1.6.12

Di varie ed eventuali altre letture a fumetti

Come capita spesso ti ritrovi tra le mani cose tra le più disparate. A me capita spesso, anche se meno di un tempo. E' un periodo nel quale ho messo in pausa le letture più impegnative e sono passato allo sbando delle emozioni facili che, quando si ritrovano da qualche parte, è già tutto dire.

Hellzarockin'
Edito dalla Tunuè, questo volume raccoglie cinque storie scritte e dirette da Gianluca Morozzi in un lavoro di reinterpretazione di alcune delle più celebri icone del rock degli anni '60 e '70. Devo dire di aver acquistato questo volume più per curiosità che per altro. Perchè non mi hanno mai entusiasmato le incursioni del fumetto nel mondo della musica e perchè il genere di musica messo sotto la lente non è esattamente nelle mie corde.


Con sorpresa devo ammettere di essere invece rimasto colpito dalla lettura di Hellzarockin', interessante sotto più punti di vista. Sicuramente divertente. Una schiera di ottimi interpreti grafici: Giulia Sagramola si è occupata di Bob Dylan, il buon Michele Petrucci ha ridato fama alle tanto chiacchierate leggende su Paul McCartney, poi il ritorno di John Lennon per mano di Jacopo Vecchio, la verità e i destini incrociati dei membri dei Motley Crue tra le mani di Bianca Bagnarelli e l'Ozzy Osbourne di Sergio Algozzino.

Ipotesi per una versione di cover poi scartata con un assaggio dei cinque cartoonist.

A me sono sembrate ottime le prove di Petrucci che ancora una volta piega il segno al servizio della storia ed esplora nuove strade grafiche con un tratto più abbozzato e un colore piatto distanti dalle sue ultime cose. Jacopo Vecchio non lo conoscevo ma ne sono rimasto colpito per via della rozza spigolosità e della forte fisicità che conferisce alle sue figure. Così come sono sembrate davvero buone anche le prove degli altri tre cartoonist. Nessuna caduta di stile per un tono generale che si lascia ammirare volentieri. Le storie sono in effetti davvero carine ma la palma d'oro va al racconto dei Motley Crue, orchestrato da Morozzi con l'aiuto di Davide Calì, in un turbinio di eventi che rimodella le nostre conoscenze della band in questione, con il divertente ausilio di una rapida voce narrante in stile Zelig di Woody Allen.
Un buon lavoro. Davvero carino.

Marvel Collection: Iron Man #1
Su questo hai poco da dire. Testa di Ferro ormai lo conosce chiunque. Meno noto nella sua originaria incarnazione anni '60, forse. In questo primo volume viene ristampata la serie The Invincible Iron Man dal numero #1 del 1968 (Tony Stark e il suo alter ego, prima, erano ospiti tra le pagine della testata Tales of Suspence). Le storie son quelle, qualcuno sa di che parliamo, altri no. Mi riferisco alle storie di Archie Goodwin all'epoca supervisionato dal solito Stan Lee. A me fa piacere averle lette per la prima volta ed essermi gustato le tavole del decano Gene Colan. Ma soprattutto, devo ammetterlo, del suo inchiostratore Johnny Craig, passato poi per una manciata di episodi anche alle matite della serie. John Thomas Alexis Craig era un disegnatore newyorkese ingiustamente sottovalutato, a mio modo di vedere, rispetto a molti altri suoi colleghi più noti. Formatosi soprattutto alla EC Comics (per la quale ha lavorato parecchio anche con lo pseudonimo di Jay Taycee), Craig ha poi lavorato anche per alcune delle icone più celebri di Marvel e DC con il suo stile sottilmente grottesco ma pulito e armonioso. Un bel vedere. Qui sotto una delle sue cover più celebri di Iron Man.

Saguaro #1
Ecco. Saguaro. La nuova serie regolare di casa Bonelli ha fatto capolino in tutte le edicole il 26 maggio. Ho preso il primo numero con la puzza sotto il naso, devo ammetterlo. I personaggi granitici che non sorridono e sono in moto e sempre armati di pistolone stanno cominciando davvero a stonarmi. Non ce la si fa più. L'ho preso perchè ero curioso di leggere il lavoro che Bruno Enna ha messo a punto per questa serie che si fregia, attraverso le chiacchiere in rete naturalmente, di sostituire quella parte d'avventura in edicola lasciata orfana dalla chiusura di Mister No. Cosa non facile, per quanto qualcuno possa pensare il contrario.
In ogni caso, con tutta la puzza sotto il naso, devo dire che questo primo episodio non mi è dispiaciuto, ma i richiami ad altre serie sono, per ora, troppo pesanti. Ricorda ad esempio Cassidy troppo da vicino. Ma ho fiducia che si possa andare in crescendo, anche se continuo a non riporre nessuna speranza sul tipo di progetto seriale. Fabio Valdambrini ha svolto davvero un gran lavoro, probabilmente uno dei suoi migliori.
Mi piace che il protagonista sia un indiano, il fatto che si parli degli anni '70 e che probabilmente la maggior parte delle storie potrebbero svolgersi tutte in un appezzamento desertico di poche miglia quadrate (una sorta di ciclico continuum con storie di provincia americane alle volte mi alletta).
Non mi piacciono alcuni immancabili cliché: il ritorno a casa dalla guerra, il solito magnate cattivo che sfrutta i poveracci del luogo e un bambino in pericolo. La serie potrebbe decollare con poco, in realtà, a meno che non si comincino a vedere pure i soliti banditi in moto (c'erano anche in questo primo numero), ricchi possidenti, femme fatale e i messicani. Se arrivano i messicani cattivi in stile Machete, addio Saguaro, io ve lo dico subito. Comunque il protagonista principale dell'intera vicenda, per quanto roccioso e muso duro, sembra simpatico.

Rat-Man, il Grande Magazzi
Questa cosa che si parli poco dei veri meriti di Leo Ortolani mi secca parecchio. Ortolani nell'ultimo anno o poco più ha sfornato un paio di "saghe" mica da ridere. Anzi, tutte da ridere, però avete capito cosa intendo. Una era quella de I Dimenticati, la versione con il muso da scimmia degli Expandable cinematografici di Sylvester Stallone. C'erano tutti, buoni e cattivi, e soprattutto c'era anche Gesù Cristo. Una manciata di albi stupendi sotto più di un punto di vista.


Invece è più recente il trittico che racchiude la saga de Il Grande Magazzi, dove Rat-Man assume le momentanee sembianze di Harry Potter. Elementi come la battaglia dei maghi a suon di lancio di conigli o come i due migliori amici di Magazzi, Baston D'Oro e Nome Cognome (per gli amici Soprannome), hanno reso possibile risate sonore in casa mia come non era mai capitato leggendo un fumetto. Vi prego, ogni tanto dategli un occhio a Ortolani, che sforna delle robe incredibili.

Varie GP Publishing
I meriti della GP sono ormai chiarissimi e meritati. L'aver portato in Italia il fumetto francese in formato bonelliano (sia per formato sia per prezzi concorrenziali), con il solo compromesso della mancanza del colore, è probabilmente una delle operazioni più azzeccate degli ultimi anni da parte di un editore di fumetti. Non so quali siano i dati di vendita circa queste serie, ma il fatto che continuino a metterne di nuove in cantiere, mi fa ben sperare.


Finora abbiamo visto la miniserie in due albi Wisher di Sebastien Latour e di Giulio De Vita, la bella miniserie di tre Il Cacciatore di Yves Swolfs, mentre sono tutt'ora in corso di pubblicazione il Comanche di Hermann e Rodolphe Greg e il Durango, sempre di Swolfs.
Ha visto l'edicola anche James Healer, numero unico speciale da 144 pagine di Swolfs e De Vita, mentre sono previsti a breve gli esordi di una serie di fantascienza, IAN di Ralph Meyer e Fabiel Vehlmann, la serie Caino di Nicolas Tackian e autori vari e, a luglio, notizia dell'ultim'ora, Lo Sparviero di Patrice Pellerin, serie della quale si parla molto bene.
Le varie proposte soddisfano parecchi e diversi palati e sono tutte di una certa qualità. Nessuna ha perso particolarmente nella "conversione" al formato italiano, se non, forse, alcuni passaggi di Comanche dove il lettering appare un po' piccino e i disegni iper realistici di Hermann risultano un po' castigati. Per il resto, e per ora, complimenti.

6 commenti:

Zibibì from Italì ha detto...

anche se sono un fumetto
i fumetti non son proprio il mio forte
perché i fumetti non sono quasi mai come dico io
cioè disegnati male
MA
Ratman del bravo Ortolani
devo ammettere pur controvoglia
che mi sbudella le budella
dalle risate...

Enrico ha detto...

Bella carrellata.
Una nuova testata Bonelli? Ma quante ce ne sono?

Patrizia Mandanici ha detto...

Hai fatto bene a ricordare le ultime storie di Rat-Man, seguendo le sue storie mensili possono capitare momenti meno brillanti (è inevitabile su una produzione così intensa e lunga), ma con l'ultimo della parodia di Harry Potter confesso che mi sono fatta delle grandi risate, come non mi capitava da tempo.
Vero anche l'osservazione su Valdambrini, su Saguaro ha svolto un bellissimo lavoro, classico ed espressivo insieme.

CyberLuke ha detto...

Bah, io comincio quasi a preoccuparmi, perché di fumetti che mi piacciono ne trovo (e quindi ne leggo) sempre meno.
Sarà la vecchiaia, di sicuro.
E ai pochi che leggo manco viene dato non dico una conclusione, ma almeno un seguito: mi riferisco, tra gli altri, a New Universal, o a Echo, ma ci sono anche Homunculus e Umpowered che escono a cadenze incalcolabili.
I Bonelli li ho abbandonati da un bel pezzo: troppe scelte editoriali "congelate" da anni li hanno fatti invecchiare troppo in fretta, per non parlare del parco disegnatori, non gradito al sottoscritto.
Di RatMan, invece, sono stato un fan accanito fino a circa un anno fa: è stata proprio la saga de I Dimenticati a farmene allontanare.
Con la saga del Grande Magazzi mi ci sto riavvicinando. E, sì, Ortolani è davvero un grande.

La firma cangiante ha detto...

Davvero ottime le proposte della GP, una casa editrice da tenere d'occhio che ha tentato anche la via del fumetto per ragazzi con le robe Dreamworks e la ristampa di Monster Allergy (che purtroppo non è andata a buon fine).

LUIGI BICCO ha detto...

@ Zibibì:
Che poi questa cosa del fumetto disegnato male è una convenzione come mille altre. Il fumetto è espressione, linguaggio. E come tale è mezzo. Per quanto si possa "disegnar male", con questo mezzo di espressione, come per tanti altri, si raggiunge comunque lo scopo di comunicare. E comunque anche a me piacciono i... disegni non ricercati, diciamo così.

@ Enrico:
Eh, adesso ce ne sono un po'. Oddio, la maggior parte sono miniserie destinate a concludersi ad un certo punto. Ma stanno facendo in modo di sostituirle sempre con qualcosa di nuovo. Più o meno.

@ Patrizia:
Vero? Grassissime risate. Ma con Ortolano è sempre così, alla fin fine. E' un grande e si merita tutto il successo che ha.
A me Valdambrini piaceva già ai tempi di Mister No. Bravo.

@ Luca:
Belli i due titoli che citi. Se non sbaglio, poi, poi letto che Echo verrà ristampato completamente in un omnibus dalla Bao Publishing. Si spera. Anche se c'è chi, come te, aveva già letto tutta la prima parte.

@ Firma:
E sto guardando con un certo interesse anche le proposte da libreria (James Patterson, Joe Lansdale, Blade Runner), anche se non ho ancora preso nulla.

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