4.10.13

Occhio di Fraction



Ho letto i primi tre numeri. E cercherò di spiegarti perché, dal mio personale punto di vista, la nuova serie di Occhio di Falco scritta da Matt Fraction e disegnata da David Aja (ma anche da Javier Pulido) è una roba diversa dalle altre.

Perché è divertente. Perché si tratta di una commedia. Perché ironicamente prende in giro il mondo dei supereroi come ha fatto (per dire) Barry Levinson con gli attori hollywoodiani (nel film What Just Happened?). Perché Fraction in realtà alla trama vera e propria presta ben poca attenzione (sarei portato a dirtelo meglio dicendo che si fa poche seghe) e che l'importante per lui è come arrivare al punto della storia. Perché David Aja, come mi è già capitato di dirti, a differenza di altri suoi lavori precedenti e dal taglio squisitamente classico (come su Immortal Iron Fist), qui è puro incesellatore che plasma la struttura della tavola ad uso e consumo della storia e mettendo il linguaggio fumetto al centro dell'attenzione, applicando una scansione narrativa degna d'attenzione (esemplare è il secondo episodio sul terzo numero della serie dedicato al natale e del quale ti mostro tre tavole qui sotto).




Perché i riferimenti e le citazioni al mondo del fumetto e a quello del cinema (soprattutto a certo cinema degli anni '70) si sprecano, ma a differenza di altri casi, sono pertinenti e non buttati lì a cazzo. Perché fa ridere.

E bada bene che per spiegartelo ho aperto i punti con "è divertente" e ho chiuso con "fa ridere". E non è un caso, visto che è uno dei principali punti di forza di tutta la serie. Perché sai cos'è? Oggi come oggi mi sembra abbastanza coraggioso raccontare storie a fumetti (soprattutto in America, in mezzo a tutta 'sta gente che indossa calzamaglie), che riescano a strapparti anche più di un sorriso, senza ricorrere a trovate sensazionalistiche o a morti ricorrenti.



Se poi vuoi davvero sapere di cosa si parla, ti faccio qualche esempio: Clint Barton dovrà essere salvato e salvare un cane, dovrà acquistare il condominio dove vive per toglierlo dalle grinfie di una masnada di mafiosetti russi che parlano come il Brad Pitt zingaro di The Snatch, dovrà recuperare un videotape da un'asta milionaria di super criminali, dovrà aggiustare la parabola condominiale su cui ha ficcato una freccia, prima che diano in onda uno spettacolo natalizio per ragazzi, dovrà riuscire a sbrigliare la matassa di fili tra il suo tv e il lettore dvd e dovrà farli funzionare. E in mezzo ci devi mettere tante mazzate (e ne prende davvero parecchie), una serie di grigliate con i suoi vicini sul terrazzo del condominio e pure Kate Bishop, una giovanotta che milita tra le fila degli Young Avengers e che aveva preso le veci di Occhio di Falco quando era sparito dalla circolazione (e che qui, nei confronti di Clint, assume le vesti di amica, spalla e coscienza).

Insomma, ne staranno parlando tutti e avrà vinto anche 5 Eisner Award, ma Occhio di Falco è una serie che non va presa troppo sul serio, ma proprio per questo è da tenere in serissima considerazione.

Sempre che tu abbia davvero voglia di leggere qualcosa di diverso.

8 commenti:

Luca Lorenzon ha detto...

Partendo dal presupposto che "Occhio di Fraction" è un titolo geniale, io come già scrissi non condivido tanto entusiasmo. E' sicuramente qualcosa di diverso e come dici tu divertente, ma purtroppo non riesce a uscire dal suo contesto supereroistico. Ho molto apprezzato i problemi terra-terra con cui deve confrontarsi Clint nel primo numero, tipo salvare il palazzo in cui vive, poi però alla fine (tanto per fare un esempio) la sua pupilla non ammazza i cattivoni ma li acceca soltanto...
E anche le tavole che hai postato non mi sembrano nè rivoluzionarie (ma non dici che debbano esserlo) nè riuscitissime. Esiti molto migliori avevano avuto gli esperimenti di Schuiten o Andreas o di quell'altro che disegnava Koblenz, e anche Frank Miller in fondo aveva fatto di meglio. E io odio Frank Miller.
Annosa questione: è meglio un prodotto mainstream classico fatto bene con tutti i suoi limiti o è meglio un prodotto che punta un pochino più un là ma che essendo anch'esso mainstream non può osare fino in fondo?

Luca Lorenzon ha detto...

en passant, "quello di Koblenz" era Thierry Robin.

La firma cangiante ha detto...

Io ho letto solo il primo numero al momento (anche se ho già acquistato gli altri due). La prima impressione è quella di un divertissement riuscito, non credo nelle intenzioni di Fraction e Aja ci sia quella di creare un punto di rottura o osare chissà che cosa. Mi sembra che i due autori abbiano solo spostato un po' il tiro creando un fumetto un po' diverso dal solito, ben disegnato e ben realizzato. Sta a noi decidere se preferiamo una cosa come All-New X-Men di Bendis ad esempio, che non apporta grosse novità ma è ben scritta e fresca, forse più "intrigante" a livello di trama o un Hawkeye che segue una strada magari parallela alla principale ma non la solita. Io ovviamente ho scelto di seguirle entrambe, ma la mia preferita è..... aaaaaargh!

LUIGI BICCO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
LUIGI BICCO ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
No, no, non parlo di capolavoro. I capolavori sono altri, per carità. E' improponile accostare questo tipo di fumetto a lavori seminali come quelli di Miller, degli altri autori che citi e di mille altri che gli metterei davanti io. La questione è che la scrittura di Fraction nemmeno pretende di esserlo (grazie a Dio). E al confronto nemmeno le tavole di Aja sono rivoluzionarie. Semplicemente hanno una spinta in più rispetto al resto della produzione Marvel. Io credo che nonostante non sia un capolavoro, il lavoro che hanno fatto i due autori in questione sia da tenere in considerazione. Anche grazie alle tematiche.

P.S.: Pensa che il titolo del post ballava tra "Occhio di Fraction" e "Aja di Falco". Ma anche "Fraction la belva umana" non mi sarebbe dispiaciuto :)
P.P.S.: Rispetto al tuo quesito finale, se posso dire la mia (posso dirla?)... la seconda che hai detto! E senza starci a pensare neanche troppo. Altrimenti non facciamo mai un passo avanti, credo. Ma ciò non toglie che a me piaccia leggere anche un "prodotto mainstream classico fatto bene con tutti i suoi limiti".

@ Dario:
Bravo! E la tua prima impressione è proprio quella giusta. Un fumetto divertente che si lascia leggere volentieri (più che volentieri, per quanto mi riguarda) e che non pretende troppe attenzioni. Ma è proprio questa la differenza con gli X-Men che citi. Bendis fa i conti in modo cupo con decenni di continuity e si prende sul serio, nel farlo. Fraction no. E infatti le due serie non si possono mettere a confronto. Puoi leggere l'una O l'altra, l'una E l'altra, ma non l'una al posto dell'altra. Sono due robe troppo diverse. Anche se devo dirti che, personalmente, a differenza di te, preferisco... ungh!

Enrico ha detto...

Sarò sintetico.
Mi piace.
(anche le copertine, hanno un'impostazione molto grafica)

LUIGI BICCO ha detto...

Tutta l'opera, in effetti, è permeata da un gusto grafico notevole. Anche la struttura interna o certe squisite elucubrazioni iconografiche nelle tavole. Bello anche da guardare, insomma.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...