15.4.13

Ricordi di Hajime Sorayama ai tempi della scuola


Ai tempi dell'Istituto d'Arte, indirizzo pubblicità, ricordo che facevamo tutto con la tempera, il tiralinee e qualche pennino. All'epoca, quando la versione di Photoshop 1.1 dei fratelli Knoll era solo una diceria, pensavamo che quelle tecniche sarebbero durate per sempre e l'aerografo era lo strumento al quale puntare con desiderio. Il digitale era ancora lontano e, in realtà, chi se ne preoccupava?

Ecco perché io e i miei pidocchiosi amici di scuola, tutti appassionati di fumetti, guardavamo al Re indiscusso delle pin up, Hajime Sorayama, come a Dio in terra. Illustratore giapponese classe '46, Sorayama era quello delle donnine robot e delle donnine e basta, tutte inesorabilmente svestite (o quasi). Lui che realizzava le sue opere utilizzando solo l'aerografo, all'epoca non poteva non salire alla ribalta come eroe imperituro ai nostri occhi. Noi, uno stuolo di ragazzacci convinti che lavorare nel mondo della pubblicità sarebbe stato il mestiere più figo del mondo, ammiravamo estasiati le sue opere (per più di un motivo, naturalmente), facendo circolare delle card plastificate che arrivavano da chissà dove (che, sempre all'epoca, di internet non si parlava ancora).













A guardarli oggi, i suoi lavori, c'è da dire che hanno perso gran parte del fascino e si portano dietro un velo di tristezza molto '80s. Però qualcosa di buono è rimasto nell'immaginario di chi ha masticato certe cose, nonostante gli anni che hanno sul groppone. Di lui avevo perso ogni traccia, ma poi ho scoperto sul suo sito ufficiale che oltre a campare di rendita con le sue vecchie illustrazioni, continua a lavorare con un approccio più stilistico e meno aerografato. Più al passo con i tempi, insomma. Tipo quelle qui sotto. Molto, molto meglio, Hajime.





Qui trovate inoltre un'ampia galleria con molte delle sue illustrazioni extra donnine, tipo i suoi animali meccanici e robe del genere.

15 commenti:

sartoris ha detto...

eehh che torrente di ricordi mi hai regalato stamattina: mio fratello - che oggi fa il pubblicitario serio, non come me - frequentava l'Istituto Europeo di Design ed era in fissa con Sorayama. Aveva comprato un aerografo e se ne andava dipingendo le tavole da surf di tutti gli amici: in estate avevamo la casa piena di 'ste tavole di resina che strabordavano donne cyborg ovunque... magnifico, a me sembrava il futuro!

(hai ragione, oggi fa un po' tristanzuolo, però era avanti per l'epoca;-)

CyberLuke ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
CyberLuke ha detto...

Sorayama, uno dei miei miti di gioventù.
Da imitare, pensai, comprando il mio primo (e ultimo) aerografo, un Fisher a doppia azione indipendente che manco so dov'è finito.
Inarrivabile, pensai, dopo aver pastrocchiato per quasi un anno e diventato quasi pazzo a forza di mascherature col taglierino e quasi povero a comprare bombolette di propellente (ma ringrazio ancora che non feci la follia di comprarmi un compressore).

È vero, oggi appare irrimediabilmente datato.
Ma, alla faccia di tanti, campa ancora oggi coi diritti d'autore delle sue splendide illustrazioni.

E, dì un po', te lo ricordi QUESTO spot? ;)

LUIGI BICCO ha detto...

Lo sapevo che avrebbe scatenato i ricordi dei bei tempi andati.

@ Omar:
Non ricordo all'epoca qualcuno che non fosse in fissa per il buon illustratore giapponese. Era semplicemente il re. Anche perché le sue cose circolavano e quelle degli altri no. Proprio per via, credo, della natura dei suoi lavori. Ricordo in modo prepotente le card che potevi comprare anche in fumetteria.

@ Luca:
Quanti ricordi davvero. Anche se ci separa qualche annetto, la situazione economica era la stessa. Il compressore era per i più fortunati. E vai avanti di bombolette e boccettine colore da due soldi (che poi credo di aver capito che lo stesso marchio oggi produce vernici non tossiche per chi fa body art).

E quello spot mi è arrivato come una mazzata in piena faccia. Vaghissimi ricordi. Ma è stato stupendo ricordarsene :)

Luca Lorenzon ha detto...

Mentre leggevo il post e sfogliavo le immagini non ho potuto evitare di sorridere ripensando a quant'ero coglione a trovare irresistibili quelle illustrazioni!

Ma hai detto bene: Sorayama all'epoca era il Re, forse anche più mitico (perchè più rappresentativo del "futuro", che invece erano gli anni '80) di Giger. E un mito era anche quello che usasse sempre e solo l'aerografo: un giorno in fumetteria venni giustamente redarguito da un disegnatore di fumetti mentre sfogliavamo un catalogo enorme di Sorayama. Io riproponevo la solita pappardella della maestria nell'uso dell'air brush, lui mi fece notare incontrovertibilmente come certi accostamenti materici e textures fossero il risultato delle più prosaiche pennellate. Anche Corben e Macedo in realtà usavano molto meno aerografo di quanto la leggenda riporti.

Ben presto però mi risultò evidente e fastidioso quanto Sorayama fosse incapace di elaborare qualcosa di suo originale, e come partisse sempre da foto di riviste più o meno osè (ricordo l'immagine di una tizia che mostra un pesce meccanico che ritorna in altri lavori - la tizia, non il pesce). A sua volta però è stato copiato e ricalcato da tantissimi altri, dal fumettista Sicomoro al ragazzino che mandava i suoi disegni a Totem fino a una copertina di Martin Hel. Quando si dice il karma. - CONTINUA

Luca Lorenzon ha detto...

Tornando all'aerografo, ricordo che ne presi uno (260.00 lire dell'epoca) con la prima borsa di studio dell'Università, una fatica che non ti dico per capire come usarlo nonostante tutti i testi al riguardo che avevo letto - e in cui (persino lì) si ribadiva che l'aerografo era una tecnica di complemento e che alcuni dettagli e alcuni elementi era meglio farli con i sistemi canonici. Una pena per pulirlo, però l'acrilico bianco sull'acrilico secondo me faceva la sua porca figura. E anche quando sputacchiava e faceva cadere delle belle gocciolone potevano verificarsi degli effetti speciali molto piacevoli.
Sono stato al ModenaPlay due sabati fa e col disegnatore Simone Delladio si discuteva proprio di come l'aerografo alla fine sia stato un po' la computer grafica di oggi: negli anni '80 pareva che non ci sarebbe stato più posto per le tecniche tradizionali di illustrazione se non l'aerografo, ma poi anche lui è finito nel dimenticatoio. E se Photoshop, Painter e compagnia faranno la stessa fine?

Tra gli artisti che usa(va)no l'aerografo erano molto noti Michael English e Chuck Close, non so se li conosci.

Scusa se mi sono dilungato in questa maniera, hai aperto un vaso di Pandora non da poco...

...e comunqe

"Ai tempi dell'Istituto d'Arte, indirizzo pubblicità"

Buuuuuuuu! Venduto!

La firma cangiante ha detto...

Guardando le immagini mi è venuta in mente subito la cover di Just push play degli Aerosmith, spulciando in rete ho trovato conferma sul fatto che l'artista è proprio l'autore della cover.

Inserite nel contesto dell'epoca, anche le prime immagini mantengono comunque un certo fascino.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
E' molto probabile che ci sia comunque una base di pennello, nelle opere di Sorayama. L'aerografo è presente in modo massiccio nelle sfumature (soprattutto quelle metalliche). Se poi anche quelle sono state realizzate con il pennello, allora mi viene da pensare che le capacità dell'illustratore giapponese fossero addirittura più maggiori di quanto lasciasse trasparire. Certe cose, a farle col pennello, infatti, viene ben più difficile.

Non capisco perché dici di sentirti coglione ad aver apprezzato certe cose in passato. Le illustrazioni di Sorayama saranno anche invecchiate con l'età, o deriveranno da sapienti scatti fotografici (cosa che, ti dico, non ho mai sentito come un difetto, visto che lo facevano anche illustratori di razza come Gil Elvgreen o Charles Zingaro), ma non mi sembrano proprio da buttare, via :)
Io in particolare non ricordo altri illustratori che usassero l'aerografo, all'epoca. Ricordo invece (e la cosa forse ti farà storcere il naso) che per quanto riguarda le donnine e soggetti simil fantasy fantascientifici, la scena era divisa tra Sorayama e Luis Royo (per quanto i due stili non c'entrassero una fava l'uno con l'altro).

>> Buuuuuuuu! Venduto!

Non dirlo a me. Da quando mi hanno riferito che un sacerdote disse di aver lavorato per il diavolo, alludendo al fatto che prima di diventare sacerdote aveva lavorato nel mondo della pubblicità, il mio punto di vista sulla questione è profondamente cambiato :D

E comunque in seguito, all'Accademia di Belle Arti di Napoli, ho fatto due anni presso la sezione "decorazioni". Ho aggiustato almeno un po' il tiro?

(Rispondo io a questa ultima domanda: No, visto che i due anni di "decorazioni" non sono serviti a una beneamata ceppa.)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Dario:
L'hai azzeccata in pienissimo. Ho dimenticato di segnalarlo. Ed è anch il designer del cane Aibo della Sony. E dalle sue illustrazioni nacque pure lo spot della Y10 che ha segnalato cyberluke più sopra :)

Luca Lorenzon ha detto...

Luis Royo! Quello sì che è un grande! E infatti lui è ancora in pista e probabilmente mai così sulla cresta dell'onda come oggi, visto che gode di popolarità internazionale, mentre negli anni '80 eravamo forse pochini a conoscerlo per nome (ma un osservatore distratto sicuramente restava colpito dalle sue opere).
Credo che il punto sia che Sorayama è rimasto fermo a quelle icone e quegli stili che copiava dalle riviste zozze-chic che gli servivano da ispirazione, per questo è rimasto cristallizzato in quell'epoca. Prigione dorata, comunque, se è vero che ancora oggi dei nababbi si fanno aerografare motociclette, motoscafi e automobili da lui in persona.
Non so se hai sotto mano qualche libro che raccoglie i lavori di Sorayama: in alcuni elementi (mi ricordo in particolare le tette) sono evidenti le pennellate, per quanto occasionalmente sottili. Inoltre quell'effetto da carta d'acquerello sporca (o tavola per olio sporca) che hanno anche alcune delle immagini che hai postato tu come poteva ottenerlo con l'aerografo? Per non parlare dei singoli capelli, impossibili da realizzare con il solo air brush che li avrebbe resi eterei e meno definiti.

Di illustratori che all'epoca usavano l'aerografo comunque ce ne'erano, ma anche loro in realtà non lo utilizzavano esclusivamente (forse quel fumettista dal nome improbabile su Totem), era una tecnica di complemento per abbellire i disegni. Lo stesso Royo ne ha fatto uso (almeno credo, non mi stupirebbe che un mostro come lui fosse capace di ottenere quegli effetti anche senza).
E dopo l'indigestione degli anni '80 l'aerografo ha trovato i suoi spazi per decorare le torte e fare le operazioni chirurgiche al cervello.

A questo punto sull'onda della nostalgia ti chiedo a quando un bel post sulle pubblicazioni della Paper Tiger (se c'è già puoi indicarmelo? non l'ho trovato)

LUIGI BICCO ha detto...

Sorayama è figlio del suo tempo. Suona come una frase del cazzo, ma è azzeccatissima. All'epoca poteva risultare la persona giusta nel tempo giusto. Oggi molto meno, anche se devo ammettere che certe sue cose (le ultime del post) non mi dispiacciono affatto. Royo è un grande, ma come dicevo anche nel commento precedente, non trovo giusto paragonare i due autori che hanno radici, mezzi e fini estremamente differenti. E a dire il vero, a guardare certi suoi originali contemporanei, certe sue matite sono capolavori, mentre alcune sue illustrazioni complete a colori, molto molto meno. Però Royo è sempre Royo :)

Diciamo che se proprio dovessi puntare il dito su qualche illustratore di quei tempi (ma che ha iniziato anche molto prima), lo punterei su Boris Vallejo (hai mai visto il suo sito ufficiale? Spettacolo).

Paper Tiger? Intendi questi, giusto? I cataloghi fantasy illustrati. Me ne ricordo vagamente, a dire il vero. Proprio per via di Vallejo, credo. Gran bella roba ma no, non ne ho mai parlato sul blog. In rete non mi sembra ci sia troppo materiale da guardare a tal proposito. Conosci qualche indirizzo specifico dove perdere gli occhi sulle illustrazioni di quei libri?

Luca Lorenzon ha detto...

Un indirizzo in cui potresti trovare volumi della Paper Tiger/Dragon's Dream è quello di casa mia, visto che ne ho parecchi! Erano veramente stupendi, anche perchè avevano un lato "didattico" (tra MOLTE virgolette) molto interessante per un aspirante disegnatore.

Boris Vallejo: e proprio qua casca il Sorayama. Mi sono dimenticato di scriverlo nei miei commenti-fiume di cui sopra, ma è evidente come il giapponese furbacchione rapinando a man bassa le riviste erotiche americane non sia mai riuscito ad allontanarsi da quell'estetica patinata/cotonata e sia rimasto imprigionato come si diceva in quell'epoca.
Vallejo invece partiva da foto che scattava lui stesso e che per questo avevano oltre che il suo gusto anche una forza "universale" che si è poi mantenuta nel tempo. Giustamente mi dirai che trattandosi di materiale fantasy e quindi sospeso nel tempo è anche normale che non sia invecchiato, però ci sono comunque illustratori fantasy (in primis Clyde Caldwell e le sue eroine fresche di trucco e coi capelli cotonati) il cui lavoro rivela inevitabilmente gli anni in cui fu concepito.

LUIGI BICCO ha detto...

Giustamente mi dirai che trattandosi di materiale fantasy e quindi sospeso nel tempo è anche normale che non sia invecchiato...

No no. Non te lo dico. 1, perché ricordo anch'io di illustratori fantasy i quali lavori portano sul groppone gli anni che hanno e 2, perché Valleyo è un grande. Semplicemente, però, era meno conosciuto all'epoca per chi non bazzicava (a differenza di me e dei miei amici sfigati) il mondo del fumetto. Un ricordo molto forte che ho di Valleyo, ad esempio, sono le sue card patinate degli X-Men a inizio '90.

Per i volume della Paper Tiger mi sa allora che fai prima a realizzare tu un bel post :)

Sergio Giardo ha detto...

Grazie. Bellissimo post e bellissimi ricordi!

LUIGI BICCO ha detto...

@ Sergio
Prego! Ne avrai masticato anche tu, di Sorayama, eh ;)

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