9.1.13

Omega the Unknown, ma quello originale


A proposito di Jonathan Lethem e della sua rilettura di Omega the Unknown (della quale avevo parlato qui), mi sono più volte chiesto cosa, a suo tempo, avesse visto di così speciale lo scrittore americano nella miniserie di Steve Gerber pubblicata tra il '76 e il '77 e durata solo dieci numeri. Badate bene. Me lo chiedevo perché non avevo ancora letto l'opera in questione. Adesso che l'ho letta, qualche risposta me la sono data.

Omega the Unknown è una lettura atipica del rapporto tra un eroe in calzamaglia (Omega) che vive nell'altro mondo, quello al di là della pagina di carta, e il suo lettore (Jean Michael), quello che vive al di qua di quelle pagine e che è preda del mondo reale. Solo che ben presto il mondo reale e quello finto fantascientifico si scambiano di posto, si intrecciano e si accavallano come i muscoli della schiena che devi correre dall'osteopata, fino a far sfumare ogni buon confine tra lettura e meta-lettura.

Jean Michael è un freddo dodicenne dal quale ti aspetti che debba vivere una vita normale e invece l'incursione nel fantastico arriva subito dopo qualche pagina: in un terribile incidente automobilistico, infatti, Jean Michael perde entrambi i genitori scoprendo che in realtà non di esseri umani si trattava, ma di due robot. E finisce a vivere una quotidianità tediosa nella peggiore scuola di Hell's Kitchen sotto l'ala protettrice dell'infermiera che lo aveva preso in cura in ospedale e della sua stramba coinquilina.

Mentre Omega, dal canto suo, in fuga dal proprio pianeta depredato da ostici alieni, arriva sulla terra destinato, te lo immagini subito, ad una vita costellata di favolose avventure. E invece la sua storia comincia come commesso in un vecchio e ammuffito banchetto dei pegni, alle dipendenze di un simpatico vecchietto che sembra prendere a cuore la sua sorte. E poi cominciano comunque le mazzate.

Insomma, le parti si invertono spesso e volentieri.


Stiamo parlando comunque di una serie che ha ideato e iniziato Steve Gerber, si, ma che ha subìto vari rimescolamenti sin dai primi episodi per via delle alte sfere della Marvel che "Omega non sta vendendo bene, vedi di infilarci di mezzo qualche villain colorato". E allora compaiono magicamente prima Hulk (il tempo di una rapida scazzottata) e poi Electro, una delle nemesi storiche dell'Uomo Ragno (ma meno storica di altre), con quel suo completino verde e oro che fa subito terza maglia del Chievo Verona, e che c'entrava con Omega come il limone coi fagioli. "E poi ti piazzo al fianco anche Mark Gruenwald che così vi alternate alle storie che non si sa mai che possa andare meglio".
E poi, ancora non paghi di avergli rotto le uova nel paniere, al povero Steve, la serie gliela troncano pure prima. E due anni dopo gli danno una fine in un duetto di storie dei Difensori (versione solo donne) scritte pure da qualcun altro (Steven Grant) che nemmeno si preoccupa di chiudere tutti i misteri aperti a suo tempo. Che poi, di nuovo, i Difensori con la storia di Omega c'entravano come la segatura col salame. E di tutte queste stilettate al ventre davvero non se ne capisce il motivo. Se una serie non tira, chiudila.

Eppure, col senno di poi, all'epoca Steve Gerber ha cercato di far nascere un nuovo modello di fumetto (frammentazione narrativa e oniricità) che sarebbe stato preso in considerazione solo molti anni dopo. Semplicemente era troppo avanti, per essere apprezzato. Un precursore, insomma, come aveva già ampiamente dimostrato son la serie di Howard the Duck.


Per non parlare poi dell'introduzione al trade paperback originale (e tradotto pari pari per quello recente della Panini che ho letto io) dove, da un estratto da American Libraries - The Magazine of the American Library Association, un tale chiamato Gordon Flagg afferma, e pure con una certa disinvoltura, che la serie in questione ha visto la sua troncata e prematura fine anche per via dei disegni "immaturi" di Jim Mooney. Non so chi sia Flagg, ma mi chiedo dove abbia vissuto fino ad oggi e se gli occhi ce li abbia sani. Il tratto di Jim Mooney potrebbe risultare particolarmente datato oggi, per carità, ma non più di quello di tanti altri artisti della matita dell'epoca.

Conclusione: Omega the Unknown è una miniserie tronca che doveva essere una serie lunga. Spiazzante e curiosa. Una buona lettura. Letta oggi, probabilmente, perde molto del suo fascino e della sua genuinità. Però rimane un esperimento serio e importante. Niente che dobbiate leggere per forza, certo, ma sicuramente un interessante modello al quale hanno tagliato le gambe troppo presto.

18 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

Quando lo lessi da bambino in appendice agli Eterni non mi piaceva affatto, segno che forse come fumetto era più maturo e complesso degli altri. Di gran lunga preferivo le storie più classiche e scanzonate di Nova.
Se non ricordo male Elektro compariva in una storia ridicola in cui saccheggiava i soldi del Telethon americano (o equivalente) destinati a un bambino storpio!

Complimenti per la citazione di Magnus nel titolo del post ;)

CREPASCOLO ha detto...

A volte basta una enne in meno in una parola ed è subito Lo Sconosciuto, personaggio che avrebbe potuto accompagnare Omega verso l'Ultima Thule seguendo la rotta della seconda stella a destra eccetera. Ricordo una cena spassosissima con Bob Raviola ed il papà dell'Insanicida e di Orestolo il Papero. Due gemelli diversi e non dico altro. Mooney era un inchiostratore di scuola vincecollettiana ed io non lo potevo soffrire perchè il sole, per me, sorgeva e tramontava per fare un favore a Klaus Janson, Tom Palmer e Mike Royer. Ho rivalutato Jim solo più tardi ( fa la sua marcia , dolente, malinconica, magica, suadente figura sulle matite di un Sal Buscema in un Essential dei Defenders - la vera prova dell'inker è il b/n ).
Omega è arrivato alla frutta
( alle fine, al suo omega ) troppo presto perchè non era il momento di provare quella roba. Gerber proto Epic proto Vertigo. Da qualche parte racconta di palmipedi mascherati e killer seriali di fool mouses. Matite e china di Mooney. So long Steve & Jim.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Ehm. La citazione, naturalmente, non era voluta. Semplicemente è stata omessa la "n" che non è stata omessa altrove :)
La storia di Elektro era abbastanza ridicola, si. Come anche la parte finale, quando il vecchietto del banco dei pegni e Omega vanno a Las Vegas, al casinò, per cercare di vincere una somma che serve a Jean Michael. In realtà la cosa più buffa era Omega in giacca e farfallina e con la fascia per i capelli con il suo simbolo.
Comunque ci ho trovato delle cose notevoli, in prospettiva.

@ Crepascolo:
Ecco, se Gerber avesse creato Omega una decina di anni dopo (magari proprio per la Vertigo), probabilmente le cose sarebbero andate molto, molto diversamente. Per carità, di cose da leggere ce ne sono comunque, eh ;)

CREPASCOLO ha detto...

Electro.
Elektro è un ninja personaggio che non vedrete mai in Priscilla la Regina del Deserto ( o nei Legnanesi )ed è un peccato.
Io immagino sia una combo di Beth Ditto e Lady Liberty ( con tutti quei raggi che partono dalla testa che fanno tanto Paola Pitagona nei panni di Lucia Mondella ). Uscita dalla vasca in tutta fretta per guardare dalla finestra Ray Charles che parcheggiava una vettura in un vecchio commercial, scivola ed inciampa facendo un frontale con una stufetta elettrica. Non ci resta secca, ma qualche scintilla la raggiunge riscrivendo la sua personalità e fancendone una Erinni da burlesque con chubby girls ( non che io ne sappia qualcosa direttamente, claro que si ). Una bella miniserie con i testi di Keith Giffen ed i disegni di Ross Campbell. O viceversa.

Pino Rinaldi ha detto...

Comunque JIM MOONEY era vecchio, datato e rigido pure per l'epoca... riusciva a distruggere quando lo inchiostrava, anche un John Buscema ispirato su Thor. Rendeva vecchio tutto quello su cui metteva mano... senz'altro avrà fatto un modesto lavoro per la DC, non per la Marvel... Se ricordo i suoi UOMO- RAGNO inorridisco, sempre in tandem con il Big John.
Credo che il vero punto debole in OMEGA fosse il disegnatore... dava a qualcosa di nuovo una patina di vecchio e rigido.
Mi dispiace non essere d'accordo con te ed essere vissuto su di un altro pianeta avendo gli occhi sui gomiti...
Comunque la stima che provo nei tuoi confronti non cambia.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Ok, ci sei riuscito. Non guarderò mai più Elektro con gli stessi occhi :D

@ Pino:
Ci mancherebbe. E' una questione soggettiva e i nostri punti di vista sono diametralmente opposti com'è giusto che sia: il tuo è da "tecnico" del disegno, attento alla struttura e alle dinamiche narrative, il mio, da lettore, è espressamente estetico. O almeno vuole esserlo in questo caso specifico.

Quello che volevo dire è che per quanto a qualcuno possa essere sembrato "acerbo" il tratto di Mooney, non può essere il motivo della disfatta della serie in questione, visto come l'hanno ammazzata già da soli con alcune criticabilissime scelte editoriali. Quando le sceneggiature passarono di mano a qualcun altro, si sentiva eccome. Ti assicuro che leggendo la miniserie si nota. Quelle di Gerber hanno qualcosa da dire, le altre fanno letteralmente cagare.

Personalmente non metto Mooney sullo stesso piano dei grandi disegnatori di quel periodo, ma nonostante questo continuo a non considerare il suo tratto "immaturo" come lo ha definito quel tizio. A parte il lavoro alla DC, qualitativamente superiore a quello Marvel, come dici anche tu, non prendo in considerazione le sue performance come inchiostratore, perché all'epoca ben poche persone potevano permettersi di dire di aver inchiostrato come si deve Romita Senior o John Buscema, senza averli rovinati in qualche modo.

Ricordo alcune matite di Mooney (non chine) su Spider-Man niente affatto male. E poi ricordo anche cose sue davvero notevoli, come la serie Pussycat, sempre per la Marvel, dove evidentemente era riuscito a trovare uno spazio più adatto al suo segno con qualcosa di più "cartoonesco".

La firma cangiante ha detto...

Se mi posso permettere ti posto cosa scrive Lethem di Omega the Unknown nel suo La fortezza della solitudine (se non vuoi il piccolo spoiler non leggere le prossime righe):



L'annunciato Omega? Si rivela un supereroe muto proveniente da un altro pianeta, una specie di Freccia Nera combinato con Superman, se è concesso il paragone. Il fumetto è strano, peggio che insoddisfacente. Omega, si scopre, non è il punto focale della storia. La maggior parte delle pagine è dedicata a un altro personaggio, un ragazzino dodicenne che ha un non meglio precisato legame psichico con Omega, un ragazzino maltrattato e orfano che frequenta le medie a Hell's Kitchen.
Ehi forse persino i geni della Marvel Comics sapevano che tu eri all'inferno. Ma in ogni caso non importava, non serviva, perché a te comunque non era consentito di saperlo, non esattamente. Non c'era alcun legame tra te e il povero disperato ragazzino di Omega the Unknown, almeno non di quelli che tu potessi permetterti di riconoscere.
Quel ragazzino? Era semplicemente privo di qualsiasi furbizia di strada.

GiovanniMarchese ha detto...

Dannazione... devo ancora recuperare sia la serie classica che la riproposta... :(

LUIGI BICCO ha detto...

@ Dario:
Mi suona bizzarro, devo dire. A leggere i dietro le quinte commentati dallo stesso Lethem, in appendice al "suo" Omega, trapela un amore incondizionato, per quella miniserie. Il fatto che la storia ruoti intorno a Jean Michael è vero. Ma Omega fa parte della sua vita in modo misterioso. E senza Omega non può esserci il ragazzino. E viceversa. Adesso mi sale la scimmia che voglio andarmi a leggere "La Fortezza della Solitudine" :)
Ma non posso. Ho intrapreso una lettura di tutt'altro tipo, ora.

@ Giovanni:
Se proprio posso dirti la mia, comincia tranquillamente da quella di Lethem. Imperdibile.

CREPASCOLO ha detto...

Di Lethem ho letto anni fa un racconto intitolato, mi pare, " Il ragazzo che voleva essere la Visione ". Decisamente un Marvel Zombie.
Mi piace quella cosa della combo di Black Bolt e Kal-El !
Io vado pazzo per le versioni alternative, rimaneggiate, alterate e pasticciate di Supes e Bats. Un vero esercito che ripete ad nauseam ( si fa x dire: io non ho ne ho mai abbastanza ) la coppia eroe solare/ vigilante nell'ombra: Doc Savage e The Shadow, Mandrake e Phantom.
Negli anni settanta lo stesso Gerber ha creato Wundarr che è una satira del concetto portante dell'ultimo kryptoniano ( arriva sulla Terra adulto, ma naif come un Forrest Gump d'oltrespazio ).
Propongo una variante: Doc Drake è uno scienziato alieno che riunisce il gran consiglio del suo pianeta per predire una imminente catastrofe. I parlamentari gli credono, ma sono una massa di tremebondi superstiziosi e costruiscono un'arca spaziale per lanciarsi nel cosmo lasciando DD quale sacrificio ai loro dei sul suolo condannato. L'arca si perde in un buco nero ( sapremo che fine abbia fatto quando e se avremo bisogno di una miniserie per dare ossigeno alla testata principale ) e DD resta da solo su di un pianeta che non esplode. A lungo andare gli gira il boccino e comincia a dialogare con fantasmi che vede ovunque. Modella una complicata fantasia in cui è il super-eroee baluardo contro una criminalità evanescente. Si costruisce una Fortezza della Solitudine ( mi sembra il minimo...) e la riempe di robots che lo aiutano a combattere gli spettri. Dai pianeti vicini si formano code di spettatori che lo osservano attraverso le immagini rimandate da satelliti orbitanti: come guardare le comiche di Ridolini al cinema. Cattivi !

La firma cangiante ha detto...

Tieni conto che quella descrizione la mette in bocca a uno dei personaggi del libro, non necessariamente rispecchia il pensiero dell'autore sul fumetto :)

E la scimmia sale...

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Senti. Non è che sei John Titor? Quello vero, intendo :)

@ Dario:
Si, l'ho pensato. Non avrebbe coinciso con la descrizione che ne faceva altrove.

CREPASCOLO ha detto...

Il vero JT ha lavorato a Cinelandia negli eighties. Ha cominciato come sparring partner per stars dai tratti troppo delicati che volevano un muso duro. Scommetto che non hai mai visto Sly Stallone, Jonathan Banks e Max Gazzè prima della overdose di sessions con JT. Praticamente una combo di Cicciobello e Leo Di Caprio prima di sparire tra i flutti. Aveva una mission ( failed, ma non x cola sua) : rendere impossibile ( la famigerara mission: impossible, appunto ) che nel tardo 21mo secolo tutti, ma proprio tutti, elites e morlocchi, cesellassero i loro volti attraverso plastiche estreme per assomigliare a modelli statuari al cui confronto la Aeon Flux ( del cartoon mtv ndr ) è la strega Bacheca di Popeye. Un po' si vince...

Pino Rinaldi ha detto...

A me nonostante i disegni, la serie piaceva, anche se quel ragazzino in qualche modo mi ricordava Bill Benson di Cap.Marvel(SHAZAM) e ampiamente ripreso dalla Marvel con Rick Jones con l'altro capitano(Vi ricordate PRIME?...l'ho pure disegnato!)...Non ricordo bene, ma mi sembrava che ci fosse qualcosa legato a dei principi di altri pianeti(Li odio i principi sia nei fumetti che nelle fiabe. Quanto sarebbe bello un muratore che bacia la bella addormentata!Perchè no, anche un nerd!)... Non so perché in seguito, con una bambina piccola che guardava Sailor Moon mi tornò in mente OMEGA della Marvel...?... Ma è noto nell'ambiente che io abbia scarsa memoria...

LUIGI BICCO ha detto...

@ Pino:
Shazam capita a fagiolo perché ho riletto recentemente un omnibus delle sue origini. La storia di Billy Batson e i saggi d'oro che vivevano in una caverna ma che in realtà erano appunto alieni, è stata proprio fonte di ispirazione per Gerard Jones e Len Strazewski per il loro Prime (lo avevo letto in un'intervista su Starmagazine o una cosa del genere). Altroché se mi ricordo di Prime. A me piaceva parecchio, quella serie, anche per via di Norm Breyfogle. E mi ricordo di aver visto anche le tue bellissime tavole, sul tuo blog.

Giuda ha detto...

... direi che si potrebbe anche dire che, con la storia dei genitori - robot (e anche in altri particolari, direi), Omega è stato il precursore anche di Barry Smith e del suo Rune ... l'atmosfera (fatte le debite proporzioni) direi proprio che è simile.

Giuda ha detto...

... direi :-)
Forse ho detto "direi" qualche volta di troppo :-D

LUIGI BICCO ha detto...

@ Giuda:
Mi cogli impreparato. All'epoca, di Rune, ho letto solo un paio di episodi su Star Magazine. Sicuramente ricordo i grandiosi disegni del buon Barry Windsor Smith. E anche i colori un po' psichedelici :)

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