4.7.12

Grandi salti ma senza scintille


Elmore Leonard ne ha scritti parecchi di libri. Molti hanno visto anche una trasposizione cinematografica. Qualcuna ben riuscita, qualcuna da dimenticare. E Leonard ha scritto pure per il cinema. Quel Treno per Yuma, sia quello del 1957 che il remake del 2007 con Russell Crowe, Get Shorty, Jackie Brown e parecchi altri. Persino l'ultimo Tarantino, Django Unchained, è tratto da un suo racconto (Forty Lashes Less One).

Io ho letto Il Grande Salto (The Big Bounce in originale) e non mi è neanche dispiaciuto, per carità. Solo che la scintilla non è scoccata. La prosa è impareggiabile, poco da dire. Era esattamente quello che mi aspettavo. E' tutto il resto che mi ha lasciato un po' perplesso.

Poca carne al fuoco. Questo è lo scoglio più grosso che ho dovuto superare. Sembra quasi una storia di provincia. I personaggi sono pochi e delineati il necessario. Ma sono sfuggenti, dal carattere quasi impercettibile. Prendi il protagonista, Jack Ryan, ex giocatore di baseball, ex bracciante in un campo di cetrioli, ladruncolo dal pugno facile. Sembra un duro, uno che non la manda a dire a nessuno. Uno che la vita lo ha preso a calci in faccia dalla mattina alla sera. Solo che sembra anche un poveraccio, uno che si fa il giro delle case per rubare portafogli o che si fa affascinare dalla prima femme fatale che passa e addirittura si lascia convincere ad andare in giro a schiantare i vetri delle finestre degli altri per poi fuggire alla chetichella. Come i ragazzini.

Allora delle due l'una, Elmore. O duro come sembra all'inizio, che quasi uccide il suo capo bracciante con una mazza da baseball, o molle come sembra poi, a far la figura del rubagalline.

E qui me lo vedo proprio bene Elmore Leonard che mi fa il dito medio e mi manda 'affanculo. Bontà sua, probabilmente ha pure ragione.

Da uno così...

A onor del vero, però, dopo la lettura di questo libro ho fatto alcune piccole scoperte che hanno rivisto alcune delle mie considerazioni finali. Uno. Che questo è solo il primo di alcuni romanzi che vedrà come protagonista Jack Ryan. Il personaggio quindi è destinato a crescere in tre successivi romanzi: Swag (1976, inedito in Italia, sembra), Lo Sconosciuto n. 89 (1977, uno dei suoi riconosciuti capolavori, pubblicato dalle edizioni Einaudi) e Stick (del 1983, anche questo mai pubblicato qui da noi). Due. Che questo romanzo del 1969 è, in assoluto, il debutto di Leonard nel mondo della crime fiction. Ma il primo primo, dico. Quindi non è proprio il Leonard più celebre.

Comunque.

Sarà per il prossimo romanzo, Elmore. Non subito, però, eh. Che come dicevo, raramente mi vien voglia di leggere due libri di seguito dello stesso autore.

P.S.: Poi sono venuto pure a sapere che The Big Bounce è diventato anche un film. Un film, parola troppo grossa, che a vedere solo il trailer ti viene da urlare dall'odio. Che il protagonista è Owen Wilson, che hanno cambiato tutti i personaggi, tutte le ambientazioni e hanno trasformato il tutto in una commediola ironica. Giuro. Roba che con il romanzo di Leonard non centra proprio, passatemi il termine, una beata ceppa.

5 commenti:

sartoris ha detto...

Luigi, secondo me il Leonard migliore, quello che davvero "insegna" l'arte del narrare in pochi sapidi tratti, sta tutto nei suoi Racconti Western (è una raccolta sempre di Einaudi ma sono per lo più lavori risalenti alla sua giovinezza) - con quelli ho capito che razza di dannatissimo Monumento sa essere questo scrittore... (poi, certo, nei molti romanzi a venire qualcuno meno riuscito ci sta tutto)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Più di una persona mi ha segnalato quella raccolta. Ero rimasto attrattissimo dalla cover dipinta originale (questa). E ho intenzione di procurarmi il tomo. E poi vuoi mettere? Una raccolta di racconti pulp western si deve leggere per forza :)
Sono sicuro che anche parecchi altri libri siano più che validi (Casino, Tishomingo Blues, Mr. Paradise). Come dicevo nel post, nonostante questo primo romanzo non mi abbia troppo incantato, la prosa di Leonard è davvero ammirevole. Diciamo che nel '69, forse era ancora troppo "giovanotto".

sartoris ha detto...

yeah, conoscevo quella copertina e la trovo stu-pen-da!!! ;-)

La firma cangiante ha detto...

Io ho letto proprio Casinò e anche per me la scintilla non è scoccata. Lettura piacevole per carità, scorrevole e tutto però non ci ho trovato grande sostanza. In libreria ho un paio di Leonard che ancora aspettano (tra i quali il libro dal quale è tratto Jackie Brown di Tarantino). Vedremo...

Io dico solo Ellroy. Poi fai tu.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Quella copertina piace proprio a tutti, incredibile. La semplicità premia sempre e comunque.

@ Firma:
E infatti nella mia lista per i prossimi noir ci sono James Ellroy e Edward Bunker. Da lì non si scappa :)

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