Di lungo o di corto, di stretto o di chiatto, come si direbbe dalle mie parti, Dago rimane tutt'oggi una proposta del fumetto seriale tra le più interessanti del panorama nostrano. Fa specie che, in un certo qual modo, l'Eura prima e l'Aurea dopo, non siano mai riuscite veramente a conferirgli un'identità precisa in edicola. Non discuto tanto della proposta: tra i due settimanali Lanciostory e Skorpio, i cartonati AureaComix e i mensili (l'inedito, la Ristampa Dago e i volumi Collezione TuttoColore), Dago gode giustamente di una sovraesposizione quasi paragonabile a quella di Tex o Diabolik ed esattamente come loro rappresenta per il proprio editore "IL" cavallo da battaglia. Eppure tra le varie offerte non ho mai notato coesione o anche solo un discorso di continuità (tanto per dirne solo mezza, il mensile inedito e la ristampa sembrano appartenere a due titoli completamente diversi).
Da qualche giorno è in edicola, ad esempio, il nuovo numero di Ristampa Dago, il 134, che cambia prezzo e diventa a colori. In realtà doveva uscire il 24 giugno, ma presumo qualcosa sia andato storto. Il prezzo passa dai 2 euro secchi ai 2,50 e tutte e 66 le pagine, ora dalla grammatura più corposa, prendono appunto colore. Il passaggio alle 66 pagine (60 di fumetto) risale a qualche tempo fa (forse un paio d'anni, non ricordo) e fu ben accolto dai più perché permetteva di ospitare i 5 microcapitoli da 12 pagine che compongono una storia intera. Per il resto...
Cose buone:
La carta è più spessa (una buona grammatura, per quanto mi riguarda). La copertina sembra più rigida e lucida e presenta i risvolti ripiegati al'interno. E tenendo conto del colore e della foliazione, 2 euro e 50 centesimi rimangono un buon prezzo.
Cose cattive (e qui mi ricollego anche al discorso dell'identità):
La grafica di copertina rimane la stessa (capisco non possa cambiare in corso d'opera, ma io non l'ho mai digerita). Anche i colori, ahimé, rimangono gli stessi (ma questo non dipende certo da questa nuova edizione). La stampa, come al solito, presenta dei neri mai neri per davvero e alcune tavole appaiono con gli inchiostri leggermente impastati. Dal punto di vista pratico, i risvolti di copertina summenzionati sono abbastanza inutili, anche perché raccolgono note tecniche dell'editore e
disegnini (anche solo una semplice sinossi della storia sarebbe stata più gradita).
Tutte cose "abbastanza" trascurabili. Ma quello che proprio non riesco a digerire sono le due pagine della posta alla fine dell'albo che si trasformano per l'ennesima volta nella baruffetta con un lettore (un certo Marco, questa volta) che ha l'ardire di criticare certe scelte dell'Aurea. Adesso non voglio dire, eh, ma una roba del genere è già accaduta troppe volte ed è la roba più svilente che un lettore si possa aspettare da un editore di fumetti (mi ricordano certi editoriali piccati di Bunker di qualche annetto fa, solo meno cattivi). A me frega zero delle critiche degli altri lettori e in quella paginetta finale mi piacerebbe leggere, invece che cazzate, aneddoti o un po' di note introduttive alla storia. Cosa che l'Aurea non ha mai fatto, in effetti, ma che invece, visto proprio l'impianto storico di Dago, sarebbe più che appropriato ci fossero (proprio la storia ospitata in questo numero avrebbe meritato un approfondimento e il perché te lo spiego tra qualche riga).
Per inciso: probabilmente se si fosse trattato di un qualsiasi altro fumetto, non mi sarebbe nemmeno passato per la testa di pensare a certe cose. Ma visto che parliamo di una punta di diamante, come dicevo appunto all'inizio del post, la cosa mi lascia un po' così, tra l'esterrefatto e il rassegnato.
Tutte cose "abbastanza" trascurabili. Ma quello che proprio non riesco a digerire sono le due pagine della posta alla fine dell'albo che si trasformano per l'ennesima volta nella baruffetta con un lettore (un certo Marco, questa volta) che ha l'ardire di criticare certe scelte dell'Aurea. Adesso non voglio dire, eh, ma una roba del genere è già accaduta troppe volte ed è la roba più svilente che un lettore si possa aspettare da un editore di fumetti (mi ricordano certi editoriali piccati di Bunker di qualche annetto fa, solo meno cattivi). A me frega zero delle critiche degli altri lettori e in quella paginetta finale mi piacerebbe leggere, invece che cazzate, aneddoti o un po' di note introduttive alla storia. Cosa che l'Aurea non ha mai fatto, in effetti, ma che invece, visto proprio l'impianto storico di Dago, sarebbe più che appropriato ci fossero (proprio la storia ospitata in questo numero avrebbe meritato un approfondimento e il perché te lo spiego tra qualche riga).
Per inciso: probabilmente se si fosse trattato di un qualsiasi altro fumetto, non mi sarebbe nemmeno passato per la testa di pensare a certe cose. Ma visto che parliamo di una punta di diamante, come dicevo appunto all'inizio del post, la cosa mi lascia un po' così, tra l'esterrefatto e il rassegnato.
Per tutto il resto (solo cose belle, per fortuna), la storia è intitolata Giulia Gonzaga, è incentrata sulla figura storica della nobildonna mantovana (qui a fianco in un ritratto firmato da Tiziano) e sul tentativo di rapimento da parte di Barbarossa che voleva consegnarla in "dono" al sultano Solimano I (aperta polemica: QUESTO mi sarebbe piaciuto leggere in quelle paginette finali, ad esempio, come anche il fatto che la storia è stata suggerita ai suoi autori da due giovani italiani, cultori di storia antica e medievale; chiusa polemica). Nel mezzo, e per l'ennesima volta, al rientro dal suo ultimo viaggio Dago sarà costretto a lasciare la casa che ama per il bene del paese che lo ospitava e parte alla volta di Roma, dove incontrerà il bizzarro cardinale Ippolito de' Medici (nipote di quel Giovanni de' Medici o dalle Bende Nere che Dago ha visto morire tempo prima mentre combatteva al suo fianco). Ippolito (ritratto qui sotto sempre da Tiziano) chiederà a Dago di recarsi a Fondi per recapitare un regalo alla sua amata Giulia Gonzaga. Ed ecco come tutte le strade prenderanno ad incrociarsi.
Infine, se ti serve saperlo, la storia è naturalmente scritta da Robin Wood e disegnata da Carlos Gomez. E Dago è sempre Dago. Ah, e se non lo hai ancora capito, per me questa nuova edizione di Ristampa Dago è comunque promossa. Pensa a quanto voglio bene io al fumetto.
P.S.: Rispetto alla mia, la "relazione" di Luca Lorenzon sull'albo in questione è più stringata, ma più serena e pragmatica.
P.S.: Rispetto alla mia, la "relazione" di Luca Lorenzon sull'albo in questione è più stringata, ma più serena e pragmatica.
9 commenti:
La situazione editoriale di Dago mi è sempre parsa confusa, ho seguito le peripezie del giannizzero con la ristampa Tuttocolore per un discreto pezzo, poi ho dovuto smettere. Un gran bel fumetto forse un po' troppo sballottato tra un'edizione e l'altra. Detto questo, almeno la Tuttocolore non era male, presentava anche qualche articolo di approfondimento.
Dago è un piccolo miracolo. Per l'Eura/Aurea nemmeno tanto piccolo.
Penso sia proprio grazie all'indotto portato dal Giannizzero Nero che la casa editrice non tanto sopravvive (spero che non siano a quei livelli) ma può permettersi di tentare nuovi progetti. E' comprensibile che cerchino di sfruttarlo il più possibile.
Io me lo chiedevo già anni fa: è veramente possibile che siano riusciti a intercettare pubblici così diversi da offrire ad ognuno il "suo" Dago? Una volta che mi sono fatto l'inserto di Skorpio io non vado a cercarlo in altre versioni, e non so (soprattutto di questi tempi) quanti siano i collezionisti che acquistano tutte le varie versioni di Dago. Tutto lascerebbe pensare che sono veramente riusciti a penetrare pubblici diversi, il fanatico bonelliano che compra solo quello che è 16x21 e ignora il resto così come l'appassionato dei volumi cartonati che a sua volta è inconsapevole che ci sono altre versioni del suo personaggio preferito...
Il che, tra l’altro, testimonia la qualità del fumetto in sè.
Sul fatto che mensile e Ristampa siano due mondi diversi non c’è dubbio: il primo, almeno come lo ricordo, ha ovviamente un ritmo più frenetico e può permettersi qualche divagazione fuori dal canone di Dago, visto che non è in continuity, mentre sulla Ristampa anche se gli episodi nel loro insieme formassero un unicum concluso sono comunque capitoli separati pensati per la pubblicazione su rivista, con tempi e ritmi diversi. In 12 tavole devi offrire qualcosa di appagante per il lettore, e ovviamente ogni 12 pagine sulla Ristampa si avverte lo stacco tra un episodio e l’altro. Laddove mi ricordo che il mensile ricordava più i tascabili all’italiana che non i bonelliani (3-4 vignette a pagina contro le canoniche 6).
Considerato quello che l’Eura fece negli anni passati ho tirato un sospiro di sollievo nel vedere che questa nuova versione della Ristampa non è stata peggiorativa...
Purtroppo se pubblicano e danno seguito a lettere e mail di quel tenore mi sa che ne ricevono tante sullo stesso tono.
@ Firma:
Sono d'accordo. E ricordo anche di un paio di paginette sui primi Tutto Colore. Ecco, quelle andavano bene ed è l'unico caso che io ricordi. Forse perché inizialmente, se non ricordo male, quella collana fu distribuita in edicola in allegato al quotidiano "Il Mattino". Ricordo una roba del genere.
@ Luca:
Lo credo anch'io che Dago sia la loro "stampella" economica. E il tuo discorso sull'accaparrarsi diversi lettori non fa una grinza. Ma non si riesce a stargli dietro lo stesso purtroppo. Ancora oggi faccio fatica a tracciare una cronologia del personaggio. E nemmeno prendo in considerazione l'inedito che, per una questione di gusti personali, per carità, non mi ha mai fatto impazzire, né per i testi né per i vari disegnatori che vi si avvicendano.
Parliamoci chiaro. Come già detto il nuovo corso della ristampa a me piace. E all'Eura/Aurea ho sempre voluto un gran bene. Basta dire che sono gli artefici dell'arrivo del fumetto argentino dei cartonati francesi "economici" da edicola e a me basta così. Ma la questione è che un po' di cura qui e lì non guasterebbe affatto. E non parlo solo di Dago. Parlo anche degli altri "bonellidi" che cadono a pezzi con pagine che si staccano, cover che si sbriciolano negli angoli, stampa pessima.
Qualcuno potrebbe dire che se vuoi che l'Aurea tenga i prezzi così bassi, tu lettore devi scendere a compromessi. A me però verrebbe da dire che certi prezzi bassi ce li ha anche (tanto per dirne una) la Cosmo. Ma la qualità dei loro prodotti è davvero su un altro pianeta.
P.S.1: Dio grazie, lo stacco tra un episodio di 12 pagine e l'altro di Dago non l'ho visto come un problema. Ci può stare, via.
P.S.2: La questione delle lettere di critica non ha davvero senso. Ne riceveranno un sacco, ne sono sicuro. Ma se cominci il tiro al bersaglio sui lettori, non arrivi da nessuna parte.
Confermo che la Tutto Colore era partita come allegato per un tot di numeri, poi l'Aurea l'aveva riproposta dal principio come edizione indipendente, quella per me era stata una bella mossa. Peccato che soldi e spazio non mi hanno consentito di proseguire.
Ricordo anch'io. E se non sbaglio, a un certo punto quelle due paginette di redazionali son sparite. Ma ripeto, qui potrei sbagliare io.
Finché l'ho letto io c'erano ed erano spesso più di un paio, non male.
Ecco. Mi andrebbe bene anche se riprendessero gli stessi redazionali sulle altre pubblicazioni, pur di non leggere quelle paginette della posta :)
Uno dei "due giovani italiani, cultori di storia antica e medievale" ringrazia sommessamente per la graditissima citazione e nobile difesa, anche a nome dell'altro amico e collaboratore, pur avendo agito soltanto per passione, e nulla più. :-)
Piero
Prego, Piero.
Fa strano che a dirlo debba essere io e non chi di dovere. Quando ho scritto questo post, ho dovuto ricercare la cosa nei meandri della rete.
Un abbraccio.
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