9.3.11

Di nuove chimere della Vertigo

Ho imparato ad apprezzare Mike Carey come scrittore con i suoi cicli di Lucifer. E Peter Gross era già al suo fianco come disegnatore. Poi il consolidato duo ha dato vita a quella che in giro si ritiene la loro migliore opera, The Unwritten. Quando sugli scaffali di una libreria ho visto il secondo volume fresco di stampa (edito da Planeta), ho ricordato di essermi perso il primo. Averlo recuperato è stato un mezzo miracolo, visto che l'indisponibilità di questo volume è stato anche oggetto di non poche discussioni che mettevano alla forca la casa editrice spagnola (più che giustamente, per quanto mi riguarda) e per questo devo ringraziare anche un validissimo fumettaro e amico di Torino (grazie, Danito).

The Unwritten è una bella roba. Una lettura fresca e interessante con qualche spunto originale e qualcuno meno. L'idea che sta alla base apre le porte ai cambi di rotta e ai colpi di scena. Di cosa parla The Unwritten?
Tommy Tailor è il protagonista di una serie di romanzi fantasy che sono diventati un fenomeno culturale. Su internet e nelle convention, i fan si incontrano per celebrare le sue magiche storie nella speranza che il suo creatore scomparso, Wilson Taylor, rispunti fuori da qualche parte per scrivere un’ultima avventura. Ma c’è uno sviluppo inaspettato della trama: il vero Tom Taylor, il figlio che Wilson ha abbandonato, viene ora venerato in tutto il mondo come una leggenda letteraria incarnata. Quando la sua vita comincia bizzarramente ad assomigliare sempre di più a quella di Tommy, Tom viene catapultato in un strano inferno letterario dove il potere della capacità di raccontare è forte come un incantesimo.
A chi fosse invece interessato ad una vera e propria recensione, Antonio Solinas ne ha messa giù una breve e concisa per Lo Spazio Bianco qui.

La cosa che mi premeva sottolineare, però, è un'altra. Questa nuova opera dello scrittore britannico sembra meritare tutti gli applausi e le approvazioni dei suoi lettori. Me compreso. Ma in ogni caso, anche questa volta, il secondo avvento non si è verificato.

Mi spiego meglio.

I lettori appassionati della linea Vertigo (italiani e americani allo stesso modo) sono stati abituati negli anni ad una serie di letture di una certa qualità. Ma soprattutto al fatto che prima o poi possa ripetersi il miracolo. Insomma, che un nuovo Sandman possa nascere dal nulla e creare nuovo scompiglio. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti.
Ieri il Sandman di Neil Gaiman era in buona compagnia. C'era lo Shade The Changing Man di Peter Milligan e Chris Bachalo,

l'Hellblazer di Jamie Delano,

lo Swamp Thing di Alan Moore.

Poi siamo passati al Preacher di Garth Ennis e Steve Dillon,

al Transmetropolitan di Warren Ellis e Darick Robertson (molto più valido di quanto si voglia far credere),

agli Invisibles di Grant Morrison,

al Sandman Mystery Theatre di Matt Wagner e Guy Davis,

al 100 Bullets di Brian Azzarello,

fino ad arrivare ai più recenti Y: The Last Man di Brian Vaughan,

al Lucifer dello stesso Mike Carey,

al Losers di Andy Diggle e Jock,

al Fables di Bill Willingham

o allo Scalped si Jason Aaron.

Di roba in effetti ce n'è stata (e non ho citato parecchi titoli). E tutta davvero egregia. E se non tutta, almeno la maggior parte. Ma dopo Sandman, come dicevo prima, i lettori sono ancora in attesa di una nuova epifania.

Ho una brutta notizia per loro: la nuova epifania non arriverà. Perchè non ci sono più i tempi perchè ciò avvenga. E molto probabilmente lo stesso Gaiman non sarebbe in grado di ripetere quell'evento memorabile, acclamato da pubblico e critica, che è stato il suo Sandman. Il Signore dei Sogni è venuto fuori quando ce n'era bisogno. Così come credo altrettanto probabilmente che se Preacher fosse pubblicato oggi per la prima volta, avrebbe più successo di quello che ha già avuto 15 anni fa.

Smettete quindi di cercare le chimere. I tempi sono cambiati.

P.S.: Piccola riflessione fuori campo. Che poi la Vertigo dovrebbe fare da modello a un certo tipo di fare fumetto che in Italia non si fa. Non dico che manchi il coraggio, ma proprio la testa. E va bene che ogni Paese ha le sue meccaniche e le sue dinamiche narrative. Ma ogni tanto, uscire dal proprio quartierino no?

3 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Trovo che l'ultima riflessione che hai fatto sul fumetto italiano fotografi bene la situazione attuale.

Prendiamo ad esempio le edicole: ci sono le serie storiche (alcune delle quali annaspano e mancano ormai della giusta freschezza), alcune nuove mini che possono assolvere al compito di offrire buon intrattenimento (ad esempio io mi sto godendo Cassidy perchè mi piace il genere, il periodo in cui è ambientato, etc...). E poi?
Perchè non c'è un tentativo di proporre qualcosa di diverso, che rompa un po' gli schemi?

Negli ultimi anni la lettura migliore a mio avviso è stata Jan Dix, esplorava un mondo poco battuto nel fumetto popolare, begli spunti. La costruzione delle storie a volte seguiva plot canonici ma comunque ci trovavi dei contenuti, degli stimoli.

Il resto è puro intrattenimento (niente di male se ben fatto) ma l'epifania mi sembra francamente troppo lontana.

Bellissima la carrellata di serie Vertigo che hai proposto. Il mio sogno sarebbe quello di poter vedere ristampe cronologiche da edicola di tutte queste come è successo per Preacher, Sandman e, ancora in corso, Y e Hellblazer (Grande Delano una spanna buona sopra i vari Ennis, Azzarello e via dicendo).

LUIGI BICCO ha detto...

Oh! Che bel commento pieno di cose, Dario. Allora...

Sul discorso dell'edicola, sono d'accordo anch'io. Di roba buona ce n'è comunque, ma purtroppo la serialità e le gabbie narrative ammazzano la freschezza. E questo lo sanno anche i muri. Diciamo che le miniserie potevano essere una buona occasione. In alcuni casi lo sono state, ma mai fino alla fine. Caravan è stata la cosa più vicina al discorso di cui sopra, per quanto mi riguarda. Cassidy me lo sto godendo anch'io (per le tue stesse motivazioni), ma devo dire che era partito con tutt'altri intenti e via via sta scivolando verso le solite dinamiche, anche se continua a piacermi (ma che fastidio che ogni due pagine i compari di Cassidy devono beccarsi dandosi del "bestione" e del "piccoletto", sembra di essere tornati ai tempi di Gregory Hunter). Sono speranzoso però sullo Shangai Devil di Manfredi, visto che Volto Nascosto non mi era affatto dispiaciuto.

La Star avrebbe tutti i mezzi per portare a buon fine dei grossi progetti, ma non ci sono state le teste (anche se mi dicono che Valter Buio, alla fine, è stata cosa buona).

Con le miniserie di Ambrosini, sfondi una porta aperta. Sia Napoleone sia Jan Dix, sono entrate nelle mie grazie dalla porta principale. E per quanto mi riguarda si sono rivelate essere anche le cose più coraggiose di casa Bonelli.

Manca qualcosina. Manca ancora un po' di coraggio. Quello di uscire dagli schemi soliti. Quella di raccontare una storia lunga senza dover per forza scendere a compromessi.

La Vertigo è stata negli anni la mia delizia, anche se oggi la seguo molto di meno rispetto a ieri (anche per causa della politica editoriale della Planeta). Ma non disperare per le ristampe. Credo infatti che la casa editrice spagnola non si fermerà alle ristampe da edicola in volumetti di Preacher, Sandman ed Hellblazer.

E si, quello di Jamie Delano e John Ridgway è sempre stato il miglior John Costantine di sempre. Senza ombra di dubbio :)

La firma cangiante ha detto...

Come si dice: quoto tutto dall'inizio alla fine :)

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