4.11.16

Di strani Dottori, giganti biondi e acchiappatopi, viaggiatori del tempo, agenti segreti, lunghi silenzi e professori all'esordio.

Doctor Strange #2-5
di J. Aaron, C. Bachalo e AAVV | Panini Comics
17x26, 48 pp. a colori | euro 2,90/3,30


E' l'unica serie che sto continuando a seguire dopo l'ennesimo rilancio in casa Marvel (che ormai vanno a botta di uno o due l'anno e non ci si capisce davvero più nulla). Le buone impressioni del primo numero sono state confermate anche nelle successive uscite. Jason Aaron sembra avere le idee molto chiare su dove portare il personaggio e con la minisaga Gli Ultimi giorni della Magia (che parte ufficialmente sul numero 5) crea la minaccia dell'Empirikull, entità (una o diverse non ci è ancora dato saperlo) che minaccia il sottobosco arcano dell'universo narrativo della Casa delle Idee, arrivando a mietere vittime tra i vari "dottori" del pianeta.
Il tutto infarcito di sottotrame che seguono ad esempio le conseguenze che Stephen Strange deve pagare per essere uno stregone supremo o l'indagine fuori campo della bibliotecaria Zelma Stanton. O ancora il segreto non ancora svelato che sembra portarsi sulle spalle Wong, il fedele servitore di Strange.
Chris Bachalo sembra divertirsi parecchio cercando di omaggiare come può le deliranti visioni che furono di Steve Ditko ma di suo, come già detto in occasione del primo episodio, ci mette davvero parecchio.


In appendice trovi poi la serie dedicata a Scarlet Witch (senza infamia e senza lode, ma che si fa leggere volentieri) che vede la protagonista in giro per il mondo a cercare di far luce sul perché la magia si stia "ammalando".
Buone in ogni caso le idee e i testi di James Robinson. Notevole l'episodio acquerellato del cartoonist brasiliano Marco Rudy (sul numero 3), curioso rivedere all'opera Steve Dillon (sul 4), sapendo che è l'ultimo suo lavoro pubblicato prima di passare a miglior vita (pace all'anima sua).
Cavalcando l'onda del film adesso nelle sale, la Panini ha messo a segno quella che credo sia la serie più interessante da seguire per almeno un po' di tempo (anche se, come al solito, forse valeva la pena di aspettare per seguire la ristampa in volume che mi risulta già in programmazione). Innegabile, infatti, come questo periodo sia il più ricco di sempre per il buon Dottore (sia in Italia sia su suolo natio) al quale, a partire dal 27 ottobre, la Gazzetta ha dedicato anche una nuova collana composta da ben 25 volumi.

Doctor Strange Serie Oro #1
di G. Pak, E. Rios | Gazzetta
17x26, 96 pp. a colori | euro 1,99

Preso e letto solo perché costa un paio di euro appena. Ovviamente non continuerò la serie (anche se non mi dispiacerebbe) perché 1, il prezzo di nove euro ad albo di questi tempi resta molto proibitivo (per una periodicità settimanale, almeno) e 2, il materiale in programma non è tutto meritevole di attenzione.
Come nel caso di questo primo volume dove ci vengono rinarrate per l'ennesima volta (una delle poche che non avevo ancora letto) le origini del buon Doctor Strange (Dr. Strange - Season One, in originale) per i testi di Greg Pak e i disegni della talentuosa (e paulpopiana) Emma Rios, prima che il suo segno divenisse celebre e maturo sul Pretty Deadly della Image.
Il punto di vista di Pak sull'argomento non è tra i più originali e gioca per lo più sul rapporto con Wong, all'inizio più guerriero che stregone, con il quale Strange sembra doversi "completare" per il suo addestramento, durante il quale dovrà subito fare i conti con le macchinazioni di Mordo.
I disegni della Rios appaiono qui un po' incerti sulle anatomie e nelle tavole più affollate regna un po' di confusione.


Non che si tratti di una brutta storia, ma non aggiunge davvero nulla di più a quanto già sappiamo. E sarebbe forse stato il caso di cominciare con qualcosa di un po' più ruffiano. Il secondo in programma, per dire, è molto più meritevole (The Flight of Bones, una miniserie di quattro scritta da Dan Jolley e disegnata da Paul Chadwick e Tony Harris).

Fafhrd and the Gray Mouser #1
di H. Chaykin, M. Mignola | Cosmo Editoriale
16x21, 96 pp. a colori | euro 4,90

Quanta nostalgia. Mi sembrava strano che queste storie di Howard Chaykin e Mike Mignola non fossero mai state ristampate dai tempi della Play Press. Ci ha pensato la Cosmo che in due albi pubblica tutta la miniserie che la Epic Comics diede alle stampe nel 1991 (e promettendo inoltre di distribuire presto in edicola, se non ho capito male, anche la serie a fumetti originale targata DC Comics scritta da Denny O'Neill). 
Questo adattamento a fumetti, di sicuro il più riuscito, si ispira alla bella saga sword & sorcery omonima firmata da Fritz Lieber composta da svariati racconti (raccolti in originale in quattro antologie) e ambientata nella città di Lankhmar, nel regno di Nehwon.
Chaykin rimane molto fedele alle trame principali orchestrate da Lieber, ma la cosa più bella è senza dubbio la spettacolare resa di un Mignola al suo apice, tra quello degli inizi, meno libero dalle proprie ispirazioni, e quello dell'ultimo ventennio, asciutto e minimale (l'evoluzione della sintesi grafica di Mignola andrebbe studiata in ogni buona scuola del fumetto). C'è da dire però che è anche merito degli inchiostri del leggendario Al Williamson.


Questo primo volume raccoglie le prime due storie intitolate "Brutto incontro a Lankmar" e "La torre che ululava", dove si narrano le vicende del sanguigno gigante Fafhrd e del Grey Mouser dal loro primo incontro, dove avrà inizio la loro intensa amicizia, fino alla decisione che li porterà ad abbandonare Lankhmar per girare il mondo alla ricerca di uno scopo. Ma come dice anche il vecchio rinchiuso in una gabbia sospesa fuori dalle mura della città, a Lankhmar si è destinati sempre a ritornare.

Sherlock Holmes e i Viaggiatori del Tempo
di S. Cordurié, Laci | Cosmo Editoriale
16x21, 96 pp. B/N | euro 3,50

Dopo i vampiri, il necronomicon e gli zombie tocca ai salti nel tempo e relativi paradossi temporali. Al comando torna la premiata ditta composta dallo sceneggiatore Sylvain Cordurié e dal disegnatore Laci, per una storia che, te lo dico subito, devi seguire con tanta tanta attenzione.
Nel 1895 Sherlock si è ritirato e ha aperto una piccola libreria nel cuore di Londra. Tuttavia a molte persone è rimasto il vizietto di chiedere le sue prestazioni da detective, compresa la stessa Regina Vittoria che gli chiede di impedire che uno scienziato scomparso venti anni prima possa mettere a punto un attentato contro la corona. E così, tra macchine del tempo che calzano comodamente ai polsi e bizzarri personaggi (tra cui anche la Mandragora, letale assassina protagonista di una storia precedente della collana), mister Holmes si troverà di nuovo costretto ad uscire dalla quotidianità londinese per entrare nelle tematiche fantastiche tanto care allo sceneggiatore francese.
Storia senza troppe pretese ma che richiede, contrariamente agli intenti, più attenzione del dovuto per via dell'intricata trama sulla quale ogni tanto Cordurié gioca troppo. Belle e ricche il giusto, come al solito, le tavole di Laci. Mi E mi riferisco ovviamente alla versione originale a colori e nel formato più ampio, mentre nel bianco e nero di questa edizione della Cosmo, purtroppo tutto diventa abbastanza piatto come al solito.


Un piccolo appunto va fatto alla Cosmo che ha lanciato coraggiosamente in edicola la serie Weird Tales al prezzo di tre euro, ma che nel giro di poco più di un anno è aumentata di ben 90 centesimi. Per una realtà editoriale modesta (ma agguerrita) come la Cosmo è ancora un prezzo parecchio concorrenziale ed è giusto che si adegui di conseguenza al mercato. Ma scalare centesimi come fossero caramelle, forse non è sintomo di salute. Spero di sbagliarmi.

Bruno Brazil #1
di Greg, W. Vance | Gazzetta
19x27, 96 pp. a colori | euro 3,99

Mi sono immerso nella lettura di questa serie pubblicata sulla Collana Avventura della Gazzetta (subito dopo Luc Orient) ignorando bellamente di cosa si trattasse. A parte averne sentito parlare come l'ennesimo classico della bédé, non avevo infatti mai letto una sola pagina di Bruno Brazil.
Sapevo che i temi trattati erano quelli dello spionaggio e dell'azione e che avrei trovato Greg ai testi e William Vance ai disegni. In questo primo albo, in particolare, sono raccolte le prime due storie in ordine cronologico, serializzate per la prima volta sulla rivista Tintin tra il 1969 e il 1970. Ne "Lo squalo che morì due volte", Brazil viene incaricato di recuperare un vecchio gerarca nazista che è a conoscenza dell'ubicazione di un immenso tesoro del Terzo Reich scomparso insieme ad un sommergibile tedesco più di venti anni prima. Mentre nella seconda, intitolata "Commando Caimano", il protagonista viene messo a capo di un commando militare, composto da mezzi pendagli da forca, che dovrà fare luce su una misteriosa comunità scientifica che si nasconde nella jungla e che ha il potere di interferire con le telecomunicazioni a livello planetario.
Bruno Brazil è un agente dei servizi segreti che ricalca perfettamente i classici standard del genere fissati già allora, come sottolinea lo stesso Fabio Licari nell'introdizione all'albo, da cinema e serie tv (James Bond e Mission Impossible su tutti). Le storie di Greg sono come al solito perfettamente godibili da chi non ha troppe pretese e prediligono una trama non troppo complicata per fare spazio all'azione.


Le tavole di Vance appaiono gmature e il suo tratto appare graziato e pulito nonostante la mole di lavori che alla fine degli anni '60 fu costretto a portare avanti in contemporanea (oltre a Bruno Brazil, Vance lavorava alle serie di Howard Flynn, Bob Morane e Ringo).
In generale Bruno Brazil è una lettura spassionata e senza troppe pretese. Le ingenuità dell'epoca e un ritmo particolarmente lento, almeno in questi inizi, non giocano a suo favore, rendendo la serie tutto fuorché irrinunciabile.
Onestamente, sentendone sempre parlare come di un "classico", mi aspettavo storie di un altro tenore (insomma, quando si parla di classici del fumetto franco belga, vengono in mente ben altri nomi).
Potrei sbagliarmi, però. Dalle prossime storie, ad esempio, la serie potrebbe decollare e trasformarsi in qualcosa di irrinunciabile. Chissà.

Dylan Dog #362 - Dopo un Lungo Silenzio
di T. Sclavi, G. Casertano | Sergio Bonelli Editore
16x21, 96 pp. B/N | euro 3,20

Eccola qui la tanto attesa storia che segna il ritorno di Tiziano Sclavi ai testi della sua creatura. Dopo il bel numero a colori che apre i festeggiamenti per il trentennale di Dylan Dog (e aver scoperto con sommo gaudio che Gigi Cavenago è il nuovo cover artist ufficiale della serie), Dopo un Lungo Silenzio vede ripiombare Dylan sotto la minaccia dell'alcool.
E' una bella storia, poco da dire. I buoni propositi ci sono tutti e un paio di punti di riflessione sono davvero interessanti. Il primo riguarda proprio la velocità con la quale si può tornare in tentazione dopo anni e anni di astinenza (è forse il caso dello stesso Sclavi con la scrittura?), mentre il secondo esplora l'idea (in passato già trattata dall'autore più volte) di quanto il silenzio possa essere molto più terribile di uno spettro che ritorna (e anche qui vedo delle similitudini con Sclavi e la sua professione).
L'unica nota stonata sta nel fatto che Dylan Dog, dopo anni (che dico anni, decenni, che dico decenni, trentenni) di esperienza alle spalle tra mostri e visioni di tutti i tipi, debba rivolgersi ad un professore esperto per chiedere se i fantasmi possano davvero esistere.


Per il suo ritorno ufficiale, Sclavi si avvale della collaborazione di Giampiero Casertano, un pilastro del tavolo da disegno che in passato ha firmato alcune delle sue più belle sceneggiature.
Complimenti poi per la cover bianca. E per il "silenzio" che si respira tra redazionali e frontespizio. Per il resto, bentornato Sclavi. 

The Professor #1 - Golem
di C. Martigli, P. D'Antonio | Erredì
14x20, 96 pp. B/N | euro 3,50

Avevo già letto sul web di The Professor (titolo abbastanza terribilino, posso permettermi?) come di un thriller/horror d'ambientazione vittoriana. E chi sono io per non dare una possibilità alle sconosciute Erredì Grafiche Editoriali e a questo nuovo bimestrale?
Benjamin Love, il protagonista della serie creata da Andrea Corbetta (grafico e illustratore genovese che si occupa di disegnare anche le cover), è ispirato fisicamente alle fattezze dell'attore Peter Cushing ed è appunto un "professore" di scienze esoteriche presso l’Univesity College di Londra. Love si ritroverà sempre impelagato in storie a metà strada tra il mistery e l'horror e il suo stesso autore ha preso come pietra di paragone la serie TV Penny Dreadful, dicendo che sarà una via di mezzo tra Sherlock Holmes, Abraham Van Helsing e il Dottor Who (?!?).
Il primo numero, intitolato Golem, è scritto da Carlo Martigli e disegnato da Paolo D'Antonio e parte dall'infanzia di Love (nel 1845, se non erro) per arrivare al suo presente (35 anni dopo). Dopo aver assistito alla macabra morte dei suoi genitori e aver perso una mano cercando di recuperare un ricordo, Love dovrà fare luce sull'inquietante presenza di un Golem nelle strade di Londra che scoprirà essere collegato con la morte dei suoi cari.


Una buona parte della storia si fonda, in modo sapiente, sull'esoterismo ebraico e fonde figure classiche delle antiche religioni mesopotamiche a quelle delle credenze popolari e dell'immaginario horror. E il pastiche letterario sembra anche funzionare. Alcune considerazioni molto personali, però, mi portano invece a dire che la storia, per quanto godibile, non brilla particolarmente.
I cliché del genere ci sono tutti e la vicenda stenta a decollare. Spesso è come se l'autore dei testi non avesse padronanza della sceneggiatura a fumetti (non a caso Martigli è un romanziere) e ad andarci di mezzo sono alcune sequenze confuse che qui e lì spaccano la lettura. Così come sfuggenti sono anche i perché principali della storia. Non dico che non siano spiegati, ma se è stato fatto, a me è sfuggito (come recita un celebre detto popolare, modificato per l'occasione,: "chiarezza, mezza bellezza").
In generale siamo ancora all'idea di un personaggio a fumetti che deve possedere un personale improperio, un topos nato decenni fa per permettere ai ragazzetti di impersonare i propri eroi di carta, mentre oggi sarebbe proprio il caso di capire che non è più tempo (vizietto ancora largamente diffuso e certo non mi riferisco solo a The Professor, la quale imprecazione, per inciso, è "per le mura di Gerico").


Le pennellate spesse e corpose di D'Antonio rendono il suo tratto forse un po' rozzo (e non è per forza una connotazione negativa), ma è da apprezzare la sua visione d'insieme. Graficamente non siamo poi troppo lontani dallo standard classico "bonelliano" (odio dire questa cosa, ma è il solo modo per farti capire la questione senza scrivere venti righe in più) e D'Antonio ha tutte le carte in regola per diventare un buon professionista, tanto più che non stiamo certo parlando di un novellino (Paolo ha già realizzato il volume Galileo Galilei per Kleiner Flug, Paganini per le Edizioni BD, un numero di John Doe per l'Aurea e varie serie a fumetti per la Read Challenger, la Villain Comics e la Titanium).
Insomma. The Professor mi ha tanto ricordato le "belle" produzioni artigianali degli anni '90 con quella grande voglia di scalzare i grandi del mercato e la convinzione che fare fumetti sia ancora uno dei mestieri più belli del mondo. In questo caso, forse, con una possibilità in più di sfangarla davvero nel tempo. Un'occasione in più, quindi, voglio proprio dargliela. In ogni caso l'impegno c'è e si vede. In bocca al lupo.
Se ti interessa, comunque, QUI trovi da scaricare il PDF del numero zero con una storia di 16 pagine. 

11 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

Di questi non ne ho preso manco uno e di alcuni non sapevo nemmeno dell'esistenza :|

CREPASCOLO ha detto...

Emma non ha disegnato sempre così : guarda per esempio le tavole di Hexed dei Boom Studios. Non sembra nemmeno la stessa mano. La scelta di questo tratto caotico e claustrofobico potrebbe derivare dal tentativo di personalizzare il segno e spiccare in un mare magnum ripieno di Skoottie Youngs , Matt Kindts, Filipe Andrades ed altri animaletti anarchici. La mini di Osborn e quella con Cloak & Dagger devono esser state accolte con favore dal fandom ed Emma ha proseguito nel solco.
Non ho letto la storia di Dyd , ma l'appunto che muovi - altri hanno notato altri buchi nello script o contraddizioni - ti denuncia senza appello come lontano dalla mistica dylaniata - sono gli anni ed i chilometri e non 6 solo nel nostro club - che prevede ogni singola storia come LA storia di Dyd che sempre si innamora x davvero e sempre si sgomenta x davvero e sempre cambia e cresce come una creatura di carne fino ad essere esattamente lo stesso nel numero dopo che è sempre LA storia di Dyd. Tiz lo sa sempre o almeno quando è in forma o non in forma per la vita ed in forma x scrivere LA storia. Notevole il parallelo con King ( nel senso di Steve e non di Kirby ndr ) che avrebbe scritto le cose migliori quando x la bocca gli entrava un ladro che gli scippava il cervello, come diceva il Bardo.
Letto lo Strange di Jolley e Harris anni fa su Wiz. Noiosetto quasi quanto me, il che è tutto dire. Pensa che Strange uscirebbe dal dinamico duo Tiz/Casertano: Steve è un medico superstar che smette di operare e comincia a fare il consulente x medical drama a la E.R. trascura la moglie e beve come una spugna fino a schiantare il suo Maggiolino giù x una scogliera al culmine di un litigio con la sposa. Si risveglia tempo dopo in una lamasseria da qualche parte tra le dimensioni nella zona del crepuscolo davanti ad un sensei che è un maggiolino antropomorfo che fuma dal narghilè come il bruco di Alice e lo introduce ad un mondo dove la forma è la sotanza di cui sono fatti i sogni emessi dalle spugne che siamo. E' davvero così ? Steve è sopravvissuto al salto ? Oppure stiamo leggendo il segnale da rumore bianco di una spugna che non la smette di bere e spurgare ? Brr. Covers della Rios.

CyberLuke ha detto...

Un po' ti invidio, che riesci ancora a trovare tanta roba da comprare e, soprattutto, che ti regali emozioni.
Io non compro più un albo Marvel da un anno, e ogni volta che ne sfoglio uno in fumetteria mi sembrano più lontani dai mei gusti (sì, lo so, sono io che sono diventato vecchio, capita).
Idem per i Bonelli, ho appena concluso la miniserie Nathan Never anno zero e ora è pronta per essere regalata, senza ombra di rimpianti, al primo ragazzino che me la chiede.
Dylan Dog? Ogni tanto, lo leggo, specie in treno. Finito l'albo, lo lascio lì sul sedile.

Luca Lorenzon ha detto...

Io invidio te, CyberLuke, perché una volta libero da BonelliMarvel potrai scoprire i meravigliosi universi del fumetto franco-belga, argentino e in generale quello più maturo!

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Beh, è tutta roba da edicola. Tu te ne vai a Lucca... :)
P.S.: Bello il tuo consiglio a Cyberluke. Ma dici che dobbiamo liberarci di certa zavorra? Mah. Tanto torno non hai. In generale se smettessi di comprare cose nuove, avrei finalmente tutto il tempo di leggere quelle meravigliose cose che ho già a disposizione da anni. Devo rifletterci.

@ Crepascolo:
Ah. Dice che bisogna interpretare ogni storia di Dylan Dog come LA storia? A questo punto si spiegano parecchie cose.

@ Cyberluke:
Mah. Tieni conto che son tutte cose che ho letto negli ultimi due mesi (e oltre). Quelle poche cose che compro, le compro senza pretendere troppo, altrimenti andrei in fumetteria con una lista piuttosto lunga. Più che altro credo che per quanto tu ogni tanto possa trovare qualcosa di tuo gradimento, ormai sei abbastanza lontano dall'argomento. Per me una visita in edicola è ancora un piccolo momento intimo, pensa :)
Nathan Never Anno Zero lo sto finendo di leggere tutto in una volta proprio un questi giorni. In generale non mi sta dispiacendo, anche se si sta muovendo molto meno di quanto mi aspettassi. Vedremo.

Luca Lorenzon ha detto...

Ognuno faccia ciò che vuole, ovvio. Ma a volte gettare uno sguardo altrove, soprattutto se il solito orticello ha stufato, può riservare piacevoli sorprese (o interi nuovi mondi da frequentare!)

CyberLuke ha detto...

@Luca: infatti, io guardo ovunque. Ogni volta che vado in fumetteria (e, di recente, al Lucca Comics) passo al setaccio tutto quello che trovo sugli scaffali. Non mi importa da dove arriva la roba di qualità (per me, chiaramente).
Ad esempio, ho appena iniziato a leggere un manga, genere a cui mi sono accostato di rado in passato, e mi sembra piuttosto buono.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Ad esempio io potrei smetterla con il fumetto italiano, francese, belga, americano (e nord americano), argentino, inglese e nord europeo e darmi finalmente al fumetto africano. Cosa che, tra parentesi, ho davvero fatto in un periodo in cui qualcuno si era preso la briga di tradurlo in Italia e ci ho trovato cose anche molto interessanti :)

@ Cyberluke:
Visto? Sei già più aperto di me, allora. Io i manga non li seguo più da parecchi parecchi anni. A parte alcuni classici del passato (Akira, Ghost in the Shell, ecc.) ci sono però delle cose che ho letto nell'ultimo quindicennio/ventennio che immagino possano piacerti parecchio. Tre nomi al volo: 2001 Nights, Planetes e Eden.

La firma cangiante ha detto...

Personalmente in edicola un salto lo faccio sempre volentieri, magari acquistando meno ma solo per problemi di soldi perché di cose potenzialmente interessanti mi sembra sempre di trovarne almeno qualcuna. Di queste da te presentate sto seguendo anche io Strange (e per ora mi piace, concordo con quanto da te sottolineato), volevo accaparrarmi il primo numero della serie oro ma sbirciando il tuo post l'ho lasciato in edicola (tanto la collana non l'avrei seguita comunque). Fafhrd è in mezzo alla pila sul comodino che comunque è sempre ben fornita, invece quello Sherlock lì proprio non mi attira più (dopo averne letti forse un paio, sicuro quello con i vampiri). Alla Cosmo, alla quale ho voluto un gran bene, è giunto il momento di tirare le orecchie. La collana Maestri del fumetto è passata da una prima uscita a 4,50 euro a una seconda a 5,00 una terza 5,50 e una quarta di nuovo a 5,00 ma con circa metà delle pagine. Il prossimo l'hanno annunciato a 6,90 e io gli faccio ciao ciao con la manina, così come ho già fatto con il 95% delle loro cose. Giusto uno speciale ogni tanto. Anche per quel che riguarda The Professor (minchia che titolo) concordo con te, non proprio il massimo dell'originalità,poi sto Golem lo si trova ovunque ormai, comunque sulla fiducia una seconda possibilità pensavo di dargliela, cosa che probabilmente non darò al nuovo Martin Mystere visto il 4,90 in copertina, vedremo, ancora non ho deciso...

La firma cangiante ha detto...

Poi hanno piazzato il golem pure lì, ma che è, una maledizione?

LUIGI BICCO ha detto...

@ Dario:
Si. In effetti intendevo quello, quando parlavo di repentini cambi di prezzo della Cosmo. Spero sia solo una fase di passaggio, ma ho dei dubbi. Speriamo.
Il Martin Mystere ggiovane non mi è dispiaciuto. Frivolo e leggero, ma sembra coerente con il progetto e gli intenti prefissi. Il lancio di due euro è stata una bella roba. Non ricordo sia mai accaduto in Bonelli. Per il secondo, vedremo.
Spero per loro che gli autori di The Professor stiano cercando solo di tirare le misure al mercato. Così com'è "fa strano". Ma un numero è poco (e due sono troppi).
Si, in questo periodo i golem fanno golam (haha) -__-°

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