12.6.12

Asteriosity Kill the Cat?


Non so esattamente cosa dire. Parlare di questo libro è difficile. Si può farlo in un paio di modi. Uno raffinato e in un certo qual modo fazioso, con presunzione, usando parole pesanti e importanti. L'altro in modo terra terra, da rasentare quasi la stupidità. In entrambi i casi, a dispetto dei modi di cui sopra, appunto, le conclusioni sarebbero le stesse.

Probabilmente non ho gli strumenti adatti a fornire una dettagliata e ragionevole argomentazione a tal proposito. Quel che so è che forse, nella maggior parte dei casi, tutti i piani di lettura di quest'opera (e sono tanti) sono chiari al solo autore, mister David Mazzucchelli.

Asterios Polyp è un graphic novel di pregevole fattura. Una storia solida e delicata allo stesso tempo, che corre sul filo di una lama. Per cominciare a leggerlo ho aspettato che si calmassero le acque. Che gli appassionati smettessero di parlarne. Troppi premi, troppe parole. E la cosa può in effetti condizionare la lettura. A metà del tomo ero disorientato. Non avevo ancora capito cosa stessi leggendo o quanto importante fosse. Quale peso avesse, rispetto a tutte le altre cose che avevo sugli scaffali. Forse mi ero fatto l'idea, però, che le voci che volessero Asterios Polyp come la storia che avrebbe cambiato il modo di concepire il graphic novel, fossero esagerate. Le soluzioni grafico visive che mette in campo Mazzucchelli sono notevoli, pensavo, ma nulla di troppo nuovo. Niente, insomma, che non avesse già esplorato Chris Ware con le sue dinamiche temporali e narrative, per dire, o George Grosz e Depero nelle loro illustrazioni e nei loro quadri, per quanto riguarda la percezione di della quale tanto si parla nell'opera.


Poi sono arrivato alla fine e ho capito che la questione non è NON aver inventato nulla di originale, quanto l'intero lavoro nel suo insieme. Un lavoro, un impianto narrativo, che ha in effetti dei notevolissimi intenti. Dove l'esperienza di lettura non si limita alla lettura delle parole nelle nuvolette o nel rimirare i disegni nelle vignette. Dove, finalmente, l'autobiografico c'è se vuoi leggerlo, ma Mazzucchelli lo relega in un angolo. Senza troppe pantomime.

Le tavole respirano e il bianco è uno dei protagonista. I colori dettano tempi e modi. I diversi piani temporali sono trattati in modi diversi. Diversa la scansione dei tempi, diverse le cromie, diverso il segno, il tratto, la sua sensibilità.

Ci sono finali diversi che si sovrappongono. Almeno tre. La pace, l'elemento fuori contesto (controllo) e la fine vera e propria. Quell'elemento fuori posto, quello che proprio non ti aspettavi, trasforma tutto in un'apocalisse. E questo libro di David Mazzucchelli è già un film. E' già cinema. E io vedo, prevedo e stravedo che, prima o poi, lo diventerà per davvero. E sarebbe carino che tutto finisse tra le mani di Paul Thomas Anderson, il regista di Magnolia. Nessun altro potrebbe gestire davvero quel finale.


Le parole forti e pesanti le lascio a chi ha avuto l'ardire e il coraggio di andare davvero a fondo nella lettura. Ad esempio ad un bellissimo speciale diviso in 12 articoli su Conversazioni sul Fumetto. Speciale che vanta gli interventi di gente come Scott McCloud, Paul Gravett e Todd Klein. Gente che di fumetto ne capisce DAVVERO qualcosa.

Personalmente credo di dover rileggere Asterios Polyp almeno una seconda volta. Ma credo anche che sia giusto che la prima, di lettura, rimanga accantonata in un angolo a maturare per bene.

P.S.: Il titolo del post non vi dice nulla? In italiano suonerebbe più o meno come "l'Asteriosità uccise il gatto". E io un fondo di verità ce l'ho trovato.

2 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Da recuperare assolutamente o sbaglio?

LUIGI BICCO ha detto...

Direi che devi essere in un certo qual modo predisposto per accettare le argomentazioni trattate. Ma personalmente mi sentirei di consigliarlo, si. Senza dubbio.

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