14.12.15

Asterix e il Papiro di Cesare

Con l'improvvisa acquisizione dei diritti di qualche mese fa, la Panini annunciò anche la pubblicazione del 36° albo della serie di Asterix intitolato Asterix e il Papiro di Cesare (albo distribuito lo scorso 22 ottobre in contemporanea mondiale). Si tratta del secondo volume curato dalla coppia creativa composta dallo scrittore Jean-Yves Ferri e dal cartoonist Didier Conrad (già autori, appunto, del precedente Asterix e i Pitti nel 2013).

Come già accaduto un paio di anni fa, i fan erano fatalisti sulla buona riuscita dell'opera, paventando i vecchi e inarrivabili fasti degli originali di René Goscinny e Albert Uderzo. Personalmente non mi sono mai fatto problemi del genere. Per quanto io ritenga Goscinny e Uderzo una meravigliosa coppia che ha fatto, in parte, la storia del fumetto, da un nuovo duo creativo non mi aspetterei mai i picchi di quello precedente ma una strada diversa da percorrere e nuovi stimoli più al passo con i tempi.

Contrariamente alle aspettative, Asterix e il Papiro di Cesare riesce invece nel duplice intento di accontentare sia me sia il fan più "duro": da una parte si pone esattamente nel solco della tradizione delle storie classiche, dall'altra riesce a rinnovare e rinverdire i vecchi fasti con gag e citazioni più attuali.


Tutto parte da un interessantissimo presupposto: 
Nel 50 a.C. Cesare redige i suoi Commentarii de bello Gallico e li mostra al suo editore e consigliere Primus Bestsellerus. Questi però gli consiglia di tagliare un capitolo in particolare, quello che riguarda il villaggio (quello di Asterix e compagni, naturalmente) che ancora oggi resiste senza fatica alle incursioni dell'Impero Romano, in modo da passare ai posteri una "verità" storica molto più di comodo che narra di Cesare come del conquistatore dell'intera Gallia senza eccezioni.

D'accordo quindi con Cesare, Bestsellerus, che aveva già messo all'opera tutti i suoi scribi, ordina di distruggere il capitolo incriminato da tutte le copie già terminate del manoscritto. Ma uno di quei capitoli, vergato su papiro, finisce nelle mani del "gossiparus" (antico giornalista) Vispolemix che decide di rifugiarsi nel villaggio gallico, chiedendo protezione al capo Abraracourcix e ai suoi uomini. Una volta venuti a conoscenza dei fatti, Asterix, Obelix e Panoramix, partono per un viaggio che li condurrà nella foresta dei Carnuti, da Archeopterix, il sapiente druido dalla memoria prodigiosa che metterà il capitolo segreto al sicuro, memorizzandolo nella propria testa.

Le reazioni dei galli alla notizia dell'uscita del nuovo libro di Cesare.

Il gossiparus Vispolemix sogna ad occhi aperti il titolo del suo grande scoop.

Le macchinazioni di Ferri, prevedono sullo sfondo una serie di divertenti situazioni quali la lettura pubblica dell'oroscopo, ai quali i galli sembrano prestare molta fede (e in seguito al quale Obelix si convincerà a mangiare meno e ad evitare le dispute dirette) e le argute riflessioni sul mondo editoriale, sul giornalismo e sul controllo dell'informazione (rinfocolando il perenne dibattito sulle differenza tra la Storia reale e quella tramandataci "solo" dalla scrittura).

"Le persone tendono a credere a tutto quel che trovano scritto."

Tra le curiosità dell'albo: per la prima volta, credo, il druido Panoramix assume (con esiti assai frenetici) la bevanda magica che per tanti anni ha preparato per i suoi compaesani e compare addormentato, durante il classico banchetto finale, ai piedi dell'albero che quasi sempre ha visto invece, appeso e con la bocca tappata, il bistrattato bardo Assurancetourix.

Didier Conrad, scelto non a caso come successore di Uderzo vista la sua lunga esperienza nel fumetto umoristico, confeziona delle tavole dal tratto meno realistico ma allo stesso tempo più accurato e dettagliato rispetto ad altri suoi lavori (come Les Innommables, tanto per citarne uno), garantendo una continuità grafica voluta espressamente, sembra, dall'editore stesso.

In conclusione, per quanto mi riguarda, Asterix e il Papiro di Cesare è una divertente e riuscitissima storia promossa a pieni voti. Bravò!


Piccolo appunto a latere: la Panini rimane nel classico formato e fornisce il dorsetto di un semplice numerino (il 36, appunto), non scontentando chi, come me, aveva appena concluso la collezione in edicola. C'è da dire che questa edizione dell'editore modenese, per quanto ben confezionata e dettata dalla pubblicazione in contemporanea mondiale, manca di una certa "magia" rispetto a quella allegata alla Gazzetta. Non solo per il prezzo, ovviamente, ma soprattutto per la totale mancanza di articoli, redazionali o approfondimenti. Ma così è, se vi pare. Quindi pace.

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