10.6.13

Due riflessioni aggiunte sull'Arte Contemporanea da una puntata del Testimone di Pif


Mi è capitato spesso di guardare Il Testimone, il programma di MTV condotto da Pif che se ne va in giro per il mondo alla ricerca di fatti curiosi e quotidianità, riportando con sguardo imparziale spaccati di realtà altrimenti poco note. La settimana scorsa ho visto l'episodio più bello e più agghiacciante allo stesso tempo. Pif parte dalla premessa che NON capisce l'Arte Contemporanea, che probabilmente non ha gli strumenti adatti a capire e che alla cosa, però, vuole metterci una pezza. E quindi parte per Londra, viene qui a Torino, passa da Milano, alla ricerca di quella verità che gli sfugge. E che probabilmente sfugge a molti di noi.

Quello che viene fuori è un giro di fuffa, di personaggi noiosi che hanno in realtà poco da dire, che non hanno nessuna intenzione di mettersi a lavorare davvero, che la maggior parte di loro è già ricca in partenza. Che diventare un "artista" celebre sembra dipendere solo ed esclusivamente dai giri di conoscenze (come per tutte le cose ma non proprio tutte tutte), che non viene mai pagato il "prodotto finito" ma la "performance" che ha portato alla sua realizzazione e, soprattutto, che alla semplice domanda (molto tabù nel giro, a quanto pare) "cosa vuol dire la tua opera?", si genera un ginepraio di nullità, paura, egocentrismo e tristissima ipocrisia (compresi alcuni celebri e noti artisti che NON sapranno comunque rispondere alla domanda, guardandosi intorno con fare terrorizzato). Si, perché come si sa, non si chiede mai ad un artista il significato della sua opera. Al limite, se vuoi essere garbatino e a modo, puoi ringalluzzirlo chiedendo cosa ha scatenato il processo creativo che lo ha portato a creare quello che ha creato.


Ma il problema è soprattutto un altro. Pif si chiede giustamente quanto sia "sano" il giro di denaro che ruota intorno ad un simile circuito parecchio "viziato" e nel farlo cozza contro chi tende a proteggere la propria gallina dalle uova d'oro.

Cosa ne penso della questione io riflette probabilmente quello che ne pensano la maggior parte di voi. Non è giusto, da parte di chi "vende", far pagare un canotto 40 mila euro perché chi l'ha gonfiato è un giovane artista che mentre spingeva sulla pompa suonava anche la chitarra. Come non è giusto, da parte di chi "compra", sganciare quella cifra per una cagata del genere. Ma mentre per far fronte al secondo problema si dovrebbe idealmente tassare l'idiozia, per il primo di potrebbe intervenire in modo più pratico.

Se solo questo fosse un mondo migliore.

Quindi dobbiamo continuare a leggere di gente che non riesce a mangiare da una parte (ma che avrebbe tanta voglia di lavorare) e di un coglione che paga migliaia di euro una cogliona che ha intrecciato delle cose a caso e le ha appiccicate al muro (e che nessuno dei due ha intenzione di prendere in mano una zappa per tirar su qualche pomodoro).


Io non boccio l'arte contemporanea, sia ben chiaro. Anzi, ne sono da sempre un attento osservatore. Ma parlo di opere che hanno una dimensione e un perché. Di gente che spaccava le scope e le infilava in un secchio era piena anche l'Accademia di Belle Arti di Napoli che ho frequentato per due anni, prima che mi cacciassero.
Il fatto che tu possa non capire il concetto dietro un'opera ci sta, se non hai gli strumenti. E se dico che non hai gli strumenti, non sto dicendo che sei più stupido di un altro che invece ce li ha, ma che non avendoli, non sei il target al quale quell'opera è rivolto.

Però stiamo parlando sempre di cose, come dicevo prima, che posseggono una dimensione e un perché. Scope spezzate, scatole di scarpe e minchiate del genere sottoposte a chi guarda con la solita scusa di voler creare una reazione (io ti metto sotto gli occhi questa cosa, poi vedi tu cosa ci vuoi vedere) o un "elemento di rottura," sono un rivoltante affronto  all'intelligenza. Di chi ne ha una, intendo.


Piero Manzoni, celebre autore delle scatolette di Merda d'Artista, con quell'opera volle semplicemente alludere in modo ironico alla metafora che sta all'origine del lavoro dell'artista o sottolineare, come recita la pagina dedicata su Wikipedia:
l'idea che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica per qualsiasi opera creata, anche le più scadenti e banali e in particolare che il mercato dell'arte contemporanea è pronto ad accettare letteralmente della merda, purché in edizione numerata e garantita nella sua autenticità ed esclusività da un notaio;
Ecco. Se ancora oggi, una di quelle scatolette numerate viene battuta all'asta per poco meno di 130 mila euro, vuol dire che proprio non abbiamo capito un cazzo. E che chi l'ha comprata ha snaturato il valore stesso dell'opera proprio acquistandola a quel prezzo. Contenti voi.

Comunque.

La puntata del Il Testimone dura 45 minuti. Non vi chiedo di guardarla adesso. Vi chiedo di appuntarvi l'indirizzo di Youtube e di guardarla quando potete. Al calduccio del vostro focolare, spaparanzati a quattro di bastoni sul vostro divano o sulla sedia del vostro pc. Quello che volete, ma guardatela.

Purtroppo hanno disattivato il codice di incorporazione e quindi non posso inserire il video in questo post. Poco male. Qui sotto trovate il trailer della puntata, mentre QUI trovate l'episodio completo. Divertitevi e, se proprio non ne potete fare a meno, riflettete.



A G G I O R N A M E N T O :
Il tempo di linkarvi la puntata completa che su Youtube non è già più visibile. Se avete (tanta) pazienza potete vederla tra uno spot pubblicitario e l'altro sul sito di MTV, QUI.

10 commenti:

sartoris ha detto...

a parte la discussione sullo stato dell'arte: ma non trovi che PIF stia conducendo una piccola rivoluzione silenziosa nell'arretratissimo mondo televisivo nostrano? A me sembra geniale (la sua puntata su Saviano era garbata e sincera, ma quella sull'Islanda mi ha fatto morire, è un mito, cazzo!)

(e pensare che in uno dei miei giri di presentazioni varie nel 2009 ce l'avevo affianco in aereo e non gli dissi nulla per pudore o supponenza: oggi gli farei i miei più sinceri complimenti;-)

michele petrucci ha detto...

Puntata vecchia, direi :)
La leggerezza di Pif è una delle poche cose che ancora guardo in tv…

Patrizia Mandanici ha detto...

Lo seguo quando capita, che non guardo molto la tv, ma questo episodio lo volevo vedere solo che su Youtube l'hanno già tolto; se si sopporta la pubblicità si può vedere sul sito di MTV - il video è suddiviso a pezzetti di pochi minuti e quindi all'inizio sembra che non c'è tutto, in realtà poi prosegue (dopo la pub).

Luca Lorenzon ha detto...

accidenti, Luigi, quanta acredine...

Il mondo dell'arte contemporanea sembra avulso dalla realtà perchè E' avulso dalla realtà. E' un sistema perfettamente chiuso in sè e che riesce ad autoalimentarsi, anche molto bene. Ma è anche uno specchio deformante della realtà stessa. "fuffa"? Certe cose possono piacere/emozionare o non piacere, non si discute, ma quello che hai visto in questa puntata del Testimone è solo una minima particina (di cui probabilmente alcuni esponenti verranno scalzati dall'ossessivo turn over del settore) della punta di un iceberg che comprende moltissimo altro. "personaggi noiosi"? Ehm, questa non l'ho capita... "poco da dire"? Vivaddio, l'arte è espressione, non comunicazione! L'Art pour l'art, insomma, all'istituto d'Arte dovrebbero insegnare il parnassianesimo. Se anche tu usi questa abusata espressione per significare che c'è una vuotezza di contenuti, potrei anche darti ragione, ma guarda che riuscire a raffigurare il vuoto è la sfida più grande a cui un artista può dedicarsi (se ben ricordo, pure Bonami lo diceva in quella puntata, anche se sottolineando la facilità con cui certi artisti risolvono la situazione).

Che una buona posizione di partenza e natali illustri siano degli ottimi viatici per un posizionamento nel settore non si discute, ma è quello che avviene anche nel mondo reale come dici anche tu. Ma non sono condizioni sine qua non. Schnabel (giusto il primo che mi viene in mente) ha fatto per anni il cameriere, un pittore di cui ho letto recentemente un'intervista (che fosse Veneziano? No, lui è già abbondantemente arrivato) alla domanda su cosa significasse fare l'artista ha risposto che avrebbe potuto rispondere appena avrebbe potuto vivere solo di quello e smetterla di mantenersi facendo il tassista.

L'arte, da un certo punto di vista, ha legittimato e istituito le amicizie, le conventicole, le lobby: quanti amici e parenti sono stati fatti confluire forzatamente in una corrente per dar loro visibilità? Con l'Arte Povera (tanto per dire) questo è palese, ma il fenomeno del gruppo (in cui critici e gallersiti hanno un peso fondamentale) ha radici antiche, dall'Impressionismo in poi.

Il talento, ahinoi, non ha mai contato nulla nella storia dell'umanità, o al massimo è servito a posteriori una volta che le posizioni erano già state conquistate. Per un Michelangelo figlio di podestà e ammanicato coi Papi quanti Daniele da Volterra sono rimasti nell'ombra?

Io non mi scandalizzo affatto che un artista non sia in grado di parlare delle proprie opere (anche se una corrente critica insiste nel dire che gli artisti anglosassoni sono migliori degli altri perchè più preparati e perfettamente in grado di "spiegare" i loro lavori): è come chiedere a uno scrittore cos'abbia... brrr... "voluto dire" col suo romanzo. Per dirla con Nabokov, è come se un prestigiatore spiegasse un trucco con un altro trucco. [continua]

Luca Lorenzon ha detto...

Perchè questo sistema non dovrebbe essere "sano" a livello economico (ma quando avevo visto la puntata non mi era sembrato che Pif se lo chiedesse)? Gli artisti non sono politici o calciatori, e i soldi guadagnati (che, attenzione, sono quelli che ricevono dopo aver versato la commissione al gallerista, spesso esorbitante) non finiranno principalmente in droga o puttane, attività che al di là delle altre considerazioni non sono fiscalmente rilevanti.
Insomma, quei 40 mila euro che citi potrebbero pure servire a dare un po' di respiro a una fabbrica di automobili, o a un'impresa edile, o a chissà quante altre cose. Quindi, ben venga che un appassionato danaroso faccia girare un po' l'economia. Anche perchè l'arte contemporanea, e nella prima parte della puntata mi sembra esserci una conferma palese, ha un solo scopo: fornire un diversivo alle persone ricche annoiate. Paradosso, ma neanche tanto paradossale, che operatori del settore hanno tirato fuori in anni e contesti differenti, quindi probabilmente un fondo di verità ci dovrà pur essere.
Insomma, perchè dare del "coglione" dall'acquirente e pure all'artista? Non mi sembra che l'opera fosse di tuo gradimento, quindi non l'avresti certo comprata!

...che poi come saprai l'arte contemporanea, quella di un certo livello ovviamente, viene acquistata da grossi gruppi finanziari come investimento, non certo per presunti valori estetici.

Non so se agli artisti faccia poi così schifo usare la zappa (a Cucchi non credo visto che ha un'azienda agricola), ma credo che anche tu preferiresti una vita d'artista, per quanto effimera possa essere, a una da contadino!

Che poi, siamo d'accordo, le strade che portano a quel traguardo sono tortuose e inspiegabili, ma una volta che ci si arriva si è artisti "certificati" e oggigiorno tanto basta.

I tuoi colleghi all'Accademia mettevano in mostra scope spezzate? Ma i professori non gli avevano insegnato che Arman (anzi, i suoi anonimi assistenti) lo avevano già fatto coi violini?

E se uno si compra la merda di Manzoni (che poi in realtà era gesso o calce, mi pare) perchè ti dà tanto fastidio? Buon per il venditore e buon per l'acquirente (contento lui) ma a te non te ne viene nè esce alcunché dalle tasche, no?

Un'ultimissima considerazione (scusa se sono stato così prolisso, e mi sono pure mangiato certi punti): nella sua bellissima trasmissione Pif utilizza a volte, indipendentemente dall'interlocutore, un tono che si presta a essere inteso come ironico (o meglio, fa ogni tanto delle domande in cui si può vedere un po' di malizia). Di solito le persone che si sentono punte nel vivo, o che vedono rivelati i loro altarini, vedi puntata sui monarchici e su Padre Pio, si mettono sulla difensiva o tergiversano. Ma ci sono anche i "puri" che non hanno problemi a rispondere, e ad eccezione del gallerista che non ha voluto far andare in onda il suo commento tutte le persone intervistate in quella puntata mi sembra che rientrino in questa categoria.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Si, è vero. Pif è un gran bel tipo. Non so quanto la sua piccola crociata possa considerarsi rivoluzionaria, ma è sicuramente una roba interessante. Il che, nel panorama nostrano televisivo attuale è tutto dire.
Anche a me è piaciuta la puntata sull'Islanda. Soprattutto quando ha dovuto assaggiare la carne di squalo che quel tizio essiccava nella sua cascina :D

@ Michele:
E si che anche su MTV non è che sono messi proprio bene. Danno e ridanno sempre le stesse robe. Di Pif ne ho viste di puntate, ma quella mi era proprio sfuggita.

@ Patrizia:
Grazie per la segnalazione, Patrizia. Non so perché ma stamattina funzionava tutto e oggi è già offline. Vabbé. Ho inserito a fondo post il link sul sito di MTV On Demand. Per chi ha tanta pazienza in effetti. Tutta quella pubblicità è davvero snervante.

@ Luca:
Cazzo, Luca. Come faccio a risponderti a quest'ora dopo un'intera giornata di lavoro? La cosa va per le lunghe :D
Sottolineo, come hai poi segnalato anche tu, che la mia non è sicuramente acredine né avversione verso il "mezzo". Il termine Arte Contemporanea è un contenitore che può contenere tutto e il contrario di tutto. Esattamente come tanti altri mezzi di espressione.
Per me l'arte è espressione E ANCHE comunicazione, altroché. Solo che da parecchio tempo l'arte s'è scordata di dover comunicare. La speculazione e il circolo vizioso che è nato intorno all'arte invece è fastidioso come tutte le speculazioni e i circoli viziosi intorno alle cose della vita. Non perché esistono altrove non si deve provare fastidio per uno in particolare.
Chiaramente le nostre visioni possono essere divergenti e potrei risponderti caso per caso sui nomi che citi (vedi Cucchi), ma sarebbe appunto come ammettere che io provi fastidio per l'arte contemporanea tutta. Ripeto: No, non è così.
Sulla merda di Manzoni: qualcuno ha detto che si tratta di 30 grammi di gesso ma mai nessuno è stato disposto ad aprire una di quelle cazzo di scatolette per verificarlo. Mi dà fastidio che costino tanto perché il messaggio è sbagliato e perché quei soldi non sono andati a Manzoni. Però una roba voglio dirtela: la questione che non ne esce e non ne entra nulla nelle tasche ci ha un po' rovinato. E' un concetto sbagliato, a mio modesto avviso. Una testa ce l'abbiamo e non c'è bisogno che un soldo di cacio ci entri o ci esca dalle tasche. Uno che compra una "merda" in una scatoletta realizzata da un artista che ha voluto lanciare il messaggio "sareste disposti a comprarvi anche la merda", per me è un coglione. E provo, come tutti gli esseri umani, un bisogno impellente di dirlo. Forse accade semplicemente per ricordare a noi stessi, che al posto loro non l'avremmo fatto. Sai come funzionano 'ste robe, no?
Uè, non c'è un filo di polemica in questo commento, eh. Ho sempre pensato che gente DEBBA avere visioni diverse su certi argomenti.
(Ho scritto tutta sta roba di getto e non me la sto nemmeno rileggendo che è tardi. Poi lo faccio con calma).

Luca Lorenzon ha detto...

...e se le quotazioni altissime della merda d'artista fossero parte integrante dell'opera d'arte così come concepita da Manzoni stesso? Tipo il tizio che s'è quasi ammazzato per togliere i manichini dei bambini impiccati di Cattelan, con cui la sua opera (pare) si sia pienamente realizzata?

Secondo me non c'è malizia nel sistema dell'arte, o meglio c'è ma è manifesta, palese.
E la speculazione (che avverti e che c'è, ma anche questa calibrata al millimetro: grande boom e poi crollo dopo i regolari 3 anni in cui le opere acquistano valore e i collezionisti speculatori se ne disfano), questa speculazione non crea nessunissimo danno alle persone comuni che non sono coinvolte in quel meccanismo. Non è che aumenti artatamente il costo dell'acqua, per dire, o che si mettano d'accordo per farti pagare di più la polizza dell'auto.
E gli aspetti marginali possiamo goderceli pure noi: sicuramente sarai stato qualche volta alla Biennale di Venezia, io mi diverto sempre!

Lo squalo putrefatto è la specialità islandese, il piatto tipico di cui vanno fierissimi (o così dicono). Me l'aveva raccontato un mio amico che c'era andato in vacanza ma non volevo credergli! Lo vendono pure nei supermercati, mi ha detto che sa di varechina ed è veramente immangiabile. Ma gli islandesi non hanno altro, si consolano almeno con quello.

LUIGI BICCO ha detto...

Ah, poi chiaramente l'intento del post era anche quello di "istigare" una discussione. Quello che dovrebbe, quanto meno, fare un artista con la sua opera. Almeno quello.

E solo un'altra cosa a proposito delle scope spezzate (che lì hai sollevato una questione interessante). I violini di Arman passano un messaggio ("messaggio" che è "comunicazione"). Le scope spezzate appiccite alle pareti, ahimé, no. E questo sempre dipende dai punti di vista o dall'avere o meno gli strumenti dei quali si è parlato. Le scope spezzate sono espressione in soliloquio dell'artista. Se devo stare a interpretare la tua opera, posso vederci delle cose o non vederle. Se ce le vedo, buon per te (artista), ma se non ce le vedo, pace (sempre tu artista). A sentir parlare i galleristi (quelli veri, non quelli di Pif) vedono tutto dappertutto. Un po' come cantarsela e suonarsela da soli.

Interessante.

Luca Lorenzon ha detto...

Eh, ma dobbiamo metterci d'accordo sulla terminologia. Per Roland Barthes, che l'ha formalizzato con uno schema ma alla fin fine anche strutturalisti e formalisti la vedono così, dare un messaggio non è "comunicare" (che è una funzione, se ben ricordo, "narrativa", un accostamento di significati che si sviluppano): è una funzione "fàtica", che presenta la visione dell'autore su un argomento senza la mediazione di una concatenazione di altri elementi.
Quale sia il messaggio dei violini di Arman, comunque, non l'ho mai capito... ammesso che ce ne sia uno (e poi mi pare li abbia fatti quasi tutti un suo collaboratore che poi non è riuscito ad affermarsi).

LUIGI BICCO ha detto...

Mi ero perso il tuo commento precedente. Chiaramente il fatto che certe opere facciano girare certi soldi a me non tocca in forma economica, ma va a toccare un meccanismo sensibile, credo, che è lo stesso per il quale poi l'arte diventa meccanismo malleabile solo per pochi. La comunicazione non è tale quando è unilaterale (e fa pure rima), ma non si può negare il grado di complicità che deve entrare in gioco nel momento nel quale osservo un'opera, tra me e l'opera stessa (non l'autore). In questo caso è l'opera a fornirmi informazioni, ma è l'autore che mi sta "comunicando" il messaggio attraverso quelle informazioni.
Insomma, il fatto stesso che l'autore mi stia mostrando la sua "visione" (anche attraverso materia inerte), vuol dire che sta cercando di comunicarmi qualcosa.
Ed è lo stesso concetto sul quale si muove il binomio pubblicità / comunicazione. Io con la pubblicità ci vorrei avere a che fare giusto per la mia giornata lavorativa, quindi senza troppa fatica estrapolo un passaggio da wikipedia di sicuro interesse :)

"Gli agenti della comunicazione possono essere persone umane, esseri viventi o entità artificiali. Infatti è colui che "riceve" la comunicazione ad assegnare a questa un significato".

Mi rendo conto però che la questione meriterebbe più di qualche approfondimento e dovrei andarmi a ripescare qualche bel libro per rinverdire i fasti degli anni della bella gioventù.

P.S.: Questa cosa della carne di squalo trattata con l'ammoniaca e come cibo "provvidenziale" per gli islandesi, Pif l'aveva sottolineata. Ma rimane divertente vedere la sua faccia dopo i vari assaggi.

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