13.6.17

I Segreti di Twin Peaks (quello vecchio), tra ricordi e terze impressioni


Quando Twin Peaks fu trasmesso per la prima volta in Italia, nel 1990, io ero in prima superiore e seguii gli avvenimenti della serie solo attraverso il discettare sommesso delle mie compagne di classe. Il continuo riferimento a intrecci amorosi e l'attaccamento morboso alla storia di un cadavere (ricordo il libro "I Segreti di Laura Palmer" abbinato ad un numero di TV Sorrisi e Canzoni), rendevano tutta la storia, ai miei occhi, banale e poco interessante. Un ibrido tra una telenovelas argentina qualsiasi, di quelle che seguiva mia nonna, e le civettuole gesta di una masnada di paesani cortesi e falsi, come nella vita di tutti i giorni.
Nulla di più, nulla di meno.

Quando però le cose cominciarono a farsi serie, verso la fine, notai un malumore generale, in classe. La storia stava prendendo un'altra piega, del tutto inaspettata. E il malcontento serpeggiava soprattutto per via di una serie di oniriche scene che in tanti non riuscivano ad interpretare.
Fu allora che il palato cominciò a solleticare e che decisi di dare un'occhiata. Ricordo di aver visto le ultime tre o quattro puntate della seconda e ultima stagione e di esserne rimasto completamente folgorato. L'ultima, in particolare, con quelle scene girate tra le diafane tende rosse di un'altra dimensione il cui accesso era celato negli anfratti bui di un bosco, mi fecero pentire di non aver sbirciato prima.


Capii poco, è vero, ma quel poco bastò a convincermi, un anno dopo, a mettere mano alle VHS di un amico che, santo subito, aveva pazientemente registrato tutti gli episodi.
Quando rividi tutta la serie nella sua interezza, ricordo che furono confermarte le impressioni avute la prima volta. Del tormentone che mezzo mondo seguì sullo schermo di una tv, quello che rispondeva alla fatidica domanda "Chi ha ucciso Laura Palmer?", a me fregava poco o nulla. Di quella parte apprezzai solo le comparsate del Gigante, le spaventose incursioni di Bob o l'inquieta interpretazione finale di Ray Wise nei panni del padre di Laura. Ma la parte più interessante era in realtà la storia di Cooper e dello sceriffo Truman alla ricerca della Loggia Nera.


Oggi, più di 25 anni dopo, mi sono riguardato tutte e due le stagioni per fare chiarezza su avvenimenti ormai dimenticati, in attesa di mettere gli occhi su quella nuova. Le nuove impressioni? Completamente stravolte. Al contrario di qualche recensore e di qualche giornalista, infatti, ho notato che queste prime due stagioni si portano sul groppone tutto il peso degli anni che sono passati nel frattempo.

Un fardello molto, molto, molto pesante. Prima di tutto perché quei tempi narrativi e alcune delle soluzioni adottate, oggi risultano antiquate e desuete. E poi perché QUEL David Lynch appare oggi quanto meno irriconoscibile. Per chi, come me, non si è lasciato sfuggire un solo passaggio della carriera del regista americano (fu proprio allora che nacque una sorta di ossequioso e immutabile amore nei confronti di Lynch), avrà avuto il piacere di notare un percorso stilistico sempre più in salita e una regia che si è fatta via via sempre più fine e meticolosa, fino a raggiungere, in particolare proprio con le ultime due pellicole (Mulholland Drive e Inland Empire), le altissime vette di un cinema espressionista e curatissimo.
Quello che mi è parso fuori contesto sono prima di tutto le scenette di intermezzo "divertenti", permeate da un'ironia grossolana e ciaciarona che nel cinema di Lynch non sarebbero mai più tornate: alcuni dei funny moment di Andy, l'aiutante dello sceriffo, oggi sono inguardabili (tipo questo), così come l'assurda scenetta fraterna tra Albert e Truman o gli assurdi momenti di David Duchovny vestito da donna.


Ma le parti che pesano di più, riguardano prima di tutto alcuni dialoghi del tutto inutili alla trama, situazioni lasciate in sospeso contro ogni logica o le sottotrame trattate come una serie parallela (quella di James Hurley che fa il meccanico per la truffatrice l'avevo proprio rimossa). Insomma, alla fine della vicenda, rimangono più domande che risposte. E il fatto che Lynch e Mark Frost fossero ormai ai ferri corti con i produttori e si stessero completamente disinteressando agli avvenimenti secondari (in risposta al network che li costrinse ad anticipare quelli principali), non giustifica di certo la questione.

Questo ovviamente non cambia, nemmeno per un momento, quello che Twin Peaks ha rappresentato per il mondo televisivo e per me.
Quel che rimane, in generale, è una serie che nonostate i suoi alti e bassi è riuscita a riscrivere i tempi narrativi della tv, traghettando lo spettatore in un nuovo secolo televisivo. Twin Peaks è stata la prima serie tv della storia dello spettacolo. Prima c'erano solo i "telefilm".
Quel che rimane è anche una serie di personaggi memorabili, a partire proprio dall'indimenticabile protagonista, Dale Cooper, interpretato in tutta naturalezza dall'attore Kyle McLachlan.


Quel che rimane è un'oscurissima atmosfera generale con la quale chiunque scrive per la tv, da allora ad oggi, deve confrontarsi. Un'atmosfera che ha ispirato a oltranza tantissimi altri prodotti, arricchita da una mirabile visione onirica che sembra avere una logica solo tra le mani del regista originario del Montana.
Quel che rimane, con il senno di poi, è la "fortuna" di non aver visto allora tante trame chiudersi, in modo di godere oggi del fatto che con la nuova stagione ci si possa finalmente mettere una pezza. Si spera, almeno.

E anche se in giro non ci fossero già state tante conferme in positivo, sarei stato pronto a scommettere tanti soldi che questa nuova serie si sarebbe rivelata come qualcosa di completamente diverso, visto anche cos'è Lynch oggi rispetto a venticinque anni fa.

2 commenti:

MikiMoz ha detto...

Non so cosa rispondere perché sto seguendo la serie 2017 e alcune cose.... beh, ok ok :)
Allora, diciamo che TP nasce proprio per avere il linguaggio da soap opera mixata con il thriller e il sovrannaturale/onirico (le scene in questione ci sono praticamente da subito).
Ma è anche una commedia brillante fatta di scene comiche assurde, da avanspettacolo (lo è tuttora). C'è però anche da dire che Lynch all'epoca ne diresse ben pochi episodi, eh!

In ogni caso, è vero che la domanda "chi ha ucciso Laura Palmer?" era un pretesto, un qualcosa che scoperchiasse tutto il resto e che ora viene raccontato ancora...

Moz-

LUIGI BICCO ha detto...

Ecco. Io spero proprio che si scoperchi tutto il resto. Nei primi, vecchi trenta episodi, si è scoperchiato meno di quanto ci si potesse aspettare. Con la nuova mi aspetto tuoni e fulmini. E il bello è che so che li avrò :)

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