30.1.14

«This is How to Write a Good Short Story»


Lo ha detto Kurt Vonnegut. Il che, già di suo, dovrebbe bastarti. Devo ammettere però che, personalmente, da lettore, non sono d'accordo proprio su tutti i suoi punti (in particolare mi fanno storcere leggermente il naso il 7 e l'8), ma per tutto il resto... oro che cola.

1. Utilizzare il tempo di un perfetto sconosciuto, affinché lui o lei non sentano che il tempo è stato sprecato.
2. Dare al lettore almeno un personaggio per cui lui o lei possano tifare.
3. Ogni personaggio deve volere qualcosa, anche se si tratta solo di un bicchiere d'acqua.
4. Ogni frase deve fare una di queste due cose: rivelare il carattere o far progredire l'azione.
5. Arrivare alla fine il più velocemente possibile.
6. Essere un sadico. Non importa quanto siano dolci e innocenti i vostri protagonisti, fate accadere a loro le cose più orribili, in modo che il lettore possa vedere di cosa sono fatti.
7. Scrivere, per piacere, di una sola persona. Se aprite la finestra e fate l'amore col mondo, per così dire, la vostra storia prenderà la polmonite.
8. Dare ai lettori quante più informazioni possibili nel minor tempo possibile. Al diavolo la suspense. I lettori dovrebbero avere una comprensione completa di quello che succedende, dove e perché, in modo da poter completare da soli la storia, anche se gli scarafaggi dovessero aver mangiato le ultime pagine.

7 commenti:

sartoris ha detto...

Bicco queste sono trappole che dissemini per istigarci a commentare, vero? ;-)

(adoro Vonnegut e lo considero un genio: però non è esattamente uno scrittore da cui mi sentirei di accettare consigli di scrittura: le sue opere - eccelse, anche quelle meno riuscite - risplendevano più per il fervore di una mente originale e invero "acrobatica" più che per il plot o per lo stile. Insomma, ne ho spesso invidiato la testa, l'invenzione e la saggezza - nonché la visione del mondo - ma mai il metodo di scrittura, che non a caso è "vonneguttiano";-)

La firma cangiante ha detto...

Il punto numero 8 lo accosterei parecchio alla chiarezza. Avere una visione completa e quindi comprensibile non è una definizione che accosterei, ad esempio, al suo Mattatoio N. 5 per dirne una. Per carità, è passato del tempo da quando lo lessi però, non so se la il punto 8 ce lo ritrovo.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Ammettiamo piuttosto che il lettore onnivoro si sente quasi in dovere di commentare qualcosa che abbia a che fare con la scrittura, i libri e i grandi artigiani della penna.
Dunque. Per quanto io sia un grandissimo estimatore di Vonnegut, ti devo dare ragione. E c'è anche da dire che per quanto si possa essere divertito a stilare questi 8 punti, quasi nessuno gli appartiene davvero. Troppo eclettico per rientrare in una categoria, come lui stesso amava ricordare. Ecco perché a parte i suoi grandi capolavori, all'apice del successo Vonnegut volle dedicarsi anche ad un genere di "nicchia" come la fantascienza, sapendo che non avrebbe comunque raggiunto un vasto pubblico. Vonnegut aveva una personalità molto più grossa di quella che il suo corpo di carne potesse contenere.

@ Dario:
Come dicevo sopra, nella sua carriera di scrittore, Vonnegut raramente ha rispettato tutti e otto quei punti (mai, a quanto ricordo io). "Mattatoio 5" non rispetta l'ottavo, si. Così come "La Colazione dei Campioni" non rientra nei punti dal 4 all'8 e "Il Grande Tiratore" non rientra nel 4, 5, 6 e 8. Così come "Piano Meccanico", "Ghiaccio 9", "Galapagos". Insomma, a Vonnegut piaceva dire le cose anche per darsi un tono, come la storia che avrebbe trascinato in tribunale la Pall Mall perché a 84 anni non era ancora morto come invece gli avevano promesso le scritte sui pacchetti di sigarette. Hai presente?

LUIGI BICCO ha detto...

Anzi, visto che siamo in discorso, ve lo riporto pari pari, quel discorso:

“Credo che tutti voi sappiate che sto facendo causa al fabbricante delle sigarette Pall Mall perché il loro prodotto non mi ha ancora ucciso, e ho già ottantaquattro anni. State a sentire: ho studiato antropologia all’Università di Chicago dopo la Seconda guerra mondiale, l’ultima che abbiamo vinto. E gli esperti di antropologia fisica, che avevano studiato teschi umani risalenti a migliaia di anni prima, dicevano che avremmo dovuto vivere solo trentacinque anni o giù di lì, perché tanto duravano i nostri denti senza l’ausilio della moderna odontoiatria.
Non erano bei tempi? Trentacinque anni, e buonanotte. Va’ a parlare di disegno intelligente! Ora tutti i Baby Boomers che si possono permettere un dentista e un’assicurazione malattie, poveri bastardi, camperanno fino a cent’anni!“

CREPASCOLO ha detto...

Kurt non ha mai detto o scritto nessuno degli otto punti.
E' roba uscita dalla testolina matta di Howard Stern ( se li immagini tutti e due disegnati dall'ultimo Gene Colan ipovedente sono la stessa persona che interpreta il Doc di Back To The Future ndr ). Era ad una festa per la presentaz di un greatest hits di David Bowie. Il Duca Bianco ha nicchiato, ma è stato
" costretto " da una standig ovation a cantare Dj. Stern era un po' alticcio e ha detto che se Dave faceva il dj, era il caso di giocare, tutti, e di interpretare un ruolo diverso da quello di tutti i giorni. Otelma ha dettato un piano industriale per il rilancio della Chrisler. Lady Gaga ha recitato stralci de La Strada di Fellini ( così così nel ruolo della Masina, da standing ovation in quello di Quinn ) . Howie ha scodellato lì x lì l'ottalogo.
Mi sbaglierò , ma qualcuno doveva aver " corretto " gli aperitivi, anche gli analcolici. Bella festa comunque.

LUIGI BICCO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
LUIGI BICCO ha detto...

Howard Stern in effetti è proprio il Doc di Ritono al Futuro, ma quello passato che è passato dal nostro presente.

Gli assomiglia, si :)

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