29.1.16

I Monografici: Dago #1

E quindi alla Ristampa, alla Nuova Ristampa, all'inedito mensile (Nuovi Fumetti Presenta), alla Collezione TuttoColore, agli sporadici cartonati di grande formato e alla presenza settimanale fissa sulle pagine di Lanciostory, si aggiunge ora una nuova testata, I Monografici: Dago. Con questa, in pratica , Dago è presente in edicola più di Tex o Diabolik. Un vero e proprio record, direi, visto che comunque il giannizzero nero, non ha mai fatto gli stessi numeri dei suoi colleghi a fumetti. Sicuramente un "pelino" sovraesposto, quindi, nonostante rimanga a tutti gli effetti uno dei personaggi più affascinanti del panorama "nostrano".


Bisogna ammettere, forse, che questa era l'unica iniziativa che allo stato attuale mancasse ai fan di Dago o che avesse davvero un senso di essere ristampata. Si tratta infatti delle storie mensili fuori dalla serrata cronologia principale, stampate e commissionate per la prima volta in Italia proprio dall'Eura oltre vent'anni fa, nel 1995, ai suoi autori originali. La serie nasce quindi con le storie scritte dallo stesso Robin Wood, mentre al tavolo da disegno torna Alberto Salinas, aiutato però da Carlos Pedrazzini (in un sodalizio che, in parte giustamente, verrà mal digerito dai fan).

E per quanto l'imperativo fosse quello di procedere solo parallelamente alla continuity principale, Wood ne approfitta sin dal primo episodio, intitolato Ritorno a Venezia, e parte col botto riportando il buon Dago nella sua città natale per la prima volta dopo lo sterminio della sua famiglia, gli anni da schiavo e quelli al servizio di Barbarossa. Non per propositi di vendetta, comunque, ma perché adescato da chi lo voleva morto in passato.
Nel secondo, invece, Il Giannizzero e l'Oro, Dago lascia Barbarossa alla sua guerra e parte per le poco conosciute terre dell'est sospinto dal suo animo viandante. Sul suo cammino arriveranno presto una ciurma di pirati capitanati da una donna spietata (che tortura il proprio marito giacendo con altri uomini) e una guerra che non appartiene a nessuno di loro. Almeno fino a quando non vengono tutti ufficialmente reclutati con abbondante moneta sonante.


Purtroppo è inutile girarci intorno. Fin quando se ne sono appunto occupati Wood e Salinas (e fino all'arrivo di Carlos Gomez o Gerardo Canelo), la serie è riuscita a regalare ai lettori piccoli e godibilissimi gioiellini proprio come questi primi due episodi. E così sarà per un po' di tempo. Ma quando penna e calamaio passarono all'epoca in altre mani (se non sbaglio già all'inizio degli anni '00), la qualità crollò a ritmi vertiginosi e ancora oggi, tra testi e disegni, le storie inedite sono tanto appetibili quanto un vecchio numero di Elton Cop (permettimi, ti prego, questa giocosa esasperazione).

Inutile dire che l'Aurea mette insieme questo primo albo senza uno straccio di nota o di introduzione e senza nemmeno pubblicizzare troppo l'iniziativa (se non con la classica paginetta sulle proprie pubblicazioni o sottolineando la data di uscita sulla pagina facebook). Prova ne è che per mostrarti qualcosina del suo interno, ho dovuto fotografarle col cellulare.




Valori aggiunti dell'edizione sono il colore (se per te lo è davvero) che qui è dato meno peggio della media dell'Aurea, il rapporto qualità/prezzo (6 euro e 90 per 200 pagine a colori) e quelle meravigliose copertine di Massimo Carnevale che questa volta l'editore ha avuto il buon gusto di non chiudere in riquadri come suo solito. Anche se tra le solite cose inspiegabili c'è un improvvisa saturazione dei colori (che manco i botti della notte di capodanno, guarda) che imbruttisce l'illustrazione rispetto a quella originale, più fine e delicata.

In conclusione: nonostante tutto, o proprio per i buoni motivi sopra elencati, i Monografici di Dago sarebbero da prendere e leggere senza starci troppo a pensare. Almeno per i primi 10/15 volumi, intendo.

Riflessione a latere: in un'epoca in cui i lettori di fumetti chiedono la via più veloce ed economica per finire le proprie collezioni, mi chiedo però quanto sarebbe stato più bello e saggio mettere a punto un'edizione unica delle storie di Dago, invece che distribuirlo in mille edizioni diverse. Magari, in quanto a foliazione e prezzo, sarebbe andata bene anche una cosa tipo la Ristampa TuttoColore (che tirando le somme è una delle collane migliori che abbia sfornato l'editore romano da decenni a questa parte) e improntare poi lo stesso format anche per i monografici, in modo da permettere agli appassionati del personaggio di avere finalmente a scaffale una pertinentissima collezione definitiva.
E invece niente. Ma in effetti questo, come si suol dire, è cercare il pelo nell'uovo. 

7 commenti:

La firma cangiante ha detto...

La vita editoriale di Dago è realmente troppo caotica, e sì che è anche un personaggio che meriterebbe d'esser seguito. A me non dispiaceva la Tuttocolore che però interruppi per i soliti problemi di budget. Non feci nemmeno difficoltà a rivenderla (ne avevo una trentina di numeri).

LUIGI BICCO ha detto...

Anche a me piaceva. Ma poi ho smesso di prenderlo dopo la prima decina di volumi. In fondo il resto ce l'avevo già negli albi in bianco e nero della prima ristampa. Avessi avuto voglia di spendere soldi, avrei continuato dritto con il Tuttocolore e avrei rivenduto tutto il resto.

Hellhammer09 ha detto...

Commento un po' in ritardo rispetto a quando hai scritto il post, ma dato che riguarda Dago penso sia il posto più adatto.
Leggo fumetti da poco e sono interessato a recuperare Dago. Ho preso i primi due numeri della Nuova Ristampa Dago Colore, e l'ho trovata ben fatta, ma poi mi sono fermato.
Secondo te quale é l'edizione migliore per recuperare questo piccolo gioiello italiano? La gia citata Nuova Ristampa Dago Colore o l'edizione Tuttocolore?
Grazi mille in anticipo!.
Saluti,
Damiano.

LUIGI BICCO ha detto...

Guarda, Damiano. Ti consiglierei sicuramente il tuttocolore per via di edizione e formato, se non fosse che per recuperarli tutti (l'ultimo volume uscito è il 66°) dovresti ormai sborsare una cifra non indifferente, senza tener conto del fatto che recuperarli tutti sarebbe una piccola impresa.
A questo punto opterei per la nuova ristampa a colori, ovviamente molto meno meritevole, ma che attualmente è solo alla 12a uscita.

Hellhammer09 ha detto...

E' si anche io purtroppo pensavo di fare così.
Inoltre, anche se di formato ridotto (comunque simile a quello su cui viene pubblicato originariamente su lanciostory mi sembra), mi sembra che abbiano annunciato che questa é la prima volta che viene ripubblicato tutto esattamente come apparso sul settimanale, mentre sulle ristampe precedenti hanno fatto dei tagli a quanto pare.
Inoltre sui primi due volume c'erano dei redazionali mica male come informazioni.
Grazie per il parere, a presto!

LUIGI BICCO ha detto...

Non so quanto la nuova ristampa a colori sarà esente da quei "tagli". Purtroppo l'Aurea li ha applicati spesso, in passato, anche abbastanza inspiegabilmente. Comunque hai ragione, meglio partire da lì.
E si, i redazionali e le note sono molto buoni. Sono scritti da Luca Lorenzon che spesso passa da queste parti a commentare.
Buona lettura.

abbgug ha detto...

Ciao
ho impiegato circa 25 anni a leggere tutta la saga principale, e pochi mesi a bermi le storie parallele, che cominciano con "Ritorno a Venezia", reperiti fortunosamente tutti in pdf in rete.

Condivido il senso di fastidio descritto nella lettura progressiva degli albi, e ho sorriso al paragone con l'appetibilità di Elton Cop (e qui ovviamente potrebbe aprirsi un altro thread con tutte le pubblicazioni di qualità similare).

A parte i disegni spesso imbarazzanti e che non rendono quasi mai giustizia al personaggio, le trame risultano spesso incongruenti, quando non stucchevoli. Lo stesso indubitabile successo di Dago col gentil sesso è spesso forzato in maniera caricaturale, utilizzato a prescindere come riempitivo invariante della serie anche quando non è di stretto valore aggiunto all'atmosfera o alle storie -peraltro dolorosamente lontane dalla continuity della saga principale. Basti paragonare ad esempio la differenza abissale di qualità dei due racconti paralleli con protagonista Giulia Gonzaga, che nella seconda serie perde quasi del tutto la tragicità della prima stesura e trasforma la contessa in specifico oggetto di interesse di barbarossa prima, nell'ennesimo sollazzo del nostro eroe poi. Evitabile, decisamente, come il 90% delle nuove storie.

Per me, Dago resta sempre "quell'altro".
Un vero peccato.

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