11.5.16

Il meraviglioso rush finale della "Collana Western"

Gli albi dall'86 al 90 sono stati in effetti un'autentica galoppata, è il caso di dirlo, che ha chiuso a meraviglia la collana Western della Gazzetta che da oltre due anni proponeva il meglio del fumetto francese di genere.
Nell'ultimo numero più che di un addio si parla di un arrivederci. Come se un ritorno fosse scontato, insomma, dopo una pausa per donare un po' di tregua alle tasche di chi ha seguito la collana fino ad oggi (e in vista della pubblicazione dei prossimi classici della bédé sulla Collana Avventura come Bernard Prince, Luc Orient e Bruno Brazil).

E cosa ci ho trovato di bello in questi ultimi cinque albi?

UNDERTAKER
di Xavier Dorison e Philipp Meyer

Di Undertaker ti ho già parlato brevemente qui, elogiando i disegni di Philipp Meyer. Ora che l'ho letto sento di fare altrettanto per i testi di Xavier Dorison (non che un autore del genere abbia bisogno delle mie conferme). Lo scrittore francese imbastisce un bel western il cui più grande pregio è quello di raccontare una storia con personaggi e punti di vista forse non completamente inediti al genere, ma sicuramente poco esplorati.
Jonas Crow è un becchino sornione e dalla risata facile, ma con un passato oscuro alle spalle. Vive girando la frontiera accompagnato da un fedele cucciolo d'avvoltoio fino a quando l'ex minatore Joe Cusco, oggi milionario, gli chiede di seppellire il proprio corpo (che sarà privo di vita da lì a qualche ora) insieme alle proprie ricchezze. La cosa, però, fa infuriare i minatori di Anoki City che da anni lavorano per lui, pretendendo un sostanzioso risarcimento.


Come fare a seppellire una tale fortuna cercando di sopravvivere ad una feroce strage punitiva e accompagnato solo da un'indolente governante e da una cuoca cinese? Ottimi colpi di scena, situazioni al limite dell'assurdo e una squisita visione narrativa (che ricordano da vicino il meraviglioso Bouncer di Jodorowsky), fanno di Undertaker un titolo 
da leggere per forza.

LUPO DELLA PIOGGIA
di Jean Dufaux e Ruben Pellejero

Proprio di recente si parlava di Ruben Pellejero e della sue ultima fatica su Corto Maltese. Il disegnatore spagnolo mi ha incuriosito e non ho fatto in tempo a desiderare di vedere altre sue cose che la Gazzetta mi ha prontamente accontentato. Lupo della Pioggia è una storia in due tomi usciti in Francia tra il 2012 e il 2013. A scriverla è un altro veterano, Jean Dufaux. 
Bruce, figlio del magnate delle ferrovie Vincent McDell, aiuta Lupo della Pioggia a scappare da un linciaggio dopo aver ucciso un bianco per leggittima difesa. Per la fuga gli affianca Piccola Luna, un'indiana che ha ricevuto da suo nonno un misterioso monocolo che, leggenda vuole, è in grado di avvistare il bisonte bianco. Intanto sulle loro tracce si mette il clan dei Cody, spietata famiglia di buzzurri che da anni sogna una vendetta ai danni dei McDell. Come se non bastasse, Lupo della Pioggia e Piccola Luna si imbattono sul proprio cammino in un vecchio cacciatore da sempre ossessionato proprio dal bisonte bianco.
Basata su vere leggende indiane, la storia si fa leggere davvero volentieri grazie ad un buon numero di personaggi costruiti a dovere e ad una trama tutt'altro che scontata.


E Pellejero, in particolare, crea delle atmosfere intense con uno stile molto lontano da quello simil Pratt sfoggiato in Sotto il Sole di Mezzanotte. Uno stile che a me è garbato davvero parecchio, devo ammettere (alla Eduardo Risso, tanto per intenderci, ma meno morbido e più particolareggiato), arrichito da una china marcata e spessa.

LA STELLA DEL DESERTO
di Stephen Desberg e Enrico Marini

Originariamente pubblicato nel 1996 (e qui da noi tanti anni fa dalla Magic Press e poi ristampato dalla Panini) La Stella del Deserto segna prima di tutto il passaggio di Enrico Marini ad uno stile più maturo che lo avrebbe portato a diventare quel disegnatore straordinario che è oggi.
Al suo fianco Stephen Desberg, altro scrittore di provata esperienza, che costruisce una storia intensa intorno a Matt Montgomery, figura di spicco del Ministero degli Interni nella Washington del 1870. La rassicurante e noiosa vita di Montgomery finirà un giorno qualsiasi, quando di ritorno a casa scoprirà i corpi privi di vita della moglie e della figlia, orribilmente torturate. Chi ha commesso un tale crimine e perché? Montgomery vuole scoprire chi ha commesso un crimine tanto atroce e soprattutto perché sul corpo della figlia è stata incisa a coltello una strana stella a sei punte.

 
Per farlo dovrà recarsi nel profondo ovest americano, dove finirà sulle tracce del losco e sinistro proprietario di un saloon (e bordello) troppo potente per lui armato solo della propria sete di vendetta e dell'aiuto di una sanguigna prostituta cinese che ha poco o nulla da perdere.

SYKES
di Pierre Dubois e Dimitri Armand


Inedita in Italia perché di recente pubblicazione in Francia (2015), la storia narra le vicende di "Sentence" Sykes, marshall e ostinato cacciatore di uomini, che tornando a casa per un periodo di riposo si imbatte nel giovane Jim Starret. Jim lo riconosce subito come la leggenda dell'ovest le cui gesta sono altrettanto mitiche quanto quelle degli eroi di carta delle novel sulle quali ha imparato a leggere. Quando subito dopo la madre di Jim muore davanti ai suoi occhi per mano della crudele banda di Clayton, il ragazzo decide di chiedere aiuto a Sykes e al suo pard O'Malley chiedendo loro di partecipare alla caccia.
Narrata impeccabilmente dai testi di Pierre Dubois e dallo stile rotondo e plastico di Dimitri Armand, la missione di Sykes finisce in realtà ai due terzi dell'albo (di 77 pagine totali), lasciandoti con la curiosità di capire cosa ci sia ancora da raccontare. Messa da parte la caccia punitiva, scopri infatti che il vero protagonista della storia non è tanto Sykes, quanto la ricerca dell'uomo per la propria balena bianca.


Con il passare degli anni, lui e O'Malley invecchiano rimanendo perennemente sul filo del rasoio e sfidando la morte di continuo fino all'inevitabile, tragico finale (che, come tale, mi ha fatto riflettere su quanto potesse essere idoneo se adattato ai nostri Tex e Carson, semmai dovessero davvero vedere una fine). Quello che Jim, ormai uomo, imparerà da Sykes è che sono proprio certe ossessioni a forgiare le leggende della frontiera, lasciando però i protagonisti sempre alle prese con le proprie ombre.
Ottima storia, belle atmosfere e bel colpo di scena finale.

WESTERN
di Jean Van Hamme e
Grzegorz Rosinski

Già pubblicato dalla Cosmo un paio di anni fa con il sottotitolo "La Ballata di Nate Chisum", Western è un piccolo classico firmato nel 2001 dal grande Jean Van Hamme ai testi e da Grzegorz Rosinski ai disegni.
Wyoming, 1858. Ambrosius Van Deer è uno dei più grandi allevatori di bestiame della frontiera ed è alla ricerca di Eddie, il giovane nipote che sembra essere l'unico sopravvissuto all'assalto dei Sioux che hanno sterminato il resto della sua famiglia. Van Deer offre 1000 dollari a chi fosse in grado di riportargli Eddie, ma incappa in una truffa orchestrata da Jesse Chisum che non si fa problemi a sfruttare il giovane fratello Nate ancora adolescente.
Dopo un decennio di stenti e dopo aver perso un braccio (ma sublime tiratore, nonostante tutto), Nate viene a sapere che l'impero dei Van Deer è ora gestito dalla figlia di Ambrosius, una ragazza della sua età che aveva incontrato all'epoca della truffa. Nate elabora quindi un piano per ottenere quella vecchia ricompensa. O forse per incontrare di nuovo quella ragazza.


Van Hamme dipinge in poche pagine una frontiera realistica e polverosa e imbastisce un buon colpo di scena finale. Rosinski, nel pieno della sua maturità artistica, disegna e colora tavole che respirano a meraviglia, intervallando la storia con una serie di meravigliosi dipinti a doppia pagina (tipo questi, tanto per intenderci). L'albo è inoltre arricchito da una ventina di pagine con la sceneggiatura originale di Van Hamme, purtroppo riportate in francese, costellata da disegnetti e studi preparatori di Rosinski.

Tanta roba, insomma, se pensi che in cinque volumi appena ci sono passati autori come Dorison, Dufaux, Desberg e Van Hamme e brillanti interpreti grafici come Meyer, Pellejero, Marini, Armand e Rosinski.
Personalmente ho seguito la collana Western solo per i cicli lunghi che mi interessavano (Blueberry), riuscendo anche a recuperare quelli più brevi nel mezzo (Trent e Chinaman). Devo ammettere però di avere aprezzato non poco questo rush finale composto da prestigiosi one shot. Se avessero pubblicato solo titoli di questo tipo, probabilmente l'intera collana avrebbe avuto un altro appeal. Disporre di un'offerta così variegata ogni settimana sarebbe stato per certi aspetti anche molto più interessante, ma forse meno appetibile, mi rendo conto, dal punto di vista commerciale.

I complimenti a chi ha curato il tutto, ovviamente, bisogna farli in ogni caso.

5 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

Mi fai pentire di non aver cercato questi numeri finali, ma d'altra parte torniamo al solito discorso: se non compri tutta la collana e salti anche solo un numero non la distribuiscono più in quella data edicola...

Ieri mattina da un rigattiere ero tentato di prendere i numeri di Blueberry disegnati da Blanc-Dumont ma, oltre al fatto che lo spazio comincia a latitare, erano messi troppo male.

PS: perché diavolo vedo i tuoi post sul mio blogroll con ore di ritardo? Non è che il browser non è aggiornato, perché altri di poco precedenti o successivi al tuo li vedevo anche prima. Boh.

La firma cangiante ha detto...

Una volta interrotto Blueberry purtroppo non ho più visto in giro una sola copia di questa collana, a parte Western che ho già (e di cui scrissi anche) il resto di questo rush finale l'avrei provato molto volentieri, soprattutto in virtù dell'esiguo numero di uscite da cui sono composte le storie (più o meno tutti one-shot mi par di capire). Tanto di cappello a Gazzetta, ora sono indeciso se provare Bernard Prince (meno di venti albetti), tu sai se merita?

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
Come ti avevo già raccontato in altra occasione, io non ho avuto particolari problemi. Sapendo che un'edicola in particolare esponeva sempre almeno una copia il giorno dell'uscita (al martedì), mi è stato facile prendere le copie che mi interessavano di più. Mi fa meglio sperare invece la Collana Avventura che fino ad ora vedo in diverse edicole, molte delle quali addirittura espongono insieme le ultime tre o quattro uscite.
Sulla questione blogroll in ritardo non so che dirti. Capita anche a me con un paio di blog, ma non ho mai capito come o perché. Di sicuro è un problema di blogger.

@ Dario:
Si, gli ultimi cinque sono tutti one shot. O al limite due albi, ma sempre raccolti in un numero singolo dalla Gazzetta.
Gli "esperti" di bédé, e quelli che l'hanno letto all'epoca degli albi audacia, parlano di Bernard Prince come uno dei classici del fumetto francese. Io ne ho letti pochini. In effetti sembra interessante e si fa leggere volentieri. E il livello grafico è notevole, anche se non è esattamente l'Hermann che preferisco.
In ogni caso, se ti interessa provarlo, diverse storie le trovi QUI sul blog del Corrierino Giornalino.

Luca Lorenzon ha detto...

In effetti il meccanismo dell'edicola sempre fornita di supplementi ai quotidiani funziona anche in un'edicola di Trieste da cui tramite un amico mi sono fatto prendere i Mac Coy, ma qui in zona funziona solo lì, purtroppo!

Una volta avevo notato che il ritardo nella notifica della pubblicazione dei post era dovuto al fatto che quegli utenti usavano altre piattaforme invece di Blogger, ma anche tu sei su Blogger quindi boh!

Di Bernard Prince ho alcuni volumi: simpatico e valido come recupero storico ma forse il tempo non è stato un gran signore con questa serie. Hermann a suo tempo aveva uno stile più caricaturale, e mi ricordo che disegnava i cavalli come fossero metallici (questa mi ricordo che era l'impressione che avevo avuto leggendo il primo o il secondo volume e notando dei riflessi quasi metallici nel manto dei cavalli!).

LUIGI BICCO ha detto...

No no. Il problema è proprio blogger. Quelli che ho sempre visto in ritardo io sono proprio su questa piattaforma.

Mi stai dicendo che sulla prima o seconda storia di Bernard Prince ci sono dei cavalli??? Aguzzerò la vista. Questa cosa dei cavalli metallici voglio proprio notarla :)
Per il resto non so. Di sicuro lo provo. Così come proverò anche Luc Orient (di cui forse ho letto qualcosina in più, in passato). Quello che mi ispira poco è Bruno Brazil. Vedremo.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...