21.6.11

"Non vale, l'ho pensato prima io"

ATTENZIONE: In questo post appariranno delle immagini a caso a corredo degli argomenti trattati ma non in loro stretta correlazione. Volendo infatti evitare le solite immaginette con le lampadine accese e simil clip-artate che manco i poveri, ho preferito inserire ispirazioni visive e nozioni di cultura generale.

Allora. Bisogna partire un po' da lontano.

Non vale. L'ho pensato prima io.

Quante volte vi è capitato di pronunciare questa frase?
Magari non con lo stesso tono da dodicenne indispettito, ma se la forma cambia, il contenuto no.

Avete un'idea (il contenitore non importa, un racconto, una storia a fumetti, un progetto qualsiasi). Quasi vi crogiolate a pensare che magari è quella giusta o che, quanto meno, è una roba che può funzionare. Che vi ci potete mettere sopra, che da qualche parte arriverete. Poi, all'ombra delle vostre piccole sicurezze, sgranocchiando popcorn o tirando su forchettate da un etto alla volta di spaghetti alla puttanesca, vedete o sentite qualcosa che vi manda di traverso tutto. Da qualche parte, in una serie tv, in un film, in una canzone, in un volume a fumetti, in un romanzo o dal salumaio dietro casa vostra, ritrovate gli incipit di quell'idea (o l'idea tutta intera così com'è) realizzata da qualcun altro ieri, un mese fa, un anno o un trentennio prima che voi nasceste.

Che cosa è successo?

Niente. Non è successo proprio un bel niente. Sto scrivendo questo post perchè, come avrete capito, a me questa cosa è successa un'infinità di volte. Davvero troppe. E stanco di queste piccole, sospette coincidenze, ho deciso di indagare e approfondire il discorso invece di chiudermi in un angolo a fare piangina.

La serie degli "Abbracciosi" degli ovetti Kinder.
Una volta era "una sorpresa su cinque", adesso "due su quattro". Inflazione?

Ma prima qualche aneddoto che cementifichi le argomentazioni:

Anno 2002 o 2003. Periodo nel quale, lo sottolineao, scrivevo sempre, appena potevo. Qualsiasi cosa: racconti brevi, un romanzo (da 250 e passa pagine), sceneggiature a fumetti. Tra i vari file di testo nel mio hard disk, tra annotazioni, idee da sviluppare, incipit per altre storie e soggetti per una serie regolare (per chi, poi?), ce n'era uno fresco fresco di scrittura. Si trattava sempre di una sceneggiatura a fumetti. Avevo deciso che mi sembrava figa una storia nella quale un aereo precipita al largo di un'isola abbandonata non segnata sulle carte geografiche. Sarebbero sopravvissuti solo in tredici.

Una vista mozzafiato sulle coste di Kangaroo Island, in Australia.

Vi do qualche specifica tecnica giusto perchè ho ancora quel file. La storia avrebbe dovuto intitolarsi Fiammiferi. Si, Fiammiferi. L'aereo in questione sarebbe partito da Lisbona per fare poi scalo a Porto Santo (o Madeira), per arrivare infine nelle Azzorre. Tra i tredici sopravvisuti ci sarebbero stati uno scrittore Norvegese, due americani, una coppia di attori di teatro italiani, un'infermiera jugoslava (sentimentalmente legata ad una sua connazionale), un biologo marino di origini tedesche e una coppia di studenti canadesi, ecc. ecc. Seguiva poi descrizione accurata di ogni personaggio e una serie di situazioni come:
- Il "ritorno" di alcuni personaggi dati per scomparsi nell'incidente aereo
- Un misterioso caccia militare trovato in mezzo all'isola, con il cadavere di un pilota
- Misteriose melodie dall'interno dell'isola (si trattatava di opere di Ibsen suonate al pianoforte)
- Un uomo con la testa di Alce che spia i sopravvissuti e altre strane presenze di origini soprannaturale (o forse anche no, ero ancora indeciso su questa cosa)
- Una rappresentazione teatrale che narrava la storia dietro la quale si celava l'invenzione del fiammifero (da qui il titolo della mia storia)
- L'isola stessa che cominciava a girare su sé stessa cambiando forma e dimensione (ma per questa cosa mi ero un po' ispirato all'isola di Myst).

Tutto ciò vi ricorda per caso qualcosa, in qualche modo?

Ora. Detto questo.

Immaginatevi il mio stupore quando, qualche tempo dopo sentii parlare di una serie in produzione in America, intitolata Lost, che aveva per protagonisti dei sopravvissuti ad un incidente aereo che avrebbero passato il loro tempo su una "misteriosa" isola. Purtroppo per il mio ego, le analogie erano molte di più di quanto sperassi. Che noia.

Il videogame più venduto durante il 2009 è stato Wii Fit, con più di 3 milioni di copie vendute in appena sei mesi. E 18 milioni di persone che si chiedono il perchè, nei successivi due mesi.

Vi salto tutta la sfinente lista di casi analoghi di fronte ai quali mi sono dovuto fermare a riflettere sulla cosa (soprattutto tra i fumetti letti). Basta sapere che l'ultima mi è capitata la settimana scorsa. Parecchio tempo fa avevo scritto una storia con protagonista una moneta da 10 centesimi. La storia avrebbe seguito le peripezie della moneta, vera ed unica protagonista, che ci avrebbe accompagnato attraverso le storie di molti altri personaggi verso il finale. La moneta sarebbe saltata di tasta in tasca, da loschi individui poco raccomandabili a ragazzini in cerca di emozioni.

E sabato scorso mi capita di vedere questo film del 1993 del quale non sapevo nemmeno l'esistenza. Il film è firmato alla regia da Keva Rosenfeld (che non mi risulta abbia fatto molto altro) e conta una serie di comparse più o meno importanti per l'epoca: Diane Baker, Steve Buscemi e Christopher Lloyd (grandi interpreti del film), Linda Hunt, Brendan Fraser (si si, quello delle varie "mummie"), Elisabeth Shue e via discorrendo. Una visione divertente che consiglio serenamente.

La "giocherellona" conduttrice della terrificante e a dir poco pleonastica
trasmissione "Paint Your Life" in onda su Real Time. Visione consigliata
a chi sa fare le cose come si deve, ma che vuole tornare a farle come
le fanno le scimmie urlatrici.


Comunque. Qual è il titolo del film? Un pezzo da 20 (Twenty Bucks in originale). Chi era il protagonista in mezzo a tanti attori? Esatto. Una carta moneta da 20 dollari. Sarebbe finita nelle tasche di gente bizzarra, loschi figuri e ragazzetti in cerca di emozioni?

Si.

Ma questo film è nato ben prima di quando hai pensato a quella storiella, buffone copione, direte voi.

Quindi? Tiriamo le somme?

O (uno) io sono un genio incompreso (me tapino!) e contemporaneamente un veggente che vede le gente scema e sa cosa accadrà da qui ai prossimi dieci anni e sa le cose accadute nel passato anche senza conoscerle, oppure (due) semplicemente altro. E come diceva Elio, propenderei per la seconda ipotesi.

'A Pizz. L'etimologia del nome "pizza" deriverebbe secondo alcuni da pinsa, participio passato del verbo latino pinsere, cioè pestare, schiacciare, pigiare o dalla pita mediterranea e balcanica, di origine greca.

Ma, attenzione, adesso facciamo i seri e parliamo di Attenzione Selettiva, argomento che mi porto dietro da anni e al quale mi interesso con estenuante passione. Wikipedia dice:

Lo studio dell'attenzione selettiva è stato avviato da A. C. Cherry, il quale cercò di capire perché, fra stimoli molteplici provenienti dal mondo esterno, il soggetto ne selezioni alcuni (attended messages) lasciandone decadere altri (unattended messages). La dimostrazione di ciò è data da un fenomeno noto come cocktail party in cui si riesce a prestare attenzione ad una sola conversazione nonostante ve ne siano parecchie in corso che potrebbero interferire (in pratica vengono esclusi gli stimoli disturbanti): nonostante le emissioni sonore provenienti da tutti gli astanti siano colte dai nostri recettori acustici, noi siamo in grado di selezionare e analizzare solo quelle provenienti dalla persona con la quale stiamo conversando.E fin qui...

Ma non siamo ancora al punto. Mi ricordavo di aver letto qualcosa a proposito di un filtro di Broadbent, e in effetti wikipedia lo cita così:

Un esempio di modello che propone una selezione precoce dell’informazione da elaborare è la Teoria del filtro di Broadbent, secondo cui esisterebbe una fase iniziale di elaborazione dell’informazione durante la quale tutti gli stimoli vengono analizzati simultaneamente sulla base delle loro caratteristiche fisiche elementari e immagazzinati per un breve periodo.

Bingo! Vengono analizzati e poi immagazzinati per un breve periodo.

Quindi se non sono un fesso stupido, mi sembra di capire che una certa situazione alla quale spesso mi ritrovo a pensare, sia la probabile e giusta spiegazione al mio (e vostro) dilemma.


I Monty Python [1969 - 1983] in una bella foto d'epoca. In ordine sparso: Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin.

Si, c'è questa cosa che qualcuno vi snocciolerà fuori ogni tanto delle storie che sono tutte nello stesso calderone e che viaggiano per la terra in una sorta di ricorso alla vita buddista o che tutti gli esseri umani sulla terra condividono pensieri e riflessioni di notte, quando dormono, o qualche altra cazzatella un po' new age, un po' shanty baba.

Quello a cui credo io è: attenzione selettiva e filtro di Broadbent.

Mettiamo caso che un giorno ci capiti di leggere sul giornale che è in produzione una nuova serie di Frank Puzzola. Che della serie non si sa nulla, che è supersegreta. Che si sa solo che uno dei protagonisti è una capretta mutante con occhialini e pennacchio.

Ecco. Caso vuole che tu legga distrattamente la cosa, perchè di serie con protagonista una capretta mutante con occhialini e pennacchio, non te ne può fregar di meno. Però in fondo in fondo, in modo latente, questa strana figura ti si ficca nel cervelletto e rimane lì, pronta ad uscire quando magari meno te lo aspetti. Poi un giorno esce davvero e ti inventi che sarebbe carina una storia con protagonista una pecorella smarrita con baffi finti e pastrano (elaborazione dell'informazione e rimodellazione secondo i tuoi canoni di gusto).

E' così o no?


Se poi preferite credere alla cosa che di notte siamo tutti collegati, vi chiederei solo di non presentavi dalle mie parti dopo l'una di notte, grazie.

8 commenti:

Fumettista Esplosivo ha detto...

Complimenti, un'analisi molto acuta di un problema che, credo, sia condiviso da tanti creatori e pensatori di idee e storie... e non parlo di quelli che infarciscono i propri lavori di citazioni, così da copiare senza darlo a vedere!^^

Anche a me è successo tante di quelle volte da perdere il conto!

Qui riporto un aneddoto interessante
http://fabriziodefabritiis.blogspot.com/2011/01/sui-defenders-parte-3-e-sulla-turchia.html

Comunque, credo anch'io nell' attenzione selettiva e nel filtro di Broadbent... la soluzione, quindi, potrebbe essere quella di riuscire a "disattivarle"!

Oppure, in alcuni casi (e qui vado un po' ot), è meglio mettersi l'anima in pace e rendersi conto che, se si mandano in giro idee o se si fa qualcosa di nuovo, ci sarà sempre qualcuno pronto a copiarti:

http://www.capitanvenezia.com/news.asp?id=6

Oppure, ci sarà chi ti chiederà di collaborare e poi ti rubarà l'idea spacciandola per propria (dal minuto 1:3o in poi):
http://www.youtube.com/watch?v=gFk6HQ4ufjA

E non contento, proverà anche a buttarti merda addosso:
http://www.facebook.com/group.php?gid=59668383986&v=wall#!/photo.php?fbid=1339243360414&set=o.59668383986&type=1&theater

Il mondo è pieno di persone che pensano contemporaneamente le stesse cose... o che, più semplicemente, si appropriano delle idee altrui!

LUIGI BICCO ha detto...

Ho letto il tuo post. Purtroppo certe cose sono sempre accadute e la cosa più fastidiosa è che non si riuscirà mai ad appurare come stanno le cose. Mi spiace anche per la presa in giro su facebook ma sembra una robina per povereretti. Gentaglietta.
E anche questa cosa di Capitan Venezia la dice lunga :)

Fumettista Esplosivo ha detto...

@ LUIGI BICCO:
"non si riuscirà mai ad appurare come stanno le cose"

Già, e penso che, anche nel mio caso (mi riferisco al mio post che ti ho citato), la cosa sia casuale... anche se va detto che il rischio di essere "copiati" c'è sempre quando ti proponi con un progetto.

"Mi spiace anche per la presa in giro su facebook ma sembra una robina per povereretti. Gentaglietta."

Ah, ma quello è il minimo... in verità, il tipo è andato molto oltre, sfociando nella concorrenza sleale con la diffusione di informazioni (falsissime) che gettavano discredito sulla nostra attività, con il chiaro intento di rimanere il solo sulla piazza!


Il veneziano, invece, è solo colpevole di aver spacciato l'idea per sua... poi ha ripiegato, dopo aver ricevuto risposte negative da chi gli faceva notare che l'idea l'avevamo avuta prima noi!

Il lavoro?
Un mondo pieno di squali!^^

LUIGI BICCO ha detto...

Il rischio c'è sempre in effetti. Tanto più nel fumetto che non prevede il benché minimo grado di tutela degli autori e delle loro opere. Non che nel resto dell'universo non accada la stessa roba, eh :)

CyberLuke ha detto...

Hai sollevato in un unico post una pletora di argomenti estremamente interessanti.
E, in effetti, è sempre difficilissimo rivendicare la paternità di un'idea, e molto spesso le leggi non aiutano anche perché le idee (e il loro "scippo") non conoscono confini, mentre le normative sì.

Fumettista Esplosivo ha detto...

@ CyberLuke:
"e molto spesso le leggi non aiutano anche perché le idee (e il loro "scippo") non conoscono confini, mentre le normative sì."

Vero!

LUIGI BICCO ha detto...

Vero, confermo. E cito anche Samuel Beckett che una volta disse:
"Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono."

Fumettista Esplosivo ha detto...

@ LUIGI BICCO:
"Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono."

Stupenda, me la segno!^^

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