Contrariamente a quanto si possa pensare per via della mia passione per il book design, raramente mi sono accostato ad un libro grazie alla sua copertina. Il piacere di farsi sorprendere da una novità inaspettata l'ho sempre lasciato (colpevolmente, forse) da parte. Ci sono troppe cose che so già di dover leggere. Le mie sempre più rare incursioni in libreria, mi hanno sempre portato verso acquisti già decisi. Ho comprato libri perchè conoscevo gli autori, perchè l'acquisto era mirato da tempo o perchè ne avevo già sentito parlare. Molte copertine mi hanno colpito, ma il gioco della fascinazione finiva dove il contenuto del libro non destava il mio interesse.
Per L'uomo che non contava i giorni di Alberto Cavanna si è trattato proprio di uno di quei rari casi. Non avevo mai sentito parlare di questo romanzo né tantomeno del suo autore. Alberto Cavanna era un nome e un cognome che non mi dicevano nulla.
Ho sfogliato questo libro per caso in un'edicola proprio per via della copertina elegante e minimale. Come potete vedere voi stessi, si tratta semplicemente della foto di una vela desaturata con un lieve, lievissimo effetto antichizzato su un verdone di fondo che è un verde con tanto giallo, meno blu e un po' di magenta, una via di mezzo (sfumata il giusto) tra un verde acqua molto scuro e un verdone militare. Ho poi subito notato che i due font in copertina erano profondamente diversi, ma che quella diversità non si riproponeva invece sulla costa (perchè?).
Per il nome dell'autore sembra una via di mezzo tra un Garamond e un Guardi 75. Ma non riesco a farci l'occhio. Questo tipo di font non è mai entrato nelle mie "grazie". Se avete delle idee, fatevi sentire.
Mentre per il titolo sembra in tutto e per tutto un semplice ITC Avant Guard Gothic, ma la "T" ha le alette più larghe.
A quel punto sapevo già che il solito art director di Mondadori aveva supervisionato anche quel progetto. Parlo di quel Giacomo Callo che si occupa praticamente di quasi tutta la produzione dell'editore milanese, con un discorso di coerenza (e coesione) tutt'oggi fin troppo sottovalutato.
Dopo questo rapporto molto personale con quella copertina, rimarcato anche da una piacevole sensazione al tatto di cartoncino pesante e poroso, sono passato alla breve sinossi sul retro e non a quella sulle alette interne più estesa perchè questa, come nella maggior parte dei casi, svela davvero troppo della trama. E' un vizio che hanno in parecchi, in Italia. Se mi dici cosa accade a metà libro, te lo lascio sullo scaffale. Non lo compro. Mi guasti il piacere della lettura, come te lo devo dire?
In pratica: la sinossi breve sulla 4a ha stimolato le mie papille gustative. E ho quindi deciso di sganciare all'edicolante i dieci euro dovuti e portarmi a casa quel piccolo libro tascabile.
L'esperimento, anche se dettato dal caso, è andato bene. Il libro di Cavanna è una piccola favola moderna (si legge tutto comodamente in un paio di sedute sul divano) che narra la storia di Mohammed, un ragazzo tunisino che dopo un burrascoso viaggio approda sulle coste di un paesino ligure. Qui, cercando un riparo per la notte, si addormenta davanti alla cantina del vecchio e aspro Cristoforo. Il vecchio e il ragazzo hanno in comune segreti e speranze, sono molto più simili di quanto potessero mai immaginare. Una storia di amicizia che ruota intorno ad una barca da costruire e il rapporto stesso tra il vecchio "baccan" ("signore" nel dialetto locale) e il suo nuovo, imprevisto aiutante.
Alberto Cavanna, classe 1961, prima di scrivere libri, costruiva davvero barche e ha passato anni a dirigere diversi cantieri navali. Ha esordito nel 2001 con la raccolta di racconti Storie di navi, di viaggi e di relitti. Nel 2004 scrive e pubblica il romanzo storico Bacicio do Tin, grazie al quale arriva secondo al Premio Bancarella di quell'anno. Con il suo secondo romanzo, invece, Da bosco e da riviera (2008), vince il Premio Marincovich e il Premio Casinò di Sanremo - Libro del Mare 2010.
Insomma, una vita letteraria dedicata, come quella reale, al mare e alle persone che vivono il mare.
Ma al di là dei premi, che dicono poco o nulla, Cavanna scrive bene. Conciso e sincero. Senza troppi fronzoli ma in modo elegante. Non so quando capiterà di nuovo di farmi sorprendere da uno sconosciuto. Ma devo ammettere che, almeno per questa volta, sono stato contento che sia accaduto.
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