29.12.14

#Riletture: Blacksad #1


Blacksad è la celebre serie a fumetti edita da Dargaud, scritta da Juan Dìaz Canales e splendidamente disegnata da Juanjo Guarnido (entrambi autori spagnoli, il primo esordiente sceneggiatore proprio con questo albo, il secondo con alle spalle sette anni di esperienza come animatore capo presso i Disney Studios). Se sei un minimo attento, sai quanto se n'è parlato, quanto i fan di questo titolo rimangano in trepidante attesa di una nuova avventura e quanto, ancora oggi, dopo cinque albi prodotti, continui a mietere successi raccogliendo premi a destra e manca (sia in Francia, ad Angouleme, sia in America con tre Eisner Awards).


A mio avviso, però, nonostante il successo, Blacksad all'epoca non partì con il botto. Questa prima storia (Da qualche parte tra le ombre, 2000) ripercorre pedissequamente un canovaccio abbastanza ritrito, uno standard hard boiled le cui basi furono poste, nell'età d'oro del genere, da scrittori come Raymond Chandler, Dashiell Hammett o Mickey Spillane (e proprio su riviste pulp come Black Mask, di cui ti ho parlato qualche tempo fa). Canovaccio consolidato ulteriormente anche nel mondo del fumetto da opere peculiari come, tanto per dirne una, Sin City di Frank Miller (non a caso il primo story-arc con Marv protagonista, The Hard Goodbye, si rifà sin dal titolo al classico Chandleriano The Long Good-Bye e percorre una trama molto simile a questa prima storia di Blacksad: morte di una femme fatale, conseguente ricerca del colpevole da parte dell'amante, scoperta dell'assassino come intoccabile appartenente agli alti vertici della società).


La forza della serie sta soprattutto nell'antropomorfismo molto "realistico" dei vari personaggi (non in stile cartoon, insomma) che se da una parte dona una maggiore profondità a tutti gli interpreti in scena delineandone aspetti peculiari e difetti, è vero anche che dall'altra, allo stesso tempo, ne svela immediatamente vizi e virtù (a prescindere, se uno dei personaggi è un rettile, viene naturale non aspettarsi da lui nulla di buono). Tra tutti vanno citati  proprio il detective "felino" protagonista John Blacksad o l'ispettore di polizia Smirnov con le fattezze di un pastore tedesco. L'altro punto fermo, per quanto se ne sia già detto, sta nei disegni di Guarnido che qui fa davvero un lavoro superbo (tavole come quella qui sotto dovrebbero aprirti gli occhi nel caso ce ne fosse bisogno).


Nonostante la mancanza di particolari colpi di scena o di una tensione sempre tenuta pacatamente a freno, stiamo parlando comunque di una storia solida e scorrevole, priva di intoppi o cadute di stile. Una premessa importante per una serie a fumetti che mostrerà il meglio nelle avventure a seguire. Ma una buona lettura in ogni caso.

8 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Altro titolo che mi intriga molto, un recupero che farei volentieri, ora non è il momento ma in un futuro prossimo chissà, tu hai letto tutti e cinque i volumi?

Luca Lorenzon ha detto...

l'esempio per antonomasia di quei titoli che mi dico sempre di recuperare e che alla fine non ho ancora letto... tutti a tesserne le lodi, magari me lo faccio prestare (ma anche questo è da una vita che dico di farlo).

LUIGI BICCO ha detto...

@ Dario:
Ho letto i primi due e sono al terzo. Si va in crescendo. Davvero niente male.

@ Luca:
Anche io ho aspettato anni e ora ho riletto il primo perché finalmente sono riuscito a recuperare il secondo e il terzo. Merita parecchio. A parte le trame che vanno via via arricchendosi, insisto sul fatto che le tavole di Guarnido sono davvero uno spettacolo per gli occhi.

davide garota ha detto...

Sono un appassionato di questo fumetto. Ho visto le tavole originali, per dire< e ti lasciano di stucco, secco li'.
Si sappia, che gli autori proposero il progetto all'editore Soleil, che lo rifiuto'. Scoraggiati, i due autori chiesero una mano a REGIS LOISEl, nume tutelare del fumetto francese, che scrisse una lettera di presentazione di questo capolavoro per la Dargaud, che acconsenti' a pubblicarlo. E fu subito un successo strepitoso. Ho letto tutti i volumi, e mi sembra che il livello sia sempre altissimo, pur restando il punto di forza della serie quello di usare personaggi antropomorfi.

davide garota ha detto...

oltreo alla bellezza del disegno di Guarnido, la sceneggiatura e' incredibilmente ricca e sintetica. A proposito del primo volume, gia' nelle primissime pagine, si noti come viene svolta sinteticamente e accuratamente, la storia d'amore tra blacksad e la bella attricetta. Tutto questo breve episodio e' raccontato attraverso una rosa rossa che alla fine appassisce. Ma quanti momenti di tale raffinatezza ci sono in questo fumetto? Da leggere, studiare, amare. UN vero classico di cui non si p[uo' fare a meno.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Davide:
Ullallà, grazie per l'aneddoto. Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse avere il coraggio di rifiutare un'opera del genere. Ci va coraggio e tanta stupidità. Con il senno di poi, e la lettura degli albi successivi, sono d'accordo con te. Blacksad ha tutto il sapore di un grande classico del fumetto.

CyberLuke ha detto...

Ricordo che ne parli sempre con entusiasmo, e mi è anche capitato di sfogliarlo in libreria.
Ma la sua trovata principale (la, chiamiamola "animalizzazione" dei personaggi) che peraltro apprezzo in cose di altri autori come Maus non mi convince appieno, così come i toni del noir mi si addicono poco: ma di certo riconosco i meriti di autori del calibro di Canales e Guarnido.

LUIGI BICCO ha detto...

In realtà credo di aver sfiorato l'argomento solo un'altra volta, proprio perché avevo letto solo il primo volume. L'antropomorfismo dei personaggi è argomento duro da trattare, per chi deve visualizzare il tutto. Il rischio è sempre alto, ma Guarnido, in generale, fa appunto un buon lavoro. Talmente buono che a un certo punto la questione sembra passare in secondo piano e il fatto di vedere tutti quegli animali umanizzati diventa molto "naturale".

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