9.5.11
Craig Thompson at work
Il prossimo 9 settembre, in America e dintorni, sarà distribuita in tutte le librerie la nuova, monumentale opera di Craig Thompson. Dopo Addio Chunky Rice, Blankets e Carnet de Voyage, questo Habibi promette di essere l'opera definitiva di Thompson. Sicuramente la più sentita a detta dello stesso autore, dopo una lavorazione durata quasi sette anni (lui stesso annunciò la fine dei lavori sul suo blog, lo scorso settembre). Eccolo all'opera durante il lungo periodo di gestazione:
A chi gli ha chiesto di cosa parlasse la sua ultima fatica, Craig ha risposto così: "Si intitola Habibi ed è una specie di storia popolare araba".
Tempo fa ho scoperto che Habibi sarà un libro di 700 e fischia pagine.
Sarà un piacere avere gli spigoletti di questo mattonazzo puntati poco sotto il plesso solare. A questo punto però, sarei curioso di capire chi lo tradurrà e stamperà per l'Italia. Rizzoli-Lizard o Coconino Press?
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7 commenti:
non so niente di "habibi" ma mi stupirei assai se avesse la stessa forza e intensità irripetibili di " blankets"
Quella forza è ormai immancabile in tutte le opere, grandi e piccole, di Thompson. C'è da dire che tocca per la prima volta temi e tempi davvero particolari e difficili. Ma è stato un progetto così lungo, che credo l'autore abbia realizzato un gran bel lavoro. O almeno così si spera. Staremo a vedere.
Immaginavo che apprezzassi il tratto di Thompson.
Io non ne sono un fruitore, ma ammiro moltissimo il suo lavoro.
Thompson disse anche che Habibi sta all'islam come Blankets sta al cristianesimo. Fremo :)
Tra l'altro mi fa paicere che citi Carnet de Voyage, diario di viaggio in cui Thompsno a un certo punto disegna con la biro, e riesce a fare cose che altri disegnatori si sognerebbero di fare anche con un pennello :)
@ Luca:
Se mai volessi dargli un'occasione, ti consiglio di cominciare proprio con il suo primo libro: Addio Chunky Rice!
@ Giulio:
Carnet de Voyage la dice lunga sull'estro fuori dall'ordinario di Thompson. E' uno splendido e straordinario disegnatore, dotato di una visione davvero unica. E guardando in giro le anteprime di Habibi, mi sa che ogni vignetta è una poesia.
Vederlo al lavoro col pennello è un piacere per occhi e cuore
Concordo, Gianni.
Viene quasi voglia di mettersi (o rimettersi) a disegnare e dare (o ridare) il meglio di sè stessi :)
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