5.2.14

Call of Juarez: Bound in Blood


L'ultimo titolino videoludico che mi sono concesso è Call of Juarez: Bound in Blood. Prodotto e pubblicato dalla Ubisoft nel 2009, questo è il secondo capitolo di Call of Juarez. E' un gioco assolutamente western, questo lo avrai già capito, con protagonisti i fratelli Raymond e Thomas McCall. I due disertano dalla Guerra di Secessione alla fine del 1864 per tornare alla loro fattoria ad Atlanta che, insieme ad altre, è presa d'assedio dalle forze nordiste. Al Colonnello Barnsby i disertori stanno sullo stomaco e giura di mettersi sulle loro tracce per poi appenderli al primo albero. Thomas e Raymond partono poi per altri lidi trascinandosi dietro il terzo fratello, William, che abbandona gli studi da prete per seguirli.
E finiscono tutti e tre sulle tracce di un bandito messicano (e sedicente rivoluzionario) di nome Juarez, della sua femme fatale e di un misterioso medaglione custodito dagli Apache in grado di condurre chi lo possiede ad un leggendario tesoro azteco.


La vicenda è ambientata in Georgia, per spostarsi poi in Arkansas e lungo le polverose piste di Messico e Arizona. Tecnicamente il gioco è divertente e ricrea quasi alla perfezione certi contesti di genere cavalcando i cliché dell'immaginario legato al vecchio ovest (gli scontri a base di revolver e carabine e i duelli ispirati alle pellicole di Sergio Leone ci sono tutti). La critica lo aveva ben accolto, affermando addirittura che le sue atmosfere risultavano più affascinanti di quelle ricreate in Red Dead Redemption (per chi non lo sapesse, il gioco western più celebrano fino ad oggi).





Si, le ambientazioni sono sconfinate e molto d'atmosfera (in certi punti le puoi percorrere anche a cavallo). Se sei un fan del genere, il gioco merita e te lo consiglio. L'unica pecca riguarda alcune delle voci del doppiaggio italiano che risultano davvero terribili. Un po' di trasporto in più sarebbe stato gradito (oh! O non ch'avevi voglia o non sei proprio capace).
Infine, dopo il passo falso del capitolo successivo (chiamato The Cartel e ambientato nella Los Angeles odierna), l'anno scorso è stato pubblicato anche il quarto episodio, Call of Juarez: Gunslinger, dove si è tornati ai fasti di questo Bound in Blood.

5 commenti:

Larsen ha detto...

uhm... gia' sentita sta saga, ma non l'ho mai avvicinata.
rispetto ad rdr e' sempre openworld o su binari?
rdr e' sergio leone in videogioco... questo come lo collochi?

La firma cangiante ha detto...

Non ricordo... giochi sempre su Pc o consolle?

LUIGI BICCO ha detto...

@ Larsen e Dario:
Quel paio di titolini l'anno me li gioco su PC. Niente consolle. Ecco perché non ho mai giocato a RDR (esclusiva play e xbox, se non erro). Mi riesce quindi difficile il paragone. Comunque questo CoJ è su binari belli fermi, tranne in un paio di occasioni quando puoi partire a caccia di impieghi. E lì a cavallo puoi girare per l'intero deserto. Ma si tratta comunque di parentesi brevi.
Per rispondere a Larsen, lo colloco come un buon western d'ambientazione, ma non tanto cinematografico. Più come una serie televisiva fatta bene :)
Se hai giocato a RDR, insomma, è probabile che tu non abbia bisogno di giocare a questo.

Larsen ha detto...

ok, immaginavo ;)
se questo pero' t'e' piaciuto, dovresti fare un pensiero ad rdr (ormai le "vecchie" gen si trovano a poco).

se questo e' "la casa nella prateria", rdr e' "il buono, il brutto, il cattivo" :D

LUIGI BICCO ha detto...

Non è proprio La Casa nella Prateria. E' più tipo Hell on Wheels.
Una Play, vecchia o nuova, non la prendo. E' pericolosa :)

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