7.11.15

Perfetto, Jeeves!

E finalmente, grazie alla bella edizione della defunta (sigh!) Polillo Editore, sono riuscito a leggere per la prima volta uno dei classici di Pelham G. Wodehouse, scrittore umoristico inglese tra i più "autorevoli" del ’900. Ancora oggi popolare e citatissimo, Wodehouse è noto per aver saputo raccontare con disincantata meraviglia agi, vizi e piccole virtù dell'alta borghesia inglese, mettendo alla berlina società e costumi dell'epoca (ma ti stupiresti di quanto ancora oggi possa risultare al passo con i tempi).
Perfetto, Jeeves! è il primo romanzo, stampato originariamente nel 1922, che presenta al lettore il caleidoscopico gruppo di personaggi assurdi e pittoreschi legati proprio alla serie di romanzi dedicati al maggiordomo Jeeves. C'è Bertie Wooster, narratore della storia in prima persona, proprietario di casa Wooster al quale servizio troviamo proprio Jeeves, acuto "problem solver" (come direbbero oggi). C'è zia Dahlia, che è meglio non far arrabbiare, suo marito Tom Travers e sua figlia Angela. Ci sono Tuppy Glossop e Gussie Fink-Nottle, amici di Bertie, c'è la svagata e sentimentale Madeline Bassett e il superbo chef francese Anatole.


Nel libro si narra di un delizioso (e increscioso) intreccio sentimentale che vede l'impacciatissimo Gussie (appassionato di tritoni e amante del succo d'arancia) innamorato della Bassett mentre Tuppy litiga con la sua fidanzata Angela. Tuppy arriverà a credere che Angela abbia un altro e la Bassett che Bertie voglia provarci con lei. Il tutto mentre il migliore chef del Regno Unito, Anatole, minaccia di lasciare quella casa, gettando nella disperazione zia Dahlia e nello sconforto tutti i suoi ospiti. Un gran pasticcio, insomma.
E come al solito, alla fine toccherà proprio all'impeccabile e onniscente Jeeves ricucire i cuori strappati e parare le spalle al giovane signore, Bertie, che cercando di porre rimedio alle varie situazioni non fa altro che cacciarsi in guai sempre più grossi di lui.

Inutile star a raccontare di più. Quello che posso dire è che Wodehouse mi ha fatto ridere e non poco. E se ci pensi, sembra assurdo che l'ironia per la quale Wodehouse è tanto celebre possa risultare così tanto attuale. Ma non è solo una questione di humor. Lo scrittore inglese è stato capace di costruire veri e propri standard nella letteratura di genere, tanto da essere "citato" in mille altri media, dai libri ai fumetti, dai film alle serie tv.
Nel corso degli anni, Jeeves è stato infatti protagonista di due pellicole cinematografiche, di una situation comedy, di un musical e diversi sceneggiati radiofonici. Per non contare le volte che i suoi personaggi sono stati citati dai suoi colleghi di penna o presi di peso e riportati su carta (come nel caso del "nostro" Alfredo Castelli, appassionato delle opere di Wodehouse, all'interno degli speciali annuali di Martin Mystére).


Insomma, ovunque occorra raccontare con gaudio e leggerezza la nobiltà inglese, ancora oggi bisogna fare i conti con chi ha saputo tratteggiarla con tanta divertita parsimonia quasi un secolo fa. Un punto di riferimento.

5 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

- Non esiste divertita parsimonia che possa convincermi a tratteggiare con leggerezza la nobiltà inglese, mio caro ! - esclamò con insolita enfasi il mio buon amico ed ex allievo Garth Ennis, riprendendo immediatamente a sorbire la sua camomilla come se, mentre il crepuscolo scendeva sulla latteria e su tutto il resto per quel che ne sapevamo, lo sceneggiatore avesse preso al volo un volo per Milano solo per una tazzina di liquido ambrato che avrebbe potuto tranquillamente assumere a casa sua. Dave Bonelli era perplesso e continuava a toccarsi i bottoni del panciotto quasi stesse suonando la fisarmonica. Sembrava Alfie Castelli al tavolo da poker , immediatamente prima dell'alba, che strabuzza gli occhi perchè non riesce a "leggere" nell'avversario cosa è opportuno fare x non tornare a casa troppo leggeri. Mi permisi di intervenire chiedendo a Garth se il problema era il ns tentativo di pagarlo meno di quanto fosse abituato a vedersi offrire o se si sentiva, come artista, alieno dai processi della aristocrazia del Regno Unito. Marcheselli restò in posa per il tempo sufficiente a scattargli un treno di istantanee con la stessa espressione che avrebbe ostentato se avessi cancellato i baffi da tutti i Groucho degli albi di Dylan Dog non destinati agli USA. E' troppo signore x tollerare la mia totale assenza di diplomazia. Sospetto che prima o poi ci lascerà proprio x la deriva che sto imponendo in via Buonarroti.
Garth salvò la situazione sorridendo come lo Stregatto e spiegando che già al tempo del suo Hellblazer ebbe modo di concludere che i titolati delle sue parti erano creature fantastiche e irreali come gli elfi e le fate. - Pensiero , riti e azioni sono così lontane dalla esperienza di chi raramente si allontana dal minimum wage e dalla terza pagina del Sun che tanto varrebbe li raccontassi seduti intorno alla fine di un arcobaleno a dividersi monete d'oro -
Tiz Sclavi commentò che era proprio come li avrebbe descritti semmai fosse capitata l'occasione.

Qualche anno dopo, Dave entrò trafelato nella Stanza del Pericolo dove era in corso un talent show x trovare nuovi cartoonists x Dragonero e spense l'ologramma del grifone proprio mentre i provinandi cominciavano a schizzarlo sul foglio, mi puntò il dito contro e mi disse che Ennis aveva rivelato alla stampa specializzata che stava lavorando ad una sapida satira delle famiglie blasonate d'Inghilterra e che Darick Robertson, per l'occasione, avrebbe sposato la sua visione " alla Brian Bolland " con un tratto caricaturale degno di Steve Parkhouse.
Come fosse colpa mia. Non feci una piega e soggiunsi che era davvero il caso, quando potevamo farlo, di alzare la ns offerta e di fargli andare x traverso la camomilla.
Il capo uscì sbattendo la porta. Ero così nervoso che premetti il pulsante sbagliato ed un animatrone di orco quasi tagliò in due un discreto penciler con la sua bipenne. Per scusarmi, gli promisi di ingaggiarlo per uma miniserie da dodici numeri. Ieri ho finito di sceneggiare il numero sette. Il protagonista non crede che gli alieni attaccheranno la Terra e se ne resta nel suo buen retiro mentre tutti i suoi vicini scappano nelle colonie extramondo. Una volta imprigionato dagli invasori, si scopre fine umorista ed intrattiene gli altri sfortunati che decidono di restare ad ascoltarlo piuttosto che evadere. Un po' Fuga x la Vittoria. Non so cosa inventarmi x il numero otto...So goes life.

La firma cangiante ha detto...

@ Crepa: prima o poi ti interneranno, lo sai vero?

@ Luigi: con Wodehouse sono all'asciutto, mi sa che questo me lo segno.

CREPASCOLO ha detto...

@ La firma cangiante
potrei cambiare il mio nickname in Basil Basaglia anche se , ora che ci penso, BB sarebbe uno splendido nome x un tizio che passa il tempo intessendo canestri di vimini seduto davanti all'ingresso di un oratorio di una chiesa di un paesino di provincia vagamente Guareschi style. Basil ha qualcosa del totem e qualcosa del personaggio di Giannini in Mi Manda Picone: se qualcuno ha un problema, dalla gallina a quattro zampe che dopo il crepuscolo spaventa i lupi alla perpetua che balla con i lupi nella Valleverde con don Kevin, si rivolge a Basil che, a malincuore, lascia i suoi cestini zen x spagare il marchingegno. Sarebbe anche un bel fumettino in stile Susanna Raule & Armando Rossi. In b/n, però. Formato bonellide o tascabile. Io sono x il tascabile xchè penso che BB dovrebbe aver un ritmo indiavolato. Ongoing, via, che è il caso di esser ottimisti.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Crepascolo:
Ad un quadretto del genere, ogni mia risposta potrebbe risultare puramente casuale.

@ Dario:
Se da qualche parte devi partire, meglio farlo proprio da questo romanzo. Di sicuro quando avrai voglia di qualcosa di divertente.

La firma cangiante ha detto...

@ Crepa: Mi avvalgo della facoltà di non rispondere :)

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