Dopo una serie di libri sbagliati (e parlo di almeno tre pezzi di cui non vale nemmeno la pena parlare), tempo fa mi sono avvicinato allo scaffale della mia libreria di fiducia (quella di casa mia) con l'intento di leggere qualcosa con qualche annetto sulle spalle. In un angolo c'era il primo volume della collana che nel 2011 la Mondadori dedicò al grande Emilio Salgari in occasione del centenario dalla scomparsa dello scrittore. E lì mi sono accordo di soffrire di una lacuna disastrosa rispetto all'autore in questione. Sfiorato solo per caso in tenera età e mai apprezzato appieno, ho deciso di immergermi quindi nella lettura di uno dei suoi capolavori, Il Corsaro Nero (complice anche il mio attuale interesse per le figure di filibustieri e pirati da un punto di vista prettamente storico e geografico).
Ebbene, ho capito quanto vasti e devastanti fossero l'immaginazione e lo studio di Salgari rispetto alla realtà dei fatti. Ho finalmente trovato documentata quella "diceria" popolare che racconta dello scrittore quasi sempre chiuso tra le sue mura domestiche torinesi, ma comunque infaticabile viaggiatore grazie alle sue frequentissime visite in biblioteca.
Questo primo volume è meraviglioso (e credimi, mi sono subito pentito di non aver preso tutta la collana) perché esprime con lucidità tutto un certo tipo di letteratura, quella avventurosa, snobbata e denigrata ieri come anche oggi, attraverso un'esperienza di lettura diversa dal solito. E ti spiego anche perché. Nella prefazione si esprime giustamente con orgoglio la scelta fatta di riportare il testo originale della primissima edizione di Salgari e non quelle successive, rimaneggiate, rimontate e corrette dai settori della "lectio facilior". Mi spiego ancora meglio: tutte le edizioni successive a quelle originali, sono state riviste dagli editori in modo che la lettura risultasse più scorrevole e semplificata. Più "adatta" a tutti. Invece questa no. E' quella originale, che addirittura presenta alcuni refusi di Salgari lasciati così come sono e corretti solo a latere, da una serie di note.
E proprio quelle note, appunto, sono preziosissime, traboccanti di nozioni marinaresche e specifiche storico geografiche non da poco (Salgari, in tal senso, era un maniaco e non ha mai inteso lasciare nulla al caso). Quelle note, unite alle stesse specifiche redatte dallo scrittore, alle illustrazioni, tante, a corredo del racconto e realizzate all'epoca da Giuseppe Garuti (meglio noto come Pipein Gamba, che per l'occasione diede vita al suo lavoro migliore e più riconosciuto) e il grande formato dei volumi, hanno fatto di questo libro un'esperienza di lettura davvero straniante.
La storia probabilmente la conosci già. Come tradizione vuole si inerpica su un'ossatura epica per seguire la vendetta privata del Corsaro Nero ("Emilio di Roccabruna, signore di Ventimiglia e di Valpenta") nei confronti del Governatore fiammingo Duca Van Guld che ha sterminato quel che rimaneva della sua famiglia, ovvero i suoi tre fratelli. Il Corsaro, a bordo della sua Folgore e accompagnato dai fidi filibustieri Carmaux e Van Stiller, dal gigante africano Moko e, negli assedi finali, da Michele "Il Basco" e dall'Olonese (François l'Olonnais, figura storica realmente esistita intorno alla quale Salgari ricostruisce cronologicamente gli eventi) si impegnerà quindi nella promessa di sterminare Van Guld e tutta la sua stirpe (giuramento che, te lo dico subito, ad un certo punto si pentirà di aver fatto). Storicamente ci si piazza naturalmente sul finire del XVII secolo, mentre geograficamente (cosa tra le più interessanti) siamo per lo più nel Golfo del Messico, tra le Antille e i Caraibi veri e propri: Maracaibo, Tortuga, Santo Domingo. Posti splendidi che Salgari dipinge a meraviglia standosene comodamente al sicuro (incredibile!) tra le mura del suo studio. A tratti, in alcuni casi forse troppo, il romanzo prende addirittura le sembianze di un trattato botanico dove l'autore scende in dettagli davvero particolari.
Leggendo questo romanzo, tu potresti venire a sapere (perché io lo sapevo già, porta pazienza) che i filibustieri sono pirati, ma che "operavano" principalmente nel Golfo del Messico e che i Corsari erano sempre pirati ma pagati da un Governo e garantiti da una lettera di corsa per depredare città e imbarcazioni appartenenti ai Governi ostili.
Tanto per chiudere sappi che, naturalmente, il Corsaro Nero dovrà fare i conti con una donna e con un colpo di scena che lo porterà (ti volevo solo avvisare) dritto dritto al secondo libro, La Regina dei Caraibi (Il Corsaro Nero è il primo di cinque tomi che compongono l'intero ciclo de I Corsari delle Antille).
Bòn. Quello che dovevo dirti, te l'ho detto. Se anche tu sei in difetto con Salgari, puoi tranquillamente cominciare da qui.
Bòn. Quello che dovevo dirti, te l'ho detto. Se anche tu sei in difetto con Salgari, puoi tranquillamente cominciare da qui.
5 commenti:
Ah! Salgari! Quanti bei ricordi... chi non l'ha mai letto PESTE LO COLGA! D'altronde la cosiddetta "cultura ufficiale" ha da sempre bandito la fantasia, l'immaginazione e l'avventura in favore di letture elevate moralmente, pietiste e pietose, per giunta con l'obbligo del dovere. Che si fottano! Salgari è un colosso della nostra letteratura, un grande visionario, probabilmente più apprezzato all'estero che in Italia e nessuno mai riuscirà a spodestarlo dall'olimpo dei grandi scrittori.
Si, Salgari è proprio un fondamento. E me ne sono accorto io che NON ho cominciato a leggerlo all'età giusta. C'è da dire che tra opere più note e meno note, ce ne sarebbe da leggere... basta solo aver tempo :)
Suggerisco un'altra lettura che è d'uopo accompagnare alla riscoperta di questo scrittore, ovvero il bellissimo "Sweet Salgari" di Paolo Bacilieri. Tecnicamente è una biografia, ma va molto al di là grazie a una narrazione sapiente e a un lavoro di "montaggio" interessantissimo.
Ciao
@ Oreo:
Conosco autore e il libro, si. E' tra gli acquisti da fare da parecchio tempo, ma non l'ho mai trovato. Devo proprio ordinarlo :)
Sweet Salgari è davvero qualcosa più di una biografia, altrimenti sarebbe stato l'ennesima ciofeca vetero-realista basata sulla vita di un personaggio famoso morto. Bacilieri ci mette come si suol dire la faccia, ovvero il suo stile inconfondibile per raccontare qualcosa che va ben oltre Salgari la cui vita diventa spunto per immaginare il nostro paese non per com'è ma per come dovrebbe essere. Grande Bacilieri. Grande Salgari.
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