22.2.13

The Adventures of Jodelle


Sembra che, almeno negli Stati Uniti, si siano decisi a ristampare in una bella edizione cartonata e definitiva The Adventures of Jodelle di Guy Peellaert e Pierre Bartie. Naturalmente a pensarci su suolo americano non poteva essere che la Fantagraphics Books che già da tempo sta operando con successo nel campo delle ristampe di prestigio di titoli raffinati.

Il volume è cartonato con sovracoperta, di un formato giustamente generoso (26x33,5 cm) con 164 pagine tutte a colori. Il prezzo è meno concorrenziale di altri. Si parla di 45 dollari. Ma stiamo parlando di un classicone inarrivabile, una storia a fumetti che è divenuta negli anni un'icona pop per via dell'arte di Peellaert, uno straordinario documento sociale e culturale dell'europa degli anni '60. Se non sapete chi sia Guy Peellaert, il problema è grosso e tutto vostro. La faccia è quella del tipo qui sotto, tanto per dire.


Per il resto vi basti sapere che era un illustratore belga pregevolmente corteggiato dal mondo della musica (per la quale ha collaborato ad alcune cover per tizi come David Bowie, Rolling Stones e Astor Piazzolla), da quello del cinema (realizzando i poster per film di Wim Wenders, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Robert Altman) e, naturalmente, dal mondo del fumetto per il quale ha lavorato purtroppo solo a queste avventure di Jodelle, su Pravda la Sbandata (Pravda, la survireuse) su sceneggiature di Pascal Thomas e infine, in collaborazione con il giornalista britannico Nick Cohn, ha illustrato il libro Rock Dreams nel quale celebra le icone della musica rock e le cui tavole originali furono in seguito acquistate dall'attore Jack Nicholson.

Di questo libro trovate qui la slideshow e il video di presentazione su Flickr e qui la pagina dell'annuncio sul sito della Fantagraphics. Si spera solo di vederlo al più presto anche in Italia. Qui sotto eccovi alcune pagine di anteprima, perfetto esempio del pregevole e squisito segno che ha reso celebre Peellaert. Cliccateci sopra per gustarvele come si deve.





9 commenti:

CyberLuke ha detto...

Un tratto squisitamente anni sessanta.
Mi ricorda moltissimo questa grafica QUI, per capirci. ;)

Luca Lorenzon ha detto...

Mah. Un disegnatore che ha saputo cavalcare uno stile e ritagliarsi uno spazio tra i tanti che lo seguivano. L'italiano Rostagno fece una specie di parodia della sua Jodelle se ben ricordo.

E' evidente dalle immagini che hai postato quanto al tratto felice di Peellaert non corrispondesse il minimo sforzo di capire le esigenze del fumetto, anche se i suoi esiti sono molto migliori di altri outsider eccellenti (primo fra tutti Buzzati) che dall'alto della loro fama in altri settori vollero cimentarsi anche col fumetto ignorandone il linguaggio. Un "fumetto" per attirare il pubblico che non conosce il fumetto, insomma.

Non è un caso se di fumetti ne ha fatti pochi secondo me. Però alcuni sostengono che sia stato grazie a lui e a Nicholas Devil che in Francia si sia affermato il prestigioso formato cartonato a colori. Poi di teorie ce ne sono tantissime, ma io ho sentito pure questa.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Gli anni in effetti son quelli :)

@ Luca Lorenzon:
>> E' evidente dalle immagini che hai
>> postato quanto al tratto felice di
>> Peellaert non corrispondesse il
>> minimo sforzo di capire le
>> esigenze del fumetto.


Sono "abbastanza" d'accordo. Anche se trovo che di esempi del genere ce ne siano diversi (Echaurren?) e che non sempre questo sia andato a discapito del prodotto finale.

Probabilmente nemmeno il primo Flash Gordon di Raymond sposava appieno le necessità del linguaggio fumetto. Ma ciò non toglie che rimane un pilastro. Evvabbé che stiamo parlando degli anni '30, quindi è diverso... però insomma, hai capito cosa voglio dire, no? :D

Luca Lorenzon ha detto...

Forse l'ammirazione per gli stupendi disegni neoclassici di Raymond ha condizionato il tuo giudizio: secondo me il mezzo lo sapeva usare eccome, anzi ha insegnato a tantissimi dopo di lui.

http://lucalorenzon.blogspot.it/2011/10/very-first-image-public-saw-of-bat-man.html

Non solo bei disegni, insomma, ma una narrazione molto funzionale (non ricordo dove, avevo letto di come Sy Barry non sapesse invece dare la giusta dimensione del tempo alle sue strisce)

D'accordissimo su Echaurren a cui aggiungerei anche i nomi di Loustal e di Zezelj, però trovo indicativo che questi e tanti altri continuino a fare fumetti nonostante i successi in altri campi mentre alcuni si imporvvisano fumettisti ma dimostrano soltanto di non conoscere le regole di base del genere...

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Attenzione. Mi sono spiegato male. Quando parlo di sfruttare il linguaggio fumetto, non intendo solo rispetto al disegno, tutt'altro. A prescindere dal fatto che si, Raymond per me è un Dio del fumetto, il suo primo Flash Gordon era composto soprattutto da grosse vignette, ogni vignetta era un'illustrazione meravigliosa senza uguali, ma spesso non direttamente "sequenziale" con quella successiva o quella precedente. E le grosse didascalie conferiva alle avventure del personaggio ancor più un'aria da racconto illustrato che non da fumetto. Probabilmente i tempi non erano ancora maturi, probabilmente era stata una scelta. Ciò non toglie che Flash Gordon sia un pilastro, ripeto.

Per farmi capire meglio, se parliamo di autori che hanno sfruttato fino ai suoi limiti il linguaggio, mi viene da pensare allo Spirit di Eisner, il nostro Gianni De Luca e parecchi altri. Per ora mi vengono in mente questi due. Al contrario, di persone che hanno semplicemente raccontato senza troppo stare a guardare il mezzo, ne sono piene le fosse. In quelle fosse ci sono comunque dei Maestri :)

Luca Lorenzon ha detto...

Sai che io il primo Raymond me lo ricordo invece molto fluido e narrativo? Può darsi che mi ricordi male, o che paragonandolo mentalmente ad Harold Foster mi risulti molto più scorrevole e consapevole del mezzo.

Con Eisner e De Luca sfondi una porta aperta, ovviamente!

LUIGI BICCO ha detto...

Di Flash Gordon, dovrei avere qualche vecchio albo di quelli orizzontali della Comic Art, in qualche scatolone. Sono quasi sicuro che parecchie tavole fossero solo didascalische, però adesso che mi hai fatto il nome di Foster, qualche dubbio me l'hai messo. Anche perché se non ricordo male, anche il Prince Valiant di Foster era molto didascalico e molto "illustrato". Mi devo beccare della polvere e andare a controllare per forza :)

Luca Lorenzon ha detto...

Il Valiant di Foster era SOLO didascalico, come il suo Tarzan. Occhio che quei volumi della Comic Art, per motivi incomprensibili (di spazio nei balloon ce n'era) operavano dei tagli ai dialoghi eliminando sia battute che non erano chiare al traduttore che parti importanti per la trama.
Quindi in considerazioni di questo dovrebbero sembrarti ancora più scorrevoli.
Comunque è vero che Raymond era un mostro di bravura, se togli una sua vignetta dal contesto stai ore a guardarla estasiato. Però anche come fumettista "funzionava" benissimo.

LUIGI BICCO ha detto...

E c'hai ragione. Bisogna tenere conto anche dei vari rimontaggi. Almeno rispetto agli originali o alle prime edizioni sulle prime pagine dell'Avventuroso di Nerbini. Comunque ormai sono preso da questa cosa e devo trovare quei vecchi albi.

D'accordissimo su Raymond. La mia era una considerazione esclusiva del suo operato su Flash Gordon, ad esempio del fatto che la maggior parte delle vignette erano "illustrazioni" dove i personaggi in campo erano quasi sempre in piano intero.
Ma su altri lavori, Raymond ha dimostrato a più riprese di essere MOLTO fumettistico, come su "Agente Segreto X-9" o "Rip Kirby", tanto per citarne un paio.

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