6.5.13

Del perché se le cose le dice Elmore Leonard suonano come legge e delle sue 10 buone regole per chi vuole fare narrativa come Dio comanda...


Fa ancora impressione stare ad ascoltare uno come Elmore Leonard, che a 87 anni suonati sembra più lucido e consapevole del resto dell'umanità messa insieme. Sentirgli dire che in origine faceva il pubblicitario per la Chrysler ma che lasciò perché si annoiava a morte. O che, a proposito della sua recente entrata nell'olimpo degli scrittori, ovvero il premio alla carriera recentemente assegnatogli dalla National Book Foundation (e che prima aveva premiato solo gente del calibro di Philip Roth, Arthur Miller, John Updike, Gore Vidal, Tom Wolfe e Ray Bradbury, tra gli altri), si sia sentito in dovere di specificare, con la solita ironia e senza false modestie, che quello è l'unico premio che vincono gli scrittori fatti e finiti, gente che sa quel che fa.

Fa impressione sentirgli dire che decise di essere uno scrittore quando era bambino, dopo aver letto Im Westen nichts Neues, Niente di nuovo sul fronte occidentale, il romanzo di Erich Maria Remarque che narra le vicende di un soldato tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. Fa impressione sentir dire parecchie cose a uno che sulla soglia dei 90 anni, invece di rimbambire come la maggior parte dei suoi colleghi, migliora e snocciola ancora delle perle, come nel caso dei suoi ultimi libri dedicati a Raylan Givens, un marshall dei giorni nostri, protagonista anche della premiata serie televisiva americana Justified, interpretata dall'attore Timothy Olyphant (nella foto qui sotto) e arrivata ormai alla 3a stagione.


Che le trame dei suoi libri prendono sempre piede partendo dai personaggi, che non è mai entrato nella loro testa (come invece ha più volte fatto Philip Roth, secondo lui, nella sua produzione più recente). E che sempre a proposito dei suoi personaggi, vanno avanti solo se non lo annoiano, altrimenti li toglie di mezzo facendo in modo che qualcun altro gli spari. Se vi interessa, comunque, questi e molti altri particolari traspaiono dall'intervista che Matteo Persivale ha realizzato per il Corriere della Sera che trovate qui.

Poi, giusto per capirci, vi rinfresco la memoria, o vi metto al corrente per la prima volta nel caso non le aveste mai lette, sulle 10 vere regole da seguire, secondo Leonard, per chi scrive o vuole scrivere narrativa:

1. Mai iniziare un libro parlando del tempo. Se è solo per creare atmosfera, e non una reazione del personaggio alle condizioni climatiche, non andrai molto lontano. Il lettore è pronto a saltare le pagine per cercare le persone. Alcune eccezioni. Se ti capita di essere Barry Lopez, che conosce più modi di un eschimese per descrivere il ghiaccio e la neve nel suo Sogni Artici, puoi fare tutti i bollettini meteo che vuoi.
2. Evita i prologhi: possono irritare, soprattutto quelli che seguono una introduzione che viene dopo una prefazione. Queste sono cose che di solito si trovano nella saggistica. In un romanzo, un prologo è un antefatto, e puoi metterlo dove ti pare. C’è un prologo in Quel fantastico giovedì di Steinbeck, ma va bene perché lì c’è un personaggio che centra esattamente ciò di cui parlo in queste regole. Dice: “Mi piacciono i dialoghi in un libro, e non mi piace che nessuno mi dica com’è il tizio che parla. Voglio immaginarmelo dal modo in cui parla”.
3. Nei dialoghi non usare altri verbi tranne “disse”. La battuta appartiene al personaggio; il verbo è lo scrittore che ficca il naso. Almeno, “disse” non è invadente quanto “borbottò”, “ansimò”, “ammonì”, “mentì”. Una volta notai che Mary McCarthy aveva chiuso una battuta con “asserì” e dovetti smettere di leggere e prendere un dizionario.
4. Non usare un avverbio per modificare  il “disse”… ammonì gravemente. Usarlo in questo modo (o in qualsiasi altro modo) è un peccato mortale. Così lo scrittore si espone troppo, usando una parola che distrae e che può interrompere il ritmo dello scambio. In uno dei miei libri si raccontava di un personaggio che era solito scrivere storie d’amore d’ambientazione storica “piene di stupri e avverbi”.
5. Tieni i punti esclamativi sotto controllo. Ti è permesso di usarne non più di due o tre ogni 100.000 parole.  Se poi sei incline a giocare con i punti esclamativi come Tom Wolfe, puoi aggiungerne a manciate.
6. Non usare mai “improvvisamente” o “s’è scatenato l’inferno”. Questa regola non richiede una spiegazione. Ho notato che gli scrittori che usano “improvvisamente” tendono ad avere meno controllo nell’uso dei punti esclamativi.
7. Usa dialetti e slang con moderazione. Una volta che cominci a compitare foneticamente le parole nei dialoghi e a riempire le pagine di apostrofi, non sarai più in grado di fermarti. Nota come Annie Proulx cattura il sapore delle sonorità del Wyoming nella sua raccolta di racconti Distanza ravvicinata.
8. Evita descrizioni dettagliate dei personaggi, come faceva Steinbeck. In Colline come elefanti bianchi di Ernest Hemingway come sono “l’Americano e la ragazza che era con lui”? “Si era tolta il cappello e lo aveva messo sul tavolo”. Nel racconto, questo è l’unico riferimento a una descrizione fisica.
9. Non dare troppi dettagli descrivendo posti e cose, a meno che tu non sia Margaret Atwood e sia in grado di dipingere con le parole. Non vuoi descrizioni che portino l’azione – il flusso della storia – a un punto morto.
10. Cerca di omettere le parti che i lettori tendono a saltare. Pensa a cosa salteresti leggendo un racconto: fitti paragrafi che trovi abbiano troppe parole.
La mia regola più importante è quella che ricapitola la 10: se sembra scritto, riscrivilo.
P.S.: E tutto ciò mi fa tornare in mente che è ormai il momento, per me, di dare finalmente una letta all'absolute con i suoi racconti western e al romanzo Mister Paradise che da troppo tempo mi guardano in cagnesco dal comodino.

5 commenti:

sartoris ha detto...

grandissimo Leonard e giganteschi i suoi racconti western, te li consiglio suuuuuubito! (però le sue regole sono valide solo per certe tipologie di scrittura: seguendo il suo decalogo William Faulkner e Cormac MacCarthy sarebbero merda! ;-)

La firma cangiante ha detto...

La fa quasi sembrare una cosa facile.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Sono assolutamente d'accordo con te. A leggere le sue regole d'oro c'è da togliersi il cappello ma anche da farsi una mezza risata. Diciamo che a seguire il suo decalogo, non solo Faulkner o McCarthy, ma il 95% delle cose scritte, sarebbero merda :D
Il fatto che abbia ammesso più volte che scrive nel modo in cui scrive dopo aver letto George Higgins, la dice lunga sul genere al quale si è voluto legare per tutta la vita. E come dici anche tu, da questo punto di vista, le sue regole diventano legge. Perché le regole le fa lui. Punto.

@ Dario:
A leggere i suoi libri, infatti, la fa sembrare cosa MOLTO facile. Scrivere come lui, invece, mi sa che è cosa assai ardua. Beato lui :)

CREPASCOLO ha detto...

Le regole di Leonard riassumibili nel motto " Less is (el)more " sono affiorate alla superficie , come lo squalo del film con tanto di jingle di minaccia , del mare magnum delle comunicazioni aziendali e hanno morsicato le chiappette dei miei abituali corrispondenti fologorati sulla via di Damasco dal motto " se sembra scritto, riscrivilo ".
Sono bersagliato da e-mails in cui si cerca di riprodurre i tic e le sincopi del parlato. Puntini di sospensione ( mai meno di cinque, quando devono essere tre ). Perle come interfacciare e randomico. Una seconda persona singolare come da romanzo sperimentale di Rex Stout ( il suo unico flop ).
Ne parlavo ieri sera con Roth che sta scrivendo un romanzo su di un tizio che entra ed esce dalla testa di uno scrittore ( dovrebbe intitolarsi " Essere Elmore Leonard " - una indie è interessata a produrre il film - Morgan Freeman nel ruolo del protagonista ) e Phil crede che la prossima rivoluzione letteraria ci porterà romanzi epistolari sui carteggi commerciali. Il papà di Portnoy sta pensando di inventarsi un dialogo tra Bartleby lo scrivano e Valmont. Vedremo, disse il lettore...

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Fenomeno: "Less id (El)more" piacerebbe anche a Leonard, ne sono sicuro. E non sarebbe nemmeno male il film che ipotizzi. Lo farei girare comunque da Spike Jonze :)

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...