27.5.15

Il tema ritrito dell'ultimo uomo sulla terra (ma da un altro punto di vista)

Quello dell'ultimo uomo sulla Terra è un tema che ha sempre stuzzicato la mia attenzione. Nasce nel mezzo della mia gioventù dopo aver letto il capolavoro letterario di Richard Matheson, Io Sono Leggenda. All'epoca, coinvolto dalla poetica horror dello scrittore americano, ero corso a guardarmi poi i film ispirati alla storia romanzata di Robert Neville. Uno è appunto L'ultimo Uomo della Terra di Ubaldo Ragona con Vincent Price, un meraviglioso film del 1964 avvolto da un ovattato bianco e nero, l'altro 1975: Occhi Bianchi sul Pianeta Terra, firmato da Boris Sagal alla regia e interpretato da Charlton Heston. Pellicola del '71 forse un pelo meno intima della precedente, ma comunque meritevole. Seguirono poi cose più o meno belle dove il focus si spostò inevitabilmente sulla (oggi retorica) figura del non-morto. Piccolezze, in ogni caso, rispetto al riferimento principe di Matheson.

E dopo gli ultimi anni di accozzaglie e travisazioni (ma anche di cose più riuscite) sull'argomento, la 20th Century Fox Television ci regala Last Man on Earth, una serie tv priva dei mangia carne a tradimento, ma che "osa" toccare il tema in modo riflessivo cercando allo stesso tempo di farti ridere. E, strano a dirsi, ci riesce benissimo.


Ideatore, produttore e interprete della serie è Will Forte, attore e sceneggiarore statunitense classe '70, noto per la sua partecipazione al Saturday Night Live, per la serie tv 30 Rock e per quel gran bel film in bianco e nero che è Nebraska (del quale avrò tempo e modo di parlarti poi).

Detto questo, la prima stagione di Last Man on Earth conta 13 episodi (recentemente però ne è stata confermata una seconda) che vede il protagonista, lo scombinato e fracassone Phil Miller, vagare per gli Stati Uniti nell'anno 2020 alla ricerca di altri sopravvissuti, dopo che una pandemia sembra aver raso al suolo l'umanità tutta.
Non trovando nessuno fa ritorno nella sua città natale a Tucson, in Arizona, conscio di essere rimasto appunto l'unico sopravvissuto sul nostro pianeta e avvicinandosi lentamente all'insano proposito di suicidarsi.





La forza della serie sta proprio nel cercare di strapparti una risata ai danni della palpabilissima disperazione del protagonista (a tratti inquietante, per quanto riesce ad essere empatica) regalando a chi guarda attimi di humor tipicamente americano dal quale scaturiscono sane e grasse risate, il tutto costellato però da qualche momento di riflessione che non ti aspetteresti.



Non ti sto a dire come va avanti la storia o se Phil Miller riuscirà a trovare altri sopravvissuti. C'è da sottolineare invece che i vari episodi dalla particolare durata (22 minuti l'uno), si lasciano guardare con una certa divertita attenzione nonostante gli intimi e silenziosi intermezzi e che alla fine potresti renderti conto che non è vero, come spesso qualcuno ha pensato, che non c'è più spazio per una serie tv che faccia anche (davvero) ridere. Anzi.

9 commenti:

sartoris ha detto...

(Ehi ma tu non usavi la seconda persona singolare nei post? Da un pò sei passato alla prima con nonchalance... consapevolezza piena o cambio di vedute?)

LUIGI BICCO ha detto...

Ehiehiehi, aspetta un attimo, che queste son cose importanti. Io ho sempre "parlato" a chi legge con la seconda persona riferendomi a me stesso medesimo con la prima. Dove hai letto altrimenti, uomo?

(Qui scattano quelle robine tipo personalità multiple e scopro poi che ne soffro da tempo e non l'ho mai saputo :)

CREPASCOLO ha detto...

Una idea x una serie televisiva: un tizio resta solo sul pianeta, ma è affetto da personalità multipla e passa il tempo parlando con pupazzi che crea assemblando le macerie del passato recente e dando loro voci, nomi e personalità.

sartoris ha detto...

@Luigi mi ero fatto l'idea che quella seconda persona fosse riferita a chi scrive (credo mi abbia sbalestrato l'utilizzo che ne fa Doc Manhattan sul suo antro, sorry:-)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Questa volta sei arrivato (quasi) secondo. Mi sa che ti conviene dare un occhio alla serie tv di cui si parla in questo post ;)

@ Omar:
Vero. Lui lo usa in quel modo. Io non sono così "fine". Né da usare il plurale maiestatis quando si parla di se stessi come fa qualche scrittore autoctono del Salento sul proprio blog :D
(...e adesso scopriamo invece che in realtà quando lo fai, non parli di te ma proprio di VOI: un'entità aliena da milioni di menti in simbiosi grazie a un inviolabile legame empatico).

La firma cangiante ha detto...

Fortunatamente di buone serie in giro ce n'è più d'una, questa sembra abbastanza interessante da poter finire nella mia lista infinita :)

LUIGI BICCO ha detto...

Se ti vuoi fare qualche risata, è una di quelle ideali di sicuro ;)

CyberLuke ha detto...

Ho visto solo il pilot.
Che ha più di una cosetta pregevole, pecacto che a un certo punto arrivi lei (la scassascazzi, coff coff)e l'interesse crolli di colpo.
ma mi rendo conto che, sempre a voler mantenere il registro della comicità (scelta interessante) una "spalla" ci voleva (a meno di non essere Hanks col suo Wilson, ma quello è di un'altra statura).
Tu hai visto tutta la stagione?

LUIGI BICCO ha detto...

No, ho visto metà stagione. L'arrivo di lei (e non solo), era un passo obbligato, mi sa. E' dura far ridere con un solo protagonista in campo. Ma devo vedere tutto il resto, per capire meglio.

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