23.12.15

Solo il mimo canta al limitare del bosco

Le angherie dei bulli a scuola per via del suo animo quieto, l'abbandono in ospedale in tenera età per essere "curato" con dolorose terapie a causa di un disturbo al cuore, gli anni del liceo, la partenza per la 2a Guerra Mondiale, i primi racconti e i primi refoli di successo che coincisero con un periodo difficile segnato dall'alcolismo, la successiva disintossicazione e la rinascita vera e propria come scrittore. Walter Tevis ha avuto una vita molto particolare, si.


Le sue opere si contano sulle dita di un paio di mani scarse, sei romanzi e una raccolta di racconti. Ma se guardi i titoli, ci trovi un tesoretto inestimabile: Lo Spaccone (The Hustler, 1959), L'Uomo che Cadde sulla Terra (The Man Who Fell to Earth, 1963), Lontano da Casa (Far from Home, 1975), A Pochi Passi dal Sole (The Steps of the Sun, 1983), La Regina degli Scacchi (The Queen's Gambit, 1983), Il Colore dei Soldi (The Color of Money, 1984).

Lo Spaccone è stato adattato sul grande schermo da Robert Rossen con Robert Newman. Per il seguito, Il Colore dei Soldi, ci ha pensato Martin Scorsese riportando di nuovo in scena Newman e anche Tom Cruise. L'Uomo che Cadde sulla Terra, come sai, è ancora oggi una pellicola celebratissima dagli appassionati di fantascienza (e non solo), che ha visto Nicolas Roeg alla regia e uno strepitoso David Bowie nei panni del protagonista alieno.

Insomma. Poche cose, come dicevo, ma tutte di un certo peso.


Nel mezzo di queste belle opere, più o meno nel 1980, si pone il bellissimo romanzo Mockingbird, tradotto in Italia prima con il titolo Futuro in Trance e poi con il più suggestivo Solo il Mimo Canta al Limitare del Bosco (ristampato proprio recentemente con la giusta cura da Minimum Fax, così come ha fatto per quasi tutti gli altri titoli dello scrittore americano).

"Siamo nel 2467 e da diverse generazioni sono i robot a prendere ogni decisione, mentre un individualismo esasperato regola la vita dell’uomo: la famiglia è abolita, la coabitazione vietata e ognuno assume quotidianamente un mix di psicofarmaci e antidepressivi.
I suicidi sono in aumento, non nascono più bambini e la popolazione si avvia all’estinzione. Simbolo e guardiano dello status quo è Spofforth, androide di ultima generazione che agogna un suicidio che gli è però impedito gli dalla sua programmazione.
A lui si contrappongono Paul Bentley, professore universitario che, riscoperta casualmente la lettura dimenticata da tempo, grazie ai libri apprende l’esistenza di un passato e la possibilità di un cambiamento, e Mary Lou, che sin da piccola ha rifiutato di assumere droghe pur di tenere gli occhi aperti sulla realtà.
Tevis si muove dall’incrocio di queste tre vite creando una distopia postmoderna sulle inquietudini dell’uomo, dove la tecnologia senza controllo si trasforma da risorsa a pericolo."

Un punto fondamentale del libro, più di quanto la sinossi qui sopra lasci intendere, è che Tevis in parte gioca su un terreno molto fertile, quello che tanta passione scaturisce negli appassionati lettori. Ovvero la lettura stessa.
In questo mondo del 2467 si è persa la capacità di leggere e di scrivere. La lettura, in quanto processo di decodifica della parola scritta, non è più riconosciuta o anche solo ricordata.
Sarà Paul Bentley a riportarla alla luce, quando troverà delle vecchie pellicole di film sottotitolati e alcuni libri logori e ammuffiti. E da quel momento Paul diverrà persona assai importante, in netta contrapposizione con Spofforth, androide di ultima generazione, che fino ad allora aveva traghettato il mondo nel futuro assieme ai suoi simili (ma a quali costi!) e che da un certo punto in poi potrebbe essere considerato alla stregua di un inutile ammennicolo.
"Faceva parte della mia educazione demenziale… un'educazione che avrebbe dovuto liberare la mia mente per una vera crescita e l'autocoscienza e la fiducia in me stesso, e che era stata soltanto una frode. La mia educazione, come quella di tutti gli altri membri della Classe dei Pensatori, mi aveva trasformato in uno sciocco egocentrico, privo di immaginazione e asservito alle droghe. Fino a che non avevo imparato a leggere, ero vissuto in un mondo sottopopolato di sciocchi egocentrici e asserviti alle droghe, e tutti vivevano secondo le nostre Regole della Privacy in un folle sogno di autorealizzazione."
Ma la verità è che Solo il Mimo Canta al Limitare del Bosco è un piccolo, meraviglioso libro che nella sua (voluta) ingenua semplicità, tocca argomenti e corde importanti: la libertà, l'amore, il futuro.
Una fiaba moderna dal sapore squisitamente nostalgico, insomma, arricchita dalla scrittua di Tevis, incisiva e senza fronzoli, piacevolmente lieta di essere divorata dagli occhi. Sotto le dita passano trecentoquaranta e passa pagine e nemmeno te ne accorgi. Un piccolo, meraviglioso gioiello.

3 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Caro Walter, non posso che provocare simpatìa x chi ha paracadutato il Duca Bianco sul ns pianeta, ma dissento con quanto dici nel tuo mockingbird che io ho da bimbo cercavo negli Avengers dopo averla vista per la prima volta nella Terra Selvaggia ( come Bobbi Morse , "semplice " agente dello SHIELD ndr ) e che da decenni so esser sempre nascosta nel buio, oltre una siepe.
I libri sono una pericolosa droga ed infatti il tuo collega Ray Bradbury immaginava un futuro in cui fossero arsi ed il tuo collega Geo Orwell uno in cui fossero semplificati.
Nulla corrompe un uomo come scrivere, sosteneva il Nero Wolfe di Rex Stout e stiamo parlando di due bibliofili, uno reale ed uno immaginato dal reale in uno di quei giochi di specchi e scatole che mi piacevano un sacco quando leggevo un sacco di libri ed ero quindi pericoloso, secondo il motto del Cesare di Shakespeare.
Poi ho visto la luce. Non ricordo il momento esatto come non ricordo le trame di tutti i Perry Mason e la Testimone Mendace o il Garrulo Sicofante o la Megera Ritinta che pure erano pane e formaggino fino a dopo il crepuscolo quando avevo il tempo x credere che ci sarebbe stato tutto il tempo del mondo x leggere e vivere.
Ho lavorato sulla mia persona e sulla mia zucca e progressivamente sono entrato nel famigerato analfabetismo funzionale - nemmeno sotto minaccia di rappresaglie ora sarei in grado di compilare il questionario di gradimento di un villaggio vacanze - e sto scivolando dolcemente nell'analfabetismo di ritorno che mi precluderà le seduzioni di cose + complicate del bignami di Pinocchio ( già ora la versione di Collodi è oltre le mie possibilità di fruizione , non parliamo delle glosse con cui è trapuntata, x esempio, la versione Feltrinelli ).
Anche questo intollerabilmente lungo commento al post del ns anfitrione, a cui chiedo scusa , è stato dettato al mio scriba, una signorina che non sorride mai, tanto da evocare quella donzella senza bocca negli anime di Harlock, mentre digita con due manine scarse
( non le ho mai chiesto dove ha perso i mignoli xchè non vorrei darle l'impressione che insinuo sia capace di distrazione ) ora un libello contro i giornalisti che non credono nel ns sistema bancario, ora un commento sulle voce che vorrebbe Chewbacca in un cameo nel prossimo film sui mappofoni. Colgo l'occasione x augurare un sereno Natale a tutti coloro che hanno avuto gli skills sufficienti a leggere la missiva inviata a Santa Claus.

Jimi Paradise ha detto...

Complimenti, BELLISSIMA recensione per un BELLISSIMO libro di un BELLISSIMO e complesso uomo!

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Auguri a te, caro, e alla tua bella famiglia. E un buon natale anche alla tua segretaria senza mignoli :)

@ Jimi:
Grazie, Jimi. Quando i libri son belli, parlarne bene vien facile.

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