Joe Kubert

Il 12 agosto se n'è andato uno dei più grandi disegnatori di sempre. Con buona pace di tutti i discorsi sul gusto personale o sulle possibilità oggettive che a qualcuno possa non piacere il suo stile, Joe Kubert, lo ripeto, è stato uno dei più grandi disegnatori di fumetti di sempre. E se n'è parlato davvero troppo poco. Complice forse l'agosto vacanziero, la dipartita del grande Kubert, con mio grande dispiacere, non sembra aver trovato il giusto spazio sui media e nemmeno, a parte qualche dovuta eccezione, sui siti di riferimento degli appassionati di fumetto. E anche se con colpevole ritardo, proprio non potevo tirare dritto facendo finta di nulla e non fare, anche se brevemente, il punto di quella che è stata la vita di questo straordinario artista.

Parliamone un attimino come si deve, vi va?

Nato il 18 settembre del 1926, Joe Kubert forma il proprio stile già in tenera età, guardando a maestri come Alex Raymond, Milton Caniff e Hal Foster. Nel 1942, all'età di soli 16 anni, cominciano le sue prime collaborazioni professionali con la DC Comics. Lavorando a stretto contatto soprattutto con lo sceneggiatore Gardner Fox, Joe ha la possibilità di riscrivere le origini di icone a fumetti come Hawkman, Batman, Superman, Flash e Zatara, traghettandoli in quella che verrà poi definita come Silver Age.





Contemporaneamente, per lo stesso editore, Kubert illustra racconti di guerra lavorando su serie come Enemy Ace, Tales of the Green Beret, il celebre Sgt. Rock e Unknown Soldier, per non dimenticare il suo fondamentale apporto alla serie a fumetti di Tarzan (ciclo ristampato in italiano qualche anno fa dalle Edizioni IF), al noto fantasy preistorico Tor e, nello stesso periodo, della sua collaborazione con la Marvel Comics su un ciclo di Punisher War Zone (probabilmente il lavoro più lungo realizzato per la Casa delle Idee).

Nel 1976 Kubert fonda assieme alla moglie Muriel quella che, a oggi, è ancora considerata tra le più prestigiose scuole del fumetto a livello mondiale, la Joe Kubert School of Cartoon and Graphic Art (oggi solo Kubert School). Ed è bene ricordare che tra i cartoonist "laureati" presso la scuola compaiono gli stessi figli di Joe, Andy e Adam Kubert, e altri nomi noti come Stephen R. Bissette, Rick Veitch, Rags Morales, Eric Shanower, Alex Maleev, John Totleben, Amanda Conner, Scott Kolins e parecchi altri.

Negli anni successivi, i lavori di Joe Kubert si fanno più ricercati e la sua produzione diminuisce. Dà un suo fondamentale contributo anche al mondo dei graphic novel, con la realizzazione della miniserie Abraham Stone per la linea Epic della Marvel Comics e Fax from Sarajevo (ispirato alla storia vera di Ervin Rustemagic, amico di Kubert, che all'inizio degli anni '90 si ritrovò intrappolato in Bosnia durante del conflitto).


Nel 2001, dopo sette lunghi anni di lavorazione, in Italia vede la luce Il Cavaliere Solitario, il Texone di 230 pagine disegnato da Kubert e sceneggiato da Claudio Nizzi. Kubert decise di lavorarci a patto che il personaggio principale comparisse in solitaria e che la sceneggiatura potesse essere successivamente suddivisa in capitoli da 45 pagine l'uno. Questo per facilitarne anche in America la pubblicazione (della quale si occuperà poi la Dark Horse).


Il suo ultimo lavoro lungo risale al 2003 ed è il graphic novel Yossel, ambientato durante la rivolta di Varsavia del 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale (e pubblicato da noi dalla Free Books nel 2005).


Kubert non si è mai davvero staccato dal tavolo da disegno nemmeno negli anni successivi, realizzando diverse cover per la Marvel Comics (Wolverine, Captain America, Iron Man), per la nuova incarnazione del Conan della Dark Horse e una manciata di tavole per la DC Comics, come nel caso del recente secondo numero della minisere Before Watchmen: Nite Owl, nel quale il Maestro presta la propria matita, forse per la prima volta, a scene sadomaso e di nudo (ne parla Matteo Stefanelli qui).



Una serie di cose davvero belle da divorare con gli occhi, sono tutte raccolte nell'etichetta dedicata all'autore americano dal bel sito Golden Age Comic Book Stories. Una galleria di cover delle sue serie belliche e parecchie tavole a fumetti (naturalmente in lingua originale).


Scomparso all'età di 85 anni, Joe Kubert lascia un vuoto davvero incolmabile. Per quanto mi riguarda non smetterò mai di continuare a sfogliare il suo Hawkman realizzato sulle sceneggiature di Gardner Fox e raccolto, ormai parecchi anni fa, in un unico volume dalle edizioni Play Press. Da quel volume, sistemato nella mia libreria tra le cose più belle che mi sia capitato di leggere, ho sempre cercato di tenere lontano l'usura del tempo. Ma sono troppe le volte che l'ho sfogliato con gli occhi sbarrati dallo stupore. Le pagine si staccano, le crepe in copertina sono sempre più vistose e ogni volta che lo apro, il punto colla sul dorso scricchiola paurosamente.


I disegni, però, sono sempre quelli. La bellezza delle forme, la sinuosità delle linee tonali, la dinamicità dei corpi, la magnificenza di un segno destinato a rimanere fonte d'ispirazione anche per le generazioni di disegnatori a venire.

Addio, Joe.