17.4.12

Quando Milligan arriva prima

Due parole su questo volume voglio proprio spenderle. Quello che voglio sottolineare è come Peter Milligan sia uno scrittore (sarebbe meglio dire "inventore di storie") migliore di tanti altri.

Avevo letto episodi singoli di questa serie quando fu serializzata originariamente su X-Men Deluxe anni fa. Nella sua interezza, ti assicuro, fa un effetto davvero particolare. Peter Milligan imbastisce un teatrino, una baracca di mostri e burattini. Che poi, tanto mostri e burattini non sono. Si tratta più che altro di personaggi dai caratteri spigolosi come ne esistono davvero nel mondo reale: annoiati, prepotenti, viziati, narcisi, drogati, malati di mente, egocentrici. Il tutto oltre la soglia della sopportazione.

La X-Force come la conoscevano i fan dell'epoca, semplicemente non esiste più. Al loro posto gli sciroccati di cui sopra, ragazzi e mezzi uomini con la voglia di apparire e comandare. Di essere delle star a tutti i costi. Come nella vita reale, appunto, o come in uno di quei maledetti reality, si. Guidati da un uomo sinistro senza un braccio e con gli occhi rossi chiamato semplicemente Coach.
E da tutto questo gozzovigliare poteva uscirne qualcosa di interessante? Si, evidentemente, se ai testi c'è uno come Milligan.



Si può rinunciare ad una serie con un gruppo di supereroi i quali componenti portano nomi come l'Anarchico, Doop, U-Go Girl, Gin Genie, Zeitgeist, Vivisector, Sant'Anna o il quale capo ha la pelle grigia, le antennine sulla fronte e si chiama Mr. Sensibile? No. Che poi quando credi che le cose stiano andando in una direzione, Milligan sta lì a strigliarti ricordandoti di non metterti a sedere. Che le cose non sono (quasi) mai come sembrano. Ecco anche perchè, dopo poco, la X-Force di cui sopra cambierà identità e nome in X-Statix.


Dobbiamo proprio parlare dei disegni di Mike Allred? Non credo ce ne sia bisogno. Diciamo che senza di lui, la serie avrebbe avuto un senso solo al 50%. In ogni caso, una lettura illuminante dove la cultura "pop" è padrona di casa.

Mi preme ricordare infine che questa serie uscì pressoché in contemporanea con i primi episodi dell'Ultimate Universe. Gente come Mark Millar e Brian Michael Bendis si spremevano le meningi per cercare di capire come cambiare i vari personaggi e riplasmarli secondo canoni più moderni e adeguati ai lettori più giovani. Invece Peter Milligan, con la volontà di fare tabula rasa dei precedenti legami mutanti e volendo comunque rispettare la loro continuity, piuttosto che utilizzare personaggi già rodati e sicuri, ha premuto il piede su un pedale difficile ripartendo da zero. Scelta che potrà sembrare di comodo a molti ma che, per quanto mi riguarda, trovo invece molto più coraggiosa. Mi sfugge solo il perchè, oggi, questi personaggi non esistano più. Ma forse è meglio così. In mano a qualcun altro, chiunque altro, probabilmente risulterebbero stucchevoli e tediosi.


La Panini ha programmato la ristampa di questa serie nella sua interezza all'interno della collana 100% in sette volumi. Nel momento in cui scrivo, nelle fumetterie sono disponibili i primi due. Accattatevilli se avete voglia di letture poco servili o di personaggi più sfaccettati e reali. Anche se sono mostri, hanno le corna bitorzolute o la pelle blu.

8 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Il referente non è tanto, o non solo, la ondata Ultimate.
Grant Morrison aveva iniziato la sua run su New X-Men e stava rovesciando il presupposto su cui si reggeva il successo degli albi mutanti in Era Claremont secondo cui il fattore Ics è la metafora del diverso vessato dalla Massa Acefala e Mediocre.
Gli Xcosi di Morrison sono cool, fanno outing, aprono la loro scuola ad un ettaro di nuovi studenti. Gli Homines Sapientes si fanno impiantare protesi per diventare metaumani come Logan e Co.
Pete è sempre stato una versione 2.1 di Grant. Non ha tutto l'amore dello scozzese per la Silver Age ed è un vero iconoclasta. La sua X-Force non parla nemmeno di mutanti. E' una esposizione , gelida come un fumetto di Miguel Angel Martin, della società occidentale. Un autore convinto che gli inglesi pensino americano e vivano secondo indicazioni della ex colonia. Peccato che non sia riuscito a realizzare le sue storie con il fantasma di Lady Diana. Sarebbe andato oltre quanto aveva detto di JFK in Shade ( dove gli fu impedito di parlare di Elvis ! il Prez sì, ma il tizio di Graceland no ) ?

La Marvel ci ha pensato un po' e poi ha deciso di invertire la direzione di marcia. Meglio una X-Posse contro tutti e contro tutto. Chi è realmente interessato a legggere di icone amate in tutto il mondo ? Quanto ha venduto la biocomic di Lady Gaga ?
Peccato, però, perchè ogni filo tranciato è una storia che non leggeremo.
Morrison, per esempio, voleva parlarci di un banale homo sapiens teen ( mi pare che avrebbe dovuto saper suonare benissimo la chitarra ) che entrava nella scuola per Gifted Youngsters e subiva il razzismo di chi è
super-dotato.
Un tema interessante.

Immaginiamo i fratelli Holmes nelle mani di Pete Milligan : Sherlock è un genio deduttivo e John nella interazione prossemica con le signore. Vivono felici, ma segretamente invidiamo uno il talento ics dell'altro. Sherlock ha il sospetto di deludere Irene Adler, John ha firmato per una bio, ma ha dovuto farla imbastire da un ghost writer ( Morrison, probabilmente ). Una mini di quattro. Matite di Allred. Covers di Dave Cooper. Per la Image Central. Mm.

LUIGI BICCO ha detto...

Vero! Quello era anche il periodo dei pupilli X di Morrison. Che ha operato, però, dall'altro lato della medaglia. Ha reso insopportabili alcuni personaggi, ha radicalmente cambiato le radici di altri e ne ha inventati di nuovi e bellissimi (Xorn su tutti).
Un lavoro fondamentalmente diverso da quello di Milligan che è, arditamente, più fine e pragmatico del suo collega scozzese.
Niente da eccepire, eh, anche la run di Morrison sugli X-Men era una gran bella run. Ma Milligan ha lavorato più in profondità, mi sembra. Peccato per quella storia con Lady Diana, si.

La firma cangiante ha detto...

Li ho seguiti all'epoca della prima uscita. Un taglio netto col passato (a parte un breve incontro con la fiacca versione precedente di X-Force) che ha posto le basi per una serie interessantissima.

Chissà in effetti in mano ad altri che fine avrebbero fatto questi personaggi.

LUIGI BICCO ha detto...

Si, c'è un blando incontro nei primi episodi con Cannonball e compagnia varia. E più avanti un più spassoso faccia a faccia con Wolverine versione Morrison con giacca di pelle nera e petto villoso :)
Sfogliando il secondo volume, comunque, ho trovato un paio di episodi disegnati da Darwyn Cooke e devo ammettere che non sono affatto male.

CyberLuke ha detto...

Ottima segnalazione.
Peccato il disegno che non mi fa impazzire (ok, confrontato a Bryan Hitch tutti devono abbassare la testa).

LUIGI BICCO ha detto...

Ti dirò, se gli dai un'occhiata buona, alle tavole, le troverai affascinanti. Molto pop. Un pop quasi ostentato ma molto, molto elegante.

Francesco De Paolis ha detto...

Peter Milligan stesso ha ripreso il personaggio di Doop durante la sua breve gestione degli X-Men di alcuni anni fa: o meglio, ha mostrato un alieno dalle fattezze identiche a lui, suggerendo implicitamente che anche lui fosse un alieno.
Sinceramente, di questa rivelazione ne avrei fatto volentieri a meno, come anche di questa sua breve gestione degli X-Men, lontana qualitativamente anni luce sia da X-Statix (che ho adorato) che da "Le nuove Avventure di Ciclope e Fenice".

LUIGI BICCO ha detto...

Ciao Francesco.
Ho letto solo parte di quel ciclo degli X-Men di Milligan. E in effetti non mi era sembrato un granchè. Diciamo che, come tanti altri, questo scrittore dà il meglio quando costruisce da zero i personaggi. E mi risulta che, purtroppo, ultimamente sia al lavoro solo su "cosucce" (Fear Itself: The Home Front).

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