28.4.14

"Manuke" di Davide Garota


Ti ho già parlato di Davide Garota. Almeno un paio di volte. Una volta in occasione di Invito al Massacro, un bellissimo libro a fumetti realizzato in coppia con lo scrittore Giovanni Marchese (qui) e una per sottoporre alla tua attenzione certe sue illustrazioni e tavole a fumetti (qui). Sto aspettando con ardore di parlarti pure del suo ultimo lavoro, Il fuoco non ha amici, dove il buon Davide ha esordito come autore completo. Ma ci credi? La mia copia è in fumetteria da un mese perché non sono ancora riuscito a trovare uno straccetto di tempo per passare a prenderla (sono almeno un paio di mesi che non ci passo, DUE mesi, dico).

Qui te ne parlo per la terza volta, perché l'occasione è ghiotta. Manuke è una "Storiella" con la "S" maiuscola. Mi era già capitato di leggerla qualche tempo fa e ne ero rimasto colpito. Queste 10 tavole esprimono, a mio modesto avviso (e senza voler scendere ulteriormente in filosofie spicce), tutto l'estro grafico e narrativo di Davide. Manuke è una storia tanto veloce quanto delicata e tempo fa ti avrei mostrato queste tavole perché sono bellissime e basta. Oggi ti dico che è questo il motivo, si, ma anche perché secondo me Davide non gode dell'attenzione che meriterebbe. Accorgitene da solo.










12 commenti:

davide garota ha detto...

questo autore è bravissimo! Ahahah!

GiovanniMarchese ha detto...

Purtroppo il fumetto cosiddetto d'autore in Italia sta attraversando una fase di involuzione causata da un grande equivoco, ovvero, che siccome si ritiene che sia più facile comunicare e promuovere commercialmente storie di personaggi famosi morti in circostanze tragiche e/o esemplari non si pubblica niente altro. Peggio ancora, a causa del complesso di inferiorità rispetto alla "cultura ufficiale" si inseguono moduli vetero-realisti con storie autobiografiche e/o ridotte al puro documento. L'immaginazione, l'ironia, la fantasia stanno sparendo dai fumetti cosiddetti d'autore. E chi non s'adegua non viene considerato.

Sergio Ponchione ha detto...

Ciao Luigi, scusami l'intrusione fuori topic ma ho letto solo ora il tuo commento sul mio blog e preferisco risponderti qui dove è più facile che tu mi legga. Niente, sempre grazie mille a te che mi segui, avrebbe fatto piacere anche a me incontrarti da Popstore, siamo distanti solo 50 km ma non siamo ancora riusciti a farlo. Sono sicuro che ci saranno nuove occasioni. Nel mentre abbracci e buon lavoro a te.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Davide:
Più di quanto credi :)

@Giovanni:
In realtà non la vedrei così nerissima. Le storie belle legate a "personaggi morti in circostanze misteriose" non sono poi tantissime. E quando hai citato "immaginazione, irona e fantasia" guanrda un po', sotto il tuo è cascato a pennello il commento casuale di un autore di fumetti che esprime con le sue opere tutti quei punti in modo meraviglioso :)

@ Sergio:
Grazie per l'attenzione, Sergio. Vero, sono solo pochi chilometri e pensa che io passo spesso dalle tue parti per godermi certi posti. Comunque, prima o poi, questo caffé insieme ce lo prendiamo, ne sono sicuro.

CREPASCOLO ha detto...

Condivido i distinguo, ma segnalo comunque come altri prima di me che il mercato è difficile.
Porto come pezza d'appoggio il mio caso: qualche tempo fa proposi ad un editore specializzato nella promozione di Morti Esemplari Prese dalla Cronaca o Rifritte in modo da divenire Messaggio Universale per il Colto e l'Inclita un graphic novel - termine che piace tanto alla
" cultura ufficiale " - intitolato Gli Ultimi Giorni di Paperoga in cui esploravo la crisi di un personaggio di cui tanti bimbi per tanti anni hanno messo
in dubbio il sesso, l'abilità del suo hair stylist ed il senso nella economia delle storie di Don Duck dopo i sixties in cui il ns Paperoga poteva passsare per la versione palmata del Fanigliulo di " A me mi piace vivere alla grande, / girare per le favole in mutande " . Sceneggiato con la sintesi di un Chuck Dixon e disegnato con il tratto del Gallieno Ferri dei seventies ed in tricromìa come il Sinatra di Igort. Senza falsa modestia il Pompeo del ventunesimo secolo. Purtroppo l'editore specializzato eccetera si è barricato dietro una montagna di scusa ( " la Disney ci raderebbe al suolo ed i suoi mozzaorecchi passerebbero personalmente a gettare il sale sulle rovine ! " ) e mi sono ritrovato con duecento tavole da aggiungere alle altre nel mio personale Magazzeno dei Sogni Infranti. Pazienza.

Sergio Ponchione ha detto...

Ci conto Luigi, a presto. Eh, ho notato anche io la coincidenza nei commenti, purtroppo però non posso che condividere l'analisi di Giovanni, specie l'ultima frase. Non per lamentarsi ma anzi come stimolo per ribadire ancora di più la propria identità in tempi in cui il vento soffia in altre direzioni.

GiovanniMarchese ha detto...

Ponchione è una magnifica eccezione. Ma rimane un'eccezione. Trovo sempre meno interessante il cosiddetto fumetto d'autore italiano, di cui in fondo faccio ancora parte, e trovo invece sempre più cose belle da leggere nel tanto vituperato fumetto mainstream. Faccio tre nomi a caso delle ultime mie letture: Fatale di Brubaker/Phillips, Hellboy di Mignola/Corben e Manhattan Projects di Hickman/Pitarra.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Lasciali perdere, quegli editori lì, che è meglio ;)

@ Sergio:
Mi son fatto l'idea che il "vento" soffi sempre in altre direzioni. La questione è ampia e andrebbe sviscerata, ma niente che non possa arrivare alle solite conclusioni. Come dicevo a Giovanni, il vento può soffiare anche altrove, ma ciò non toglie che certi autori che vanno contromano possa comunque esistere (a loro discapito, mi rendo conto). Mi racconterai poi delle tue esperienze con la Fantagraphics, che sono molto curioso. Altra terra, altre abitudini, l'America. Non peggiori o migliori ma semplicemente diverse.

@ Giovanni:
E infatti, come dici anche tu, bisognerebbe proprio smettere di parlare di "fumetto d'autore" e di "graphic novel". Ma mi rendo anche conto che sono etichette che ad altri servono. Per quanto mi riguarda, l'unica connotazione che può avere il fumetto "d'autore" è quella che vuole un'opera a fumetti scritta e disegnata appunto dallo stesso autore. "Graphic Novel" non esiste. Non va a connotare proprio un bel nulla. Anche per questo non mi meraviglio che ti siano piaciute, come anche a me, cose come Fatale. Ecco perché, proprio lavori come quelli di Sergio, come l'Obliquomo e Grotesque, andrebbero veicolati anche a chi il fumetto lo conosce poco.

GiovanniMarchese ha detto...

Il grande errore in cui molti siamo incappati, me compreso, e nel quale tanti ancora incappano è stato ritenere il graphic novel qualcosa di più di un semplice formato editoriale. Tutto qui.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Giovanni:
Sante parole.

davide garota ha detto...

ma ...Come spesso accade si parla di molte cose e alla fine io non ne capisco. Oh...Io volevo solo disegnare una donna nuda, mica scatenare polemiche sul fumetto in Italia e nel mondo. Che poi che significa "Graphic Novel"? Che è? Se ne parla solo in Italia di sta roba. Fumetto main stream o graphic novel? Sappiate che all'estero ci pigliano per i fondelli per queste denominazioni. E poi basta con le polemiche. Io personalmente ho il pubblico e il successo che mi merito, allora non prendiamo spunto dai miei scarabocchi per polemizzare.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Davide:
Quali polemiche? E' esattamente il contrario. Qui si è amabilmente disquisito di fumetto, proprio grazie al tuo voler disegnare solo una donna nuda :)

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