Su questo Texone ho sentito e letto ogni tipo di critica o di elogio. Per lo più, dal quadro generale, sembrano venir fuori una buona storia e degli ottimi disegni. Qualcuno lo ha descritto come uno dei migliori speciali giganti dedicati al ranger, qualcun altro si è lamentato dei nasi aquilini tanto cari a Enrique Breccia o della sua tendenza (propria del suo stile) nel caratterizzare i personaggi esasperandone appunto peculiarità o difetti somatici.
Personalmente, questa volta mi sento di andare contro corrente attirando le ire di chi questo Texone l'ha apprezzato in tutto e per tutto.
Non mi ha detto granché il soggetto di Tito Faraci (il fatto che abbia dimenticato quasi tutto cinque minuti dopo aver letto l'albo, dovrebbe dirla lunga) che prende spunto da fatti storici realmente accaduti e dai suoi protagonisti come Capitan Jack (Kintpuash, in originale), capo indiano che guidò la tribù Modoc nella celebre guerra di Lava Beds contro le truppe militari americane.
Nell'albo, tutto sembra ridursi ad un inseguimento a distanza e ad un lungo scontro a fuoco che per quanto squisitamente meraviglioso dal punto di vista scenografico, appare in parte confuso, limitandosi ad una serie di botta e risposta a suon di fucilate, ziiing, bang bang, punti esclamativi e poco altro.
L'argomento, che avrebbe meritato di sicuro più spazio, qui è marginale alla vicenda principale (Tex e Carson seguono in realtà le tracce di Hooker Jim, braccio destro di Capitan Jack, reo di aver sterminato la famiglia di un vecchio amico ranger) e non viene trovato il tempo di essere trattato con la dovuta profondità (non come è stato fatto, tanto per dire, da Gino D'Antonio e Renato Polese in meno di cento pagine nel meraviglioso numero 54 di Storia del West intitolato "Sangue di Guerriero").
L'argomento, che avrebbe meritato di sicuro più spazio, qui è marginale alla vicenda principale (Tex e Carson seguono in realtà le tracce di Hooker Jim, braccio destro di Capitan Jack, reo di aver sterminato la famiglia di un vecchio amico ranger) e non viene trovato il tempo di essere trattato con la dovuta profondità (non come è stato fatto, tanto per dire, da Gino D'Antonio e Renato Polese in meno di cento pagine nel meraviglioso numero 54 di Storia del West intitolato "Sangue di Guerriero").
Incoerente inoltre, a mio modo di vedere, l'atteggiamento di Tex che lascia scappare via Capitan Jack, addirittura con un sorriso d'intesa, sapendo che il capo indiano aveva appena trucidato a sangue freddo alcuni importanti esponenti dell'esercito americano (tra cui il generale Edward Canby) che avevano accettato di incontrarlo per prendere accordi.
Sui disegni di Enrique Breccia che dire? Visto nel complesso, il suo lavoro è davvero monumentale. A me le sue esasperazioni stilistiche e i suoi nasi aquilini non hanno mai creato problemi. Così come i suoi profili molto spesso simili o le espressioni sempre digrignanti dipinte sui volti dei "cattivi".
Scenograficamente è senza dubbio un maestro, così come lo è nell'equilibrio dei bianchi e neri, sapientemente caratterizzati da un superbo tratteggio, e nella sua esemplare perizia nei particolari (che forse non arriva ai picchi toccati su Alvar Mayor, ma nemmeno è più semplificata come in Les Sentinelles).
Tuttavia non sono riuscito a scrollarmi di dosso la sensazione, da un certo punto in avanti, di "leggere" delle vignette molto simili tra loro, scandite da uno storytelling che forse non va mai davvero oltre.
Insomma, per quanto faccia quasi spavento aprire a caso questo volume e godere di una qualsiasi della tavole tratteggiate da Breccia (come quella qui sopra), durante la lettura non ho mai creduto che in generale potesse trattarsi di uno dei migliori cinque Texoni sfornati fino ad oggi.
O forse sono semplicemente indispettito da un caldo che ha faticato ad arrivare ma che non ci ha messo poi molto a farmi rimpiangere nuvoloni e temporali improvvisi. Vai a capire.
4 commenti:
Chiapperi, hai deluso le mie aspettative :(
In realtà i disegni, che ogni tanto mi gusto a casaccio, sono superbi (del resto Breccia è sempre Breccia, sarà banale dirlo), e questo l'hai detto ... per la storia ti dirò, presto mi metterò a leggerlo.
No, no. Come amo sempre ripetere, questa NON è una recensione ma solo una riflessione personale. Per cui i punti che hanno lasciato perplesso me, per qualcun altro potrebbero rappresentare invece gli alti picchi di un'inarrivabile opera della nona arte.
Ma anche no :)
Ti saprò dire. per ora l'ho messo in libreria, intanto continuo il recupero di tutti i vecchi Texoni che devo ancora leggere anche se ti dirò... l'aspettavo con un po' di attesa questo Texone.
Graficamente ti piacerà senz'altro anche questo. Ma a te che sei arrivato ora a leggere "Seminoles", ti tocca ora un terzetto di Texoni davvero niente male (compreso "Patagonia" che tra i testi di Boselli e i disegni di Frisenda si candida tranquillamente come uno dei migliori in assoluto).
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