30.9.15

Il Talento di Mr. Ripley

Della regina del giallo psicologico Patricia Highsmith avevo letto poco o nulla. Ho deciso quindi di colmare una lacuna più o meno grave con la lettura di uno dei suoi classici per eccellenza.
Il Talento di Mr. Ripley è un romanzo del 1955 che introduce per la prima volta nell'universo highsmithiano il personaggio di Tom Ripley (che tornerà anche in quattro successivi capitoli), giovane e truffaldino newyorkese che vive di piccoli "espedienti".
L'entrata a piedi uniti nella zona oscura, però, gli verrà fornita solo quando il ricco industriale Herbert Greenleaf prima lo riconoscerà come un vecchio amico di suo figlio Dickie e poi lo spedirà in Italia sulle tracce dell'errabonda prole, con la speranza che Tom possa convincerlo a tornare finalmente a casa, negli Stati Uniti.

E' così che mister Ripley parte alle volte di Mongibello, paesino costiero del napoletano (inventato dall'autrice) preso di mira da una schiera di giovinotti americani come meta ultima di festaiole e rilassanti vacanze, unicamente dedicate agli aperitivi in terrazza, alle giornate di sole passate in spiaggia, alle gite in barca a vela e ai festini alto borghesi. Ed è proprio qui, tra grasse risatine e la bella vita da salottino, che Tom verrà in contatto con Dickie e con la sua amica scrittrice Marge Sherwood.

Se da una parte Tom sarà costretto a dare conferma a certe sue pulsioni sessuali, trovando in Dickie un personaggio molto più che interessante, dall'altra ne odia vizi e ozi, paragonando quella vita disinibita e priva di pensieri con la propria, miserrima e dalle braccia corte. E la cosa lo porterà a riflettere sulla possibilità di ottenere uno scambio di vita conveniente e repentino, mettendo alla luce il suo lato più oscuro (che lui stesso scoprirà di pari passo con il lettore).


Il Talento di Mr. Ripley è un romanzo che fa della psicologia criminale (e non) il proprio punto di forza. Una delle migliori prove che testimoniano tutta la tenacia della Highsmith nel cercare di tratteggiare profondamente la psiche di individui sempre al limite della propria moralità.
Ma la storia è anche un inno alla bella Italia (costellato da piccoli appunti alla tracotanza e alla lentezza del popolo italico), testimoniato dall'approdo di Tom e compagnia prima a Napoli e poi a Sanremo, Roma e infine Venezia.



P.S.: Urge ora andarsi a rivedere quel piccolo gioiello cinematografico (dal titolo omonimo) firmato dalla regia di Anthony Minghella e impreziosito dalle ispirate interpretazioni di Matt Damon e Jude Law, che ripercorre le gesta di Tom Ripley in questo primo capitolo.

2 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Ne ho un ricordo vago, lo lessi parecchio tempo fa e avevo già visto il film. Però non mi impressionò oltremodo, infatti poi della Highsmith non lessi più nulla. Ho fatto male?

LUIGI BICCO ha detto...

Non chiedere a me. Bisognerebbe sentire Omar :)
Io della Highsmith, prima di questo, ho letto solo un po' di racconti e un bel manuale di scrittura. Ma so che altri suoi romanzi sono molto più consigliati di questo.

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