23.11.12

Lettera aperta allo scrittore Omar Di Monopoli


Carissimo Omar Di Monopoli,
è consuetudine di questo piccolo blog parlare dei bei libri che si sono letti con aria scanzonata e con il piglio di chi vuole recensire senza dichiararlo. Nel tuo caso farò una felice eccezione. Parlare di libri, di letteratura e dei suoi autori, di solito richiede un certo distacco. Ci si può profondere in adulazioni sperticate per uno scrittore e le sue opere, sempre cercando di ricalcare i solchi della propria onestà intellettuale, ma l'imprimatur finale del lettore, il guizzo selvaggio dell'approvazione ultima, arriva coscienti del fatto che probabilmente quello stesso autore non verrà mai a saperlo.

Sapere invece al contrario che l'autore stesso, con grosse probabilità, leggerà le tue righe, mette le cose sotto una luce decisamente diversa. Ecco perché NON recensirò quello che fu il tuo libro d'esordio, ma semplicemente te ne parlerò come tra amici al bar. Io prendo un'acqua tonica, grazie, che ho scoperto che forse la birra mi fa un po' d'intolleranza.

Uomini e Cani l'ho letto in pochissimo tempo. E' stata una corsa, è volato in un lampo. Mi ha folgorato sulla via di Damasco, ebbene si, sfolliamo subito a manganellate i capannelli fatti da possibili dubbi. La lettura è cominciata senza aspettative particolari, non me ne volere. Non sono mai riuscito ad infondere troppa fiducia negli scrittori italiani contemporanei. E quel poco che ho letto, con qualche doverosa eccezione che non starò qui a citare, non mi è piaciuto.
Il tuo primo libro è diverso. E' brillante di una luce accecante e primitiva (ma davvero parlerei in questo modo se fossimo seduti al bar?), si è fatto leggere in poco tempo perché certe situazioni non possono proprio aspettare. Come puoi pensare di andartene a dormire senza sapere quella tipa nel pozzo che fine farà O come finirà quella lite con Buba fuori da quel bar del centro?

Quali sono i punti forti di questo libro? I personaggi su tutti gli altri. Una costruzione che, evidentemente, ti viene naturale, visto che alla fine chi legge ama quelli che sono da amare e odia (disprezza e quasi schifa) quelli che sono da odiare (disprezzare e schifare). Pietro Li Sorgi è una cometa. Nico, con Lupone al seguito, sembra voler cantare fuori dal coro ma non ci riesce. Buba sembra un Dio nel suo orticello, ma dipenderà per sempre dalla sonnolenta e strampalata vita degli altri, come tutti quelli che sono rassegnati a vivere al sud. Enrico, il giovane sindaco di Torre Languorina, bontà sua, proprio non ce la può fare. Di Don Titta Scarciglia cosa ci dobbiamo dire? E dei Minghella? Che odio. Però a far male ai cani, eh, è come giocare col fuoco, anzi peggio. E Milena? Non se ne poteva restare a Bologna?

(Ah, sai una cosa? Sai chi mi ha ricordato Don Titta Scarciglia? Alan Ford. Non quello dei fumetti, eh, dico quell'altro. L'attore. Il "Testarossa" di Guy Ritchie, hai presente? Questo. Non che si assomiglino un granché, in realtà. Don Titta è più fintamente raffinato e contemporaneamente più cafone arricchito. Però pensavo a Ford, ogni tanto.)

Comunque, dicevo, tutti i tuoi personaggi, tutti i tuoi posti, forse ti ho già accennato la cosa altrove, sono costruiti si per assecondare il pubblico che ama la carta. Ma anche no. Io qualche Pietro Li Sorgi, qualche Minghella, Don Titta, persino Milena, guarda, li ho conosciuti per davvero. Per chi come me ha avuto il "vizio" di ostinarsi a crescere per le strade e i quartieri di una città come Napoli fino ai suoi vent'anni, certi personaggi di carta nella fauna locale va a finire che ce li trova per davvero.

Comunque la lettura è andata avanti con la speranza che questi personaggi, al cospetto di un crocevia della morte (come quello dei fratelli Coen), non prendessero la strada sbagliata. E più che speranza si trattava di vero e proprio tifo. Come se dovesse venirne qualcosa in tasca a me personalmente. Non so nemmeno spiegarmelo. Fortunatamente, per me che ho letto, ma anche per te che hai scritto, la strada sbagliata non l'hanno imboccata mai.

Mettici pure che mia moglie ha vissuto per i suoi primi vent'anni a qualche chilometro da quei posti che citi, tipo una Torre Languorina qualsiasi, e mettici che io ci ho passato, come ben sai, parecchie delle mie agostane vacanze in quei luoghi. Se ci hai messo tutto questo capirai perché quando leggevo tra le righe delle tue descrizioni, sentivo per davvero l'odore del sale o ero infastidito dall'afflato umido e appiccicaticcio di una tramontana che non terminava mai.

L'altro punto forte che ti appartiene davvero tanto, ho capito, è la prosa. Le parole sono cosa tua, c'è poco da fare. Euforiche ma ordinate. Colorate, vive e crude. Tipo, ad esempio, tanto per dirne un paio:


Quando sono arrivato a "sbuffanti come caffettiere" sono dovuto tornare indietro e rileggere tutto il periodo. Chi avrebbe dipindo meglio un simile quadretto in cinque righe? Non era una roba facile.


"Un'antica platea pietrosa", capisci? E' forte. Altri non l'avrebbero proprio scritto o l'avrebbero fatto in modo ridondante.


Ho sempre cercato di immaginare come scrivere una perfetta scena di morte. Ecco, se io fossi stato un ottimo scrittore, l'avrei scritta come l'hai scritta tu.

In giro c'è chi ha affibbiato ai tuoi libri diverse etichette: thriller, nero del sud, western. E c'hanno ragione. Ma si va anche oltre. Southern literature è un termine che invece piace parecchio a me (e anche a te, visto che ne parli spesso). Quella all'americana, dico. Quella del South Carolina, dell'Alabama, del Tennessee, del Mississippi, della Louisiana, del Texas, dell'Arkansas. Quella di William Faulkner, Flannery O' Connor, Thomas Wolfe, Elmore Leonard, Pete Dexter, Truman Capote, Jim Thompson, Joe Lansdale, hai presente? E certo che hai presente. Hai presente benissimo. Io questa etichetta te la butto lì sul tavolino, tra la mia acqua tonica e la tua birra. Vedi se ti piace e cosa farne.

Che poi a uno così, che la "forza" del sud ce l'ha proprio addosso,
che gli volete dire? E poi altro che sud degli stati uniti, eh?
Quella è la Puglia. E  cos'è quello che stringi tra le dita, un avana?
Comunque voglio tirare le somme, che qui facciamo notte. Uomini e Cani mi è piaciuto davvero parecchio, l'avevi capito? E adesso che so che stai lavorando anche all'adattamento cinematografico, sono davvero curioso. Tu che hai già sceneggiato La Caccia di Edoardo Winspeare (mi spiace, però, che io di suo ho visto solo Pizzicata e Sangue Vivo), adesso sei al lavoro con il regista Fabrizio Cattani e con la band Nidi D'Arac per la colonna sonora. Il tutto è nelle mani della Ipotesi Cinema fondata da Ermanno Olmi (quella che ha prodotto pure Basilicata Coast to Coast). Tutta roba seria, insomma. Chissà cosa ne verrà fuori.

Poi, a questo punto, devo recuperare anche i tuoi due libri successivi, Ferro e Fuoco e La Legge di Fonzi. Prima ci devo mettere in mezzo un po' di lavoro e un paio di altre cose, tra libri e fumetti. Però poi arrivano, eh. E poi so che stai lavorando anche al tuo nuovo romanzo. Ho capito solo che si tratta di uno storico di ampio respiro. E poi curi quel tuo blog che tre o quattro volte a settimana ci devo passare per forza, ormai. Tutte queste cose. E pensare che sei un terrone come me e che per di più vivi ancora lì sotto. Ma come fai? Sei stato morso da una tarant(ol)a?

Finiamola qui.
Alziamoci da 'sto tavolino che tra un po' ci cacciano.
Ohé, pago io naturalmente.
Non ti permettere, eh.

7 commenti:

CyberLuke ha detto...

Beh, dopo questo post direi che, se non a questo giro, Omar te la deve proprio, una birra.
E magari una bella bistecca con patate, da mangiarsi assieme su una tovaglia a quadri.

sartoris ha detto...

Urka, te la devo doppia, la birra, mi sa!

Luigi, grazie di cuore, si vede che hai amato sinceramente la storia e i personaggi e spero che l'innamoramento prosegua anche col resto della trilogia... (su Ford mi trovi d'accordo, anche se in Don Titta c'è anche tanto di Ciccio Ingrassia - solo fisicamente, dico, che la moralità del figuro ha ben poco a che vedere col comico buonanima); Vedremo come lo renderà plasticamente Fabrizio nel film (il casting è fissato a gennaio, anche se i personaggi principali sono già assegnati ma per il momento top secret)(oddio, a giudicare dalle notizie di apocalisse economica che si rincorrono in tv in questi giorni mi sembra che non ci arriverà vivo davvero nessuno, al giorno delle riprese;-(

@Luca: se prima o poi ti capiterà di leggere uno dei miei libri sarei curioso anche del tuo, di parere, perché di soddisfazioni con i critici ufficiali ne ho ricevute - bontà loro - a iosa, ma vuoi mettere il parere di un grafico? (in questo senso, il post di Bicco è doppiamente ben accetto:-)

cheers

CyberLuke ha detto...

@sartoris: che ti fa pensare che noi grafici siamo buoni critici letterari? ;D

sartoris ha detto...

@Luca seguo il tuo blog e mi piace il genere di cose che leggi ma soprattutto sono io stesso un grafico, perdincibacco! (a tempo sempre più perso, s'intende, ché Crisi e Letteratura hanno fugato le comande;-)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Luca:
I grafici NON sono buoni critici letterari. Ciò che è criticabile, lo lasciamo criticare agli altri. A meno che non si parli del nostro lavoro, naturalmente.

@ Omar:
Due birre, affare fatto (o due toniche, se scopro che sono davvero intollerante). Comunque si, il tuo è stato davvero un buon libro e un'ottima parentesi. Il tempo per la lettura è stato ottimamente speso.

E ormai sono pure parecchio curioso di vedere le facce degli attori che daranno vita ai personaggi nel film.

Zibibì from Italì ha detto...

che bomba di post!
superlativo!

non sarà mica che la recensione è pure meglio del romanzo?!?

LUIGI BICCO ha detto...

@ Zibibì:
Nono. Su questo possiamo stare tranquilli, dai :D

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