7.11.14

Di quello che vedono e sentono i bambini, di figli, Dart Fener, pompieri veri grossi come quelli della Lego e su quelle due tavole a fumetti del cartoonist Anthony Holden

Raramente, come sai, mi concedo spazi personali su questo blog. Ma questo è proprio uno di quei post dove invece voglio permettermi un paio di riflessioni su quello che vedono e sentono i bambini. Soprattutto il mio, naturalmente.

Un mucchietto di tempo fa, infilata a forza in un risicato interstizio della mia libreria, Teo trovò una maschera. Era una maschera che comprai anni prima, di plastica dura, tutta nera, di quelle con l'elastico dietro. Inutile starti a dire che da quel momento, la maschera è diventata di Teo. La voleva indossare anche la mattina, in auto, prima di arrivare all'asilo.


Ti mostro lui e la "sua" maschera.

E dovevi vedere le facce di quelli nelle auto di fianco, quando eravamo fermi al semaforo.

Ecco, si. Si parlava della maschera di Dart Fener, naturalmente. Nei giorni successivi ho cercato di spiegare a Teo che in realtà Dart Fener non è che fosse proprio un "superoe", come li chiama lui, o un buono propriamente detto. Che all'inizio era proprio un po' cattivo e che solo con il tempo, e con molta molta calma, è passato dall'altra parte della forza. Ma che nel tentativo ci ha dovuto prima lasciare le penne, ecco.
Teo ha archiviato il caso spiegando, lui a me, che anche se Dart Fener all'inizio era un po' "pippettoso" (trad.: "dispettoso"), l'importante è che alla fine fosse diventato anche "un po'" buono. L'importante, aggiungo io, è che a lui non fregasse niente se non che la maschera fosse molto figa e che lui volesse indossarla, punto e basta.


P.S. per i boriosi fan di Star Wars prima che prendano fuoco per repentina autocombustione: si, sto volutamente trascrivendo il nome di Dart Fener nella sua versione in italiano. Non è un errore, giuro.

E' inutile anche starti a dire che in occasione della festa di Halloween, la settimana scorsa, si sia deciso di vestire Teo proprio come Dart Fener. E quindi, grazie agli sforzi congiunti di mia moglie (tanti) e miei (pochi), Teo ha potuto sfoggiare una mise di tutto rispetto che quasi (aperta citazione) "fa paura all'uomo della strada" (chiusa citazione).

Ti mostro il work in progress della "vestizione".


Pantaloni della tuta, maglia e galosce neri, mantello tagliato su misura, pettorina con tasti e luci fatta in Illustrator e stampata su cartoncino, cintura Jedi di pelle nera.

Ora. Quello che è successo (con mio grande compiacimento, inutile negarlo) è che si, Teo si è presentato all'asilo vestito così, mentre i suoi compagni erano vestiti da zucca o agghindati come pierrot e principesse. Al più c'erano una paio di maschere dell'Uomo Ragno e un Batman (ma solo con mantello e mascherina di carta).
Sopraggiungendo con passo marziale (con me dietro di un paio di metri che gli facevo da luogotenente), Teo ha praticamente instillato timore nei suoi compagni di classe che, non riconoscendolo subito, sono stati letteralmente rapiti dalla paura (noti lo sforzo che sto facendo per non scrivere parolacce?), salvo tranquillizzarsi, in parte, quando lui ha finalmente tirato su la maschera e sorridendo ha detto: "cucù".
Adesso, a te che non hai un bambino devo spiegare questa cosa: guardare tuo figlio che sorride di cuore e fa "cucù" ai compagni, beh, è quasi come star lì beato sul Bear Lake, in Alaska, a fissare l'aurora boreale con i Royksopp nelle orecchie mentre un capannello di persone cerca a tutti i costi di ficcare grosse mazzette di soldi nelle tue tasche. O una cosa del genere. Non che i soldi c'entrino granché, mi rendo conto, ma hai capito cosa voglio dire, no?


Insomma, soddisfazioni piccole, ok, ma sempre di soddisfazioni si tratta.


Bòn. Halloween è finito lì. Ma c'è dell'altro. Qualche giorno fa Teo è uscito per la prima volta dall'asilo per una gita. Sono andati in visita presso la stazione dei pompieri, quella centrale di Torino. Una roba gigantesca con parecchi mezzi a disposizione. Se sei padre di um bimbo, sai che prima o poi tuo figlio passerà la fase degli escavatori, degli elicotteri e passerà pure (giuro) per i camion dei rifiuti. Insomma, tutti i mezzi, cingolati e non, esercitano un potere ammaliante sui bambini (anche se Teo, per dire, non va da nessuna parte se non ha sotto braccio il suo Buzz Lightyear). Ma in particolare, non c'è santo che tenga, tuo figlio entrerà anche nella fase "pompieri". I pompieri sono i veri eroi dei bambini. E forse, ricorderai, lo sono stati anche per noi, in qualche modo (chi ha detto Grisù?).


E comunque certe cose posso capirle. Ancora oggi mi piacerebbe guidare un affare del genere.

Teo si è divertito un casino, ha fatto il giro su un automezzo cisterna e ha visto tutto quello che doveva vedere, arrivando finalmente a capire che i pompieri esistono davvero, che sono delle persone vere.
Si, perché quella mattina, prima che partisse in gita, ha chiesto a me e sua madre: "ma i pompieri sono grandi così?", mostrandoci la mano e distaccando l'indice e il pollice di una manciata di centimetri. Per lui, insomma, un pompiere vero era grosso come un pompiere della Lego. Al massimo non più grande di Sam il Pompiere, così come lo vede in tv.

Diciamo poi che certe cose che trovi nei negozi Lego, un po' di confusione te la creano.

Detto questo, mi sono reso conto di quanto sia importante un posto come l'asilo, dove tuo figlio può crescere e confrontarsi con i suoi coetanei. Un posto dove può correre e saltare e dove nessuno gli dica di stare fermo (a meno che non cominci a camminare sui muri) o dove può disquisire con i compagni del perché all'Uomo Ragno escano le ragnatele dai polsi e non dal sedere come ai ragni veri. Un posto dove, nonostante mazzate, bernoccoli e, più in generale, lacrime amare, lui possa esprimersi come vuole.
Nonostante la MIA preoccupazione che nasce dal lasciarlo in quel posto per ore o il fatto che certe sere lo vedo stanco come se avesse raccolto pomodori sotto il sole per tutto il giorno.

E' un posto che un giorno sarà destinato a lasciare, com'è giusto che sia. E questo pensierino mi ha riportato alla mente la riflessione di un altro papà, Anthony Holden. Holden è fine illustratore e cartoonist dalla provatissima esperienza. Tempo fa mise giù due tavole a fumetti (titolo: "On the Last Day of Preschool") sull'ultimo giorno di scuola di suo figlio.
Ora, se come me hai la fortuna di essere un papà, presumo la cosa possa toccarti molto da vicino. Io non ho ancora vissuto lo straziante momento (che non è detto nemmeno debba essere così tanto straziante) descritto nelle due tavole qui sotto. Ma diciamo che riesco perfettamente a calarmi nel contesto e a capire lo stato d'animo di Holden.



Traduzione (libertina):
Crepacuore.
L'ultimo giorno di scuola materna, dopo aver cantato l'ultima canzone e aver messo via i giocattoli, ha detto addio all'altalena e all'aula di disegno. E anche se le lacrime continuavano a scendere, e scendevano, non erano ancora sufficienti a riempire quel posto nel suo cuore che ha dedicato alla sua scuola.

A proposito di questa esperienza, Holden scrive:
Mio figlio ha avuto la sua prima lezione di crepacuore, questa settimana, quando la sua età prescolare si è conclusa. Amava quella scuola, ma non poteva andare avanti all'infinito. E' stata un'importante lezione di vita, dopo tutto. Tutto è destinato a finire. Da padre, guardandolo crescere e imparare questa lezione, ho provato una sensazione agrodolce.
Si, insomma, gioie e dolori cominciano presto. A crescere, si comincia presto. Il problema però, non è quando si cresce. Il problema è quando si smette di essere bambini.

Ma questo, probabilmente, tu lo avevi già capito.

8 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Mai stato bambino. Davanti alla scuola elementare che ho frequentato negli anni settanta del secolo breve trovi ancora vecchietti come quelli del loggione del Muppet Show ( o delle strisce di Lunari ) che ricordano " quel mostriciattolo che introdusse le cambiali nel gioco del Monopoli ": vincevo sempre alla fine , ma ero pieno di debiti. Praticamente avevo anticipato il crack del 2008. Crepascolino, fortunatamente, è un bimbo. Fa il tifo x i buoni e quindi Dart Fener ( Fenner x me quando emanavo cambiali come non ci fosse un futuro ) non è nella sua lista delle opzioni di cosplaying. Ha saltato la sua occasione di mascherarsi a Halloween xchè era a casa con la bua, ma mi ha imposto una dieta ferrea e ginnastica aerobica xchè a Carnevale indosseremo i costumi del Dinamico Duo. E' il boss e quindi sarà Bats nella variante sbirro corazzato di Mega-City One di Nolan ed io sarò il Pettirosso camp e attempatello di Bart Ward. Cosa non si fa x quei cosini guanciottosi...

La firma cangiante ha detto...

Davvero un bel post. A noi, almeno a me personalmente, il coccolone è venuto quando abbiamo visto Laura con il grembiule e con lo zaino in spalla, pronta a cominciare la prima elementare. Abbiamo sicuramente patito questo passaggio (asilo/scuola) noi genitori, lei era emozionata ma curiosa e desiderosa di iniziare la nuova esperienza. E bellissimo vedere cresce i propri figli. Una gioia dolorosissima.

La firma cangiante ha detto...

PS: il costume di Teo è fighissimo, Laura ha optato per una stregaccia cattiva molto casalinga, il nonno le ha anche piazzato un bel porro nero in faccia ricavato da quei pallini adesivi che servono a non far sbattere le antine dei mobiletti.

sartoris ha detto...

Wow! a parte dirti che Teo è bellissimo (senza piaggeria, da quello che si vede sembra un bimbo molto simpatico), devo aggiungere che mi fa sempre un certo effetto quando abbandoniamo la nostra eterna maschera di nerd infoiati con le loro letturine e i loro fumetti di riferimento per parlare/agire per quello che siamo diventati veramente: padri e (nel mio caso) zii amorevoli (accompagno spesso mia nipote Giulia, di tre anni, all'asilo: ogni giorno piange come una scalmanata ma poi quando si va a recuperarla a mezzogiorno non vorrebbe mai smollarsi dai suoi amichetti).

Insomma fantastico così, ci mancherebbe, è che la generazione dei nostri padri era distante mille miglia da noi, mentre oggi (sia ringraziato il cielo) un papà come Luigi può compartecipare alle passioni del suo tesoro divertendosi come un matto (io me lo immagino che prima o poi indosserà anche lui un vestito da Darth Fener per sfidare la maestra a colpi di spada-laser :-)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Cosa non si fa x quei cosini guanciottosi...
E si fa di tutto, si, se si è disposti a vestire anche la mise da pettirosso camp :)

@ Dario:
Ricordo di aver letto il post che avevi scritto a proposito del passaggio a scuola di Laura. Forse il fatto che lei fosse curiosa e tranquilla ha dato i suoi frutti. Se fosse pesato anche a lei, immagino sarebbe stata molto più dura anche per voi.
Il costume di Teo è stato un passo obbligato, in questo periodo di fissa per Dart Fener. Se halloween fosse arrivato qualche tempo prima, ci avrebbe sicuramente chiesto di vestirsi da Buzz Lightyear e a noi sarebbe andata molto molto peggio :)

@ Omar:
Teo è un bel guappo niente male, si. Anche lui ha tre anni. Io pianto i semini del germe nerd, ma forse non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, con un bimbo di quell'età. Mi sa che diventerà un gran lettore, in ogni caso.
E si, spesso è capitato di parlare tra noi amici/papà delle differenze tra la vecchia e la nuova generazione di padri. Probabilmente oggi ci si diverte molto di più. Anzi, è sicuro. All'epoca, invece, rimaneva poco spazio per i rapporti e (come dicevo anche nel post) c'era molta meno voglia di rimanere, a volte, anche un po' bambini. Ma stiamo parlando di due mondi completamente diversi, sia ben chiaro :)

arilla ha detto...

Cuore di mamma, di fidanzata, moglie e amica si scioglie. E grazie a tutti per i complimenti a teo e al costume (del quale vado fiera, perchè "home made" al 99%!).

LUIGI BICCO ha detto...

@ Ari:
Questa cosa dell'"home made" è salutare e ingegnosa. Certo a volte rischi di spendere un soldino di cacio in più rispetto ad una facile e veloce soluzione su Amazon (per dire), ma vuoi mettere? :)

Gripa ha detto...

La firma cangiante:
"E' bellissimo veder crescere i propri figli. Una gioia dolorosissima."

Imbalsamato di fronte al monitor, fatico ad aggiungere altro.

Buona continuazione.

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