4.9.15

Di mass market e letture d'intrattenimento

E' "mass market" il largo gruppo di consumatori al quale è destinato uno specifico prodotto.
Il target, la "massa" in oggetto, spesso è costituito da una ricca varietà di individui con gusti, desideri, età e ceto sociale differenti. Ecco perché a molti, il termine in questione tendenzialmente suona come una bestemmia.
La massa è una bestia generica dalle zanne insanguinate che non puoi censire come si deve e quindi fa paura anche all'uomo della strada che non sa di farne parte. Ecco perché un libro (o un altro oggetto) viene acquistato da tizio, senza che nemmeno sappia di far parte di quella larga cerchia o, al contrario, snobbata da caio proprio perché prodotto destinato alle masse.


Il mass market esiste e funziona come target studiato dal marketing, ma nessuno in realtà può spiegarti fino in fondo un fenomeno di tale portata che, ad uno studio un po' più approfondito, risulta reggersi anche su basi inconsistenti, in alcuni casi addirittura controproducenti (in larga parte si tratta comunque di una scommessa, dove vengono alla ribalta i grandi successi di vendita ma quasi mai i grossi buchi nell'acqua).

Si tratta di un fenomeno che si sviluppa per lo più in ambito distributivo, studiando un pezzo di popolo, i suoi gusti medi e il suo posizionamento e di conseguenza dislocando il prodotto in precisi luoghi.
Un po' come funzionano i meta-dati sul web, hai presente? Compri una volta una lampada a forma di orsetto del cuore su Amazon e da quel momento cominceranno ad apparirti ovunque lampade dalle forme più disparate.
Qualcuno, ben nascosto dietro lo schermo del tuo pc/mac, ha visto che prediligi quel preciso prodotto e tanto basta per far di te il target per prodotti della stessa tipologia.
Una bestemmia, insomma, ma il giochetto sembra dare i suoi frutti e per questo è inattaccabile.

Ecco perché spesso accade che tra i tanti abituati a pensare con la propria testa, c'è l'usanza di credere che un prodotto dettato e spinto dal mercato e per il mercato, è roba di poco conto, buono solo per la casalinga di Voghera.
I primi cinque libri più letti nelle classifiche nazionali, tranne rare eccezioni, puzzano a prescindere, no? Ma se in quella classifica per una volta appare il tuo scrittore preferito e il suo nuovo libro che hai già letto e trovato grandioso, allora per te c'è una differenza. Ma ormai è già troppo tardi. Sei entrato nel fatato mondo del mass market senza nemmeno volerlo.
Non te ne sei accorto o non te ne sei voluto accorgere, ma cazzo, ormai è fatta. Hai contratto questa brutta malattia.

Esiste una cura per evitare che la cosa peggiori?

Si. Non guardare più le etichette. Non CREDERE più nelle etichette.


Non aiuta il fatto che genericamente il lettore colto tende a credere che mentre lui va in libreria per acquistare un titolo preciso, quello medio (acerrimo nemico suo e dell'intero popolo diligente) si lasci ispirare invece da uno a caso tra quelli che trova sullo scaffale.
Sbagliato anche questo, naturalmente. Ma non devo certo dirtelo io.

P.S.: Bada benissimo. Non ti sto dicendo che non esistono lettori cattivi, anzi. Le strade ne sono piene. E' solo che spesso misuriamo la cosa con gli strumenti sbagliati.

Ma ora parliamo un attimo della "letteratura d'intrattenimento", altra etichetta che a molti suona più o meno come sacrilega, proprio perché si associa il concetto a quei libri con quelle storie un po' così dentro, destinate appunto al mass market.
Altra grossolana abitudine sbagliata, questa, di credere che le due cose siano direttamente collegate o, per questo, sminuire senza cipiglio la letteratura d'intrattenimento. Lo fa anche Carmela Soprano nel secondo episodio della quarta stagione quando rimprovera la figlia perché a bordo piscina non legge cose serie ma quei "romanzi d'avventura" (quindi non letteratura, ma altra roba). Eppure Carmela è la casalinga di Voghera per eccellenza delle serie tv a stelle e strisce. E' un cane che si morde la coda. Com'è possibile?


E' naturale che l'argomento generi confusione. Per dire, se fai una capatina su Wikipedia, alla voce "intrattenimento" c'è scritto:
"L'intrattenimento è un'azione, un evento, un'attività, un prodotto letterario, che ha come scopo quello di divertire e interessare un pubblico (il "pubblico" può essere composto anche solo da una persona)."
Si, alla voce menzionata trovi "azioni", "eventi" e "attività". E poi si esce dal generico per fare un riferimento preciso proprio al "prodotto letterario". Le sei o sette righe su Wikipedia non rendono giustizia alla questione e non aiutano chi vuole capire l'inghippo, perché poi a seguire si legge che:
"La lettura non viene considerata generalmente intrattenimento, ma piuttosto come riposo poiché l'intrattenimento generalmente richiede che il fornitore dello spettacolo sia visibile allo spettatore."
Se ne deduce quindi che un prodotto letterario può essere d'intrattenimento, ma la lettura (l'atto di leggere) no.
Però da queste parole viene fuori un'idea interessante, una suggestione di una certa importanza. E te la butto lì, sperando di non attirare su di me l'ira funesta dei puristi delle etichette. Sei pronto?

TUTTA la letteratura è intrattenimento.


Ci sei rimasto male? Quanto? Ti senti svilito e svuotato? Senti che questa affermazione possa in qualche modo cancellare anni e anni di letture colte? Fattene una ragione.

Io credo che quando molti scrittori (o sceneggiatori di fumetti, film e serie tv) prenderanno davvero coscienza di produrre intrattenimento (termine che al suo interno racchiude parecchie altre cosette), smettendo invece di prendere distanza da esso, le cose cominceranno a funzionare meglio.

Tutto questo per spiegarti come a volte anche tipi come me e te, che le etichette le guardano ma solo di sbieco, riescono ad essere sorpresi da un prodotto che non avremmo mai pensato potesse farlo. E quando accade, la sensazione è talmente meravigliosa che tendi a nasconderti come se si dovesse provare vergogna. Senti uno scintillìo dentro di te e per questo sei costretto a rimettere in discussione quelle etichette di cui parlavamo.
A me, per dire, è successo a quindici o sedici anni. Arrivavo da Hermann Hesse e Schopenhauer (non ero un ragazzo prodigio, eh, semplicemente ho dovuto costruirmi un percorso di lettura da solo, com'è successo a molti) e poi sono arrivati dal nulla il Dracula di Stoker e il Moby Dick di Melville.
Hesse e Schopenhauer sono rimasti lì. Ma presto, accanto a loro, sono poi arrivati altri "intrattenitori".

E meno male. Altrimenti mi diventavo un altro di quegli ottusi radical chic che se ne vanno in giro a dire quanto sia buono il pane, senza averci mai ficcato dentro due fettine di salame.

Grazie per l'attenzione.

P.S.: Questo post è stato realizzato cercando di suggerire riflessioni e suggestioni sull'argomento trattato, ma rimane prevalentemente uno scritto d'intrattenimento.

3 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Sai che non ci sono rimasto male per niente di quella roba lì scritta in grassetto? Se un libro non mi intrattiene che cazzo me lo leggo a fare? :)

Poi può essere un capolavoro, un libro mediocre, una pietra miliare, una roba tirata via ma sempre deve assolvere la funzione di intrattenermi. Poi su questa funzione può riuscire bene o fallire miseramente e su questo parametro noi dobbiamo andare a fare tutte le differenze (perché ci sono buoni libri che intrattengono alla grande e libri di merda che lo fanno male o non lo fanno per nulla e magari questi ultimi neanche li finisci).

Questo rimanendo nella narrativa, poi ci sono saggi, libri di testo etc... per i quali il discorso può essere diverso.

Tutto questo per spiegarti come a volte anche tipi come me e te, che le etichette le guardano ma solo di sbieco, riescono ad essere sorpresi da un prodotto che non avremmo mai pensato potesse farlo. E quando accade, la sensazione è talmente meravigliosa che tendi a nasconderti come se si dovesse provare vergogna.

:) Questo capita, ma io sto zitto e faccio finta di niente :)

LUIGI BICCO ha detto...

Come soggetto ho scelto la letteratura e i libri, proprio perché ultimamente se ne fa un gran parlare. Ma il discorso e facilmente ascrivibile a tanti altri campi (film e blockbuster, fumetti e "graphic novel" e via discorrendo).
Mi premeva sottolineare (ma solo a chi non lo avesse ancora capito) che non sono le etichette a fare il prodotto.
P.S.: E in realtà è anche uno sfoghetto personale senza nulla pretendere, eh :)

La firma cangiante ha detto...

Certo, avevo ben capito l'intento del post :)

Poi quella roba per la quale sto zitto e non dico nulla mi capita effettivamente più con altro: musica, film...

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