13.12.10

Domani è un altro giorno

Sembra ormai cosa nota che i prossimi saranno giorni molto particolari per la politica italiana. Si parla di Apocalisse, di giochi di potere, di acquisti illeciti di accordi e di smentite. Ma io mi chiedo, non è che ci si sta focalizzando sulle solite piccolezze?

7 commenti:

Angelo ha detto...

ahahahahahahahah
questa è davvero meravigliosa, non la conoscevo.

Approfitto per confermarti i sensi della mia stima per quanto fai e pubblichi. Mai roba banale, sempre spunti di discussione interessanti, ma dormi mai?

PS E un'amichevole tiratina d'orecchie per aver scritto "presta la sua arte a marchi prestigiosi come Nike". Marchi prestigiosi? Questo qualifica il lavoro di un disegnatore?

LUIGI BICCO ha detto...

Ehilà Angelo.
Grazie per la pletora di complimenti. Incasso e porto a casa volentieri.
Dormire? Credo di dormire abbastanza, a dire il vero. Anche se non nego che per la maggior parte della notte continuo a fantasticare come i bambini.

E no, il fatto di aver lavorato per la Nike non qualifica assolutamente un illustratore o un creativo. Ma il marchio rimane prestigioso nonostante tutto. E comunque si riesce a dare tanto quando, come nel caso di Nike, un'azienda lascia la massima libertà d'espressione creativa. Naturalmente solo per attività collaterali, ma tantè, se è un'azienda a cercare te (e non il contrario) è proprio perchè vuole le cose che sai fare tu. Il tuo lavoro è valorizzato a prescindere.

Naturalmente è solo un mio punto di vista ed è assolutamente opinabile.

Un carissimo saluto.

Angelo ha detto...

Vorrei opinare, se permetti.

In particolare su "un'azienda lascia la massima libertà d'espressione creativa".
Non ci credo. È una contraddizione in termini.

Ogni, e dico OGNI, lavoro dell'intelletto prodotto dietro commissione di un'azienda ha uno e un solo scopo: vendere, creare profitto per la medesima.
Il che confligge con l'espressione "massima libertà d'espressione creativa", non credi?

Poichè ogni santo giorno mi trovo a lavorare per aziende -come grafico e/o come illustratore- posso affermare che ciò che produco è SEMPRE frutto di compromessi.
Intendiamoci, non credo che ci sia niente di male, in questo. È solo che la "massima libertà d'espressione creativa" trovo sia sopravvalutata: la lascio volentieri agli artisti. Io non lo sono, né vorrei esserlo. Mi vedo più come un tipo di artigiano, votato alla progettazione per la ri-produzione seriale.

Anzi: io li odio, i creativi dell'Illinois. La creatività non serve a un accidente. Servono le idee, e quelle arrivano con lo studio e il lavoro, non con l'ispirazione.

Infine: come si misura il prestigio? È un fatto quantitativo? Più si vende, più si è prestigiosi?

Prestigiosa la Naik? Maddài.

Va bè, scusa l'acidume. Dev'essere che ho vissuto i creativi anni 80 in pieno.
Confermo con calore i complimenti a te e al tuo blog. Ci trovo sempre molte buone idee.
A presto!

LUIGI BICCO ha detto...

Il tuo punto di vista sulla questione è pienamente condivisibile, Angelo. Soprattutto l'aspetto che riguarda l'artigianalità del nostro mestiere. Di artisti non ne conosco personalmente, ma se esistono che Dio me ne guardi.

D'accordo anche sul fatto che servono più idee. Anche se non sottovaluterei l'"ispirazione", perchè una buona idea, il lavoro e lo studio, passano spesso da lì.

Quando parlo di Nike, non parlo naturalmente degli annunci istituzionali che vediamo per strada o degli spot che vediamo in televisione. Ci sono alcuni illustratori che sono stati chiamati in causa dalla Nike proprio per rilasciare il proprio punto di vista in piena e completa autonomia. Lo dico perchè spesso il risultato finale è strettamente personale e non parlo solo dell'esecuzione, ma anche del concetto. Dell'idea.

Presso tante altre aziende (anche altrettanto note) questo non avverrebbe. E soprattutto, e qui veniamo al tasto dolente tuo e anche mio, non avviene in Italia.

Per quanto possa sembrare sempre e solo un continuo lamentarsi a vuoto, non si può certamente negare che in Italia, al contrario, non si cercano idee. Anche se ho avuto la fortuna di vivere esperienze molto positive e particolari come quella con la rivista "Internazionale". Ti assicuro che con loro è sempre stato rispettato il mio punto di vista e il mio lavoro (non mi è stata mai chiesta nemmeno una modifica). E questa, per me, che non ho nemmeno una lunghissima esperienza come illustratore, è solo grasso che cola.

Poi da lì posso anche dire che situazioni del genere si verificano solo raramente, per carità. Quindi questa è davvero una mosca bianca. E anch'io posso vantare richieste allucinanti e assurde da parte di sedicenti editori. Cose da far accapponare la pelle, come anche tu ben saprai. Il mio vantaggio è che, come ho detto più volte, ho le spalle coperte (il mio stipendio fisso ce l'ho) e quando si verificano casi del genere, semplicemente dico NO. Punto.

Ma intanto aumenta la gastrite e ti vengono le bollicine sulle mani.

Ci tenevo solo a sottolineare che non penso che il marchio in sè fa prestigio. Non sono un simpatizzante della globatizzazione e del conseguente appiattimento dell'encefalogramma. Ma tantissimi illustratori (dell'Illinois e non :) che mi ispirano e mi piacciono, sono passati anche da lì.

In ogni caso ribadisco che il punto di vista è fin troppo chiaro e nemmeno troppo distante dal mio, se proprio andiamo a guardare le virgole.

Angelo ha detto...

Sottoscrivo, Luigi!

CyberLuke ha detto...

Beh, sulla creatività "addomesticata" potrei stare a dilungarmi le ore, e, temo, con amara cognizione di causa.
Pubblicità, editoria, moda, grafica... In tutti questi campi ho dovuto (e devo ancora) fare i conti con tutta una serie di compromessi, che riportano questo mestiere - e chi lo svolge - sulla terra.
Non ho mai lavorato per Nike, ma per BMW, Sony, Enel, Wind, Telecom, Fiat, Biagiotti sì, e tutta 'sta libertà non l'ho mica vista. ;D
Ma, tutto sommato, credo sia "normale", quando fai qualcosa, qualsiasi cosa per qualcun altro: le sole cose dove non c'è ingerenza alcuna, sono quelle che fai per te stesso.

LUIGI BICCO ha detto...

Sono d'accordo Luca. Anche se ci sarebbe da capire con quali di quelli hai lavorato e in che modo. Nel senso che già da Enel in poi, tiriamoci tranquillamente una linea sopra. In quanto società italiane, sicuramente non sopranno vedere al di là del proprio naso (tu potrai smentirmi).

Poi presumo tu abbia lavorato per Sony Italia e BMW Italia. Se ci si lavora come creativo grafico per attività collaterali o cataloghistica e affini, in effetti non credo che si possa avere granchè libertà.

E' anche una questione nazionale, credo. Niente gloria, da queste parti :)

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