Il Mistero della Grande Piramide e Il Marchio Giallo: lì l'alchimia è proprio perfetta!

LUIGI BICCO ha detto...

@ Patrizia:
E diciamo che fortunatamente, come dice anche Luca nel commento sotto il tuo, con il tempo migliora e anche parecchio. E' un gran bel classico, nulla da dire.

@ Luca:
Il Marchio Giallo l'ho letto ed è quel gran capolavoro che tutti dicono. De Il Mistero della Grande Piramide ho preso proprio questa settimana la seconda parte. Ricordo di averne letto una parte in un vecchio volume della Mondadori uscito in edicola (parlo di QUESTA robaccia), ma non riuscii nemmeno a finirlo, visto lo scempio che ne fecero (era in bianco e nero e rimontarono tutte le tavole per conformarlo, male, al classico formato bonelliano).

Luca Lorenzon ha detto...

Non sapevo dell'esistenza di quel volume. Mi sa che non mi sono perso, tutt'altro...

La firma cangiante ha detto...

Se i ragazzini qui da noi venissero instradati verso eroi e cowboy sarebbe già un passo avanti (e alludo più alle famiglie che non alla scuola in se), la lettura di Blake e Mortimer la vedo decisamente troppo ostica. Impegnativa anche per noi adulti tuttavia avvincente e appassionante, ancora un'ottima proposta per i tipi di Gazzetta.

Cos'altro potrebbero proporci in seguito oltre a Tintin? A me aveva intrigato l'assaggio avuto grazie all'Aurea di Bob Morane, forse non un capolavoro ma la sua fantasia fuori dai fogli mi aveva divertito parecchio. Anche XIII in un'edizione simile non mi spiacerebbe, quella di Aurea è da cavarsi gli occhi e quella Mondadori un impegno troppo oneroso. Si parlava da qualche parte di Luc Orient e di qualcos'altro se non erro...

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Appunto. Tutt'altro. Una roba da dimenticare.

@ Dario:
Non so se i ragazzini DEVONO essere instradati. Il mio era più un discorso al passato. I ragazzini di sessanta anni fa si sono instradati da soli a certe letture passando dai cowboy, perché in gran parte quello passava il convento.
Tintin è meraviglioso e mi auguro che esca per tutti quelli che ancora non hanno avuto il piacere. Io mi sono sobbarcato tutti i volumi della Lizard di qualche anno fa. Sul XIII della Mondadori, tieni conto che si tratta di un mensile e stiamo parlando di volumi di un certo pregio.
Comunque di titoli da pubblicare ce ne sarebbero davvero parecchi. Di Luc Orient si fa spesso il nome. Ma anche di Tanguy e Laverdure, per dire.

La firma cangiante ha detto...

Un pochino i ragazzini, alla lettura, devono essere instradati a mio avviso, se sotto il naso non gli passa mai un libro, un giornale, un fumetto...

LUIGI BICCO ha detto...

Dario, mi sono spiegato malissimo. I ragazzi vanno instradati di sicuro alla lettura. Quello che intendevo è che non so se vanno instradati verso eroi e cowboy. E' un lavoro che fai da anni con tua figlia ed è un lavoro che cerco di fare anch'io con Teo, sia nelle letture (leggendogli certe cose io, naturalmente) sia nella visione di certe cose. E diciamoci la verità. Sono sfizi che ci togliamo volentieri, da genitori :)

La firma cangiante ha detto...

Assolutamente, ma molto volentieri, la storia della sera è sempre stata uno dei momenti più belli, poi in quello siamo onnivori e non disdegniamo nemmeno gli eroi ;)

PS: i cowboy al momento un pochino sì!

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